Stefano Beverini
giornalista e scrittore

Dodicesimo capitolo

Near Death Experiences, esperienze di premorte
fra scienza, cristianesimo e stregoneria

Congresso internazionale di San Marino 16-18 maggio 1997

di Claudio Simeoni

Indice dei temi congressuali

Stefano Beverini

Stefano Beverini è un giornalista che si occupa di parapsicologia e come giornalista è interessato ai fenomeni NDE che si manifestano nelle situazioni di crisi.

Egli è cosciente dell'esistenza che i racconti in relazione alla morte non sono appropriati perché l'esperienza di chi racconta non è data dalla morte, ma è solo in uno stato fisiologico vicino alla morte. L'individuo che racconta è un individuo vivo che ha vissuto un'esperienza specifica, ma che non è morto. Un vivo che parla della morte senza essere mai morto, ma immaginando di stare per morire.

Ciò che starebbe raccontando è la sua immaginazione della morte.

Beverini è consapevole che spesso i fenomeni descritti sono fenomeni soggettivi; pertanto vuole circoscrivere il discorso sia ai casi in cui si può parlare di quasi morte scartando sia i casi di persone "coinvolte in gravi incidenti" e quelli "moribonde mentalmente lucidi" per concentrarsi sulle persone considerate "clinicamente morte" e "rianimate". Egli si vede costretto a fare quest'azione per non essere accusato di usare stadi allucinatori per provare delle tesi formulate immaginarie definite aprioristicamente.

Gli effetti NDE che Beverini considera sono i seguenti:

1) Consapevolezza della morte del corpo e consapevolezza di esistere esternamente al corpo stesso.
2) Visualizzazione chiara e precisa del corpo da una prospettiva quasi sempre elevata e comunque non coincidente con i propri sensi fisici; a volte in locali vicini.
3) Percezioni di discorsi di parenti, medici o infermieri; in certi casi anche di pensieri e emozioni.
4) Totale assenza di dolore fisico.
5) Senso di grande serenità e di generale benessere, abbinato a contenuti a forte carica emotiva; oppure sensazioni di grande disagio morali o di malessere (in alcuni casi, come quasi sempre nei suicidi).
6) "distorsioni temporali" e "atemporalità".
7) Aumento delle facoltà percettive e intellettive.
8) Allontanamento dal "corpo fisico".
9) "Effetto tunnel", "luce", "visione panoramica del proprio vissuto significativo".
10) incontro con "esseri" di un'altra dimensione d'esistenza
11) Alcune sensazioni non sono foriere di gioia e di serenità! A volte ci sono immagini terrificanti, tipo infernali.

Fatto quest'elenco Beverini deve elaborare una descrizione dei fatti per allontanare il sospetto di impressioni soggettive elaborate dal cervello in situazioni particolari.

Ci sono sempre gli archetipi junghiani atti a spiegare le reazioni del cervello. Beverini dice che potrebbe essere come il cervello che tenta di salvare in un dischetto da computer le esperienze del vissuto attraverso la rivisitazione dei fatti salienti della propria esistenza. Beverini afferma che molte persona pensano che gli effetti prodotti nei momenti di crisi possono essere dovuti ad una tempesta "psicofisica" o "psicochimica" all'interno del cervello prima di una possibile morte. Beverini introduce un argomento molto importante e sono le NDE di bambini prodotte nelle ricerche d'analisi di Melvin Morse e Raymond Moody. Vengono purtroppo riferite in maniera generica: "... stranamente riferiscono esperienze simili e analoghe a quelle degli adulti medesimi, e fin dalla più tenera età".

Questo dato dovrebbe far riflettere su molti degli elementi considerati importanti nelle esperienze NDE.

Esiste sicuramente una reazione psicochimica della struttura fisiologica degli Esseri Umani davanti alla possibile morte. Una reazione dovuta alla struttura neuro-vegetativa di cui siamo composti. Questa struttura reagisce sempre davanti alla morte (si adatta e si modifica al variare delle condizioni oggettive), sia che si tratti di un Essere Umano bambino o di un Essere Umano adulto. Ciò che differenzia le due esperienze NDE è veramente importante (differenze come risultanti statistiche; un Essere Umano adulto che abortisce il proprio corpo luminoso avrà le stesse NDE, a parte il suo specifico condizionamento educazionale, di un bambino).

Beverini sorvola su questo.

A Beverini non interessa la vita, gli interessa provare l'esistenza di una forma di "anima" sulla quale trasferire la coscienza del corpo fisico all'atto della sua morte.

A questo proposito si concentra sulle esperienze extrafisiche. Le uniche in grado di garantirgli la possibilità di esistenza della sua costruzione. Beverini descrive alcune esperienze tali da provare la sensazione di extracorporalità. Egli non si chiede perché in alcuni casi ci sono le esperienze di extracorporalità e nella maggior parte dei casi queste esperienze non ci sono. Egli, come quando il pazzo di Nazareth dice, vi farò pescatori di anime, si identifica col pescatore, non con il pescato che finisce in padella. Egli è fra quelli che sicuramente possono avere esperienze di extracorporalità, non fra quelli che hanno abortito la propria esistenza. Egli non si chiede il perché delle cose; egli è oltre ogni perché!

Beverini conclude il suo intervento affermando: "Una ricerca che sembra indicarci come alcune delle funzioni superiori della psiche possono apparire "esterne" rispetto alla struttura neurofisiologica. Funzioni che quindi non necessariamente debbono soccombere col decesso del soma".

Ciò che caratterizza la ricerca di Beverini è la cronaca di quanto lo stupisce. Egli non si rende conto come la drammaticità non stia in quanto di "strano" incontra, ma dalla "normalità" che annulla lo "strano". Gli effetti autoscopici, gli effetti di dilatazione sensoria sono tutti elementi statistici, piccole percentuali di individui provano quegli effetti, anziché essere la normalità della nostra esistenza.

Beverini è alla ricerca di quanto lo può consolare nella morte del corpo fisico, non di quanto è in grado di costruirlo.

Afferma che esiste qualche cosa che sicuramente esce dal corpo, ma come buon cristiano pensa che questo sia patrimonio comune della specie, come le braccia o gli occhi. Egli non pensa che patrimonio della specie non è l'oggetto, ma è la possibilità di costruire l'oggetto.

Il feto è in potenza un Essere Umano adulto, ma non necessariamente diventerà un Essere Umano adulto e un numero irrilevante saranno coloro che riusciranno a correre i cento metri in nove secondi e otto decimi.

L'oggetto su cui si trasferisce la coscienza è potenzialmente costruibile dagli Esseri Viventi nella Natura, ma non è oggetto in sé che un dio pazzo ha voluto donare ad una specie privilegiata.

La forza che porta alla extrasensorialità fuori dai confini del corpo fisico, noi la costruiamo giorno per giorno, scelta dopo scelta.

Così nell'affannosa ricerca di provare l'esistenza di un corpo luminoso su cui trasferire la coscienza all'atto della morte del corpo fisico, Beverini omette la ricerca su quanto può costruire il suo corpo luminoso. Almeno questo non è oggetto della sua esposizione!

Scritto nel 1997

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Claudio Simeoni

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Le esperienze di premorte

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