Significato di contraddizione, divenire, negazione della negazione

Claudio Simeoni

Contraddizione, divenire, negazione della negazione

Non è possibile distinguere questi tre vocaboli separandoli nel significato religioso perché dall'uno deriva l'altro e l'altro determina le condizioni dell'uno.

Forse potrebbe essere utile coniare un unico termine con cui definire manifestazioni, effetti e fini di questi tre elementi insieme, ma non credo, almeno per ora, che sia possibile.

La manifestazione di una contraddizione, in campo sociale o religioso, comporta sempre l'esistenza di un conflitto che ha nella contraddizione la sua espressione. Un conflitto non si esaurisce mai in sé stesso e, le parti in conflitto che emergono alla fine del conflitto, non sono mai le parti che esistevano prima del conflitto.

Tutta l'esistenza è relazione.

Qualsiasi oggetto dell'esistente non è mai separato assolutamente da altri oggetti dell'esistente. L'esistenza è relazione e la relazione è il punto di vista, il nodo focale, dell'attenzione di ogni ragionamento sociale, religioso o filosofico. O si separano gli oggetti dal loro insieme, o si considera la relazione come il soggetto che consideriamo.

La realtà di un oggetto è determinata dalle relazioni che l'oggetto intrattiene con il mondo e il mondo viene considerato da un qualunque oggetto, che vogliamo considerare, come soggetto, nelle relazioni che il mondo intrattiene con lui. In quest'ottica non esistono "oggetti", ma solo "soggetti " che intrattengono relazioni perché la relazione è il soggetto mentre gli attori della relazione, che prendiamo in considerazione, noi stessi ad esempio, siamo gli oggetti rispetto alla relazione stessa.

Prendiamo un esempio di un ipotetico uomo e un'ipotetica donna: possiamo considerare uno soggetto e l'altro oggetto, a seconda di cosa prendiamo in considerazione; li possiamo considerare due oggetti, a seconda di cosa prendiamo in considerazione; oppure li possiamo considerare due soggetti assumendo il punto di vista della relazione.

Questo vale per ogni relazione che possiamo concepire.

A seconda della scelta che facciamo, sviluppiamo dei sistemi di pensiero diversi che producono logiche diverse ed esprimono interessi soggettivi diversi.

Una relazione, qualunque relazione, vive di equilibri e di squilibri. E' irrilevante cercare il perché dello squilibrio, è fondamentale prendere atto dell'esistenza dello squilibrio, analizzare il meccanismo dello squilibrio ripristinando un nuovo equilibrio il cui scopo è la realizzazione di una relazione che non è più quella di prima, ma è una nuova relazione. Quando uno squilibrio si manifesta, non c'è più ritorno all'equilibrio precedente, ma l'equilibrio precedente muore e, il ripristino dell'equilibrio, costituisce la nascita di un nuovo equilibrio.

L'esistenza dello squilibrio lo chiamiamo "contraddizione" perché gli attori che partecipano alla relazione tendono a ripristinare l'equilibrio cercando ognuno le migliori condizioni per veicolare le proprie tensioni soggettive. Tensioni che possono apparire, a seconda dei soggetti, come bisogni o desideri.

La "contraddizione" è relazione. E' Ares, Marte, che si esprime veicolato dai soggetti che vivono la "contraddizione". La "contraddizione" si chiama Ares, Marte, ed è un soggetto in sé che esprime i bisogni degli attori di generare quello squilibrio figlio della loro necessità. "Ares sorge dal loro grembo", diventa soggetto coinvolgendo gli attori nella ricerca di un nuovo e diverso equilibrio.

Tutto l'universo, in qualunque ambito, qualunque sia l'insieme che consideriamo, diviene per equilibrio, squilibrio, equilibrio. Tutto l'universo, in qualunque ambito, qualunque sia l'insieme che consideriamo, diviene contraddizione dopo contraddizione.

Il concetto di "contraddizione" non tiene conto del concetto di non-contraddizione, di equilibrio, perché la "contraddizione in essere" è un vortice che coinvolge gli attori. Tanto più è violenta e coinvolgente la contraddizione, tanto più gli attori perdono i loro punti di riferimento propri dell'equilibrio che vivevano prima dell'insorgenza della contraddizione.

Da qui il concetto di "negazione della negazione" per definire le condizione del presente vissuto. Il presente, nel momento in cui viene vissuto da soggetti che esprimono la loro volontà d'esistenza, viene continuamente negato nella sua rappresentazione. Ogni soggetto nega il proprio presente vissuto cercando un nuovo e diverso presente nel quale veicolare le proprie pulsioni, tensioni, bisogni o desideri. Nel farlo, vive le relazioni che si modificano continuamente in una perenne ricerca di equilibrio pronto per gli squilibri.

Questo costituisce il divenire.

Tutto diviene e tutto si trasforma dove il presente vissuto è una trasformazione in atto al di là che i soggetti siano coscienti della trasformazione o meno. L'essere coscienti o meno della trasformazione in atto dipende dalla qualità del soggetto, dalla sua coscienza, dalla sua percezione della realtà, dai suoi desideri, fini ed intenti della sua esistenza.

Sta di fatto che ogni soggetto dell'universo vive in uno stato di perenne mutamento e il mutamento, la trasformazione, sia del soggetto, che di ogni soggetto dell'universo e di quello che può essere considerato come oggettività della loro esistenza, vive in un continuo mutamento e trasformazione.

Divenire è la condizione dell'esistente che non è mai esistito nella forma in cui si esprime nel presente e che viene negato in ogni istante in cui un nuovo e diverso presente emerge dal presente precedente.

Voler fermare l'attenzione su un soggetto, significa separare un oggetto dall'insieme dal quale è emerso e negare l'insieme come condizione che ha costruito il singolo oggetto considerato. Il singolo oggetto non viene solo separato dall'insieme, ma viene separato dal mutamento che lo ha prodotto e dalla mutazione che avverrà quando negherà quel presente da cui lo abbiamo separato per considerarlo.

Isolando l'oggetto dalla trasformazione lo abbiamo bloccato per farlo apparire alla nostra ragione come immobile. In questo modo abbiamo negato sia l'esistenza delle contraddizioni come realtà di ogni presente, abbiamo negato la negazione della negazione come soggetto reale in cui si esprimono tutti gli oggetti che nelle relazioni diventano soggetti e abbiamo negato il divenire del presente negando tensioni, pulsioni, desideri e bisogni.

In questo modo si è creato l'oggetto chiamato Dio. Immobile, assoluto, eterno.

Si tratta della sconfitta del creatore del Dio cristiano. L'uomo ha avuto paura di vivere il mutamento, la contraddizione, si è ritirato impaurito dagli squilibri e , anziché cercare un nuovo e diverso equilibrio, ha preferito negare le condizioni dello squilibrio elaborando un soggetto immobile, perfetto, assoluto ed eterno con cui identificarsi e proiettare i propri desideri di un equilibrio che non è la ricerca di un nuovo equilibrio dato lo squilibrio che vive, ma è un ritorno all'equilibrio precedente, un ritorno all'utero, in cui l'uomo si sente rassicurato.

Marghera, 07 marzo 2023

 

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Ultima modifica 12 febbraio 2023

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