Dove e su chi dovrebbe indagare
la Squadra Anti Sette della Polizia di Stato?

di Claudio Simeoni

Come la Polizia di Stato ha costruito
l'odio religioso nella società

Idee e riflessioni sulla società

 

Nella trasmissione televisiva su RAI due del 15 dicembre 2006, dopo il TG2 delle 20.30 si è vista la pietosa e farneticante presentazione del responsabile della Polizia di Stato della nuova Squadra Anti Sette.

Pietosa, nel senso che il rappresentante della Polizia di Stato ha assimilato a degli assassini delle persone innocenti, assolte con sentenza definitiva, con una superficialità professionale degna del peggior terrorismo.

Ma il rappresentante della Polizia di Stato ha compiuto il suo capolavoro con la sua memoria, parlando di una setta pericolosa che agì in Calabria nel 1988.

Questo poliziotto, che definire inetto, incapace ed infingardo è poco, ha ricordato un episodio che ha provocato allarme sociale associandolo al satanismo senza analizzare le cause che lo hanno provocato: bei psicologi incapaci ha la Polizia di Stato.

La domanda è: PERCHE' LA POLIZIA DI STATO NON HA ARRESTATO I VESCOVI DI CALABRIA?

Perché questo personaggio della Polizia di Stato ha accusato pubblicamente delle persone innocenti assimilandole a dei criminali? Persone innocenti, tanto che lo Stato Italiano sta risarcendole dei danni subiti per ingiusta carcerazione? E perché la trasmissione televisiva di RAI 2 ha tentato di far passare per satanismo un "escamotage" difensivo (il diavolo nelle mutandine) dettato dagli avvocati difensori delle assassine di Foggia, come presenza satanista?

E per quali fini, se non quelli di terrorismo, la trasmissione televisiva del TG2 ha confezionato un servizio finalizzato a provocare allarme sociale che parla di 600.000 satanisti e 8.000 sette sataniche in relazione a reati gravissimi?

Siamo alla pura demenza che quando è fatta propria dalle Istituzioni serve soltanto per costruire odio e terrore sociale finalizzato a destabilizzare la Costituzione della Repubblica.

L'episodio della setta Calabrese è noto.

I cristiani erano i suoi ideatori e i suoi responsabili.

I protagonisti dovevano essere mentalmente condizionati nelle parrocchie e negli oratori per farneticare e attendere la resurrezione del loro Gesù cristo.

E' negli oratori e nelle parrocchie che la Polizia di Stato dovrebbe indagare sistematicamente per impedire che le persone siano sottratte ai diritti che la Costituzione attribuisce loro.

Criminali come Bonaiuto o Benzi agiscono per fomentare il disagio sociale, perché sul disagio sociale questi terroristi fondano il loro potere.

Proviamo a leggere un articolo del 1988 sull'episodio della setta calabra, per capire quanta violenza in quell'attività fu fatta dai cattolici attraverso le parrocchie, gli oratori e da tutta la loro organizzazione criminale dalla quale il criminale Bonaiuti vuole allontanare l'attenzione.

La Repubblica - Domenica, 29 maggio 1988 - pagina 17
dal nostro inviato PANTALEONE SERGI
La setta misteriosa
L' allucinante vicenda scoperta a San Pietro in Amantea, un piccolo e povero centro in provincia di Cosenza.
Il giudice ha fatto arrestare 35 persone, sorprese a pregare in un locale accanto a quello in cui era nascosto il cadavere.
Sequestrato un vero arsenale.
ASSASSINIO NEL "TEMPIO" SEGRETO

"La sacerdotessa e i suoi fedeli hanno punito un traditore" "Siamo di fronte a una autentica organizzazione criminale", spiega il magistrato, "una setta che aveva anche altri interessi". Si parla di spaccio di droga, di rapimenti e di legami con le cosche mafiose

S. PIETRO IN AMANTEA Una setta di fanatici; messe nere e riti satanici; un morto ammazzato con un rituale che non ha niente di occulto e ricorda invece le peggiori esecuzioni mafiose, il ritaglio di un giornale con la foto del piccolo Marco Fiora, un arsenale fatto di fucili, pistole e migliaia di cartucce, un bel mucchietto di milioni disponibile (quasi un miliardo tra contanti, assegni circolari e depositi bancari) ma soprattutto la certezza degli inquirenti che la sacerdotessa, volitiva e dotata di grande carisma, arrestata con 34 adepti fosse a capo di una organizzazione che aveva solo fini criminali. La scoperta della sanguinaria comune in una impervia località dell' Appennino paolano, dove una vecchia masseria era stata trasformata in una specie di monastero, è accompagnata da tanti misteri e tanti interrogativi ma anche da alcune certezze. Siamo in presenza di una organizzazione criminale, dice il sostituto procuratore della Repubblica di Paola, Luigi Belvedere, che si copriva con la storia della setta, della comunità di preghiera, ma che invece aveva ben altri interessi. Quali? Si parla di commercio di stupefacenti e qualcuno ricorda che già anni fa un adepto della setta venne trovato in possesso di droga. E si parla anche di possibili legami con le cosche dedite ai sequestri. Il danaro ritrovato, infatti, potrebbe essere provento di rapimenti, forse anche di quello di Marco Fiora, il bambino torinese da oltre un anno prigioniero, si dice, in una prigione sull' Aspromonte. A San Pietro in Amantea, poco più di 800 abitanti, un piccolo povero paese in provincia di Cosenza che sorge a due passi dal Tirreno su un crinale tra le bassi valli del fiume Oliva e del torrente Licetto, la gente è, in maggioranza dalla parte della santona e del suo gruppo. Per noi erano brave persone, afferma il sindaco Francesco Guzzo, gente che non ci aveva dato mai alcun fastidio. Ma c'è un morto, trovato in uno sgabuzzino della masseria con la porta saldata, un morto incaprettato e finito con una dozzina di colpi di pistola che getta ombre misteriose su tutto. Non riusciamo a capire come sia potuto avvenire che un uomo sia stato ucciso in una maniera così orribile. Forse c'è stata qualche infiltrazione esterna, spiega ancora il sindaco Guzzo il quale ' giustifica' il possesso del miliardo da parte della setta dicendo che in quella masseria lavoravano tutti come muli e ricevevano molte offerte dai fedeli. Gli inquirenti però la pensano diversamente. E la storia degli apostoli di Cristo, come il Gruppo del Rosario si autodefiniva, e di ciò che è accaduto nel cascinale di contrada Moschicella è di quelle che a prima vista fanno intravedere scenari truci, inquietanti vicende di malavita sull'asse Torino-Calabria su cui si sta appuntando l' attenzione di polizia e carabinieri da diversi giorni. Al centro di tutta la vicenda c' è lei, Lidia Naccarato, 36 anni, buona cultura (afferma di essere laureata), forte personalità, dotata secondo molti di poteri medianici, erede spirituale predestinata già dalla nascita dello zio, Antonio Naccarato, morto nel 1983 (ma per qualcuno sarebbe addirittura ancora vivo). Santo Nenio, questo era il nome con cui era conosciuto in paese, aveva fondato la comunità una decina di anni orsono, non appena tornato al paese da Torino, dove svolgeva l' attività ufficiale di commerciante ambulante di scarpe e quella segreta di capo di una setta che attendeva la resurrezione di Cristo e che negli anni invece pregava e invocava quella del santone: lo faceva con riti propiziatori e preghiere, con una processione al giorno, alle sette di sera, quando, in una grotta dove in vita egli si ritirava a meditare, gli adepti (tra cui anche medici e altri professionisti) portavano sigarette Muratti e bottiglie di wiskj. Tutto è cominciato la sera di giovedì scorso quando un uomo si è presentato, ben vestito e ben curato, al pronto soccorso dell'Ospedale dell'Annunziata di Cosenza. Aveva una ferita al volto, leggera, forse un colpo di pistola, forse una pugnalata di striscio. Si chiama Lorenzo Tommasicchio, ha 39 anni, venditore ambulante, originario di Bari e residente a Torino. Alla polizia dapprima ha detto di essere stato ferito in un tentativo di rapina. Poi invece ha raccontato della comunità di S. Pietro in Amantea, ha lasciato intravedere che in quel luogo si erano consumati e si stavano per consumare altri delitti. Polizia e carabinieri sono andati in contrada Moschicella: all' ingresso della masseria, appeso e sventrato, un gatto biondo (a simboleggiare, secondo il giudice Belvedere, che l' eliminazione di Tomasicchio doveva essere portata comunque a termine) e dentro, in un grande salone, attorno a un tavolino coperto da una tovaglia bianca sulla quale spiccavano un quadro della Madonna e una foto incorniciata del santone Antonio, una trentina di persone. Apparentemente in estasi, sudati e scalzi - racconta uno degli investigatori - tutti si tenevano per mano, recitavano strane preghiere e giravano attorno al tavolo. Lo scopo del rito era quello di far resuscitare Antonio Naccarato: la nipote Lidia, che ogni giorno faceva portare al cimitero viveri per lo zio defunto, aveva fatto credere che con le preghiere era possibile. La sacerdotessa non faceva parte della catena umana. Era in un' altra stanza, in trance (almeno così dice chi l' ha vista), vestita con un lungo abito bianco e sdraiata su un lettino. Quasi quasi gli agenti si stavano per scusare dell'irruzione. Poi qualcuno ha notato una porticina in lamiera, saldata e ha pensato di forzarla per dare uno sguardo nella stanza. E dentro c' era un uomo, un giovane, incaprettato e quindi eliminato a colpi di pistola, poi identificato per Pietro Latella, 27 anni, nato in Francia da genitori calabresi, residente a Torino. Nella serata di ieri è corsa voce che non sarebbe questa la sua vera identità. C' è il sospetto che si possa trattare non del giovane conosciuto a Torino soprattutto per le sue opere di carità, ma di una persona che doveva essere un teste importante in un processo. Stiamo indagando anche su questa voce, spiega il giudice Belvedere, ma non abbiamo per ora alcun motivo di ritenere che si tratti di un' altra persona. L' uccisione di Latella, di cui si è autoaccusato un membro della setta (gli inquirenti ritengono però che a sparare siano stati almeno in tre), sarebbe stata decisa e portata a termine come rito propiziatorio per la risurrezione di Antonio Naccarato? Così forse avrebbe voluto far credere la nipote arrestata che avrebbe spinto il gruppo alla vendetta contro un traditore. Ma il giudice Belvedere, che ha già interrogato gran parte degli arrestati (tutti accusati di concorso morale e materiale in omicidio e tentato omicidio) ritiene di avere prove tali da poter affermare che l' eliminazione di Latella è nata da motivi di contrasto tra il gruppo calabrese e il gruppo torinese della setta che aveva come fine primo, anche se occulto, una attività criminosa ancora da chiarire. A capo dell'organizzazione c'era lei, Lidia Naccarato, ma chi faceva parte del governo, strumentalizzando l'attività pseudoreligiosa della setta per coprire illecite attività? Secondo il magistrato inquirente questo qualcuno potrebbe essere anche tra le persone arrestate. Ma indagini si stanno effettuando su tutti gli 800 seguaci torinesi e su un altro gruppo di adepti che si riunisce a Pagani in provincia di Salerno. E il ruolo di Tommasicchio? Per il magistrato è ancora tutto da chiarire. Di quale gruppo faceva parte? Chi l' ha ferito? Forse dopo il suo interrogatorio se ne potrà sapere qualcosa di più. Per ora Tommasicchio è piantonato in una stanzetta al quinto piano dell' ospedale di Cosenza. Ben quattro carabinieri impediscono a chiunque di avvicinarvisi senza permesso del magistrato: neppure la biancheria intima che gli hanno portato i familiari gli è stata consegnata.

FINE ARTICOLO DEL GIORNALE LA REPUBBLICA DEL 29 MAGGIO 1988

Perché la Polizia di Stato non ha indagato sulla Chiesa Cattolica?

Eppure la Chiesa Cattolica non è religione di Stato!

Né la chiesa cattolica può commettere i suoi crimini trasferendo le proprie "convinzioni religiose" e sostituendole ai principi sociali determinati dalla Costituzione!

Perché la Polizia di Stato non ha agito nelle parrocchie? Eppure queste persone si riunivano nelle chiese a pregare. La Polizia di Stato doveva sapere che era con la preghiera cattolica, con le promesse del "paradiso", millantando "miracoli", che le persone venivano irretite, raggirate, ingannate. La Polizia di Stato doveva sapere che solo "vendendo" un particolare rapporto fra l'individuo e il dio creatore (o il santo di turno) si possono circonvenire persone fragili e indifese. Si può sospettare che la Polizia di Stato abbia atteso che avvenissero dei delitti pur di permettere ai cattolici di violare il dettato Costituzionale attraverso la loro azione nella società civile? Ed ora un poliziotto giustifica, con le omissioni di allora, un'attività repressiva rispetto al nulla con l'appoggio di chi appartiene alla stessa banda religiosa che quei delitti ha commesso?

Come sono finite quelle indagini?

Quali sono stati i condannati?

E la manipolazione mentale che i vescovi cattolici hanno fatto sulle persone affinché queste aspettassero la "resurrezione di Cristo" perché non è stata perseguita a norma di legge? Queste persone non chiamavano sé stessi "adepti di Satana" ma si facevano chiamare "gli apostoli di Cristo".

E perché questo poliziotto non ricorda gli episodi di Verona? Il 04 novembre 1984 l'Arena di Verona titolava: "Tra Romeo e Giulietta spunta Satana a Verona è nato il figlio del diavolo". Eppure, all'epoca fecero scalpore. Forse perché oggi qualcuno di questi è un cattolico integralista? E perché lo stesso poliziotto non ricorda la beffa che per mesi sedicenti satanisti inscenarono a Viterbo prendendo per i fondelli una stampa che sbavava dal desiderio di pubblicare articoli che facessero sensazione e scalpore?

Perché non indagare sulle violenze che i ragazzi subiscono ad opera dei cattolici nei seminari, nelle parrocchie, negli oratori?

Perché non indagare su chi induce a pensare che il pazzo di Nazareth sia un qualche cosa di reale?

E' facile pensare che la Polizia di Stato sia composta da persone vili. Persone che scappano davanti alle loro responsabilità. Certo, qualche volta sono coraggiosi quando sparano al rapinatore, quando intervengono con una pistola in pugno per fermare atti criminosi, ma hanno sempre dimostrato un alto grado di viltà quando si tratta di difendere le persone deboli dalla violenza di chi le priva dei diritti costituzionali. Come le tre scimmie: non vedono, non sentono e non parlano. Avevano sempre qualche cos'altro da fare o qualche farneticazione mentale con la quale giustificare il venir meno ai loro doveri. Qualche cosa di più importante che non seguire i bisogni di quel vagabondo o quel miserabile.

Mi sembra che il responsabile della Polizia di Stato della Squadra Anti Sette assimilando i bambini di Satana a degli assassini abbia dimostrato un alto grado di viltà morale e di disprezzo per la Magistratura.

Inoltre, alleandosi a una persona come Bonaiuto, un noto criminale che usa l'informazione per destabilizzare le Istituzioni, ha fatto una scelta di disprezzo della Costituzione.

C'è una setta pericolosa in Italia. Una setta che manipola i ragazzi sottraendoli da quelli che sono i doveri civili e morali dettati dalla Costituzione. Una setta che impone l'assolutismo Monarchico in contrapposizione alla democrazia partecipativa; la sottomissione e l'assoggettamento della persona in contrapposizione al cittadino consapevole e responsabile. Una setta che si chiama Cattolicesimo e che è responsabile, per la sua dottrina, di stupro sistematico di ragazzi.

E la Polizia di Stato dov'era quando i ragazzi venivano sottomessi, irretiti e stuprati da questa setta?

Appare evidente che la Polizia di Stato sta preannunciando un'azione criminale di intimidazione nei confronti delle associazioni religiose diverse da quelle cattoliche.

La Polizia di Stato lo ha già preannunciato: si appoggerà al criminale Bonaiuto per far del male a persone religiose diverse da quelle cattoliche e il fatto di aver associato dei cristiani, come quelli della Calabria a dei Satanisti trasformando in criminali delle persone innocenti come i Bambini di Satana, la sta dicendo lunga sulle intenzioni di chi ha costituito la Squadra Anti Sette!

La sensazione è che la Polizia di Stato stia accumulando legna per innalzare roghi di persone a beneficio della chiesa cattolica: la nuova evangelizzazione tanto invocata da Ratzinger!

Che interpretazione si può dare alla Polizia di Stato che dà credito ad un allarme INFONDATO e preannuncia collaborazione con un individuo che ha fatto della diffamazione e dell'odio sociale un sistema con cui disarticolare la società civile? O ci siamo dimenticati degli articoli giornalistici del 2002 che avallavano le farneticazioni di Bonaiuto? Da quando in qua in questo paese è consentito PERSEGUITARE LE PERSONE PER LE LORO IDEE RELIGIOSE? E da quando in qua è consentito attribuire alle persone idee religiose che non hanno? Non ha forse sentenziato la Corte di Cassazione? C'è forse qualcuno che si ritiene al di sopra o al di là della leggi?

Io che ho subito la tortura ad opera della Polizia di Stato e della Magistratura cattolica so perfettamente di quanta ferocia questi criminali sono capaci pur di aiutare Ratzinger a stuprare bambini o Benzi e Bonaiuto a proliferare sulla prostituzione!

Marghera, 15 dicembre 2006

In data 01.11.2007 veniva data la notizia della morte di Oreste Benzi. E' morto un delinquente che le Istituzioni, preposte alla difesa della società civile, per disprezzo della Costituzione, non hanno voluto processare. Già, lui non sparava nella testa di Aldo Moro, ma in quella delle donne indifese, colpevolizzandole e criminalizzandole. Perché la squadra antisette della Polizia di Stato non lo ha inquisito? Per viltà o per complicità? Non vi preoccupate, la chiesa cattolica, per continuare a stuprare le donne lo farà santo. E' morto un delinquente che trasformava le persone in oggetti da esibire (la donna ammalata di AIDS esibita a Wojtyla, rimane, come immagine, un marchio d'infamia sociale su Benzi.), cagnolini al guinzaglio a maggior gloria del macellaio di Sodoma e Gomorra e del pazzo di Nazareth! Un delinquente che chiamava le donne "prostitute" e che voleva usarle per i suoi scopi criminali e antiCostituzionali. E' morto un delinquente che ha attentato alla libertà religiosa in questo paese seminando odio contro le Istituzioni. Per un Pagano Politeista la morte è il trionfo della sua esistenza; per un disperato è un sollievo alla sua disperazione: per un cristiano è la fine di un'illusione. Ma per chi ha guardato le attività di un criminale senza poter intervenire, la sua morte è gioia infinita in quanto ha posto fine ai suoi crimini.

Idee e riflessioni sulla societa'

La lotta del cristianesimo contro le antiche religioni non è una lotta di idee, ma un insieme di crimini che oggi classificheremmo come terroristici e mafiosi. Tutt'oggi tali crimini continano nonostnte le leggi democratiche. Leggi che vengono disattese da cattolici che occupano ruoli Istituzionali.

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La società, in cui viviamo è importante e permettere ai cristiani di distruggere i sacri principi Costituzionali è un delitto la cui pena sarà pagata dai nostri figli.