09 giugno 2025
Quando fu scritto il "Discorso perfetto" detto "l'Asclepio" in Ermete Trimegisto?
La "tradizione" lo voleva attribuire ad Apuleio, un filosofo medio-platonico (Madaura, 125 circa d.c. – Cartagine dopo il 170).
Scrive Wikipedia:
L'Asclepio è la traduzione latina, attribuita erroneamente ad Apuleio, di un perduto originale greco del II o III secolo d.C., intitolato Logos teleios ("Discorso perfetto").
In effetti, il papiro Mimaut, datato al 300 d.c. riporta alcune frasi dell'Asclepio.
Difficile che il "Discorso perfetto" sia stato scritto molto prima di quella data e sembra impossibile che sia stato scritto da Apuleio che è vissuto nello stesso periodo in cui, si dice, siano stati scritti i vangeli cristiani.
L'ambiente in cui l'Asclepio, il Discorso perfetto, appare lo stesso ambiente cristiano-giudaico in cui sono stati scritti i vangeli cristiani e molti scritti gnostici, probabilmente in Egitto e in ambiente alessandrino.
Al centro del "Discorso perfetto" c'è la figura del Dio creatore e padrone. Così inizia il "Discorso perfetto":
"E Dio, Dio, o Asclepio, che ti ha condotto verso di noi, perché tu fossi presente a un discorso divino, e tale da sembrare a buon diritto, per la sua pietà religiosa, il più divino3 di tutti quelli sviluppati in precedenza da noi o ispiratici dalla potenza divina. Se ti mostrerai in grado di capirlo, sarai assolutamente colmo di tutti i beni nell'intera tua mente - sempre che i beni siano molti e non uno solo, in cui sono tutti quanti. Si comprende, infatti, che un termine è correlato all'altro: tutte le cose appartengono all'Uno e quest'Uno è tutte le cose; infatti, un termine è talmente connesso all'altro che è impossibile che l'uno rimanga separato dall'altro. Ma apprenderai questo, se presterai diligente attenzione, dal resto del discorso. Tu ora, o Asclepio, vai a chiamare Tat, che ci faccia compagnia".
Tratto da: Corpus Hermeticum, Asclepio (discorso perfetto), Editore Bompiani, 2006, pag. 515
La premessa del discorso è la conclusione del discorso: la verità è l'esistenza di Dio e Dio è l'Uno che comprende ogni cosa nell'esistente senza che abiti né le cose, né l'esistente.
Le cose appartengono all'Uno e l'Uno è tutte le cose. E' le cose, ma non abita le cose.
Scrive Agostino d'Ippona a proposito di Ermete Trimegisto e del Discorso perfetto, l'Asclepio, che lui attribuisce ad Apuleio:
Apuleio nega la divinità dei demoni, ma, affermando la loro funzione di mediatori tra gli dèi e gli uomini in modo da farli apparire portavoce indispensabili degli uomini presso gli dei, non arriva a distinguere il loro culto dalla religione degli dèi superiori. Trismegisto invece afferma che alcuni dèi sono stati creati dal sommo Dio, altri dagli uomini. Prendendo quest'affermazione in senso letterale, si può pensare che io parli di statue, che sono opera delle mani dell'uomo; secondo lui invece le statue visibili e tangibili sono come i corpi degli dèi, nei quali però sono stati invitati ad albergare degli spiriti che possono sia nuocere sia soddisfare le richieste di quanti offrono loro onori divini e atti di culto. Creare gli dèi, per Ermete, è l'arte di unire questi spiriti invisibili a realtà visibili, che hanno un corpo e una materia, in modo da produrre delle statue, quasi corpi animati, dedicate e sottomesse a quegli spiriti; gli uomini avrebbero ricevuto questo potere grande e mirabile di creare gli dèi.
Tratto da Agostino d'Ippona, La città di Dio contro i Pagani, Editore Bompiani, 2015, pag. 414/415
Scrive Ermete Trimegisto nel Discorso Perfetto:
E, poiché abbiamo annunciato il discorso della parentela e della società che intercorre tra gli uomini e gli dèi, vieni a conoscere dunque, o Asclepio, il potere e la forza dell'uomo.
VIII L'uomo creatore degli dèi terrestri
Come il Signore e Padre, o, per usare la designazione più alta, Dio, è il creatore degli dèi celesti, così l'uomo è l'artefice degli dèi che si trovano nei templi e si compiacciono della vicinanza degù uomini, e non solo è illuminato, ma illumina anche. Non solo progredisce verso Dio, ma produce anche degli dèi. Rimani ammirato, Asclepio, o forse anche tu manchi di fede come la maggior parte delle persone?".
"Rimango confuso, o Trismegisto, ma do volentieri l'assenso alle tue parole, e considero sommamente beato l'uomo che abbia conseguito
una felicità così grande".
"E non senza ragione è degno di essere ammirato colui che è il più grande di tutti gli esseri. Tutti ammettono che il genere degli dèi è evidentemente derivato dalla parte più pura della natura, e che i loro segni visibili sono soltanto, per così dire, delle teste in luogo degli interi corpi. Ma le immagini degli dèi che gli uomini forgiano sono formate da entrambe le nature: quella divina, che è più pura e molto più divina appunto, e quella che è al di qua dell'uomo, ossia la materia, da cui le suddette immagini sono state fabbricate. E non sono rappresentate con le sole teste, ma con tutte le membra e con l'intero corpo. Così l'umanità, sempre memore della propria natura e della propria origine, persevera nella suddetta imitazione della divinità, sicché, come il Padre e Signore ha fatto gli dèi eterni, perché fossero simili a lui, così l'umanità raffigura i propri dèi a somiglianza del proprio volto".
"Intendi dire le statue, Trismegisto?".
"Sì, Asclepio. Vedi quanto tu stesso sei diffidente? Sono statue animate, piene di intelletto e di soffio vitale, che compiono tante e tali opere! Sono statue che conoscono in anticipo il futuro e che lo predicono con le sorti, con i profeti ispirati da loro, con i sogni e in molti altri modi; che causano malattie agli uomini e che le curano anche, e che procurano dolore o gioia secondo i meriti".
Tratto da: Corpus Hermeticum, Asclepio (discorso perfetto), Editore Bompiani, 2006, pag. 557/559
Vale la pena di trattare questa osservazione di Agostino d'Ippona in relazione al Discorso Perfetto.
Il nocciolo centrale del discorso è: gli uomini sono o meno costruttori di Dèi?
Una volta che qualcuno, come Ermete Trimegisto, rileva che esiste l'idea secondo cui gli uomini sono costruttori di Dèi, eccolo lanciarsi a descrivere come gli Dèi, costruiti dagli uomini, altro non sono che le statue degli Dèi infusi di soffio vitale e di intelligenza con la capacità di agire sulla vita degli uomini.
Per tentare di capire da dove deriva quest'idea noi dobbiamo tornare alle antiche religioni dove l'uomo è circondato da un immenso numero di Dèi e agisce, come un Dio, un costruttore, capace di concentrare la propria energia vitale fondendola con gli oggetti del mondo dando vita a dei "Genius loci" capaci di agire sulla struttura emotiva di tutti coloro ce agiscono in quel contesto. Quirino stesso è il "genio Loci" della città e tutti gli abitanti della città partecipano di quella divinità. Con essa scambiano energia emotiva manifestata dalle loro emozioni e dalle loro aspettative.
La Natura è formata da corpi fisici che manipolano la loro energia emotiva; i corpi fisici della natura, manipolando la propria energia emotiva nelle relazioni fra sé e il mondo, costruiscono dei legami emotivi, delle concentrazioni di energia vitale, capace di diventare coscienza di sé e alimentare a sua volta le relazioni fra i soggetti che la compongono.
Gli stessi Esseri della Natura, l'Essere Umano nel nostro caso, è un crogiolo di Dèi. Ogni corpo che abita la natura è veicolatore di un numero pressoché infinito di frammenti di Dèi che abitano l'oggettività nella quale vive. E' come se in ogni corpo degli Esseri della Natura abitasse una cellula per ogni Dio che abita il mondo e ogni Essere della Natura è in grado di chiamare quel specifico Dio, selezionandolo dagli altri, alla propria coscienza nel momento stesso in cui le relazioni che vive col mondo ne richiedono la presenza.
L'idea Pagana entra nell'assolutismo e l'assolutismo tenta di dare una spiegazione all'idea religiosa pagana rubando le peculiarità religiose della religione pagana per sostituirle con le idee religiose dell'assolutismo.
Oggi, del Genius Loci si dà questa spiegazione: Genius loci si riferisce allo "spirito del luogo", un concetto che ha radici nell'antica religione romana, ma che oggi si usa per descrivere l'atmosfera, l'identità e la connessione emotiva di un posto.
Nel 1997, nella conferenza tenuta a Marghera, elencavo una serie di principi fondamentali della Religione Pagana e fra l'altro affermavo:
9) Il "Paganesimo" considera che ogni volta che un Essere concentra la propria attenzione per soddisfare un proprio bisogno relazionandosi con altri Esseri con Necessità simili costruisce un Centro di Energia Vitale che qualora diventi sufficientemente forte, attraverso le relazioni con altri Esseri che esprimono uguali bisogni, acquista Coscienza di Sé e inizia un cammino che, attraverso l'esercizio della propria volontà e le proprie determinazioni, tende a perpetuarsi lungo una propria sequenza di mutamenti tentando di diventare eterno. Questi centri, nel "Paganesimo", sono Dèi con i quali costruire una relazione.
Vedi nella formattazione del 1999 quando fu caricata in internet.
Gli Dèi nascono da condizioni. Esattamente come gli Esseri della Natura nascono da condizioni e divengono in un cammino di trasformazioni per diventare possibili Dèi. D'altro canto, gli Esseri della Natura costruiscono delle condizioni che permettono a nuovi e diversi Esseri di nascere e di trasformarsi.
Questa è la condizione che il testo del "Discorso Perfetto" deve cancellare dalla memoria religiosa delle persone.
E lo cancella affermando che:
Così l'umanità, sempre memore della propria natura e della propria origine, persevera nella suddetta imitazione della divinità, sicché, come il Padre e Signore ha fatto gli dèi eterni, perché fossero simili a lui, così l'umanità raffigura i propri dèi a somiglianza del proprio volto".
"Intendi dire le statue, Trismegisto?".
"Sì, Asclepio. Vedi quanto tu stesso sei diffidente? Sono statue animate, piene di intelletto e di soffio vitale, che compiono tante e tali opere! Sono statue che conoscono in anticipo il futuro e che lo predicono con le sorti, con i profeti ispirati da loro, con i sogni e in molti altri modi; che causano malattie agli uomini e che le curano anche, e che procurano dolore o gioia secondo i meriti.
Tratto da: Corpus Hermeticum, Asclepio (discorso perfetto), Editore Bompiani, 2006, pag. 557/559
Le statue come oggetti in se costruiti dall'uomo. Nella miseria intellettuale dell'estensore del "Discorso perfetto", l'unica cosa che l'uomo è in grado di fare nella sua vita religiosa sono le statue che riempie di magia. Questo concetto si trasferirà nel cristianesimo dove l'immagine del santo o del Gesù dei cristiani ispira profeti, e inviano dolori e gioie.
Agostino d'Ippona deve sviluppare ulteriormente questo concetto e sostituirlo con la presenza di "demoni da combattere".
Scrive Agostino d'Ippona parlando dei demoni:
E' vero però che i demoni hanno poteri su molti, come loro sudditi e schiavi, che sono indegni di partecipare alla vera religione; la maggior parte di questi s'è convinta che i demoni sono dèi, ingannata da segni miracolosi di loro interventi e predizioni.
Tratto da Agostino d'Ippona, La città di Dio contro i Pagani, Editore Bompiani, 2015, p. 414
L'attacco alle religioni Pagane prefilosofiche portato da Platone prima, dal platonismo, dai medio platonici, dai neoplatonici e dal cristianesimo ha avuto il solo fine di privare l'uomo del suo abitare il mondo. Un abitare il mondo che lo porta anche all'elaborazione della qualità divina del mondo in cui vive.
In questo modo, mentre la costruzione di "Dèi inferiori" viene attribuita da Ermete Trimegisto nell'Asclepio all'attività degli uomini che fabbricano statue, l'attività superiore, che porta alla nascita degli Dèi, appartiene all'Uno, al Dio padrone dell'universo. Una figura di Dio padrone dell'universo estranea alle antiche religioni e il cui inizio, almeno per me, fu elaborato da Pitagora e da Parmenide come espressione d'odio rispetto alle antiche religioni.
Scrive nell'Asclepio:
Come il Signore e Padre, o, per usare la designazione più alta, Dio, è il creatore degli dèi celesti, così l'uomo è l'artefice degli dèi che si trovano nei templi e si compiacciono della vicinanza degù uomini, e non solo è illuminato, ma illumina anche.
Tratto da: Corpus Hermeticum, Asclepio (discorso perfetto), Editore Bompiani, 2006, pag. 557
Si sta via, via formando l'ideologia della distruzione dell'uomo in quanto volontà divina che abita il mondo per trasformare l'uomo in un soggetto obbediente, privo di volontà, pieno di sensi di colpa e incapace di affrontare i problemi che la vita gli presenta.
I cristiani chiamano i "Genius Loci" "demoni" perché loro sono terrorizzati davanti ad un presente che non sono in grado di affrontare e vivono supplici nell'intervento del loro Dio padrone. Nel frattempo, accorrono ad applaudire ad ogni dittatore che, identificandosi col loro Dio padrone, getta su di loro un futuro possibile che non si realizzerà mani, ma del quale loro stessi saranno le vittime da sacrificare.
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Mentre il cristiano confida nella provvidenza di Dio ed è indifferente alla distruzione del mondo (oggi Trump ce lo sta dimostrando ulteriormente, se ce ne fosse bisogno), lo psichista (il Pagano) è attento al mondo e, proprio per essere attento al mondo, costruisce la direzione nella quale trasformare sé stesso.
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Ho preso un capitolo di Agostino d'Ippona dal libro VIII per parlare dei "demoni" come percepiti anticamente e come percepiti oggi. Già Agostino d'Ippona ne ha parlato diffusamente partendo dal "demone di Socrate" alimentando superstizioni che già Platone alimentava e che sono andate, nel corso dei secoli, a radicalizzarsi fino a costruire teorie demonologiche dimentiche dell'origine della questione.
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Agostino d'Ippona conosce molto poco dell'opera di Platone e quanto conosce di Socrate appartiene più ai medio-platonici che non a Platone stesso.
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Né in quest'opera mi sono accinto a confutare tutte le vane opinioni di tutti i filosofi, ma solo quelle che riguardano la teologia, parola greca che significa, come noi sappiamo, spiegazione e discorso intorno a Dio. Per di più, fra queste opinioni, mi limito a quelle di coloro che, pur ammettendo l'esistenza di una divinità che si preoccupa della realtà umana, pensano che per raggiungere anche la vita beata dopo la morte non basti il culto dell'unico e immutabile Dio, ma di molti dèi, naturalmente creati e istituiti a tale scopo solo da Lui. Costoro sono più prossimi alla verità persino del pensiero di Varrone: se infatti egli ha potuto estendere tutta la teologia naturale sino ai confini di questo mondo e della sua anima, questi indubbiamente riconoscono un Dio al di sopra della natura di ogni anima; un Dio che ha fatto non solo questo mondo visibile, spesso chiamato cielo e terra, ma persino ogni anima, e che arreca la felicità all'anima umana, dotata di ragione ed intelligenza e che partecipa alla sua luce immutabile e immateriale. Nessuno, che abbia sentito anche a malapena parlare di tali cose, può ignorare che questi filosofi furono chiamati platonici, con un termine derivato dal maestro Platone. Farò quindi un breve cenno intorno a Platone, per quel che ritengo necessario per il nostro problema, ricordando anzitutto quelli che l'hanno preceduto in questo genere di studi3.
Tratto da Agostino d'Ippona, La città di Dio contro i Pagani, Editore Bompiani, 2015, pag. 381
Sia chiaro, dice Agostino, tratto solo "ma solo quelle che riguardano la teologia, parola greca che significa, come noi sappiamo, spiegazione e discorso intorno a Dio.". Agostino, nella sua somma ignoranza, non ha compreso che ogni filosofo tratta Dio o gli Déi. Alcuni, come lui, li cercano nel delirio della farneticazione per soddisfare il loro desiderio di dominio e di potere su altri uomini, altri cercano gli Dèi quali oggetti del mondo. Dèi che abitano il mondo e che non anelano a dominare altri uomini.
22 maggio 2025
21 maggio 2025
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Nell'VIII libro Agostino d'Ippona inizia ad ad affrontare quella che lui chiama filosofia e inizia dicendo:
20 maggio 2025
A Paestum ci sono delle imponenti rovine di tre templi.
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20 maggio 2025
L'uso della morte come metodo per terrorizzare gli uomini in Agostino d'Ippona
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19 maggio 2025
Sulla strada che ho percorso, ho incontrato qualche affetto.
Solo che il mio cuore ardeva nella ricerca di un inconsistente che sfuggiva alla mia attenzione.
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Ultima modifica 12 febbraio 2021
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