CORTE DI CASSAZIONE:


STOP AI BACI SUL COLLO RUBATI


PUO' ESSERE VIOLENZA

16 GIUGNO 2006

di Claudio Simeoni


Per una morale della Religione Pagana Politeista

Indice generale dei temi relativi alla Costituzione della Repubblica,
alla Corte di Cassazione in relazione ai principi sociali della Religione Pagana.

 

La notizia:

“Niente baci sul collo o pacche sul sedere: se imposti con violenza, minacce o abuso di autorità, sono reati. Lo ha ribadito la Cassazione respingendo il ricorso di un poliziotto condannato a un anno e due mesi per violenza sessuale: l'uomo nel '94 aveva costretto una collega a subire baci sul collo. La Suprema Corte, cui il funzionario era ricorso giustificando i suoi atti come semplici “avances”, ha respinto l'istanza.”


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In questa sentenza l'accento va messo su “imposti con la violenza o l'abuso di autorità”.

Questo qualifica l'azione come un reato.

La Corte di Cassazione ha già sentenziato che un gesto di natura sessuale nei confronti di una persona si qualifica come “avances” solo se la persona, che subisce il gesto, si può sottrarre e non viene colpita dal timore di conseguenze future negli altri aspetti della propria vita.

La Corte di Cassazione non censura le “avances” sessuali delle persone, ma censura le condizioni di privazione della libertà a cui le persone vengono sottoposte. Si tratta di sancire il diritto all'autodeterminazione della persona nelle relazioni all'interno della società.

Questo tipo di reato scaturisce da tre linee tradizionali imposte dalla chiesa cattolica e instillate in bambini indifesi. La prima è legata alla santificazione dell'autorità, la seconda che porta a concepire le persone come oggetti che sono posseduti od oggetti che possiedono (vedi Marta e Maria) e la terza nella concezione cattolica della naturale inferiorità della donna.

Scrive Armanda Guiducci in “Donna e serva”:

“Lo psichismo da “dipendenza” femminile è talmente diffuso, permeante, invasivo e, in quanto subìto e, per così dire, incarnato, talmente tacito, che i suoi effetti corrosivi sulla personalità ci offendono solo in taluni casi abnormi, nei quali gli sbocchi sono vistosamente patologici. Per il resto, siamo abituati a considerare “norma” della sensibilità femminile il senso angoscioso della precarietà, le forme ansiogene culminanti nel senso di colpa, la frustrazione, il senso dello scacco sociale e l'atteggiamento rinunciatario e masochista. Si tratta, praticamente, di quel quadro clinico che, da Havelock Ellis a Freud, a Helène Deutscher e da altri interpreti ortodossi del freudismo, ha finito per stigmatizzare una “passività” della psiche femminile quale un dato differenziale di natura. Questa supposta passività naturale è il prodotto accuratissimo di millenni di coartazione sociale, altrettanto come prima del 1949 il piedino rattrappito della cinese era il risultato di un'aberrazione sociale macchinosamente coltivata. Mentre però un piede deformato, scandalizza la vista, si espone quale un'aberrazione patente, le deformazioni della psiche appartengono all'ordine dell'invisibile. La nostra vista grossolana è impotente a cogliere le deformazioni ella paura, del senso di colpa, della frustrazione spesso occultate da un “dignitoso” silenzio. Ignara di raccogliere quei frutti che San Paolo intese seminare nel vento, la psicologia moderna si limita a dirci che la donna è una creatura passiva.”

Armanda Guiducci, “Donna e serva” 1983 pag. 53 ed. Rizzoli

Questo scritto è del 1983. Da allora molte cose sono cambiate all'interno della struttura culturale e della struttura giuridica del paese, ma la struttura educazionale attraverso la quale i cattolici costringono i bambini in ginocchio è sempre la stessa.

Da un lato assistiamo alle trasformazioni della società civile nella direzione indicata dalla Carta Costituzionale e dall'altra assistiamo all'attività coercitiva cattolica che agendo impunemente e violentemente sui bambini mina la loro capacità di soggettivare i principi morali sociali e trasformali in metodo attraverso il quale agire nella società.

Davanti al concetto Costituzionale di uguaglianza dei cittadini davanti alla legge, i cattolici oppongono il concetto di uguaglianza in ginocchio davanti a me; qualunque sia quel me all'interno della loro gerarchia di comando e di controllo sociale.

“Come in tutte le chiese dei Santi, le donne nelle riunioni tacciano, perché non è stata affidata a loro la missione di parlare, ma stiano sottomesse, come dice anche la legge. Se vogliono essere istruite in qualche cosa, interroghino i loro mariti a casa, perché è indecoroso che una donna parli in un'assemblea. Forse è uscita da voi la parola di Dio? O è giunta soltanto a voi? Se uno crede di essere profeta o avere i doni dello Spirito, riconosca che quanto scrivo è un ordine del Signore. Se qualcuno non lo riconosce, non sarà riconosciuto.” Paolo di Tarso 1^ Lettera ai Corinti 14, 34-38


“Voglio tuttavia che sappiate questo: Cristo è il capo di ogni uomo, l'uomo è capo della donna e Dio è capo di Cristo. Ogni uomo che prega e profetizza a capo coperto, disonora il suo capo; al contrario, ogni donna che prega o profetizza a capo scoperto, disonora la sua testa, perché è come se fosse rasa. Se una donna, dunque, non vuol portare il velo, si faccia anche tagliare i capelli! Ma se è vergognoso per una donna essere rasa, si copra col velo.

L'uomo, invece, non deve coprirsi la testa, perché è immagine e gloria di Dio; mentre la donna è gloria dell'uomo. Infatti, l'uomo non ebbe origine dalla donna, ma fu la donna ad esser tratta dall'uomo; né fu creato l'uomo per la donna, bensì la donna per l'uomo. Quindi la donna deve portare sul capo il segno della podestà per riguardo agli angeli.” Paolo di Tarso 1^ lettera ai Corinti 11, 3-10


E oltre a questo la chiesa cattolica, anziché spingere perché le persone siano propositive nella società civile, preferisce danneggiare la società civile sostituendo ai doveri imposti dall'art. 4 comma secondo della Costituzione della Repubblica Italiana gli insegnamenti di Gesù:

“Marta, Marta, tu t'inquieti e ti affanni per molte cose; ma una sola è necessaria: Maria ha scelto la parte migliore, che non le sarà tolta.” Vangelo di Luca 10, 41

E allora, cosa trattiene il poliziotto di pensare che la collega di lavoro non sia un oggetto di possesso? Non si ritenga il “capo della donna”? Non ritenga la donna in “dovere” di onorare la sua superiorità maschile? Queste persone penseranno che ci vorrà certamente un po' di violenza per piegare la “nota ritrosia femminile”! In fondo che cos'è la donna? Non è forse un oggetto sessuale? Da quando in qua si considera la donna una persona? Da troppi pochi anni perché tale ruolo entri nell'immaginario sessuale maschile e, l'immaginario sessuale maschile, possa accettare di aver relazioni con una persona e non solo con un sesso.

Giustamente la Corte di Cassazione censura quei comportamenti che sono di derivazione educazionale cattolica, ma non basta la censura della Corte di Cassazione se non viene modificato il costume sociale e le persone, anziché essere considerate per classe o per categorie, non vengono considerate per unità, per persone singole, portatrici di diritti, bisogni e ricchezza sociale.

Marghera, 26 luglio 2006



Claudio Simeoni
Meccanico
Apprendista Stregone
Guardiano dell'Anticristo

P.le Parmesan, 8

30175 Marghera - Venezia

tel. 041933185

e-mail: claudiosimeoni@libero.it


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