Il fallimento come condizione
psicologica nella società

La pulsione del fallire e sottrarsi

Simeoni Claudio

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Il fallimento come condizione psicologica nella società

Le persone non hanno mai pensato di essere oggetti di scarso valore.

La mentalità che ha costruito lo schiavismo negli ultimi due millenni in nome del cristianesimo è una costante imposta nell'infanzia. La costante ricerca del dio buono, del padrone buono in cui entrare nelle grazie ha sempre ottenebrato la ricerca di giustizia e di diritto sociale delle persone.

Comperarsi una posizione sociale da dominatori o da cani da guardia dei dominatori nell'educazione e nella società cristiana diventa l'incubo ossessivo che guida le scelte di ogni suddito.

In questo modo una società si piega su sé stessa.

Il dominatore buono, il buon padre di famiglia, l'amministratore, diventano gli aguzzini della società. Indicano i comportamenti da seguire a tanti cittadini trasformati in pecore nell'attesa della rivelazione divina capace di risolvere i loro problemi.

Cittadini resi incapaci di fare un bilancio fra ciò che sono in un mondo che pretende che siano e ciò che potrebbero essere se anziché vivere di attesa provvidenziale analizzassero sé stessi.

Anche i cittadini che analizzano sé stessi ed evitano di soccombere ai richiami della provvidenza spesso si trovano isolati in una massa di disperati che gli chiedono: perché tu non sei fallito come me? Perché a te la banca non ha portato via i risparmi? Perché non hai costretto tuo figlio in ginocchio? Perché tu sei vissuto senza debiti mentre a me mi hanno pignorato la casa perché non ho pagato il mutuo? Perché tu non vai in chiesa a pregare?

Vedere le cose prima in questa società appare come una distorsione della mente.

Disperati che cercano il benessere nella medicina alternativa; commercianti che proclamano condizioni ideologiche per poter vendere; sondaggisti che usano finti sondaggi per condizionare le opinioni delle persone; giornalisti pronti a giustificare gli assassini di turno salvo saltare sul carro del "vincitore di turno"; mafiosi travestiti da politici e mafiosi che occupano poltrone con la tecnica dell'amico dell'amico e che accusano altri di volere la loro poltrona.

Tutto diventa rappresentazione. La finzione che nasconde un fallimento collettivo in cui la condizione psicologica fallimentare è la costante in cui si muovono le società degli uomini.

Il fallimento è nella struttura economica e sociale, un decadentismo assunto a modello. Il curatore fallimentare fallisce gestito da un altro curatore fallimentare che fallendo a sua volta viene gestito da un altro curatore fallimentare.

Per fortuna che alla fine, comunque vada, tutti muoiono... fallimento dopo fallimento... e falliscono pure nel morire.

Iniziare un lavoro e poi lasciarlo, una volta iniziato, e fallire. Si tratta di una pulsione così potente, indotta nell'uomo dall'educazione cristiana, che sembra quasi impossibile che qualcuno, nella nostra società, possa compiere un lavoro senza iniziarne almeno 10 che vengono abbandonati riempiendo il territorio di immondizia.

Marghera, 08 aprile 2017

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Apprendista Stregone

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Ultima modifica 10 febbraio 2022

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