L'incredulità dei Giudei nel vangelo di Giovanni
Il genocidio dei cristiani nelle guerre iconoclaste
Ideologia dell'odio nel vangelo di Giovanni

(testo originale 1998)

di Claudio Simeoni

L'incitamento di Gesù all'odio religioso contro i Farisei

(E ogni altro popolo e religione)

Capitolo diciassette

 

Il libro, Gesù di Nazareth: l'infamia umana, contiene l'analisi ideologica di Gesù

Cod. ISBN 9788893322034 (I capitoli che non sono entrati nel vol. 1 entrano nel vol. 2)

LA PAGINA CONTIENE:

Giovanni: Incredulità dei Giudei;
Commento al testo "Incredulità dei Giudei";
La disputa iconoclasta fra cristiani: La risoluzione finale del concilio di Costantinopoli 754;
La disputa iconoclasta fra cristiani: Definitiva conclusione del Concilio di Nicea II;
Commento: "Incredulità dei Giudei" in Giovanni e la disputa iconoclasta fra cristiani;

 

Vai all'indice sulla relazione fra Gesù e i farisei e gli effetti nella storia

 

Scrive Giovanni nel suo vangelo:

L'incredulità dei giudei nel vangelo di Giovanni

Ma sebbene avesse fatto così grandi miracoli davanti a loro, non credevano in lui, affinché s'adempisse la parola detta dal profeta Isaia: "Signore, chi ha creduto alla nostra predicazione? E a chi è stato rivelato il braccio del Signore?" Non potevano credere perché Isaia aveva pure detto: "Egli ha accecato i loro occhi e indurito i loro cuori, affinché con gli occhi non vedano e con il cuore non intendano, e si convertano e li risani". Tali cose disse Isaia, allorché vide la sua gloria e di lui parlò. Tuttavia anche molti capi credettero in lui; però per paura dei Farisei, non lo confessavano, per non essere cacciati dalla Sinagoga. Preferivano la gloria degli uomini alla gloria di Dio.

Tratto dal vangelo di Giovanni 12, 37 - 43

Riflessioni sull'incredulità dei giudei nel vangelo di Giovanni

Secondo Giovanni i Giudei (appare il termine in Giovanni, mentre è sconosciuto sia in Marco che in Matteo e sta ad indicare come Giovanni non fosse uno degli "apostoli", ma un tardo Giovanni) non credevano in Gesù sebbene egli avesse fatto molti miracoli. Secondo Giovanni era necessario credere in Gesù perché lui aveva fatto molti miracoli. A parte il fatto che i miracoli aumentano a mano a mano che il tempo di Gesù si allontana nella storia e quelli descritti da Giovanni sono assolutamente fantasiosi (vedi l'invenzione della resurrezione di Lazzaro), ma è la logica che stride. Era necessario credere al fatto che Gesù fosse figlio del macellaio di Sodoma e Gomorra perché Gesù faceva molti miracoli, erano i miracoli a qualificare Gesù. Il problema era che chiunque faceva miracoli (o li millantava) poteva passarsi per figlio di dio. Gesù non portava speranza, Gesù non portava futuro, Gesù era un attore che metteva in scena degli spettacoli e tutti dovevano credere che quegli spettacoli fossero miracoli e a quei miracoli era necessario credere, ma dal momento che la gente non credeva ai trucchi da baraccone.

Giovanni dice che loro non credevano perché Isaia aveva detto che dio aveva accecato i loro occhi e indurito i loro cuori affinché con i loro cuori non intendano e con i loro occhi non vedevano. Non lo diceva Giovanni, lo diceva Isaia e vuoi che i presenti davanti a Giovanni mettessero in dubbio l'autorità di Isaia? Ecco perché Gesù non riusciva a convertire gli Esseri Umani del suo tempo: dio lo stava impedendo. Per questo motivo Gesù falliva la sua missione divina, perché dio la stava ostacolando, perché tutto rientrava nel disegno divino, altrimenti vuoi che quegli uomini potessero distruggere il figlio del dio creatore dell'universo?

Nonostante dio avesse indurito i loro cuori e accecati i loro occhi, dice Giovanni, anche molti capi (usa il termine generico di capi, anziché quelli più precisi di Gran Sacerdoti, Scribi e Anziani usati da Marco e Matteo) credettero in lui. Nonostante l'azione di dio che acceca i loro occhi e indurisce i loro cuori dei capi sono stati in grado di superare il blocco operato dal dio creatore macellaio di Sodoma e Gomorra. Chi era più possente? Dio o quei capi? In realtà non è questo che interessa a Giovanni, a Giovanni interessa giustificare contemporaneamente il fallimento di Gesù e nello stesso tempo il motivo perché non fu seguito da nessuno nonostante i suoi "grandi miracoli".

Di chi avevano paura i capi? Dei Farisei, dei Pii. Avevano paura di essere cacciati dalla sinagoga. Come potevano preferire la gloria degli uomini a quella di dio se dio stesso aveva accecato i loro occhi e indurito i loro cuori? La logica non è il punto forte di Giovanni.

Giovanni indica alla chiesa cristiana come comportarsi nei confronti di chi non crede alle parole della chiesa nonostante le grandi dimostrazioni che la chiesa da di essere la rappresentante di dio sulla terra. Qualcuno indurisce i loro cuori e, dal momento che in questo caso non può essere dio a farlo (lo ha fatto soltanto per quanto riguarda Gesù) deve essere sicuramente il nemico di Gesù: il demonio. Inoltre dice Giovanni alla chiesa di guardarsi da chi finge di credere per non essere cacciato o perseguitato credendo invece in cose diverse. Come i Farisei per Giovanni sono coloro che dominano la cultura Giudea, così la chiesa cristiana domina la cultura nelle comunità che si stanno espandendo nelle varie città e deve imparare a comportarsi come i Farisei.

La disputa iconoclasta fra cristiani

La risoluzione finale del concilio di Costantinopoli del 754

Sedotti da Satana, gli uomini si erano messi a indirizzare le loro preghiere alle cose create invece che al creatore. La legge di Mosè e i profeti hanno condannato questo peccato. Per salvare l'umanità dio ha mandato suo figlio ad allontanarci dalla venerazione degli idoli, e ad insegnarci ad adorare dio in spirito e in verità. Satana, non potendo sopportare ciò, riuscì insensibilmente a restaurare l'idolatria nascosta sotto le apparenze del cristianesimo, ma Gesù, fonte per noi di salvezza, così come un tempo aveva inviato i suoi discepoli e apostoli, per annientare i nostri errori, nello stesso modo ha fatto sì che i nostri pii imperatori si opponessero alla nuova idolatria. Poiché non poteva ammettere che la chiesa fosse più a lungo tormentata dalla malizia dei demoni, ha convocato la santa riunione dei vescovi diletti da dio[...]. Dopo aver esaminato con diligenza le decisioni dei sei concili ecumenici, ci siamo convinti che l'arte colpevole della pittura costituiva un sacrilegio contro il dogma della nostra salvezza [...]. Che fa l'artista ignorante che, per sacrilega avidità, rappresenta ciò che non deve essere rappresentato e vuole dare, con le sue sozze mani, una forma visibile a ciò che non deve essere creduto che col cuore? ...crea un simulacro e gli dà un nome: Cristo.

Cristo significa dio e uomo; ne consegue che quell'immagine di dio e dell'uomo, egli ha contaminato con audacia insensata la natura divina con la carne creata, in una fusione che non deve mai avvenire. Egli si è reso colpevole in un doppio sacrilegio: aver preteso di rappresentare la natura divina, che non deve mai essere rappresentata e aver mescolato la natura divina all'umana [...]

Se si obietterà che siamo nel giusto per quel che riguarda l'immagine di Cristo, a causa dell'ineffabile unione delle due nature, ma non per quel che riguarda l'immagine di Maria, dei profeti, degli apostoli e dei martiri, che sono stati soltanto Esseri Umani e non partecipi di due nature, risponderemo che se rifiutiamo le immagini di Cristo dobbiamo rifiutare anche tutte le altre.

Basandoci sulla Sacra Scrittura e sui Santi Padri noi unanimemente dichiariamo, in nome della Santa Trinità, di condannare, respingere e allontanare con tutte le nostre forze dalla chiesa cristiana ogni immagine, di qualunque materia essa sia composta, frutto del colpevole artificio della pittura. Chiunque in avvenire oserà fare una di queste immagini, venerarla, o esporla in una chiesa o in una casa privata, o perfino possederla nascostamente, dovrà, se è vescovo, prete o diacono essere deposto dalla sua carica, se monaco o laico, sarà colpito d'anatema: incontrerà inoltre nei rigori delle leggi civili come nemico di Dio e dei dogmi che i Padri ci hanno insegnato.

Risoluzione finale del consiglio di Costantinopoli del 754 in G. Walter Trad. Italiana di A.M.Boroli e G. Piazza, ed. De Agostini Novara 1971

Nella prospettiva di una riconciliazione con Roma si colloca il II concilio ecumenico di Nicea (24 settembre - 23 ottobre 787), indetto dall'imperatrice (reggente) Irene a Costantinopoli, ma trasferito a Nicea per una rivolta di soldati iconoclasti, scoppiata nel 786. Il concilio doveva annullare gli atti della precedente assemblea del 754. Le decisioni del concilio furono approvate, a Roma, da Adriano I, ma la disputa, a Bisanzio, si riaprì per continuare fino all'843.

Conclusione del concilio di Nicea II

Il Santo, grande e universale concilio, per grazia di Dio e per decreto dei pii e cristiani nostri imperatori Costantino e Irene, sua madre, riunito per la seconda volta in Nicea in Bitinia nella santa chiesa di Dio del titolo di Sofia, seguendo la tradizione della chiesa cattolica definisce quanto segue [...].

Alcuni [...] hanno deviato dalla retta ragione opponendosi alla tradizione della chiesa cattolica [...], hanno tentato, infatti, di screditare le immagini dei sacri monumenti dedicati a Dio [...] seguendo, infatti, uomini scellerati, e trascinati dalle loro passioni, hanno accusato la santa chiesa, sposata a Cristo Dio, e non distinguendo il sacro dal profano, hanno messo sullo stesso piano le immagini di Dio e dei suoi santi e le statue degli idoli diabolici.

Non potendo, quindi, il Signore Dio sopportare che i suoi sudditi venissero corrotti da una tale peste, ha convocato con la sua volontà divina, noi da ogni parte [...].

In tal modo seguendo in tutto e per tutto l'ispirato insegnamento dei nostri padri e la tradizione della chiesa cattolica [...] noi definiamo che, a somiglianza della preziosa e vivificante croce, le venerande e sante immagini sia dipinte che in mosaico, di qualsiasi altra materia adatta, debbono essere esposte nelle sante chiese di Dio, nelle sacre suppellettili e nelle vesti, sulle pareti e sulle tavole, nelle case e nelle vie; siano esse l'immagine del Signore e Dio e Salvatore nostro Gesù Cristo, o quella della immacolata Signora nostra, la santa madre di Dio, degli angeli degni di onore, di tutti i santi e pii uomini. Infatti quanto più compiutamente vengono visti nelle immagini, tanto più quelli che le vedono sono portati al ricordo e al desiderio di quelli che esse rappresentano e a tributare ad essi rispetto e venerazione. Non si tratta, certo, secondo la nostra fede, di un vero culto di latria (adorazione), che è riservato solo alla natura divina, ma di un culto simile a quello che si rende alle immagini della preziosa e vivificante croce, ai santi evangeli e agli altri oggetti sacri, onorandoli con l'offerta di incenso e di lumi, com'era uso presso gli antichi. L'onore reso all'immagine, infatti, passa a colui che essa rappresenta; e chi adora l'immagine, adora la sostanza di chi è riprodotto [...].

Chi, perciò, oserà pensare o insegnare diversamente, in questo caso, quelli che sono vescovi o chierici siano deposti, i monaci o i laici siano esclusi dalla comunione

Definizione conclusiva del concilio di Nicea II è tratto da Decisione dei CONCILI ECUMENICI, a c. Di G. ALBERIGO ed. UTET TORINO 1978

Relazione fra l'incredulità dei giudei nel vangelo di Giovanni e la guerra iconoclasta

Prima del verbo c'era l'immagine.

L'immagine è la descrizione immediata dell'individuo, di quanto percepisce relazionandosi col circostante. Il verbo è il risultato della ragione di controllare la percezione dell'individuo costringendolo a descrivere il percepito. Così l'individuo non si relaziona con quanto percepito, ma con la parte del percepito che riesce a descrivere. Alla fine, solo quanto riesce a descrivere esiste, quanto non descrive, non esiste. Poi, sparisce l'immagine e rimane il verbo.

Scompare l'individuo in relazione col circostante e rimane l'individuo in relazione con la propria descrizione!

Controllare la descrizione dell'individuo equivale a controllare l'individuo. Lo sa bene Giovanni che all'origine del cristianesimo mette il verbo. Il verbo permette il controllo e la coercizione dell'individuo, l'immagine permette all'individuo di superare la descrizione. La percezione dell'individuo del circostante, superando la descrizione, gli permette di ampliare il descritto della ragione estendendo l'articolazione della descrizione fino ad abbracciare l'oggetto per quello che è e non solo per quanto descritto attraverso i suoi fenomeni limitati dalla ragione.

L'immagine come possibilità di liberazione dalla coercizione del verbo.

L'immagine come arma attraverso la quale fissare l'attenzione dell'individuo per impedirgli di superare la descrizione imposta dal verbo.

Come viene usata l'immagine nel "paganesimo"?

Esistono due modi. L'immagine come descrizione del percepito attraverso l'alterazione della percezione dove la simbologia rappresenta gli elementi dell'interazione dell'individuo col circostante. L'immagine come proiezione dell'individuo nel circostante. Dove l'individuo simboleggia sé stesso nella relazione col circostante e nel suo sforzo di sviluppare Libertà. Immagine percepita e immagine prodotta dove la relazione fra entrambe qualificano il grado di Libertà raggiunto dall'individuo nella costruzione del proprio Potere di Essere. Il superamento della relazione fra immagine percepita e immagine prodotta si ha quando l'individuo, nel sviluppare la relazione, diventa esso stesso oggettività soggettivando l'oggettività stessa. Questo è l'immagine nel "paganesimo".

La guerra iconoclasta ha lo scopo di scegliere il modo migliore attraverso il quale impedire all'individuo di relazionarsi col circostante e di bloccare la sua attenzione cortocircuitandola all'interno del concetto del verbo. La lotta consiste nel trovare il modo migliore per mettere in ginocchio l'Essere Umano impedendogli di diventare uno col circostante e percorrere il proprio cammino diventando eterno.

Nel concilio di Costantinopoli del 754 i relatori della risoluzione finale affermano che sedotti da Satana gli uomini (leggi i cristiani) si sono messi ad indirizzare le loro preghiere non al creatore, ma alle cose create. Questo concetto sarà il motivo ricorrente attraverso il quale i cristiani muoveranno disprezzo per ogni altra forma religiosa. "Gli altri adorano idoli di pietra". In realtà sono i cristiani che, attraverso la loro infinita superstizione, considereranno magiche questa o quell'immagine anche dello stesso oggetto immaginato. In altre parole non tutte le statue della madonna fanno il miracolo, ma solo quella statua specifica. La risoluzione del concilio di Costantinopoli dice che Mosè e i profeti hanno condannato le immagini considerando questo un peccato.

Il concilio di Costantinopoli si preoccupa di costringere i cristiani a sottomettersi alla pulsione di morte in quanto pulsione di morte. I cristiani, secondo il concilio di Costantinopoli, devono sottomettersi alla parola di dio in quanto parola di dio, non in quanto evocazione dell'immagine di dio. Così dio è verbo e non è immagine in quanto lo spirito divino non può essere forma assumendo ogni forma. Il concilio afferma che Gesù ha inviato i suoi discepoli a distruggere l'idolatria per impedire che la chiesa fosse tormentata dalla malizia dei demoni. Il concilio di Costantinopoli condanna l'arte e la rappresentazione senza eccezione alcuna. Non solo, ma chi fa dell'arte sacra una attività viene definito un avido sacrilego, e le sue opere sono fatte con sozze mani.

Le dichiarazioni del concilio di Costantinopoli si basano sulla Sacra Scrittura, sui Santi Padri e vengono fatte in nome della Santa Trinità. Ordinano pene gravi per chi trasgredisce esponendo, costruendo e detenendo immagini. Chi è in grado di opporsi a tanta autorità?

Il rifiuto delle immagini ha una sua ragione di essere nel tentativo di imporre l'accettazione del macellaio di Sodoma e Gomorra in quanto attività del macellaio di Sodoma e Gomorra. E' il tentativo di mantenere indefinito e inimmaginabile il terrore che la violazione del precetto divino implica. Ogni concetto religioso diventa espressione di aggettivi dove ognuno immagina il valore da dare all'aggettivo senza per questo fissare un limite all'aggettivo stesso. Così quando Gesù afferma: "Solo dio è buono". Il termine buono suona vuoto nella bocca di Gesù in quanto egli omette ogni riferimento attraverso il quale definire buono il macellaio di Sodoma e Gomorra. Quell'aggettivo prende forma e sostanza nell'immaginazione del lettore. Ogni lettore immagina l'essere buono di dio in base al proprio concetto e alla propria forma di bontà. Dunque dio è buono come ogni singolo lettore immagina la bontà di dio, non per quanto Gesù afferma che dio è buono. Attraverso l'imposizione dell'aggettivo viene nascosto il macellaio di Sodoma e Gomorra che viene spacciato al lettore in quanto buono. La non esistenza delle immagini stimola l'immaginazione del soggetto a definire il descritto in base alla propria soggettività.

Ciò che al concilio di Costantinopoli sfugge è che il soggetto non rappresenta l'unica volontà operativa nell'oggettività in cui si muove, ma l'oggettività stessa è insieme e somma di volontà che comunque agiscono sul soggetto. Se l'immaginazione del soggetto può spaziare e costruire la sua personale immagine della descrizione fatta dalle "Sacre scritture" così l'oggettività può intervenire nell'immaginazione variando l'immagine e, per conseguenza i valori soggettivi agli aggettivi usati nella descrizione. In altre parole l'attenzione soggettiva è libera di spaziare e di relazionarsi col circostante.

Il concilio di Costantinopoli lasciava aperta la questione del controllo dell'attenzione. Senza manipolazione dell'attenzione attraverso un totale assoggettamento dell'individuo (con tutto il suo cuore, con tutto il suo corpo, con tutta la sua anima) non è possibile controllarlo.

Se il concilio di Costantinopoli parlava per bocca della "Santa Trinità" il concilio di Nicea parlava per decreto degli imperatori Costantino e Irene. Quando i padroni si vedono sfuggire il controllo degli schiavi subito la chiesa cattolica corre ai ripari. I ripari consistono nel bloccare l'attenzione degli Esseri Umani affinché costoro non si relazionino col circostante.

Se le immagini erano condannate da Mosè a Costantinopoli, a Nicea le immagini erano approvate dalla tradizione della chiesa cattolica. Sarebbe da chiedersi chi comanda nella struttura dottrinale cristiana, Mosé che parla direttamente con dio e appare a Gesù durante la trasfigurazione o la tradizione della chiesa cristiana venuta formandosi per meglio controllare gli schiavi in ginocchio davanti al macellaio di Sodoma e Gomorra? Non era tale macellaio il creatore del cielo e della terra l'essere immutabile tanto che Gesù arriva a dire "che è più facile che passi il cielo e la terra che non venga modificato un apice della legge".

E' facile sentenziare che il bisogno di assoggettamento e di dominio della chiesa cristiana e cattolica in particolare è prioritario a qualunque legge divina e a qualunque profeta, tant'è che il papa si considera superiore ad ogni profeta e anche a dio stesso nel modificare la parola divina. Il bisogno di possesso e di dominio fa brutti scherzi alla megalomania di certi loschi figuri.

I partecipanti al concilio di Costantinopoli erano uomini scellerati che trascinati dalle loro passioni hanno accusato la santa chiesa sposata a cristo o sono i partecipanti al concilio di Nicea che sedotti da Satana volevano restaurare l'idolatria nascosta sotto le apparenze del cristianesimo? Il cristianesimo è idolatria nel senso dispregiativo dato dal cristianesimo a questo termine!

Il concilio di Nicea intendeva bloccare l'attenzione degli Esseri Umani.

La peste cui il concilio di Nicea si riferisce era la Libertà dell'Essere Umano; una Libertà che il macellaio di Sodoma e Gomorra non era in grado di sopportare.

Le immagini servono per bloccare l'attenzione. La croce è dipinta, la croce è definita, la croce è immaginata. L'immagine descrive la croce, la definizione qualifica la croce, l'arte dipinge la croce. L'attenzione è cortocircuitata su sé stessa. Onde evitare che spazzi troppo si costruiscono altre immagini, di santi, assoggettati alla croce, di angeli, assoggettati alla croce, di dio che benedice la croce, la madonna che ama la croce così che "tanto più quelli che le vedono sono portati al ricordo e al desiderio di quelli che esse rappresentano tributando ad essi rispetto e venerazione". Così la vita degli Esseri Umani diventa una croce e è assurdo stupirsi se l'immagine evocata per la liberazione dall'inferno della croce sia poi quella di Satana nemico definito (dai cristiani) della croce!

Ecco il senso reale della disputa. Gli schiavisti si sono misurati sul mezzo migliore per continuare il possesso degli schiavi!

"Ma sebbene avesse fatto così' grandi miracoli davanti a loro, non credevano in lui" era necessario bloccare l'attenzione degli astanti affinché si convincessero che lui poteva fare miracoli. Se la loro attenzione poteva spaziare libera loro potevano chiedersi: "Quali sono i miracoli che fai? Dove sono i miracoli che hai fatto? Di quale natura sono i miracoli?" e allora non bastava più l'affermazione secondo cui lui faceva i miracoli, era necessario dimostrare il miracolo. Come avrebbe fatto la chiesa cristiana cattolica a dimostrare questo? Era necessario bloccare l'attenzione affinché gli schiavi credessero per fede alle sue affermazioni. Solo la paura poteva costringere gli Esseri Umani ad accettare le affermazioni della chiesa cattolica per fede. E come si ottiene la paura? Bloccando l'attenzione degli individui. Costringendo gli individui a diventare dipendenti dal proprio padrone!

Giovanni indica ai cristiani come devono comportarsi: come i Farisei facevano nei suoi racconti. I Farisei dominavano attraverso la paura. Non era vero. Giovanni lo sapeva, ma non c'era nessuno a smentirlo. I tempi erano cambiati e lui poteva inventarsi quasi qualsiasi cosa, così insegnava alle chiese cristiane la necessità di seminare paura per poter meglio controllare gli individui: gli schiavi del macellaio di Sodoma e Gomorra. E quando gli individui non accettano passivamente la sottomissione non è perché i cristiani mentono o sottomettono, ma perché qualcuno crea il vuoto nel loro cuore, qualcuno certamente o dio o Satana., ma quando gli Esseri Umani si difendono dalla loro ferocia certamente è Satana.

I cristiani hanno seminato la storia di un'immagine che consentisse loro di accusare i loro avversari cercando di nascondere nell'oblio ogni ricordo del divenire degli Esseri Umani. Sia il concilio di Costantinopoli che quello di Nicea hanno questo significato. Prendendo le parole dal concilio di Costantinopoli e di Nicea possiamo definire i cristiani ignoranti (non conoscono il divenire umano), avidi (rubano il pane dalle mani di chi non si può difendere), idolatri (mettono sé stessi e gli altri Esseri Umani in ginocchio), uomini scellerati (distruggono il divenire umano), non distinguono il sacro dal profano (non distinguono il circostante dal loro desiderio di sviluppare la pulsione di morte).

La guerra iconoclasta fu dunque una guerra interna alla chiesa cristiana cattolica per meglio controllare gli schiavi (che essi chiamano fedeli) per impedire loro di cogliere dall'albero delle vita eterna.

 

Scritto nel 1998

 

Vai al libro Gesù: e i Farisei, i fondamenti ideologici dell'odio religioso.

Claudio Simeoni

Meccanico

Apprendista Stregone

Guardiano dell'Anticristo

Tel. 3277862784

e-mail: claudiosimeoni@libero.it

Aggressione di cristiani alle statue pagane 2015

Gesù e i Farisei

Nella relazione fra Gesù e i Farisei c'è l'insegnamento cristiano alla pratica dell'odio religioso contro chi non si mette in ginocchio davanti al loro dio padrone. Gesù esprime un odio violento incitando, di fatto, al linciaggio di chi non lo riconosce come dio e padrone. Questo insegnamento verrà sviluppato dai cristiani che insanguineranno il mondo distruggendo uomini e popoli in nome e per conto del loro dio padrone.