DIDIMO GIUDA TOMASO:

L’ULTIMO STREGONE PAGANO!

CLAUDIO SIMEONI

Il vangelo di Tommaso Didimo letto e commentato in chiave Pagana Politeista attraverso le visioni della Stregoneria.

 

Indice, tutte le premesse, commento dal paragrafo 001 al paragrafo 010!

 

INDICE

A PROPOSITO DEL GESU' DEI CRISTIANI

ELEMENTI DA ANALIZZARE A PROPOSITO DI FEDE

ATTENZIONE!

DUE PAROLE SUL VANGELO DI TOMASO

A PROPOSITO DELLO SPIRITO SANTO

A PROPOSITO DELL'INTERPRETAZIONE

INTRODUZIONE

PREMESSA AGOSTO 1998

IL VANGELO DI GIUDA TOMASO DIDIMO: L'ULTIMO STREGONE PAGANO

 

 

 

 

 

A PROPOSITO DEL GESU' DEI CRISTIANI

 

Ho già accennato al fatto che il Gesù dei cristiani come descritto dai vangeli ufficiali non è mai esistito, ma è esistita la divinità Pagana dalla quale i cristiani hanno, depravandone gli insegnamenti nella direzione della sottomissione, tratto l'immagine del loro Gesù: è il fenicio ADONE seguito sia a Tiro, a Byblos, a Gersalemme e a Betlemme con sicurezza.

Il termine Adon in fenicio significa "Signore". La connessione col termine ebraico "adonai" che significa "mio signore" appare evidente.

Adone era una divinità della rinascita.

Adone risorgeva ad ogni stagione: vi dice nulla?

Adone era l'identificazione del principio maschile all'interno della Natura che si relazionava con gli Esseri attraverso Afrodite.

Adone era destinato da Zeus (nella tradizione greca) a stare un terzo della vita da solo; un terzo con Persefone (l'oscuro che cresce) e un terzo con Afrodite.

Il che significa: la vita fetale Adone la passa con Persefone; la vita prepuberale la passa da solo con sé stesso la costruzione del fanciullo che cresce in funzione della propria maturità sessuale, l'ultimo terzo della vita la passa con Afrodite (la maturità sessuale e la pratica della stessa) per preparare la morte del corpo fisico e risorgere a nuova vita.

Tutto questo passaggio è ben evidenziato nei vangeli gnostici relativi alla figura di Gesù.

Il termine “Gesù” sta per guaritore o “colui che guarisce” ed è legato al termine greco “Giasone” e, comunque si voglia intendere quel significato, sembra che sia stato un attributo o un nome molto comune a quei tempi.

Adone, colui che rinasce; colui che porta a nuova vita risorgendo dalla morte. Colui che guarisce?

I vangeli ufficiali della chiesa cattolica e dei cristiani, invece, descrivono il lato nero della figura: il padrone che pretende sottomissione acritica degli Esseri Umani.

Ricordo che per festeggiare Adone, nei riti misterici greci si celebravano le Adonaidi feste con rituali propri che avevano luogo in primavera. Durante le feste si solennizzava la morte di Adone con canti lamenti e cori. Poi si passava a festeggiare la gloria del ritorno e la rinascita.

Ad Atene si usava piantare dei semi in recipienti che crescevano molto in fretta e molto in fretta appassivano. Questi simbolismi stavano ad indicare la fugacità e la temporalità della vita terrena e l'importanza della nascita e della morte per preparare la rinascita.

La rinascita era la nascita del corpo luminoso che la vita fisica costruiva!

Vi ho già parlato degli Hurriti e dei vari popoli che passavano in quelle terre. Da JOHN ALLEGRO, IL FUNGO SACRO E LA CROCE:

"Sia le parole semitiche che quelle greche per "Cristo", l'"Unto, il macchiato", derivano dai termini sumerici per sperma o linfa resinosa, MASh SHEM. Usati come titoli descrittivi in questa lingua, apparivano come un "uomo-MASh", esorcista, cioè il sacerdote che scaccia i demoni, e come un "uomo-ShEM", colui che fa i profumi, l'equivalente del miscelatore di oli santi nel Nuovo Testamento.

I semiti combinavano inoltre le due parole sumeriche in una nuova radice sh-m-sh, "servire" (tavole, come cameriere; il tempio, come sacerdote; il trono celeste, come angelo; i genitali, come pene e vulva). Così la parola significa cameriere, sacerdote, angelo o prostituta. Una forma indipendentemente derivata, venne usata in tempi remoti per il più grande "copulatore" di tutti, il sole, in eraico shemesh il cui glande infuocato ogni sera si immerge fiammeggiante nella vulva aperta della terra e ne riemerge la mattina "come uno sposo che esce dal suo talamo" (Salmi 18:6)."

Il culto misterico di Adone è rappresentato dai vangeli gnostici. Quei vangeli che la chiesa cattolica ha rifiutato perché non sono funzionali a mettere in ginocchio gli Esseri Umani e che hanno al loro centro lo sviluppo della scintilla divina data da Sophia. In Tomaso leggiamo:

"Gesù disse: "Se coloro che vi guidano vi dicono: Ecco il Regno (di Dio) è in cielo! Allora gli uccelli del cielo vi precederanno. Se vi dicono: è nel mare! Allora i pesci del mare vi precederanno. Il regno è invece dentro di voi e fuori di voi. Quando vi conoscerete, allora sarete conosciuti e saprete che voi sarete i figli del Padre che vive, ma se non vi conoscerete, allora dimorerete nella povertà, e sarete la povertà".

Questo è legato ai culti misterici di Adone, all'Essere Umano che costruisce la propria rinascita, mentre i Vangeli Ufficiali continuano la tradizione del terrore del dio degli ebrei.

Veniamo ad un altro particolare che ci permette di conoscere il legame fra Adone e l'impostura cristiana.

A Betlemme nel 330 Costantino per soddisfare i pruriti della madre Elena fece costruire una basilica cristiana su una grotta ritenuta quella della natività. Ebbene per far questo distrussero sia il bosco sacro di Adone che il tempietto (ben più modesto della basilica che edificarono) dedicato a questo divino.

Anche se la gnosi ha molti riferimenti con le dottrine ebraiche, in realtà è di origine Pagana ed obbedisce ai passaggi della costruzione del corpo luminoso, quello che a Roma sarà GENIO e nella Grecia DAIMON, che nulla avrà a che vedere con la descrizione demoniaca fantasiosa dei cristiani, ma che saranno il vero obiettivo della distruzione cristiana.

Il pericolo introdotto dalle religioni misteriche nel Paganesimo è oggetto di uno studio d'analisi di Stregoneria legato al Paganesimo che sto facendo.

Il passaggio dal concetto secondo cui il soggetto salva sé stesso attraverso un percorso di Conoscenza e Consapevolezza a quello di un soggetto che viene salvato dall'oggetto a cui si è assoggettato, rappresenta il pericolo per la distruzione del divenire umano. I culti misterici rappresentano una contrazione del sentire Pagano. Mentre nel Paganesimo il sentire Pagano si esercita attraverso ogni azione della giornata; nei culti misterici esistono delle scadenze da rispettare, ma non viene ritenuto necessario trasferire la ritualità nell'esistenza quotidiana. La via alla Conoscenza e alla Consapevolezza viene separata dalla quotidianità.

Si dice che il cristianesimo abbia introdotto nella storia umana il concetto di individuo in sé. Un individuo separato dal mondo che lo ha manifestato e che pretende di essere creato ad immagine e somiglianza di un dio pazzo e cretino. Un individuo che si separa dalla Natura, affermandone di esserne il padrone e che si separa dalla società civile dalla quale pretende sottomissione e deferenza in quanto egli, seguace dei dettami del suo dio, si ritiene esentato a rispettarne le leggi civili. Anzi, pretende che le leggi civili impongano la sua morale. Il cristiano non è un individuo parte di un insieme,, m è il padrone che pretende che l’insieme, in cui vive, si sottometta.

Se nel Paganesimo il divenire è costruito in ogni istante, attraverso qualsiasi azione che si compie, nelle vie misteriche il divenire è costruito dai riti eseguiti in quella scadenza.

La trasformazione introdotta è che l'Essere Umano vive una quotidianità naturale mentre la sua esistenza diventa divina soltanto all'interno delle pratiche misteriche. La trasformazione del pensiero procede affermando che l'Essere Umano è creato ad immagine e somiglianza di un dio pazzo, ma le pratiche misteriche costruiscono un legame privilegiato con il dio o le forze che concorsero nella creazione. Alla fine si dimentica che la vita dell'Essere Umano è un percorso attraverso il quale costruirsi e si ritiene naturale guardare il mondo in questo modo. Il risultato finale è che rimarrà soltanto il processo di costruzione della distruzione nella crescita dell'individuo per poterlo allineare alle credenze; la religione misterica sarà solo un modo per gestire il tramite fra l'Essere Umano cieco e un divino per lui irraggiungibile finché, nel continuo della trasformazione, l'Essere Umano si ritroverà in ginocchio supplice di un dio padrone!

E' facile che si dimentichi la magia del quotidiano per concentrarsi sulla magia del rito e della scadenza.

Chi controlla il rito e la scadenza controlla il sentire umano: questo è il pericolo. Questo è avvenuto nella degenerazione del culto di Adone quando alcuni pazzi, ignoranti, assetati di controllo delle persone ne scopiazzarono la forma per distruggere la via alla conoscenza e sottomettere gli Esseri Umani.

 

ELEMENTI DA ANALIZZARE A PROPOSITO DI FEDE

 

"la fede è l'elemento preponderante in tutte le religioni che riguardano quanto concerne lo spirito umano al di là del mondo fisico e si riassume nella fiducia che la credenza in cui si sostanzia la religione sia vera. E' pertanto l'elemento basilare della fiducia.

Nella gerarchia dei vari gradi di conoscenza, Platone poneva la fede (pistis) al secondo posto, dopo l'opinione (eikasìa), ma prima della conoscenza per deduzione razionale (diànoia) e dell'intuizione pura, atto di istintiva illuminazione mentale (episteme).

Per l'antica filosofia la fede fu un atto inferiore di conoscenza.

La sua rivalutazione avvenne con le religioni misteriche e in particolare con il cristianesimo che dell'atto di fede (credo) fece la testimonianza di aderenza alla nuova religione.

La successiva elaborazione cristiana giunse all'esagerazione polemica di Tertulliano (credo quia absurdum): a riconoscere l'assurdo come atto di fede.

Questo estremismo apparve già ripudiato presso i dialettici agli inizi della Scolastica secondo i quali - sviluppando sotto l'aspetto filosofico il pensiero di S. Clemente d'Alessandia e S. Agostino - la struttura stessa del pensiero è di per sé la dimostrazione che la fede è giustificata.

Anzi la fede ha bisogno di questa convinzione (fides quaerens intellectum (S. Anselmo d'Aosta)): però, secondo S. Paolo, la fede non è atto di pura filosofia, ricavabile cioè per raziocinamento (rationale obsequium), ma è atto soprannaturale di illuminazione in quanto porta l'uomo a contatto col suo dio per la grazia che ne promana.

Questo concetto si trova sviluppato appieno presso S. Tommaso d'Aquino: la fede è l'inclinazione dell'animo a credere, in quanto vi assente l'intelletto, portato a voler riconoscere la verità divina, - questo lato volontaristico è particolarmente posto in evidenza da S. Bonaventura e Duns Scoto- perché vi è indotto dalla grazia elargita a quest'effetto da dio.

Secondo l'indirizzo della Riforma la fede è essenzialmente la fiducia nella remissione dei peccati e che i meriti acquisiti da Gesù Cristo col suo martirio benefichino ogni singolo uomo indipendentemente dalle opere individuali che questo può aver commesso in vita."

TRATTO DA: Enciclopedia Hoepli

 

Il concetto di fede diventa strumento coercitivo. Quanto manca agli Esseri Umani è la capacità di verifica nelle condizioni vissute. Il pensato, attraverso il quale affrontano la vita, è stato costruito giorno dopo giorno. Azione dopo azione. Di quella costruzione non hanno memoria. Quella costruzione si è radicata tanto profondamente in essi da ritenerla assolutamente logica e naturale. Essi guardano il mondo attraverso quella costruzione e pensandosi logici e naturali all'interno di quella costruzione combattono ogni manifestazione che può mettere in discussione quella costruzione in quanto metterebbe in discussione loro stessi.

La struttura stessa del pensiero è di per sé la dimostrazione che la fede è giustificata. Con questa affermazione Agostino e Clemente d'Alessandria giustificano la fede. Giustificano la propria coercizione e sanciscono il proprio diritto a coercire ogni Essere Umano in quanto essi costruiscono la fede. La distruzione dell'Essere Umano passa attraverso la costruzione della fede.

Mentre la costruzione della distruzione del divenire degli Esseri Umani avviene nei primissimi anni di crescita, la fede diventa certezza quando senza la fede l'individuo si vede costretto ad affrontare gli affanni del mondo quasi fosse solo contro tutti. La fede, anche se rimossa dall'ambito razionale, agisce sul pensiero dell'individuo che comunque si pensa creato ad immagine e somiglianza del dio dal quale ritiene che la sua fede promani. La distruzione ha operato in tale profondità che non esiste rimozione della fede stessa in quanto non esistono condizioni o arti per rimuovere la coercizione.

Tertulliano riconosce l'assurdo come atto di fede. Che gli asini volassero per Tertulliano era assai logico, esattamente come l'esistenza di una volontà creatrice dell'universo e come il pazzo di Nazareth che si spacciava per figlio di un dio pazzo, dio egli stesso in quanto emanazione del padrone creatore dell'universo. Peccato che per Tertulliano era molto più logico, dal punto di vista psichistico, che gli asini volassero che non la credenza in una volontà creatrice dell'universo. Che gli asini volino può essere il risultato di un sogno dopo un'ubriacatura, l'esistenza di una volontà creatrice all'inizio dell'universo è il risultato di un processo di distruzione della capacità di pensiero dell'individuo e di condizioni atroci nelle quali è costretto a vivere.

Non è da meno Tommaso d'Aquino in quanto riconosce che la fede è inclinazione dell'animo ottenuta mediante tortura e coercizione al cui credere è piegato l'intelletto: l'intelletto costretto a soggettivare l'assurdo senza poterlo discriminare. La fede, infatti, non si discute né si discrimina, ma si soggettivizza in funzione della distruzione dell'intelletto stesso.

L'attività coercitrice della chiesa cattolica è attenta a sottomettere gli individui alla fede. Ogni minima deviazione viene punita attraverso i roghi, le torture, gli atti di terrore. Non c'è limite alle esigenze della pulsione di morte a sottomettere gli individui. I bambini vengono stuprati del loro divenire sia col battesimo sia costringendoli alla partecipare a cerimonie religiose sempre più assurde, noiose e ripetitive. La ripetitività è il segreto usato per imporre la fede.

Alla fede imposta con la coercizione si oppone Libertà, ma Libertà è azione determinante che non agisce sull'individuo, agisce sul circostante in cui l'individuo si trova a vivere. Libertà è l'impulso degli Enti Coscienti di Sé che ci circondano. Questi Enti, che nel Paganesimo Politeista si definiscono DEI, non agiscono sul soggetto, ma sull'oggettività in cui il soggetto si trova ad agire. Pertanto, la loro azione, solo in pochi casi è percepita dal soggetto in riferimento al soggetto che la esprime, ma diventa fondamentale all'interno dell'oggettività dove si manifesta come fenomeno, come fenomeno è riconosciuto dalla ragione del soggetto e questi vi risponde trovando il fenomeno compreso dalla propria ragione e più conforme ai propri bisogni.

Fede pagana, cioè la fiducia di quanto presumibilmente si verifichi nel proseguo delle sue azioni e delle sue relazioni data una conoscenza iniziale, si è trasformata in fede acritica all'operato di un esistente gestito da una struttura coercitiva che impone all'individuo assoggettamento. Da “metto fede in quanto faccio” a “ho fede in un oggetto che non ricade sotto i miei sensi”.

Libertà agisce sull'individuo partendo dal circostante, ma dal momento che i tempi di interazione fra gli DEI del circostante e la soggettività del singolo Essere sono diversi, essendo diversa la percezione del tempo soggettivo, la maggior parte degli Esseri Umani non percepisce l'azione del divino.

Soltanto gli Esseri Umani che sviluppano al loro interno Necessità e Intento (il regno del padre) possono riconoscere l'azione di Necessità e Intento che dal circostante si riversa sulle società umane.

Questa è l'azione di Tomaso Didimo nel cui vangelo non esiste il concetto di fede acritica, ma esiste un progetto strategico di trasformazione dell'individuo commisurato alla sua epoca. L'Intento di Tomaso Didimo è quello di sedurre gli Esseri Umani portandoli ad abbeverarsi alla stessa fonde per riconoscere, costruire e sviluppare il regno che hanno dentro riconoscendo e interagendo col regno che li circonda. Tomaso non chiede di credere, chiede di agire.

Agire anziché credere è il fare degli Apprendisti Stregoni mentre costruiscono loro stessi nell'infinito dei mutamenti.

La fede cristiana impone staticità o, semmai, azione per alimentare la fede stessa. Partecipazione soggettiva alla fede, ma la fede cristiana nega la ricerca della conoscenza e della consapevolezza. Nega all'Essere Umano la costruzione di sé stesso in quanto la fede gli impone di credere in una verità che ne definisce quantità e qualità del suo esistere in funzione della fede stessa.

Ogni via di Stregoneria o ogni percorso di relazione Pagana Politeista implica sempre un percorso di libertà soggettiva. Liberazione soggettiva della propria percezione. Lo sforzo di liberazione della percezione soggettiva è parte fondamentale dello sforzo di costruzione di sé stessi. Lo sforzo di Liberazione soggettiva caratterizza l'arte della Stregoneria nelle varie epoche e nelle varie culture.

 

I brani de “Il Vangelo di Tomaso” che vengono commentati sono tratti “I Vangeli Gnostici” curato da Luigi Moraldi editore Adelphi edizione 1984.

 

 

ATTENZIONE:

 

NEL VANGELO DI TOMASO IL TERMINE PADRE E' USATO CON TRE SIGNIFICATI DIVERSI. IL PRIMO DESIGNA NECESSITA' E INTENTO, IL SECONDO E' L'ESSERE SOLE E L'ESSERE TERRA, IL TERZO IL PADRE CHE GENERA IL CORPO FISICO E IL RUOLO SOCIALE. PADRE E MADRE SONO USATI CON LO STESSO INTENTO.

LO STESSO DICASI PER IL REGNO CHE RAPPRESENTA LO SPAZIO DELLA PERCEZIONE IN CUI INTENTO E NECESSITA' DEL SOGGETTO SI INCONTRANO, FONDENDOSI, CON INTENTO E NECESSITA' NEL CIRCOSTANTE.

ALL'INTERNO DEL VANGELO DI TOMASO IL TERMINE SPIRITO STA INDICARE LA VITA O CIO' CHE E' VIVO E ATTRAVERSO LA SUA CONSAPEVOLEZZA TENTA A DIVENTARE ETERNO.

 

 

DUE PAROLE SUL VANGELO DI TOMASO

 

Tomaso è citato nei vangeli in Giovanni per un episodio che Giovanni gli attribuisce sulla sua incredulità all'atto della resurrezione. Dal momento che il vangelo di Giovanni è molto recente, è più verosimile che l'episodio sia stato inserito ad arte per impedire alle comunità cristiane di seguire gli insegnamenti del vangelo di Tomaso. Il termine Didimos sta ad indicare gemello. Tomaso non è dunque soltanto indicato come apostolo di Gesù, ma gemello di questi. Dal suo vangelo l'essere gemello di Gesù non è interpretabile in senso fisico, ma nell'uguaglianza della via alla conoscenza, dell'uguaglianza nella capacità di sviluppare il proprio corpo luminoso. Solo questo motivo è sufficiente alla chiesa cattolica per rigettare il vangelo. Per la chiesa cattolica Gesù è padrone della vita in quanto figlio del padrone, ma se Tomaso è gemello di Gesù anche Tomaso è figlio del padrone e ogni altro Essere Umano può essere figlio del padrone togliendo con questo alla chiesa cattolica il diritto di considerarsi rappresentante del padrone in terra.

Secondo lo storico Eusebio di Cesarea, Tommaso Didimo evangelizzò i Parti; secondo altri fu martirizzato a Calamida (India). Sotto il suo nome sono stati tramandati alcuni apogrifi; l'Apocalisse di Tomaso, condannata dal papa Gelasio I° "il corrotto" (lo stesso che voleva imporre la chiesa cattolica padrona degli stati, lo stesso che abolì i Lupercali) V° secolo; gli Atti di Tomaso ritenuti encratiti.

ENCRATISMO: Dal greco il cui significato equivale: "Sono padrone di mè" . Questa è considerata una deviazione dottrinale. In realtà è un'impostazione di vita. Una deformazione soggettiva all'interno della ricerca di determinazione di se stessi. Quest'impostazione soggettiva appare nei primi secoli del cristianesimo , fin dai primi tempi apostolici affermandosi essenzialmente nel IV° secolo. In particolare era esaltata l'astinenza dal mondo , dalle ebbrezze e dagli abbandoni proposti: la carne il vino e i rapporti coniugali. Da parte di alcuni l'effetto era condotto alle estreme conseguenze. Il principio da cui partiva era quello di liberare la costruzione del corpo luminoso dalla gabbia della carne o della materialità del corpo. Quello che gli encratici non capivano era che lo sviluppo del corpo luminoso (dell’anima) era legato allo sviluppo del corpo fisico e che la condanna della dipendenza dell'uno dall'alto era la condanna della crescita di entrambi e impedimento per partorire il corpo luminoso. Essi erano convinti che il corpo luminoso era creato e scoperto dalla coscienza dell'essere non che questo fosse costruito per essere partorito dal corpo fisico. Questo modo di essere non era il prodotto del cristianesimo, ma era una lettura dell'esoterismo, dell'orfismo e dello gnosticismo. Queste tendenze furono combattute da Clemente Alessandrino e Origene, furono condannate nel concilio di Ancirra e quello di Nicea e perseguitati da Teodosio. Alcune tendenze si trovano nel Manicheismo e ritornano nei Catari in tempi più recenti.

L'encratismo nell'Apocalisse di Tomaso fu condannato da Epifanio di Salamina. S. Agostino lo considerò Manicheo mentre S. Turibio lo accusò di essere priscillianista.

PRISCILLIANO: Intelligente (e questo per la chiesa cattolica è un delitto in se) austero nei costumi e proclive all'ascetismo (altro delitto). Secondo i cattolici le sue idee sulla trinità non erano ben chiare anche se molto rigorose. Vescovo, accusato presso l'imperatore Massimo a Treviri, fu condannato a morte. Le sue idee furono condannate al Concilio di Braga (563). Vennero accusati di essere Ariani e Panteisti per quanto riguarda l'origine dell'anima. Vennero accusati di una serie di errori che vennero bollati nei 17 anatemi del Concilio di Braga, ma ciò è dubbio. Infatti i componenti del concilio di Braga non erano altrettanto intelligenti per comprendere le idee Priscilliane. Pertanto è facile supporre come i partecipanti del Concilio abbiano condannato ciò che loro pensavano che il condannato avrebbe pensato se loro fossero stati al posto del condannato. In altre parole hanno condannato se stessi!

Il vangelo di Tomaso, menzionato per la prima volta da Origene e da S. Ippolito (II° secolo) come assai diffuso fra gli eretici Naasseni. Viene citato anche da S. Cirillo di Gerusalemme nel IV° secolo che lo tratta come opera dei Manichei.

Il testo è andato perduto e ritrovato a Nag Hammadi nel 1946.

In ultima analisi il vangelo di Tomaso è un nodo fondamentale nella scissione fra lo sviluppo del dio che cresce dentro l'Essere Umano e l'Essere Umano come proprietà del dio padrone. Questo vangelo si pone come momento di rottura. Dove porta la rottura questo spetterà alle scelte dei singoli Esseri Umani.

Nel vangelo di Tomaso non troviamo miracoli. Non troviamo Gesù che reclama di essere il figlio del dio padrone e, dunque, padrone egli stesso del mondo. Nel vangelo di Tomaso troviamo principi filosofici, principi morali, modi di essere, ma non troviamo prostrazione. Non troviamo un Gesù che va in giro per la Palestina a fare miracoli né un Gesù che viene appeso ad una croce, non troviamo la distruzione del tempio, ma troviamo un tipo di beatitudini che non è legata alla materia, ma all'energia vitale.

Il vangelo di Tomaso è dunque un vangelo gnostico. Il vangelo di Tomaso rappresenta un momento di costruzione dell'essere umano, un momento di sviluppo del corpo luminoso come prodotto delle scelte del singolo individuo.

Tomaso deve essere rifiutato dalla chiesa cattolica. Deve essere rifiutato in quando il suo Gesù non è un padrone degli esseri umani, ma è un Essere Umano che fonda il proprio divenire nell'eternità dei mutamenti.

Il vangelo di Tomaso risponde alla visione gnostica che viene a coincidere con la visione Pagana e questo la chiesa cattolica non lo può tollerare. Eppure la differenza sta proprio in questo: sottomettersi al dio padrone o sviluppare il dio che è dentro rivendicando la propria libertà del fare per costruire il proprio Potere di Essere?

 

A PROPOSITO DELLO SPIRITO SANTO

 

Il concetto di Spirito Santo come usato da Tomaso è diverso dal concetto i Spirito Santo come usato nei Vangeli ufficiali.

Nei vangeli ufficiali lo Spirito Santo è una specie di arma attraverso la quale il dio padrone agisce. E' un oggetto in sé che opera alle dipendenze del volere del dio. In Tomaso il concetto di Spirito Santo è diverso. Lo Spirito Santo è l'arché della vita. La vita, animale e vegetale, esistono in quanto lo Spirito Santo è parte della vita animale e vegetale. L'essenza della vita è lo Spirito Santo.

L'uso del termine Spirito Santo è diverso a seconda del significato che vi si attribuisce. Il significato determina il concetto superando la forma della definizione!

 

A PROPOSITO DELL'INTERPRETAZIONE

 

Interpretare uno scritto equivale a cambiare lo scritto stesso. Equivale a determinare come lo scritto deve essere interpretato o letto. Col gioco dell'interpretazione si possono tentare di imporre concetti anche estranei allo scritto stesso e pertanto è necessario essere estremamente prudenti nel giocare all'interpretazione. Normalmente uno scrittore dice quanto scrive. Quanto scrive è l'interpretazione del suo pensiero, ma il pensiero è energia mentre l'esposizione sono un insieme di parole che tentano di definirlo e trasmetterlo. La trasmissione di un pensiero non è solo tanto più precisa quanto più le parole definiscono il pensiero stesso, ma è tanto più precisa quanto più le parole definiscono il pensiero in relazione all'uso che delle parole ne fa l'ascoltatore. Quanto più ci allontaniamo dalla descrizione della fisicità quotidiana ed entriamo nelle definizioni astratte tanto più le parole appaiono imprecise per definire e far comprendere un pensiero o delle intuizioni. Così, se io, leggendo i vangeli ufficiali, trovo scritto che la punizione è quella delle fiamme della Geenna non posso interpretare diversamente da quanto è scritto. Le fiamme bruciano un corpo, gli procurano un dolore atroce e dire che si verrà puniti col fuoco eterno nella Geenna equivale a procurare un dolore atroce ed eterno. C'è poco da interpretare. Il senso è manifesto ed è comprensibile in maniera compiuta dallo spettatore. Diverso è il discorso se in un frammento trovo scritto: "alimentarsi col fuoco!". E' evidente che nessuno si alimenta col fuoco. Non esiste un corpo fisico che trae il proprio nutrimento dal fuoco. Eliminato il fatto che lo scrittore lavorasse di fantasia o di poesia rimane la descrizione di un'immagine che non significa necessariamente una fisicità di quanto descritto, ma significa una cosa diversa resa palese alla ragione attraverso questo tipo di descrizione. L'interpretazione può essere fatta o in maniera culturale o magica, oppure simbolica. In maniera culturale se l'interprete conosce esattamente il contesto culturale di cui quell'espressione era parte o magica se l'interprete vive situazioni simili che potrebbe descrivere attraverso una tale affermazione. Nel secondo caso l'interpretazione appare nel Potere Personale dell'interprete. C'è un altro caso da prendere in considerazione: la molteplicità dei significati possibili dati a frasi disgiunte. In questo caso l'interprete non solo pratica la magia nell'interpretarle, ma ne ricostruisce la struttura in base ad uno schema funzionale ai suoi scopi e ai suoi intenti. In questo caso non interviene soltanto la magia, ma la potenza dell'interprete di fondare un futuro attingendo da un passato parziale e monco. Un seme caduto per caso e conservatosi nel passato trova nell'interprete un terreno fertile nel quale germogliare e tornare a nuova vita. In quel caso, dai frammenti di un passato, si genera un futuro che non è più il passato in quanto i frammenti non sono l'interezza, ma sono la base per un futuro possibile in quanto quei frammenti sono assunti ad un nuovo vigore attraverso il Potere interpretativo dell'interprete. L'interpretare è arte di magia dove l'intento qualifica l'interpretazione in funzione della costruzione del futuro.

 

INTRODUZIONE

 

Dobbiamo prendere atto di un grande scontro, di una grande guerra combattuta nel primo secolo fra chi spingeva perché gli Esseri Umani sviluppassero il dio che avevano dentro e chi intendeva sottomettere gli esseri umani.

Lo scontro ebbe al centro Simon Mago e alcune figure di contorno fra le quali gli insegnamenti di varie religioni misteriche di cui una era capitanate da varie figure più o meno carismatiche dette Gesù che i cattolici hanno personificato costruendo una figura umana figlia del dio padrone. Per far questo dovettero distruggere gli insegnamenti di tutti coloro che spingevano per sviluppare il dio che gli Esseri Umani avevano dentro.

Se prendiamo i vangeli ufficiali si nota una rottura di metodi fra i vangeli di Matteo e Marco (che si riferisce ai racconti di Pietro) e quelli di Luca e Giovanni pur proseguendo nello stesso fine: la sottomissione degli Esseri Umani.

Il vangelo di Tomaso si deve legare ai vangeli di Marco, di Matteo e Luca, ma a questi si contrappone sia nella sostanza che nei fini. Il Gesù di Tommaso non caccia demoni, non cura la lebbra, non si scontra con il potere, non finisce sulla croce, non è il figlio di una vergine, non risorge. Anzi, per quest'ultima parte il Gesù di Tomaso impregna il vangelo di costruzione della vita.

Questa è la differenza fondamentale fra il Gesù di Marco e Matteo e quello di Tomaso. Mentre il primo impone assoggettamento promettendo la resurrezione il secondo insegna a costruire il dormiente dentro all'Essere Umano.

 

PREMESSA SCRITTA NELL’AGOSTO 1998

 

Il deserto di Nag Ammadi ci ha restituito un antico eco del quale i cristiani, con la loro ferocia, ne avevano spento la voce.

Il vangelo di Tomaso non è un vangelo gnostico e nello stesso tempo non è un vangelo cristiano. Il fatto che molti passi facciano pensare a dei collegamenti con scritti ossiriaci e molti passi riprendono frasi e concetti esposti nei vangeli ufficiali non deve ingannare il lettore.

Il vangelo di Tomaso rappresenta una forma sincretica dove i momenti iniziatici dei movimenti misterici Siriani si fondevano con elementi della decadenza religiosa egiziana sviluppando un linguaggio in un contesto culturale cristiano e gnostico.

All'interno di questo contesto umano si muovono le tradizioni misteriche siriane, in testa i riti di Adone, gli Esseni (con la loro astensione sessuale) i Farisei e gli Zeloti (con il loro attaccamento alle tradizioni) e quei movimenti profetici che formeranno l'arcipelago gnostico. E' difficile stabilire ora come sono andate a quell'epoca le cose. Sta di fatto che la datazione complessiva del vangelo di Tomaso è più antica di qualunque altro vangelo ufficiale e appare del tutto logica l'affermazione secondo la quale questo vangelo attinge da fonte ben più antica dei vangeli ufficiali.

Perché deve essere considerata una fonte più antica? Innanzi tutto la figura presentata non è quella del figlio del dio padrone. La forza di quanto viene detto sta in quanto viene detto e non per il fatto di avere un imprimatur del dio padrone.

Il dio padrone, all'interno del vangelo è conosciuto "date a Cesare quel che è di Cesare, date a dio quello che è di dio e date a me quello che è mio!", ma non è venerato. L'estensore sa perfettamente che qualcuno si rivolge al dio padrone, ma non dà nessun peso a questa figura o a figure simili.

Non esiste, nel vangelo di Tomaso, una figura in azione ad immagine e somiglianza di un qualche mago. Il potere sta nelle cose che vengono dette e per come vengono praticate non per chi usa trucchi da baraccone. Il possesso viene combattuto in quanto possesso e non per sostituirlo con un altro possesso.

La religione misterica cui Tomaso fa riferimento è un potere riconosciuto da tutta la Stregoneria e da tutto lo Sciamanesimo. Il divino che spinge, davanti al quale l'Essere Umano si pone sviluppando il proprio divino, è lo stesso divino che ha spinto la nascita di ogni sentire Pagano al di là dell'uso che ne hanno fatto i Comandi Sociali.

L'autenticità del vangelo di Tomaso è data dal fatto che i suoi principi occupano un terreno preciso. Quel terreno che va dalla nascita del corpo fisico alla morte del corpo fisico e la nascita del corpo luminoso. Quel terreno nel quale l'Essere Umano non si chiede cretinerie come lo scopo della sua esistenza, ma pratica il suo esistere in funzione di una sua crescita continua.

Le antiche Religioni rispondevano all’imperativo di riconoscere le Coscienze di Sé, le Consapevolezze, del circostante e attraverso le relazioni che l’individuo costruiva alimentava il dio che cresceva dentro di lui. I culti misterici impongono un tipo diverso di consapevolezza: l'esistenza del MALE. La consapevolezza che esistono forze che tendono ad ostacolare le relazioni fra l'Essere Umano e il divino che ci circonda. Questa consapevolezza impone di prendersi nelle proprie mani la responsabilità sia della propria vita che delle relazioni che si costruiscono con il mondo circostante.

L'individuo non è soggetto del mondo che cresce di cui è parte come nelle Antiche Religioni, ma è spettatore e discriminatore degli elementi attraverso i quali manifestare la propria esistenza. Questo passaggio implica la consapevolezza di un elemento che le religioni misteriche ignoravano: la pulsione di morte. Rispetto ai Paganesimi più antichi le religioni misteriche instaurarono dei rapporti diretti (attraverso la volontà e pratiche sciamaniche) col divino del circostante addestrando le persone a varcare la soglia della percezione.

Le persone che non varcavano la soglia attraverso la loro trasformazione nella vita quotidiana ritenevano spesso che non esistesse nessuna soglia da varcare. Per loro chi varcava la soglia era un bugiardo e le enunciazioni esoteriche dovevano essere lette in modo tale da risultare comprensibili anche a chi non sapeva cosa volesse dire alterare la percezione. L'incomprensione non è data dal testo, ma dal lettore! A seconda di come il lettore si è trasformato nel corso della propria esistenza può comprendere o meno quel testo esoterico.

Dove sta l'essenza dell'esoterismo?

Sta nel fatto che la vita di un Essere della Natura e dell'Essere Umano nel nostro caso è un'occasione da costruire. Noi siamo Esseri che ci costruiamo! Abbiamo una responsabilità magica ed esoterica nei nostri atti in quanto l'azione si trasferisce immediatamente nella costruzione del nostro corpo luminoso o nella sua distruzione.

Questo è l'esoterismo!

Tutto questo diventa assurdo e incomprensibile davanti ad un individuo che non si trasforma, non modifica sé stesso dovendo in qualche modo giustificare la sua staticità.

Eccolo dunque creato ad immagine e somiglianza di un dio padrone alla cui verità sottomette sé stesso e gli altri individui.

Questo personaggio ha fra le mani un corpo dottrinale esoterico che non può collocare in alcun modo nella sua visione della vita. Il suo scopo non è la costruzione dell'individuo, ma piuttosto il possesso dell'individuo da sottomettere ad un dio padrone di cui egli è creato ad immagine e somiglianza. Questa persona prenderà quel testo, cancellerà quanto non coincide con la verità alla quale sottomette gli Esseri Umani, prenderà la parte rimanente e la riscriverà in funzione del suo progetto di sottomissione.

In questo modo sono stati scritti i vangeli ufficiali usati da duemila anni per sottomettere e stuprare gli Esseri Umani.

Le parole dei vangeli della sottomissione non hanno forza in sé stesse, ma solo in quanto avallate dal figlio del dio padrone. Dal suo terrorizzare le persone attraverso la distruzione, di fare come a Sodoma e Gomorra. Dove il figlio del dio padrone afferma di essere il figlio del dio padrone e il dio padrone afferma che quello è suo figlio. Almeno Ercole il suo divino ha dovuto guadagnarselo accettando le sfide della vita.

Che poi lui fosse il figlio del dio padrone lo dimostrano i suoi trucchi da baraccone che vengono chiamati miracoli, ma che in realtà era quell'agire magico tanto comune nelle storie e nelle leggende del sottobosco delle società "Pagane" (più o meno come la lettura del futuro da parte delle attuali cartomanti televisive!).

La parola, il messaggio di chi sottomette gli Esseri Umani non ha valore in sé, ma ha valore solo se retto dalla forza e dalla costrizione atta ad instillare terrore.

Così dal corpo dottrinale di uno Stregone (o di vie alla Stregoneria) vengono estratti alcuni aspetti, manipolati ed usati, da chi deve impossessarsi di individui per sottometterli.

Dopo questo la magia nera del condizionamento educazionale costringe gli Esseri Umani a guardare con stupore e assoggettamento cose che viste nella vita di tutti i giorni le si considererebbero delle vere e proprie follie.

Rimane il messaggio che ci proviene dalle sabbie di Nag Hammabi. Il messaggio di uno Stregone che preso atto della nascita del proprio corpo fisico agisce per costruire il proprio corpo luminoso.

La Stregoneria è in grado di riconoscere quel messaggio anche se i contesti culturali sono mutati. Anche se nessun Apprendista Stregone ripeterebbe mai ciò che è stato sconfitto da sé stesso.

Tomaso è stato sconfitto da sé stesso!

La più grande debolezza dei culti misterici erano la separazione che proponevano fra individuo sociale e via per la costruzione del corpo luminoso e la relazione col divino circostante.

Questa relazione ha lasciato il campo libero al Potere di Avere nella quotidianità. E il quotidiano, come l'Essere Umano affronta la quotidianità. La quotidianità il metro di misura dello sviluppo del suo corpo luminoso. Il suo progredire nell'infinito dei mutamenti. La sconfitta nella quotidianità ha portato alla repressione feroce e armata nei confronti di ogni via alla Conoscenza e alla Consapevolezza che sviluppa il dio che cresce dentro ogni Essere Umano. Ha portato alla distruzione di milioni di società.

Questa non attenzione a quanto accadeva nel quotidiano ha fatto sì che i culti misterici e le vie alla Stregoneria che rappresentavano fossero sconfitti in sé stessi. Questo tipo di sconfitta è da contrapporre a quella dei culti Pagani che furono sconfitti esclusivamente dalla ferocia cristiana. Mentre il culto misterico nasce quando un Apprendista Stregone diventa uno Stregone costruendo il proprio cammino di Libertà della percezione, il Paganesimo è percezione e Consapevolezza delle Coscienze del mondo che ci circonda. In questo modo ogni Essere Umano sensibile al richiamo del mondo che ci circonda può ricostruire il proprio sentire Pagano. Sta poi al suo modo di affrontare la vita, alla struttura del suo pensiero, alle condizioni che incontra nell'oggettività la possibilità di trasferire il proprio sentire in forma logica spiegandolo ad altri Esseri Umani.

In ultima analisi possiamo dire che Giuda Didimo Tommaso fu uno degli ultimi grandi Stregoni Pagani. Dopo il duecento dopo cristo ogni via alla Stregoneria dovrà imparare a costruire la libertà sociale prima che le sia consentito di emergere. Si dovrà attendere l’800 e la strage dei Pagani Sassoni ad opera di Carlo Magno perché la Stregoneria moderna inizi il suo cammino.

Commentare il vangelo di Didimo Tomaso, anche se il mio commento è benevolo in quanto centrato sulla costruzione del Potere di Essere e comprensivo specie nei riguardi di tradizioni o modi di esporre che non condivido in quanto l'interpretazione può giocare scherzi atroci, mi permette di tracciare un filo rosso che attraversa l'intera trasformazione della Stregoneria dal sentire Pagano più antico fino ad oggi. Nello stesso tempo la critica mi permette di chiarire alcuni aspetti con cui affrontare alcune contraddizioni nel quotidiano.

Confrontando passi del vangelo di Tomaso e alcuni passi dei vangeli ufficiali mi permette di continuare, sotto una diversa angolatura, il discorso iniziato e ancora in svolgimento sul Gesù di Nazareth: l'infamia umana.

Mi permette in pratica di sottolineare ancora una volta, qualora ce ne fosse bisogno, che gli Esseri Umani per il Gesù di Wojtyla sono solo bestiame che deve essere sottomesso per poterlo portare docile al macello!

Agosto 1998

 

IL VANGELO DI GIUDA TOMASO DIDIMO: L'ULTIMO STREGONE PAGANO

 

PARAGRAFO 1

Questi sono i detti segreti pronunciati da Gesù, il Vivente, e scritti da Didimo Giuda Tomaso.

Nel primo paragrafo Tomaso dice che quanto egli scrive non lo dice lui. Non sono sue affermazioni, ma appartengono a qualcun altro a cui lui le attribuisce. Questi, dice, sono i detti segreti del vivente che Tomaso ha trascritto. Questo è un falso! Tomaso non ha trascritto dei detti segreti, ma ha scritto il corpo dottrinale di una via alla Stregoneria. Egli ha scritto quanto sé stesso ha compreso di quanto egli ha vissuto. Quanto Tomaso scrive è quanto Tomaso ha compreso. Quanto scrive Matteo è quanto Matteo ha compreso. La comprensione di quanto è scritto è direttamente funzionale al Potere di Essere messo in campo da Tomaso e da Matteo o Marco, Luca e Giovanni. Il loro Potere di Essere in relazione alla direzione nella quale Intento spingeva. Dove la soggettività determina quanto viene scritto e l'Intento di fondare il futuro determina il senso di quanto si è scritto. A Tomaso non interessa appropriarsi di Esseri Umani. Così prende le cose che incontra e trasformando sé stesso le manipola per costruire Libertà fra gli Esseri Umani del suo tempo. A Matteo, Marco, Luca e Giovanni interessa appropriarsi degli Esseri Umani, metterli in ginocchio davanti a loro stessi. Per questo motivo costoro prendono i lavori o di Tomaso o dalla fonte a cui anche Tomaso attinge ed elaborano un processo di verità attraverso il quale distruggere il divenire degli Esseri Umani. Quanto scrive Tomaso è quanto ha attraversato Tomaso. Quanto ha contribuito a trasformare Tomaso. Quanto Tomaso intendeva riversare nel Sistema Sociale in cui viveva per costruire il futuro che egli intravedeva. Quanto hanno scritto Matteo, Marco, Luca e Giovanni era il loro processo di morte e distruzione. Scrivono quanto loro comprendono in funzione del loro intento!

 

PARAGRAFO 2

Egli disse: "Colui che scopre l'interpretazione di queste parole non gusterà la morte".

E' una premessa fondamentale, quasi un avvertimento. Questo paragrafo avverte che quanto è detto all'interno del vangelo va interpretato. Il fine dell'interpretazione è quello di non sottostare alla morte. La morte è intesa nel senso della morte del corpo fisico, ma anche come fine della Coscienza e della Consapevolezza della persona. Secondo il vangelo esiste un'interpretazione degli insegnamenti il cui fine è il superamento della morte. Il vangelo rappresenta una summa di insegnamenti che devono servire per guidare l'individuo nella ricerca dell'infinito della sua esistenza. Non sono dunque insegnamenti finalizzati a se stessi. Non richiedono di aderire ad una verità, non impongono un'accettazione a priori, ma necessitano di interpretazione soggettiva. Dove l'interpretazione è atto di scelta soggettiva, atto di libero arbitrio individuale e non possono necessariamente essere interpretati da altri che impongono la verità apriori degli insegnamenti stessi. L'interpretazione è la vera chiave di lettura del vangelo di Tomaso. L'interpretazione degli insegnamenti è quanto rimane al lettore per adattare questo alle sue esigenze e alla sua via per il suo sviluppo. Non è un vangelo assoluto. E' un insieme di elementi da interpretare e adattare. Tutti i detti che si trovano in questo vangelo devono essere adattati e a questo proposito appare verosimile la versione secondo cui anche Matteo, Marco, Luca e Giovanni hanno costruito i loro adattamenti partendo da un contesto dottrinale originario. Il contesto dottrinale originario apparteneva agli Apprendisti Stregoni che lo hanno elaborato in relazione al Sistema Sociale e al Sistema Culturale in cui vivevano ed hanno lasciato l'interpretazione di quanto andavano dicendo ai singoli ascoltatori affinché interpretandolo lo adattassero alle variazioni dei Sistemi Sociali e culturali. Cosa non furono in grado di prevedere quegli Apprendisti Stregoni? Che potesse esistere un uso degli stessi detti e degli stessi passi per costruire un sistema di pulsione di morte. La stessa frase, uguale o simile, poteva essere riadattata all'interno di un diverso contesto e servire per distruggere il divenire degli individui. Tomaso lascia l'interpretazione in quanto la soggettività dell'individuo è la guida della propria libertà. E' interpretabile quanto dice Tomaso in quanto, quanto è detto, è espressione di una soggettività dalla quale altri Esseri Umani possono attingere. Bere dalla stessa bocca; bere dalle stessa fonte; è il senso reale del percorso di Stregoneria. Sottomettere la soggettività alla stessa verità è il percorso della religione rivelata! Mentre in Marco e in Matteo la parola del figlio del dio creatore è parola immutabile, in Tomaso la parola di Gesù è una parola che guida i passi e le interpretazioni dell'individuo. In Matteo e in Marco Gesù sottomette gli Esseri Umani alla volontà del dio padrone, in Tomaso la parola di Gesù serve per accompagnare la ricerca degli Esseri Umani. La differenza fra le formulazioni fondamentali fra i vangeli ufficiali e quello di Tomaso cominciano a delinearsi fin da subito: Marco e Matteo sottomettono alla verità imposta, Tomaso conduce lungo una via di libertà! Fra le due impostazioni dottrinali non esiste mediazione. Dice Tomaso: "Scoprire l'interpretazione di queste parole porta a non gustare la morte". Scoprire l'interpretazione di queste parole porta a trasformare la morte del corpo fisico in qualche cosa di diverso. Non c'è promessa di resurrezione, ma di non morte attraverso il lavoro soggettivo di interpretazione del reale significato delle parole. Interpretare è la parola magica di Tomaso. Filtrare quanto è detto attraverso la propria soggettività e constatare se quel detto è funzionale ad arricchire il proprio modo di affrontare la vita. Questo modo d'azione è assolutamente inaccettabile per le religioni rivelate. Nulla si deve interpretare, ma tutto si deve accettare. L'impegno dell'individuo sarà quello di giustificare l'aberrazione per poterla accettare meglio. Così si giustificheranno le follie del pazzo di Nazareth nei vangeli ufficiali e così si giustificheranno le stragi del macellaio di Sodoma e Gomorra. L'Essere Umano non ha possibilità di riaffermare sé stesso nei vangeli ufficiali può soltanto rivendicare il proprio diritto alla sottomissione imponendo sottomissione a chi non è in grado di difendersi. Fin dal primo secolo lo scontro dottrinale appare chiaro. Da un lato l'Essere Umano che in quanto dio alimenta il divino che cresce dentro di lui per svilupparsi nell'eternità dei mutamenti e dall'altro chi tende a sottomettere l'Essere Umano ad una verità rivelata di un povero pazzo che andava farneticando di essere il figlio del dio padrone davanti al quale (e ai suoi rappresentanti) chiunque doveva mettersi in ginocchio. Interpretare è esporre la soggettività del costruttore. E' il farsi dio del costruttore. E' diventare tutt'uno con Intento: il Padre. L'accettazione acritica non modifica il soggetto che riceve, ma l'interpretazione costringe il soggetto ad acuire la sua capacità critica, valutare l'oggettività in cui vive, allenare sé stesso in relazione all'oggettività in cui agisce: lo costringe a costruirsi. Costruisce il dio che cresce dentro di lui facendosi dio attraverso l'uso della sua volontà e delle sue determinazioni. Interpretare è doveroso perché l'Intento qualifica il detto che può essere indifferentemente un'affermazione vuota o una costruzione magica a seconda di come questa modifica la capacità soggettiva del costruttore. Dunque: interpretare. Dunque: usare soggettivamente l'enunciato. Il Potere di Essere dell'enunciato è dato dall'interprete non dall'enunciato in sé!

 

 

PARAGRAFO 3

Gesù disse: "Colui che cerca non desista dal cercare fino a quando non avrà trovato; quando avrà trovato si stupirà. Quando si sarà stupito, si turberà e dominerà su tutto".

Il senso dell'interpretazione è esposto nel terzo paragrafo in cui l'interpretazione avviene come frutto della ricerca individuale. "Colui che cerca non desista dal cercare". Non adesione alla parola divina, ma al contrario ricerca come costruzione interpretativa degli insegnamenti espressi attraverso la parola. La ricerca è atto di trasformazione soggettiva. La ricerca trasforma il ricercatore. Non è atto di studio individuale, è atto di trasformazione individuale. Da qui il senso dello stupore della scoperta. La scoperta stupisce in quanto trasforma il ricercatore. La scoperta del ricercatore appartiene al mondo che ci circonda. L'oggetto della scoperta ci sta attorno, ma noi lo ignoriamo. Mentre cerchiamo ci trasformiamo e mentre ci trasformiamo vediamo ciò che prima non vedevamo. La nebbia della non conoscenza prende forma. Lo sconosciuto diventa conosciuto. Questo costituisce oggetto di stupore: eravamo immersi nell'infinito e non ce ne rendevamo conto. Questo costituisce turbamento. L'immensità turba chi si accorge di essere parte dell'immensità mentre prima della ricerca si considerava essere unico e appartato dal tutto. Invece si è parte dell'immenso che ci circonda. Essere parte dell'immenso che ci circonda ci si fa attraversare dall'immensità diventandone parte attraverso lo sviluppo della consapevolezza del proprio essere. Proprio quando si prende coscienza di essere parte dell'immensità, proprio quando l'immensità ci attraversa allora si può dominare su tutto, ma non perché si possiede il tutto, ma perché si è il tutto. Perché il tutto ci attraversa in quanto la ricerca ci ha riportato ad essere coscienti e consapevoli del tutto e delle relazioni fra noi e il tutto in cui siamo immersi. Il soggetto che cerca trova l'immensità, ne diventa parte padroneggiando l'immensità. Ecco perché costui non gusterà la morte. Ecco come le preposizioni si legano. Necessità dell'individuo di interpretare. L'interpretazione si costruisce attraverso la ricerca che porta nell'infinito dei mutamenti: la trasformazione soggettiva. Dice Platone nel Teeteto: "E' proprio del filosofo ciò che provi: il meravigliarsi!" Questo è l'essenza della filosofia! A questo la Stregoneria aggiunge che è proprio del filosofo meravigliarsi perché meravigliandosi si chiede il perché delle cose e chiedendosi il perché delle cose può continuare a meravigliarsi. Il concetto dello stupore che costruisce è un concetto che non appartiene soltanto a Tomaso Didimo, ma appartiene all'intera filosofia mediterranea di cui i culti misterici rappresentano una elaborazione. Questo noi non lo troveremo mai nei vangeli ufficiali in quanto il loro bisogno di sottomettere chi non si può difendere, chi si deve annullare nella rivelazione del dio padrone, impedisce ogni tipo di ricerca che non sia quelle di trovare il modo migliore per sottomettersi al dio padrone! In Stregoneria, deve essere sottolineato, la ricerca non riguarda il trovare quanto è nascosto, ma la ricerca dei mezzi attraverso i quali costruirci. E' il processo di costruzione soggettiva che svela lo sconosciuto che ci circonda. La costruzione soggettiva è l'arte di penetrazione nello sconosciuto. Svelare lo sconosciuto e costruire lo stupore non è ricerca di quanto non conosco, ma è costruzione dei mezzi soggettivi attraverso i quali svelarlo. La contrapposizione deve essere sottolineata oggi, nel 1998, in quanto il termine ricerca è stato privato del significato che ne dettero i primi filosofi per finire a considerare l'Essere Umano che cerca una verità in quanto oggetto assoluto in sé. Questo è uno dei grandi equivoci su cui il cristianesimo ha giocato per costruire i suoi campi di sterminio. Cercare il mezzo con cui costruirci per ampliare la verità soggettiva nella quale siamo immersi significa costruire la libertà soggettiva attraverso la quale affrontare l'oggettività. Se viene costruita dall'individuo la libertà soggettiva come attività della propria esistenza non può esistere una verità rivelata alla quale sottomettere l'Essere Umano. Non è la verità che deve essere cercata, ma è Libertà che deve essere costruita. Questa è l'essenza di questo paragrafo di Tomaso Didimo e questa è la corretta interpretazione. E' la corretta interpretazione in quanto non esiste in Tomaso una verità rivelata, ma la rivelazione di mezzi, strumenti e tecniche attraverso le quali l'Essere Umano costruisce sé stesso in relazione all'oggettività in cui vive. Questo contrappone Tomaso Didimo a tutti i vangeli ufficiali!

PARAGRAFO 4

Gesù disse: "Se coloro che vi guidano vi dicono: Ecco il Regno (di Dio) è in cielo! Allora gli uccelli del cielo vi precederanno. Se vi dicono: è nel mare! Allora i pesci del mare vi precederanno. Il regno è invece dentro di voi e fuori di voi. Quando vi conoscerete, allora sarete conosciuti e saprete che voi sarete i figli del Padre che vive, ma se non vi conoscerete, allora dimorerete nella povertà, e sarete la povertà".

Quel "di dio" apostrofato è un'aggiunta soggettiva del traduttore. Dice infatti Luigi Moraldi la cui traduzione è la base di questo lavoro: "Le versioni sono sempre difficili perché ogni lingua ha particolarità che l'esperto non sempre è sicuro di rendere adeguatamente.; difficoltà e perplessità sono numerose quando si tratta del copto di questi testi, che mostra molte caratteristiche per noi inconsuete prima della scoperta dei manoscritti di Nag Hammadi. A volte l'ambiguità del testo rasenta l'incomprensibilità, e tuttavia è necessaria un'opzione." I testi sono letti con il condizionamento educazionale cattolico che impone adorazione ad un dio padrone. Fuori da questo condizionamento tutto è ambiguo, tutto è oscuro, tutto sembra vacuo. Il traduttore si ritrova smarrito! Il "padre che vive" per il traduttore è certamente il dio padrone, ma il dio padrone è fermo nella sua staticità: il dio padrone non vive. Il dio padrone non si trasforma. Dunque il padre che vive non può essere il dio padrone e stupratore di Esseri Umani indifesi deve essere qualcos'altro. In Stregoneria il padre sono le forze che generano la vita e le tensioni attraverso le quali la vita si espande. In Stregoneria il padre sono le forze che generano Coscienza e Consapevolezza e le tensioni attraverso le quali tendono ad espandersi. In Stregoneria il padre che vive è Necessità e Intento e il regno è lo spazio nel quale gli Esseri costruiscono le relazioni attraverso la manipolazione soggettiva di Necessità e Intento! Il regno è lo spazio dove le relazioni fra gli Esseri avvengono attraverso il loro Potere di Essere! Dunque non un ovile nel quale rinchiudere le pecore umane obbedienti; non un campo di sterminio delimitato da filo spinato di cui il dio padrone si erge a protettore, ma i grandi spazi della vita in cui gli Esseri attraverso l'esercizio della propria volontà e delle proprie determinazioni costruiscono se stessi proiettandosi nell'infinito dei mutamenti. I grandi spazi dove ogni Essere della Natura e gli Esseri Umani, nel nostro caso, si fanno dio esercitando la propria volontà e le proprie determinazioni incubando attraverso questo il dio luminoso che partoriranno alla morte del corpo fisico! Chiunque parte per la ricerca tende a legarsi a qualcuno che gli spieghi almeno i primi rudimenti. La conoscenza, il sapere fra gli Esseri Umani sono trasmessi di generazione in generazione; da individuo a individuo. C'è chi fa una ricerca profonda e chi fa una ricerca fermandosi alle apparenze. Per Tomaso è necessario distinguere apparenze da sostanza; realtà da illusione. Forse non ci riesce del tutto, ma è in grado di mettere gli Esseri Umani su una strada precisa: "Se coloro che vi guidano vi dicono: Ecco il Regno è in cielo; Allora gli uccelli del cielo vi precederanno! Se vi dicono il Regno è nel mare; allora i pesci vi precederanno!" Varrebbe la pena di aggiungere: "Se il regno è oltre la morte; allora i cadaveri vi precederanno!" Questo però non viene detto. Né Tomaso osa dirlo, ma vale la pena di aggiungerlo oggi dopo una lettura complessiva del vangelo di Tomaso. Che cos'è il Regno? E' l'oggetto della ricerca. La conoscenza cui tendere. Una conoscenza che non è né nel cielo né nel mare in quanto è trasformazione soggettiva: è dentro ognuno di noi ed è fuori di noi. E' l'Essere divino che abbiamo dentro ed è il divino che ci circonda che può essere raggiunto soltanto dallo sviluppo del divino che abbiamo dentro. E' la consapevolezza che ogni Essere Umano ed ogni Essere della Natura è un Essere divino; un Essere che tende all'infinito dei mutamenti. Il Regno è il divino che abbiamo dentro; il Regno è il divino che ci circonda. Sviluppare il divino che abbiamo dentro significa conoscersi. Conoscere sé stessi significa rendersi consapevoli che dentro di noi la coscienza divina cresce. Significa renderci consapevoli della necessità di sviluppare il Sapere e la Conoscenza per permettere al divino che abbiamo dentro di affiorare alla nostra coscienza. E per sviluppare il divino che abbiamo dentro dobbiamo farci dio usando la nostra volontà e le nostre determinazioni. Solo in quel momento saremmo riconosciuti dal divino che ci circonda come parte del divino. Il divino riconosce il divino solo nel momento in cui questo diventa consapevole, solo nel momento in cui il divino diventa coscienza di sé imparando la consapevolezza e la necessità del proprio divenire. Il divino che ci circonda sollecita ogni Essere della Natura a diventare cosciente dell'Essere divino che dentro di lui preme per crescere. Solo nel momento in cui l'Essere della Natura diventa consapevole di ciò diventa un dio, una divinità e si relazionerà col divino che ci circonda. Il divino che ci circonda è permeato dal padre che vive: Necessità e Intento! La consapevolezza di tutti i divini che operano seguendo la propria sequenza dei mutamenti per diventare eterni. Essere riconosciuti dal divino che ci circonda ci consente di alimentarci da quel divino, trarre forze ed essere quel divino. Se non avremmo la forza di riconoscere il divino che dentro di noi tende a crescere e a rivendicare il proprio diritto ad essere e svilupparsi, allora si dimorerà nella povertà. La povertà di un'esistenza il cui fine è la morte del corpo fisico e con essa la morte del corpo luminoso. La povertà del proprio sapere e della propria Consapevolezza, la povertà della propria esistenza nell'attesa della morte del corpo fisico e della possibilità di eternità. Non è dunque un caso che sia nei vangeli di Marco che di Matteo una delle attività maggiori del loro Gesù è la cacciata dei demoni dagli Esseri Umani. Daimon, in greco, è la divinità come dio. Il Daimon negli Esseri Umani altro non è che la loro Coscienza divina che cresce. E' la loro Coscienza divina che gli permette di percepire il divino che li circonda: il Regno. Marco e Matteo esprimono la necessità di distruggere il divino dentro l'Essere Umano. Esprimono la necessità di rendere l'Essere Umano povero. Povero inteso come povertà di spirito e di percezione, non mancante di mezzi. Mancante di sapere e consapevolezza: sottomesso alla verità esposta. Nel quarto paragrafo incontriamo il primo scontro fra gli evangelisti. Tomaso che vuole sviluppare il dio dentro ogni Essere mentre Marco e Matteo vogliono privare l'Essere Umano del dio che cresce dentro per rendere l'Essere Umano povero e sottomesso alla loro descrizione di dio. Leggiamo in Matteo: "In verità vi dico: vi sono alcuni fra i qui presenti che non gusteranno la morte prima di aver veduto il figlio dell'uomo venire nel suo regno". Il concetto di regno non ha nulla a che vedere col concetto di Regno espresso da Tomaso. Il Regno di Tomaso è il divino cui l'Essere umano giunge determinando sé stesso, usando la propria volontà, trasformando la morte del corpo fisico in nascita del corpo luminoso, mentre in Matteo la morte è quasi desiderio, quasi un fine a cui giungere prima che giunga il figlio dell'uomo venire nel suo regno, ma venire nel suo regno non significa venire nel proprio divino, ma venire nel mondo. Non è uno sviluppo nel divino, ma è un impossessarsi del mondo. Il Gesù di Matteo non insegna, non indica, non diviene, ma terrorizza per appropriarsi. Il suo regno è la terra ed egli giunge per appropriarsene. Il Regno di Tomaso è il divino cui ogni Essere giunge sviluppando il divino che ha dentro. Vediamo come questo discorso viene usato in Luca: "Avendogli domandato i Farisei, quando verrà il regno di Dio, Gesù rispose loro: "Il regno di Dio non viene con sfarzo. Non si potrà dire: "Ecco è quì", oppure: "E' là": infatti il regno di Dio è dentro di voi". Disse poi ai discepoli: "Verrà un tempo in cui voi desidererete vedere uno solo dei giorni del Figlio dell'uomo e non lo vedrete. E vi diranno: "Ecco, è là; ecco è quì!". Voi non vi movete, né andatene in cerca. Perché come il lampo, balenando sfolgoreggia da un punto all'altro del cielo, così sarà del Figlio dell'uomo nel suo giorno, ma prima è necessario che patisca molto e sia ripudiato da questa generazione...." Luca fa dire al suo Gesù che il regno è dentro gli Esseri Umani quando questi si rivolge ai Farisei mentre ai suoi apostoli parla della sua venuta sfolgoreggiando sulle nubi. Aggiunge Luca che prima però quella generazione dovrà rinnegarlo! Il regno per Luca non è la forza dell'Essere Umano che cresce dentro di lui e incontra la forza del mondo circostante. Per Luca il regno altro non è che il territorio di proprietà del suo dio dentro all'Essere Umano. In altre parole l'Essere Umano deve coltivare la sua sottomissione nell'attesa che il Gesù di Luca arrivi sfolgoreggiando sulle nubi. L'uso delle frasi è chiaramente nel senso opposto. Luca priva di determinazione l'Essere Umano sottomettendolo alla proprietà del dio padrone che arriva sfolgoreggiando; Tomaso invita l'Essere Umano a sviluppare quanto ha dentro per incontrare quanto c'è fuori. Il divino soggettivo che incontra il divino nell'oggettività. Per i vangeli ufficiali la linea è quella della sottomissione e dell'assoggettamento; per il vangelo di Tomaso è quello della ricerca della Libertà del soggetto. D'altro canto in Matteo le frasi seguenti al discorso che Luca fa fare dal suo Gesù ai Farisei appaiono legate in maniera diversa. Anche a Matteo interessa sottomettere. Del regno dentro all'Essere Umano non interessa nulla. Il discorso lui lo fa all'interno del discorso sulla Distruzione del Tempio di Gerusalemme, un pezzo dal sapore apocalittico dove l'arrivo del regno del suo Gesù non ha nulla a che vedere con lo sviluppo del dio dentro all'Essere Umano.

PARAGRAFO 5

Gesù disse: "Un vecchio che nei suoi giorni non esiterà ad interrogare un bimbo di sette giorni riguardo al luogo della vita, vivrà. Giacché molti primi saranno ultimi, e diverranno uno solo".

Del paragrafo cinque non ho trovato riferimenti nei vangeli ufficiali. Questo paragrafo è proprio della concezione di Tomaso e include tre concetti importanti. Il primo riguarda alla concezione della vita e alla ricerca. L'apprendimento è un processo costante, è un processo continuo che non si interrompe e chi cerca può chiedere anche al più piccolo, all'ultimo nato, informazioni riguardo alla vita, alle proprie sensazioni al suo essere. Il secondo elemento è che la crescita è continua. Essere vecchi non significa cessare di crescere esattamente come un bambino che inizia ad affacciarsi alla vita. Il terzo elemento è il concetto dei molti primi che saranno ultimi. Il primo e ultimo non è relativo alla posizione sociale o al modo di arrivare nel regno di dio, ma al percorso attraverso il quale si costruisce il dio dentro l'Essere Umano. Anche chi ha cominciato prima non è detto che vi riesca meglio di chi ha cominciato dopo lo sviluppo del corpo luminoso. Il vecchio che non esita a chiedere ad un bambino di sette giorni è un Essere Umano in cui la curiosità del sapere è ancora viva. Dunque è certo che chi ha un animo volto al sapere ha un corpo luminoso in espansione. Costui trasformerà la morte del corpo fisico in nascita del corpo luminoso; dunque vivrà. Molti di coloro che hanno cominciato ad affrontare il mondo quotidiano non è detto che riescano a partorire il corpo luminoso prima di chi è arrivato dopo di loro. Costoro diventeranno uno solo in senso deleterio del termine. In questo caso diventare uno solo equivale ad aver ucciso il corpo luminoso. Equivale a distruggere il dio che cresce dentro, equivale ad attendere la distruzione. Costoro non riusciranno a giungere al divino che li circonda, ma morranno assieme al loro corpo fisico. Questo tipo di affermazioni non le possiamo trovare nei vangeli ufficiali dove la promessa divina consiste nella resurrezione dopo la morte. Dove per morte si intende soltanto la morte del corpo fisico in quanto non esiste, per il cristiano, nessun corpo luminoso da partorire, ma un'anima che creata da un dio pazzo ritorna dal dio pazzo per il premio o la distruzione. La differenza fra il vangelo di Tomaso e i vangeli ufficiali delle chiese cristiane va ampliandosi ulteriormente.

PARAGRAFO 6

Gesù disse: "Conosci ciò che ti sta davanti, e ti si manifesterà ciò che ti è nascosto. Giacché non vi è nulla di nascosto che non sarà manifestato".

Conoscere quanto c'è davanti all'Essere Umano implica ricerca, implica dilatazione del Sapere e della Conoscenza dell'individuo. Implica dilatazione. La dilatazione porta alla conoscenza di quanto si sta per affrontare e questa dilatazione porta a conoscere quanto è celato. Maggiore è lo sviluppo del sapere soggettivo e maggiore è l'ampliamento della conoscenza e maggiore è la conoscenza dell'individuo, ma conoscere quanto sta davanti implica percorrere il sentiero che va dalla nascita alla morte del corpo fisico affrontando quanto si incontra. La sfida è sviluppo, è dilatazione dell'individuo. Conoscere quanto si affronta significa rendere manifesto quanto è nascosto. Significa ampliare la descrizione della ragione significa immettere nella descrizione quanto la descrizione non comprende in quanto parte della conoscenza che il corpo luminoso, crescendo, manifesta alla ragione stessa. La costruzione del corpo luminoso avviene quando affrontando la contraddizione la ragione rende conosciuto lo sconosciuto mentre l'inconoscibile diventa sconosciuto pronto per essere conosciuto. Se la ragione non si dilata comprendendo la percezione del corpo luminoso allora l'inconoscibile non si trasforma in sconosciuto e l'audacia dell'individuo non può trasformare lo sconosciuto in conosciuto e descritto. E' come per l'Essere Feto, se costui attraverso l'uso della sua volontà non muore rinascendo in forma umana non è in grado di trasformare l'inconoscibile del quotidiano in conosciuto che la sua crescita lo porterà a conoscere. L'Essere Feto trasformandosi in Essere Umano trasforma l'inconoscibile del mondo, come la ragione lo descrive, in sconosciuto da affrontare e rendere manifesto. Così l'Essere Umano costruendo il corpo luminoso trasformerà l'inconoscibile per i suoi sensi e la sua descrizione in sconosciuto che il corpo luminoso, affrontandolo, conoscerà. Leggendo Tomaso si deduce che non vi è nulla di nascosto che non diventerà manifesto nella misura in cui l'Essere impara a conoscere ciò che gli sta davanti. Tutto diventerà sconosciuto ed oscuro nella misura in cui l'Essere Umano non affronterà quanto avrà davanti, ma si rifiuterà di conoscere quanto dovrebbe affrontare. In altre parole si può dire che in Tomaso soltanto chi imparerà a chiamare le cose col loro vero nome potrà conoscere quanto gli è sconosciuto. Tomaso indica anche la pratica del processo di ricerca e di consapevolezza. Quanto è nascosto alla percezione dell'Essere Umano non può essere raggiunto se prima non si affronta l'oggettività in cui si vive. Questo è esattamente il contrario di quanto viene manifestato sia dai cattolici con il loro ritiro nei monasteri sia da chi pratica contemplazione di tipo orientaleggiante che per raggiungere la conoscenza e la consapevolezza si ritirano in luoghi appartati. Costoro fuggono da quanto sta loro davanti. Non conoscono quanto sta loro attorno e dunque non troveranno mai quanto è nascosto al loro sentire. Capire quanto ti sta davanti implica uno sforzo notevole i modificazione che permette di predisporre l'Essere Umano per affrontare anche quanto la sua percezione non può raggiungere. Permette di saturare la sua ragione costringendola a farsi da parte e far spazio alla percezione del mondo fuori della descrizione. Questo non può avvenire quando qualcuno si estranea dal mondo pensando di ritrovare sé stesso. In realtà costui si distrugge. Si annienta annientando la propria capacità di afferrare lo sconosciuto che lo circonda. Questa affermazione di Tomaso ha un suo equivalente in Luca dove si dice: "Guardatevi dal lievito dei Farisei che è l'ipocrisia. Non vi è niente di nascosto che non debba essere scoperto, e nulla di segreto che non venga ad essere conosciuto. Perciò, tutto quello che voi avrete detto nelle tenebre, sarà udito nella luce, e quanto avrete sussurrato all'orecchio nell'interno della casa, verrà predicato sopra i tetti.". L'affermazione in Luca non comprende il divenire dell'individuo, ma la sottomissione dell'individuo. Una sottomissione totale che non gli permette di essere riservato o di possedere dei segreti. Nessuna parola che lui dirà sarà privata o riservata. Guardatevi dall'ipocrisia dei Farisei dice Luca, ma chi è il soggetto che scopre i segreti? Gli Esseri Umani che devono affrontare la vita o il dio loro padrone che attraverso la loro scoperta vuole bloccare il divenire umano? Luca ha il problema di sottomettere gli Esseri Umani. Luca deve impedire ogni sogno e ogni desiderio agli Esseri Umani. Il suo dio terribile, quello da temere in quanto getta nella Geenna, conoscerà quanto vi è di nascosto e ogni parola pronunciata nella casa verrà predicato sopra i tetti. Non è l'Essere Umano che affrontando e conoscendo quanto gli sta davanti conosce i segreti dell'esistenza, ma è il dio padrone degli Esseri Umani che non lascia nessun segreto, nessun desiderio all'Essere Umano che non sia la sua più totale sottomissione. Quanta differenza fra Tomaso e i vangeli ufficiali del cristianesimo: uno costruisce il divenire umano e gli altri sottomettono gli Esseri Umani come bestiame al loro dio padrone di cui essi si considerano i mandatari. Il diritto di emettere il giudizio appartiene al dio padrone. Egli giudica. Il giudicato può essere punito. Al giudicato, per Luca, altro non resta che la punizione. Questo per Luca è assolutamente normale. Per noi è normale giudicare il dio di Luca e condannarlo! Condannarlo con infamia! Il potere creatore dell'universo contro un piccolo uomo e le sue meschinità nell'esercizio della vita quotidiana. Quest'aberrazione per Luca sembra naturale. Egli si identifica col giudice, non col giudicato! Per Luca solo dio è padrone dell'Essere Umano e le determinazioni dell'Essere Umano non esistono se non come atto di sottomissione. Ecco che quando vengono fatte le leggi in una nazione cristiana punire ferocemente le offese (o le parole segrete) contro il pubblico ufficiale identificato col dio padrone mentre si ignorano completamente le offese del pubblico ufficiale nei confronti del singolo cittadino. Se oggi questi sono gli effetti delle atrocità delle affermazioni di Luca ben peggiori erano in passato!

PARAGRAFO 7

L'interrogarono i suoi discepoli e gli dissero: "Vuoi tu che digiuniamo? Che pregheremo e daremo elemosina? E che norma seguiremo riguardo al vitto?" Gesù disse: "Non mentite e non fate ciò che odiate, giacché tutto è manifesto al cospetto del cielo. Non vi è nulla, infatti, di nascosto che non venga manifestato, nulla di celato che non venga rivelato".

Il paragrafo sette si lega al paragrafo sei. Non è solo al soggetto che si manifesta quanto è nascosto, ma anche all'oggetto nei confronti del quale il soggetto agisce. Si è detto che in Tomaso il regno di dio è dentro l'Essere ed è fuori dall'Essere. Così ciò che si manifesta non è soltanto l'oggettività al soggetto, ma è anche il soggetto all'oggettività nella quale agisce. L'uno e l'altro sono in relazione dialettica. L'uno e l'altro si manifestano reciprocamente. L'uno non si nega all'altro nella misura in cui l'uno è parte dell'altro. Così alla domanda: vuoi che digiuniamo, che preghiamo o che diamo l'elemosina? La risposta è: fa ciò che sei! Pratica il tuo Intento; si uguale a te stesso! Nessuna regola oggettiva alla quale imporre assoggettamento ed obbedienza. Nessuna regola che non sia quella che scaturisce dalle predilezioni del singolo Essere. Sono le predilezioni del singolo Essere che determinano ciò che una persona odia, ciò che un individuo intende per menzogna. L'unica regola è essere uguali a sé stessi. L'unica regola è alimentare il divino dentro il singolo Essere. Il comportamento alimenta le predilezioni e queste dirigono il comportamento del singolo Essere. Così il singolo Essere si costruisce e la sua costruzione manifesta all'oggettività ciò che lui è mutamento dopo mutamento. Il mutamento costruisce l'Essere. Dalla costruzione dell'Essere si possono dedurre le trasformazioni nelle quale è incorso. Non si può nascondere ciò che si è diventati. Il corpo luminoso può splendere in base alle scelte fatte o può venir distrutto: non si può ingannare l'oggettività divina che ci circonda. Questa si nutre di Conoscenza e Consapevolezza non di forma o di apparenza. Cosa serve dunque digiunare se non per danneggiare il proprio corpo rendendolo incapace di affrontare le sfide dell'esistenza? Cosa serve pregare se non come manifestazione di rinuncia ad affrontare le incombenze della vita? Cosa serve dare l'elemosina se non come rifiuto soggettivo di migliorare le condizioni di vita in cui la nostra specie costruisce il proprio divenire? Cosa serve per costruire se stessi? Per costruire il corpo luminoso è necessario essere sempre uguali a se stessi (apparenza e forma) affrontando le contraddizioni della vita il cui sforzo di soluzione costruisce noi stessi! A questo si contrappone quanto scritto nei vangeli ufficiali delle chiese cristiane. Leggiamo in Matteo: "Guardatevi dal praticare la vostra giustizia davanti agli uomini, per essere veduti da loro, altrimenti non avrete ricompensa dal Padre vostro che è nei cieli. Quando, adunque, tu fai l'elemosina, non suonare le trombe davanti a te, come fanno gli ipocriti nelle sinagoghe e nelle strade, per essere onorati dagli uomini. In verità vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa, ma quando fai l'elemosina, non sappia la tua sinistra quel che fa la tua destra, affinché la tua elemosina resti segreta, e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà. E quando pregate, non imitate gli ipocriti, i quali hanno piacere di pregare in piedi nelle sinagoghe o sugli angoli delle piazza, per essere veduti dagli uomini. In verità vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa, ma tu, quando vuoi pregare, entra nella tua camera, chiudi la porta e prega il Padre tuo che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto te ne darà la ricompensa. Pregando, poi non moltiplicate vane parole, come fanno i Pagani, che credono di essere esauditi a forza di parole. Non siate simili a loro, poiché il Padre vostro sa di che cosa avete bisogno, prima che gliela chiediate". In Matteo appare evidente come elemosina e preghiera devono essere fatti soltanto come atto di sottomissione soggettiva al volere di un ipotetico padre; di un ipotetico padrone. E' il padrone che provvede a chi si sottomette. La sottomissione non deve essere manifesta, non deve essere ecclatante, deve essere intima e totale. E' una sottomissione che non deve chiedere nulla se non permettere al padrone magnanimità. Chi prega o chi fa l'elemosina non ha diritti: lo fa per sottomissione. Fare l'elemosina è una cosa normale, una cosa ovvia in quanto chiunque abbisogna di elemosina salvo chi la fa. Migliorare le condizioni di vita è possibile soltanto per chi fa quanto il dio che cresce dentro di lui gli ispira. Se c'è un padre che provvede al benessere dei suoi adoratori non è necessario migliore le condizioni di vita del sistema sociale in cui si vive, ma se l'unione dell'individuo col divino nel circostante avviene per sviluppo del divino che ha dentro, allora migliorare le condizioni di vita generali aumenta le opportunità per migliorare il divino soggettivo. Per questo motivo l'elemosina è importante per Matteo mentre non è importante in Tomaso. Lo stesso discorso vale per il pregare. Il pregare è sottomissione non è unione fra divini. E' sottomissione di bestia a padrone, non di dei che camminano insieme lungo il sentiero dell'eternità. Non è il divino del circostante che individua il divino che cresce dentro l'Essere, ma è il padrone che spia il fare del servo e in base al fare del servo decide di intervenire. Lo abbiamo già detto; nei vangeli ufficiali della chiesa cattolica c'è solo l'Essere creato perfetto da un dio perfetto. Non c'è un divino che cresce, non c'è l'Essere che determina sé stesso all'interno di una sequenza di mutamenti. L'Essere Umano è parte del gregge e in base al suo comportamento il padrone determina la relazione. Poi il padrone, esercitando il proprio libero arbitrio, può determinare la relazione in base al proprio piacere e non sentirsi vincolato dalle suppliche del gregge. Anche in questo il vangelo di Tomaso e i vangeli ufficiali della chiesa cattolica non hanno punti in comune, determinano soggetti diversi. Nel caso di Tomaso un Essere Divino che cresce, nel caso dei vangeli ufficiali gli Esseri Umani sono solo bestiame del gregge ad uso e consumo del dio padrone. La chiesa cattolica, identificandosi col dio padrone, si descrive come padrona degli Esseri Umani ai quali impone le proprie relazioni.

PARAGRAFO 8

Gesù disse: "Beato il leone mangiato da un uomo: diventerà uomo; maledetto l'uomo mangiato da un leone: l'uomo diventerà leone".

Ciò che intende dire appartiene solo a Tomaso, alla tradizione del suo tempo, ai suoi modi di dire e di presentare le cose. Io ho più di qualche idea in merito, ma non è supportabile in maniera soddisfacente.

PARAGRAFO 9

Egli disse: "L'uomo è simile ad un pescatore saggio che gettò la sua rete in mare, e dal mare la ritirò carica di pesci piccoli. In mezzo a quelli il saggio pescatore scorse un bel pesce grosso; allora gettò via, in mare, tutti i pesci piccoli e scelse senza sforzo il pesce grande. Chi ha orecchie per intendere intenda!".

In questo caso l'attività del pescatore è l'attività della ricerca dei mezzi per costruirsi. Gettare la rete in mare equivale all'intento di afferrare qualche cosa. In questi termini è presentata l'attività del pescatore. I pesci che vengono pescati sono la fonte del Sapere e della Conoscenza. Tanto più grande è il pesce pescato e tanto maggiore è l'apporto di Conoscenza e Consapevolezza. Il pesce è la fonte del sapere e della conoscenza del pescatore. Quando si cerca la Conoscenza e la Consapevolezza dovunque si trovano semi e perle preziose. I semi e le perle di Conoscenza devono essere raccolti, ripuliti, estratti dall'insieme che li contiene e alla fine l'apporto di Conoscenza, Sapere e Consapevolezza è molto poco. Il pescatore non si scoraggia. Getta la rete in mare e raccoglie quanto dal mare giunge. Gettare la rete equivale a rinnovare la ricerca! Quando in mezzo alla rete il pescatore trova un pesce grosso abbandona i pesci piccoli per bere Conoscenza, Sapere e Consapevolezza dal pesce grosso. Il pesce grosso è in grado di soddisfare la sua sete di Conoscenza e Consapevolezza in modo migliore che non dovendo raccogliere le briciole. Così il pescatore si compatta. Raccoglie le sue forze e le concentra sul pesce grosso anziché disperderle su tanti piccoli pesci. Il paragone consente di legare questo paragrafo a tutti i paragrafi precedenti dove il soggetto che cerca altro non fa che cercare i mezzi per sviluppare il dio che cresce dentro di lui. Divino che assorbe divino dal circostante. A questo passo del vangelo di Tomaso avviciniamo un passo del vangelo di Matteo che dice: "Il regno dei cieli, infine, è simile ad una rete gettata in mare, che prende ogni sorta di pesci. Quando è piena, i pescatori la tirano a riva, poi, sedutisi, mettono i buoni nei canestri e buttano via i cattivi. Così avverrà alla fine del mondo: gli Angeli verranno e separeranno i cattivi di mezzo ai giusti e li getteranno nella fornace del fuoco, dove sarà pianto e stridor di denti". La radice culturale è comune, l'intento e l'articolazione divergono. Il pescatore non è il soggetto. Anche se i pescatori gettano le reti non sono dei cercatori di Conoscenza e di Consapevolezza, sono piuttosto dei cacciatori di Esseri Umani. Sono il braccio militare del regno di dio. Come braccio militare non sono soggetti, ma semplici strumenti della volontà del loro presunto dio. Costoro mettono nei canestri i pesci buoni che hanno pescato e gettano via i pesci cattivi. Perché quei pesci sono cattivi? Non importa, serve per la similitudine. Tutti gli Esseri Umani sono buoni o cattivi per il dio padrone a seconda che ne assecondino i desideri o lo ostacolino. Nel secondo caso vanno puniti. La punizione non consiste nell'annientamento, ma nella tortura perenne. La crudeltà del dio dei cattolici è infinita. Il compiacersi delle sofferenze di chi non si può difendere. Di chi ha rivendicato il diritto al proprio esistere e alle proprie determinazioni, al proprio Sapere e alla propria Conoscenza. In Tomaso il pescatore è soggetto. E' soggetto che cerca. Il pescatore non getta via i pesci come atto di annientamento, ma li rigetta in mare dove, comunque un altro pescatore potrà servirsene o dove, comunque possono crescere e diventare pesci grandi e meritori di attenzione. Non c'è minaccia di assoggettamento in Tomaso, ma c'è necessità della ricerca, necessità della crescita del dio dentro all'Essere Umano. Si potrebbe obiettare che l'accostamento è un po' forzato, ma rispecchia gli intenti dei vangeli ufficiali e quello di Tomaso. Non troviamo nei vangeli ufficiali la necessità della crescita dell'individuo in funzione di sé stesso, ma sempre in funzione della soddisfazione dei bisogni più o meno depravati del dio padrone. Non si dirà che divertirsi a far bruciare gli indifesi dentro un fuoco eterno da parte di un Essere che si spaccia onnipotente non sia un bisogno da depravati!

PARAGRAFO 10

Gesù disse: "Ecco uscì il seminatore. Si riempì la mano e gettò (la semente). Qualcosa cadde sulla via: vennero gli uccelli e la beccarono; altro cadde sulla pietra: non mise radici in terra e non levò la spiga al cielo; altro cadde tra le spine che soffocarono la semente, e il verme se la mangiò; altro cadde sulla terra buona e portò buon frutto su in alto: produsse (più) del sessanta e del cento per cento".

Dopo il pescatore di Conoscenza e di Consapevolezza segue il seminatore di Conoscenza e di Consapevolezza quasi a significare come chi ha sete di Conoscenza e di Consapevolezza sia spinto dalla stessa forza di colui che ha la necessità di dispensare la Conoscenza e la Consapevolezza. La Conoscenza, il Sapere e la Consapevolezza sono oggetti che si possono rubare o distribuire in quanto non diminuiscono il derubato né chi le distribuisce. Anzi, proprio perché vengono rubate e distribuite concorrono a formare nuova Conoscenza, nuovo Sapere e nuova Consapevolezza. Questi oggetti non possono essere considerati dei segreti in quanto nel momento stesso in cui diventano segreti cessano di svilupparsi, annichiliscono e rattrappiscono. Il Sapere, la Conoscenza e la Consapevolezza devono essere dispensate, devono essere distribuite, devono essere rinnovate, esattamente come la semente. Se la semente non viene gettata, ma tenuta nascosta in un granaio marcirà. Non costruirà nessun futuro. La Conoscenza, il Sapere e la Consapevolezza vanno seminate. Non importa se qualcuno la prende, la deride e la distrugge. Non importa se qualcuno la ritiene così estranea da non degnarvi nemmeno uno sguardo. Non importa se qualcuno la prende e la storpia soffocandone l'impeto innovativo e germinativo. Ciò che va a frutto è sufficiente per ripagare gli sforzi del seminatore. Il seminatore si è arricchito nel seminare. Il seminare ha costituito uno sforzo e da quello sforzo ha ricevuto la Conoscenza messa a frutto. Non solo la Conoscenza ha messo radici, ma è tornata a lui moltiplicata. Il Sapere e la Conoscenza non possono essere trattenute per sé o nascoste, ma devono essere manifestate affinché possano arricchirsi. Chi semina Conoscenza e Consapevolezza riceverà il frutto dell'arricchimento che la contraddizione che ha prodotto gli porterà. A questo deve essere affiancata la parabola del seminatore in Matteo. Non è diversa nell'essenzialità al testo di Tomaso, ma a differenza di Tomaso Matteo ritiene le persone idiote. Dice il Gesù di Matteo nella stessa parabola: "Per questo io parlo ad essi in parabole, perché vedendo non vedano, e udendo non intendano, né comprendano". Non sono le persone che non comprendono, ma Gesù che vuole impedire di essere compreso, dice Matteo. Per questo motivo aggiunge una spiegazione alla parabola. Una spiegazione il cui scopo è quello di distruggere il senso della parabola. Per Matteo il senso deve essere quello dell'assoggettamento al dio padre del suo Gesù; non è costruzione di libertà! Dice Matteo: "Quando uno ascolta la parola del Regno e non la comprende, viene il maligno e porta via quello che è stato seminato nel suo cuore: questo è il grano seminato lungo la strada. Chi ha ricevuto il seme in luoghi rocciosi, è colui che ascolta la parola e subito la sente con gioia;, ma non ha radice in sé, è incostante, e appena giunge una tribolazione o una persecuzione a causa della parola, subito soccombe. Chi ha ricevuto il seme fra le spine, è colui che ascolta la parola, ma le cure di questo mondo e la seduzione delle ricchezze soffocano la parola, sicché rimane infruttuosa. Infine, chi ha ricevuto il seme in buon terreno è colui che ascolta la parola, la comprende e porta frutto, producendo chi il cento, chi il sessanta, chi il trenta". Necessità di dare la spiegazione che più conviene. Interviene il maligno, intervengono le contraddizioni del mondo, intervengono le necessità della vita. Quanto è misera la parola del dio che non comprende quanto la vita riserva agli Esseri Umani. Matteo deve piegare gli Esseri Umani alla parola. Gli Esseri Umani devono asservirsi alla parola, devono rendersi schiavi e sottomettersi alla parola. Soltanto sottomettendosi alla parola possono arricchire la parola stessa. Il problema reale è che la parola non arricchisce gli Esseri Umani: li lascia vuoti e sottomessi. Quella parola impone dunque ribellione. Devo affrontare le contraddizioni della vita; che me ne faccio di una parola che mi impedisce di affrontare le contraddizioni? No! Dice Matteo: sottomettiti! La tribolazione impone la tua attenzione? Ebbene tu continua a tribolare, ma continua a sottometterti alla parola. Per Matteo il seminatore è solo un seminatore di morte, distruzione e sottomissione. Quanta differenza con Tomaso.

Claudio Simeoni

Meccanico

Apprendista Stregone

Guardiano dell'Anticristo

Piaz.le Parmesan, 8

30175 Marghera - Venezia

tel.041933185

E-mail claudiosimeoni@libero.it

 

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