DAL MITO ALL'ACCADEMIA DI ATENE;

DAL NEOPLATONISMO AL CRISTIANESIMO

ATTRAVERSO LA DISTRUZIONE DEL CORPO


di

Claudio Simeoni


PREMESSA:

Al testo sono state mosse delle obiezioni in cui si dice che ad un certo punto, nel testo: “... non si è più di fronte ad un approccio culturale, ma ad un coacervo di affermazioni senza senso!”

Questo tipo di obiezioni è proprio del contesto culturale cattolico quando affronta i testi antichi e le interpretazioni che ne vengono fatte da chi non ammette il punto di vista cattolico.

Assumere il punto di vista della religione Pagana Politeista, nell'analisi e nella rappresentazione religiosa presentata dagli antichi testi, porta necessariamente ad obiezioni e conclusioni assolutamente differenti dall'appiattimento culturale interpretativo imposto dalla cultura dominante cattolica.

Se nell'attività di Zeus i cattolici colgono l'attività di “puttaniere”, un Pagano Politeista coglie il “venir in essere” del presente e di tutte le tensioni che sono alla base della vita: la “creazione di Zeus” nell'universo dei Titani! Se i cattolici, nell'attività di Ercole, vedono solo un uomo forte e borioso che si oppone alla gelosia di Hera, i Pagani Politeisti vedono, nelle fatiche di Ercole, una via alla conoscenza che percorsa con impegno, passione e autodisciplina consente loro di accedere all'Olimpo.

Si tratta di due modi diversi di leggere le Antiche Religioni e i testi religiosi e filosofici che hanno determinato la transizione dalla visione Mitica della realtà alla visione attuale dominata dalla cultura del monoteismo cristiano.

Già ho parlato della visione mitica della realtà: http://www.federazionepagana.it/discorsosulmito.html e diventa importante per i Pagani Politeisti comprendere i passaggi non solo dall'età del Mito all'età della filosofia, ma anche e soprattutto dall'età della filosofia all'età dell'assolutismo monoteista.

Solo in questo modo siamo in grado di fare il percorso inverso, dal monoteismo al Mito, nella situazione culturale e sociale che si è determinata dopo milleseicento anni di assolutismo cristiano.


DAL NEOPLATONISMO AL CRISTIANESIMO

ATTRAVERSO LA DISTRUZIONE DEL CORPO


Giamblico fu uno dei grandi filosofi dell'ultima accademia. E' un Teurgo ed è colui che introduce nel Neoplatonismo i resti del Pitagorismo e tenta una rifondazione del pensiero delle antiche religioni partendo da Porfirio.

La sua è l'epoca è l'epoca dello scontro fra Platonismo, Neoplatonismo e il cristianesimo. E' l'epoca in cui Neoplatonismo e cristianesimo, pur divergendo nella struttura dottrinale, trovano un comune terreno su cui lavorare: la distruzione del Mito ad opera della filosofia. La distruzione del Mito ad opera del Logos!

Le questioni, poste dalle Antiche Religioni, stavano decadendo in un dibattito filosofico-religioso in cui l'essenza stessa delle Antiche Religioni veniva negata in funzione di una nuova concezione che, negando la centralità al corpo, la vita fisica, avrebbe portato alla distruzione delle società antiche e alla trasformazione degli Esseri Umani in schivi perenni. Schiavi non tanto per ragioni economiche, ma con tutto il loro corpo e con tutta la loro anima.

Le citazioni di Giamblico sono tratte da “I misteri degli Egiziani” tradotto da Claudio Moreschini edizione BUR.


Scrive Giamblico ne "I misteri degli Egizi" ed. BUR

 

"Considera, infatti, per favore, l'ultimo degli esseri divini, cioè l'anima libera dal corpo: che bisogno ha, costei, di avere l'origine nel piacere o di ricostruire la sua natura nel piacere? Essa è per natura superiore e conduce una vita non generata. E come può partecipare al dolore, che conduce alla corruzione e dissolve l'armonia del corpo, dal momento che essa è totalmente estranea al corpo e alla natura che si divide nel corpo ed è del tuto separata da quell'armonia che è nell'anima e discende nel corpo? Ma nemmeno abbisogna delle passioni che precedono la sensazione, perché nemmeno è trattenuta nel corpo, né, per essere circoscritta in qualche luogo, ha bisogno, grazie a strumenti corporei, di afferrare certi altri corpi che sono al di fuori di quel luogo. Invece, poiché nel suo complesso è indivisibile e rimane sempre nella medesima forma, in quanto rimane incorporea in sé e per sé e non ha niente in comune con il corpo che nasce e patisce, essa non potrebbe patire né secondo la divisione né secondo l'alterazione né potrebbe avere alcunché che abbia a che fare col mutamento e la passione."

 

Questo concetto espresso da Giamblico sarà uno dei concetti portanti dell'ideologia religiosa del monoteismo giunto fino a noi. La separazione anima e corpo implica che il monoteismo può disporre di ogni corpo (compreso stuprare bambini) perché non può intaccare la sua anima: l'anima dell'altro, l'anima dell'individuo posseduto come oggetto! Per contro, il monoteismo introduce la possibilità per il proprio corpo di condannare la propria anima se il corpo non si sottomette al padrone: tutti i peccati sono "reati" di sottrazione soggettiva al dominio fisico, psichico e emotivo al volere del dio padrone e di chi ne "fa' le veci".

Il concetto delle Antiche Religioni e del Paganesimo attuale consiste nel presupposto che l'anima (o ciò che per essa intendiamo) è MANIFESTATA DAL CORPO E CHE LE AZIONI DEL CORPO PLASMANO L'ANIMA: ciò che diventerà IL CORPO LUMINOSO DEGLI ESSERI DELLA NATURA!

E così l'anima, col corpo e con tutta la struttura psico-emotiva degli Esseri della Natura, nasce dal piacere, dalla manifestazione di Eros primordiale, e solo vivendo nel piacere dell'espansione della vita fisica, psichica ed emotiva la struttura dell' "anima" assume quella consistenza che le consente di assumere su di sé la Coscienza dell'individuo trasformando la sua morte fisica in nascita del suo corpo luminoso.

Proprio questa concezione dell'esistenza degli Esseri della Natura ci permette innanzi tutto di inserire la specie umana nell'insieme delle infinite specie che formano il corpo e l'anima di Giunone nel suo "infinito" divenire e nelle sue infinite trasformazioni, attraverso un numero "infinito" di nascite, in un numero "infinito" di specie. In secondo luogo, ci permette di comprendere il "comportamento eroico", cioè tutta quella serie di azioni attraverso le quali gli Esseri della Natura affrontano le sfide della vita nella loro esistenza.

Ci permette, inoltre, di comprendere quel meccanismo che si attiva dentro di noi quando guardiamo un film in cui il protagonista, dopo tante vicende, finalmente riesce a trionfare: non fa altro che stimolare l'Ercole che sta dentro di noi e che avremmo potuto o dovuto essere se non ci fossimo sottomessi. Ed "infine", voglio sottolineare che questa concezione dell'esistenza ci fa comprendere come noi non siamo separati dal mondo in cui viviamo e che le trasformazioni del mondo sono le nostre trasformazioni e le nostre trasformazioni sono le trasformazioni del mondo e che quando succede un avvenimento questo ci coinvolge e ci deve interessare anche se quest'avvenimento si manifesta dall'altra parte del mondo. Perché l'esistente altro non è che un crogiolo di DEI nel quale noi abbiamo l'opportunità di costruire il dio che cresce dentro di noi!


Parlando della divinazione Giamblico afferma:


“Se tale, dunque, è l'attività divina veramente divinatrice, chi non si vergognerebbe ad introdurre in essa la natura, la quale è priva di intelligenza e non compie le cose che giungono all'esistenza, come se ella facesse sorgere in noi una disposizione alla divinazione e ponesse gli uni più degli altri di meno siffatta attitudine? Nei casi, infatti, in cui gli uomini hanno ricevuto dalla natura delle spinte alla propria perfezione, certe attitudini precedono la natura stessa; ma in quei casi in cui nessuna opera umana e nessun nostro fine precedono, mentre è stato precedentemente posto un bene divino, più antico della nostra natura, non si potrebbe mai supporre l'esistenza di una dote naturale, perché dove si trovano le perfezioni, là si trovano anche le preparazioni imperfette.”


La natura viene intesa da Giamblico e i Neoplatonici come un soggetto cui manca l'intelligenza. Eppure, tutta la ragione con cui Giamblico si esprime altro non è che una trasformazione di ciò che viene prodotto dalla Natura. Non mi riferisco all'evoluzione delle specie, ma mi riferisco a qualche cosa di più immediato: al neonato che si trasforma in un Essere Umano adulto.

Il turbamento che tale idea provoca sia nei Neoplatonici che in Giamblico viene smorzato dalla creazione dell'idea secondo cui tutto quanto viene attribuito all' “anima” precede il venir in essere del corpo. Il corpo, come semplice vaso che contiene l'anima e tutto il suo sentire e tutto il suo intuire. A Giamblico non passa nemmeno per il cervello che tutte le qualità che egli attribuisce all'anima, altro non sono che la manifestazione della consapevolezza del corpo.

Per cui, l'intelligenza, l'intuito, la volontà dell'uomo non è prodotta dal suo venir in essere e dalle scelte che ha messo in atto nella sua esistenza, ma da “doti” o “doni” che a quel corpo ha portato quell'anima che precedendo in esistenza il corpo in quel corpo ha preso dimora.

E così il corpo può essere distrutto, umiliato, offeso, punito perché ciò che è importante è la sua anima. Anima intesa come precedente il corpo e come entità separata dal corpo stesso. Un corpo che si può distruggere sottomettendolo a mille imposizioni morali in quanto è solo lo strumento dell'anima.

Ben diverso era il concetto a fondamento dell'Antico motto che i Greci e i Romani ci lasciarono: mente sana in un corpo sano! Quando conoscevano perfettamente la relazione esistente fra il corpo e l'anima dove il benessere dell'uno era il benessere dell'altro e viceversa!

Un corpo che si manifesta nella vita fisica e nella vita psichica: nell'uno lo chiamiamo corpo fisico e nell'altro anima!

Proprio per questa concezione manca a Giamblico il passaggio successivo: l'attività degli Stregoni o degli Iniziati. L'attività di coloro che agiscono nella natura. Per lui sono degli imbroglioni o dei malati.


“Comunque, anche molti altri punti di questa innovazione polemica potrebbero suscitare meraviglia, ma per certo si avrebbe ragione ad essere stupefatti della contrarietà di queste opinioni, se, dato che tutto l'argomento possiede soltanto apparenza, e nessuna realtà, dagli stregoni o da tutti coloro che sono mossi dalle passioni o dalla malattia (e questo perché tutti costoro sono degli imbroglioni), si osa dire che essi possono raggiungere anche la verità. Infatti, quale inizio della verità o quale spunto, piccolo o grande che sia, di intuizione della realtà potrebbe essere in costoro? Ma non si deve prendere la verità come qualcosa che potrebbe verificarsi anche per caso (perché capita che essa sia scritta anche da coloro che si lasciano portare sconsideratamente dai fatti); né quella che si verifica in seguito ad un accordo fra le cose fatte (questa, infatti, si trova anche nelle sensazioni e nelle immaginazioni degli animali); essa non possiede, infatti, nessuna verità sua propria, né divina né superiore alla natura comune; no, noi parliamo di quella verità che rimane sempre in atto e allo stesso modo possiede tutta intera la conoscenza di ciò che esiste ed è per natura legata alla sostanza delle cose, impiega un ragionamento infallibile e conosce tutto in modo perfetto, stabile e ben definito. E' a questa verità che si deve ricondurre la divinazione.”


Ed è l'inconcepibile proprio dei Neoplatonici: la libertà!

E' il risultato della rivoluzione filosofica di Platone nella fondazione della sua filosofia. Distrugge il concetto di libertà, quale elemento concettuale proprio del MITO, per sostituirlo col concetto di verità che diventa il fondamento sia dell'Accademia che delle religioni rivelate: chiunque sottomette individui ritiene sé stesso detentore della verità che tutti devono accettare. Se inizialmente alcune verità saranno esposte con ricchezza di argomentazioni, poi arriveranno le verità che impongono sé stesse attraverso l'uso della violenza, la tortura e la distruzione delle società umane.

Mentre gli Stregoni e gli Iniziati continuano il cammino di Libertà rimuovendo gli ostacoli che si frappongono davanti all'umana esistenza, i detentori di verità disquisiranno su quale sia La Verità all'interno di una patologia psichiatrica da sindrome di onnipotenza che finirà per calare nell'animo degli Esseri Umani non la tensione per la vita e la sua espansione, ma la tensione alla sottomissione e all'autoadeguamento alla verità!

Agire per Natura significa, comunque, sviluppare sé stessi all'interno delle condizioni d'esistenza. Agire per adeguarsi ad una verità, come fecero i Neoplatonici, significa negare l'espressione di una serie di pulsioni di vita, come la sessualità, alcune qualità di cibo, imporsi una disciplina che nega le pulsioni del corpo considerare basse e vili. Solo che quelle pulsioni sono la motivazione stessa dell'esistenza umana e negare le pulsioni o sottomettere le pulsioni ad una morale imposta da una verità equivale a distruggere l'impulso di libertà dell'Essere Umano.

Il Neoplatonico esalta il comportamento eroico solo contro sé stesso; l'uomo del mito considera il comportamento eroico l'attività del singolo individuo nel mondo in cui è nato.

Quella di Platone più che una rivoluzione intesa come cambiamento verso lo sviluppo dell'umanità, fu una rivoluzione funzionale alla distruzione dello sviluppo umano codificando ed ordinando tutta una serie di ipotesi che la realtà della vita quotidiana, fino allora, aveva squalificato.

Con Platone l'Essere Umano cessa di essere il soggetto della vita quotidiana e sociale per diventare un ricettacolo di un'anima che sente e percepisce anteriormente all'esistenza del corpo. L'uomo non è più un insieme funzionale che si lancia sul palcoscenico della vita, ma è solo un vaso, un contenitore di emozioni che lo animano e che devono essere divise in emozioni nobili ed emozioni basse. Emozioni da esaltare ed emozioni da reprimere e condannare.

L'Essere Natura che fino a Platone era il metro di misura dell'esistenza umana viene messa sullo sfondo. Rea viene separata dai suoi Leoni! E diventa pura essenza, spirito che aleggia sulle teste degli Esseri Umani.

Alla fine gli Esseri Umani diventano vasi, fatti dal vasaio e privati del diritto di rivendicazione nei confronti del vasaio stesso.

Il NON-uomo che contiene un'anima e che può essere salvato mettendo sul rogo il suo corpo. Così diventa il naturale sviluppo della filosofia dell'Accademia applicato dalla chiesa cattolica diverse centinaia di anni dopo.

Marghera, 07 febbraio 2006


Claudio Simeoni

Meccanico

Apprendista Stregone

Guardiano dell'Anticristo

Piaz.le Parmesan, 8

30175 - Marghera - Venezia

tel. 041933185

e-mail claudiosimeoni@libero.it


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