Significato sociale e religioso di Dea Madre o Grande Madre
Donna, angelo del focolare e fattrice di figli

Claudio Simeoni

La Religione Pagana e i wicca

E' necessario fare qualche puntualizzazione sull'idea della Grande Madre. Questa idea è usata da Wicca per giustificare la loro idea creazionista e da omosessuali per giustificare, in maniera religiosa, le loro pulsioni spesso criminalizzate dal macismo del superuomo cristiano Gesù. Per secoli si è contrapposto il macismo del dio padrone della bibbia, che macella tutti chiedendo obbedienza, ad una forma di passività della sofferenza identificata con Gesù. Dal punto di vista pulsionale, il padre che si fa maschio nei confronti del figlio e il figlio che accetta il padre maschio fino all'assoluto sacrificio. In questa immagine si è accolta la donna sofferente e passiva, violentata dal maschio, il dio padrone del magnificat. La donna che accetta passivamente la violenza esaltandola con la gioia di essere violentata. La donna violentata che legittima il dolore della violenza subita partecipando al dolore del figlio affinché partecipi a sua volta alla violenza imposta dal dio padrone, suo padre, il suo padrone.

Questa straordinaria prigione emotiva fu costruita dal terrore ebreo e realizzata nelle società dalla chiesa cattolica e dal cristianesimo per fissare il proprio potere e il proprio dominio sull'uomo.

Nell''800, epoca in cui la chiesa cattolica iniziava la guerra delle apparizioni mariane per combattere la rivolta delle persone contro il suo strapotere, questo cortocircuito emotivo, imposto mediante la violenza, servì per combattere le rivendicazioni sociali. Le lotte per l'uguaglianza sociale e la liberazione della donna dalle condizioni di schiavismo, avevano nel cristianesimo il nemico da combattere.

Mentre i materialisti dialettici ponevano la questione dell'uguaglianza sociale della donna in contrapposizione alla gerarchia della chiesa cattolica e le idee positiviste sfociarono nei movimenti delle suffragette, altri movimenti, come quello esoterista dei teosofi e quello cattolico, cercavano soluzioni dottrinali-ideologiche con cui porre all'ordine del giorno l'uguaglianza sociale della donna.

Bachofen inventa un'ideologia secondo cui, prima dell'attuale fase di dominio del dio padrone cristiano, ci sarebbe stato un periodo di "matriarcato" in cui dominava una sorta di Dea Madre o Grande Madre.

Bachofen aveva inventato il significato sessuale dei numeri. Riprendendo la tradizione cristiana-cattolica, attribuì il numero UNO al dio padrone-stupratore spacciato per creatore. Questa identificazione ebbe successo anche richiamando il concetto di UNO dei neoplatonici. Bachofen continuò attribuendo il numero DUE alla Maria stuprata dal dio padrone cristiano che magnificava lo stupro subìto perché lo stupratore aveva scelto di stuprare lei (vedi Vangelo Luca). Questa logica è entrata talmente profondamente nella psiche sociale che la troviamo riprodotta come giustificazione fra gli stupratori nei processi per stupro o nelle giustificazioni degli stupratori seriali: "A loro piace così!". Il numero tre era attribuito a tutti i figli delle donne stuprate e a cui le donne, secondo la chiesa cattolica, dovevano sottomettersi in quanto il prodotto dello stupro era inviato dal suo dio padrone.

Bachofen eleva lo stupro come diritto divinizzando la donna come oggetto da stuprare: la Grande Madre, la Dea Madre.

Questa santificazione della sofferenza è la negazione dei movimenti civili in cui si agiva per garantire a tutti i cittadini, uomini e donne, gli stessi diritti e gli stessi doveri sociali. Non è un caso che le idee di Bachofen siano elaborate nello stesso tempo in cui la chiesa cattolica inizia la guerra delle apparizioni mariane per fermare le rivendicazioni femminili della Rivoluzione Francese. Le apparizioni mariane del 1830 e del 1850 in Francia fanno da fondamento psicologico all'idea della Dea Madre di Bachofen che nel 1861 scrive la sua opera sul matriarcato.

Nella tradizione sociale cristiana, cattolica in particolare, la donna, violentata e stuprata dal marito, riversa il dolore dello stupro stuprando a sua volta i figli. La donna nel cattolicesimo, oggetto di possesso da parte del marito a cui deve sottomissione, obbedienza e deferenza, può rivalersi stuprando il proprio figlio a sua volta perché lo stupro del figlio diventa omaggio e sacrificio al marito dio padrone: il suo magnificat.

Jung incontra questo tipo di violenza della madre sui figli, in particolare nella prima infanzia, ma anziché individuare i meccanismi della sua realizzazione, preferisce attribuirne gli effetti a principi archetipici. Se Jung fosse stato une evoluzionista avrebbe cercato le cause della dipendenza dei figli dalla madre, avrebbe cercato gli atti di violenza con cui questa era imposta, specialmente nelle persone più sensibili. Invece, essendo Jung, un individuo dipendente dall'idea di creazione, preferisce attribuire la dipendenza del figlio ad un oggetto naturale come l'azione di un archetipo che determina la struttura psichica delle persone. Le necessità psichiche di legittimazione della propria dipendenza e della propria sottomissione da parte della donna all'uomo, sono le necessità che la madre trasmette emotivamente la figlio e che conferma veicolando il proprio sentimento emotivo una volta che il figlio è nato. La madre rende dipendente il figlio per compensare la violenza subita dal marito ora, dal padre prima, che l'ha resa dipendente e ne ha menomato la struttura psichica.

Non esiste un archetipo della Dea Madre, ma esiste un principio di violenza emotiva con cui la madre impone sé stessa al figlio come rivendicazione della propria autorità svilita ed offesa da padre e marito.

Va da sé che la violenza della madre sul figlio diminuisce al diminuire del controllo del padre e marito sulla donna chiamata madre. Tanto più si dissolve lo schema della famiglia cristiana e gli obblighi dei ruoli dei componenti della "sacra famiglia", tanto meno sono le necessità della madre di veicolare nei figli la sua dipendenza.

La violenza psicologica e alcuni meccanismi vengono messi in luce da Erich Neumann che pesca dalle paure che sua madre gli ha imposto. Erich Neumann cogliendo la violenza da lui stesso subita nella propria educazione (Neumann era del circolo di Hannah Arendt) scrive:

Solo a un livello cosciente, quindi, il rifiuto di amore e la privazione appaiono come attività volutamente negativa dell'Archetipo del Femminile o della Grande Madre. Poiché, però, tutti gli elementi positivi dell'esistenza: nutrimento, calore, protezione, sicurezza e copertura, sono collegati all'immagine dell'Archetipo del Femminile (il quale comunica concretamente tutti questi contenuti positivi nella sua relazione con il piccolo individuo, il bambino e l'infantile), tutte le interruzioni e i disturbi del flusso positivo che emana dalla madre verso ogni essere vivente, tutti i bisogni e le privazioni vengono attribuiti dall'umanità alla stessa Grande Madre 'cattiva' e 'terribile'. Vedremo che, anche in questo caso, è attivo il carattere trasformatore, che conduce al muta- mento. La Grande Madre - è datrice non solo della vita, ma anche della morte. La sottrazione dell'amore può apparire come la sottrazione di tutte le funzioni che costituiscono l'aspetto positivo del carattere elementare. Così al nutrimento corrispondono la fame e la sete, al caldo il freddo, alla protezione la mancanza di protezione, alla coperta e al vestito l'essere scoperti e nudi, all'appagamento il bisogno. Più forte di ogni cosa emerge, tuttavia, spesso la solitudine, il principium individuationis, l'aspetto negativo del contenimento, che costituisce il principio fondamentale della participation mystiqu , dell'unione e della non- solitudine. Questa condizione è designata in modo caratteristico dal termine tedesco das Elend, che indica sia l'infelicità e la miseria, sia l'esilio lontano dalla patria. Rientrano, perciò, in questo contesto, oltre i simboli concettuali già menzionati, anche quelli dell'esilio e del deserto. Questa privazione esistenziale può anche assumere una forma più generale e più simbolica. La nascita viene esperita non solo come liberazione verso la vita, ma anche come un rifiuto espulsivo dal paradiso uterino, la coscienza viene esperita non solo come sviluppo progressivo e come affermazione di vita tendente verso la luce, ma anche come espulsione dalla beatitudine notturna del sonno nell'inconscio e - come in tutte le cosmologie di tonalità gnostica - perdita della patria originaria. Al di là di queste situazioni esistenziali, in cui l'Archetipo del Femminile appare negativo, esso può assumere attivamente un ruolo negativo. Esso usa, allora, la 'sottrazione di amore' come strumento della sua potenza, come mezzo per protrarre il suo dominio di Grande Madre, per impedire che il suo prodotto, nato da lei, approdi a una sua autonomia. Il rifiuto e la privazione si traducono in quello stadio nell'adesione e perfino nella cattura, che abbiamo imparato a conoscere come funzioni negative del carattere elementare.

[....]

Già nella funzione adesiva e catturante dell'Arche tipo del Femminile è evidente la volontà di non far sfuggire nulla al proprio dominio; tale volontà, però, è visibile in forma ancora più intensa e aggressiva (in senso negativo) nella funzione del ridurre e del divorare.

Tratto da: Erich Neumann "La Grande Madre - Fenomenologia delle configurazioni femminili dell'inconscio" Casa Editrice Astrolabio 1981 pag. 74 e 75

La paura dell'allontanamento, dell'emarginazione, secondo Neumann, è la molla dell'archetipo della "Grande Madre". Anziché scorgere i meccanismi psicologici ed emotivi che la madre, sottomessa al monoteismo sia cristiano che ebreo, trasmette al feto prima e al bambino poi, attraverso la sua identificazione psichica con la sottomissione al dio padrone, preferisce identificare il tutto in un archetipo il cui fine è assolvere la società monoteista, e con essa il dio padrone, dai delitti che commette contro il divenire dell'uomo.

Quando Neumann costruisce l'equazione:

donna=corpo=vaso=mondo

non sta facendo altro che riprodurre l'ideologia propria della bibbia ebre e cristiana. Un'idea propria dell'ambiente culturale cristiano.

Quando Neumann scrive (testo sopra pag. 52):

"Se fondiamo l'equazione corpo mondo dell'uomo primitivo nella sua prima formula aspecifica con l'equazione simbolica fondamentale del femminile..."

In realtà sta attribuendo a "ipotetici primitivi" le idee proprie dell'odio sociale ebraico e cristiano: sta legittimando l'ebraismo e il cristianesimo come se fossero nella natura dell'uomo e non un'aberrazione inumana che giustifica odio e violenza sociale.

La Dea Madre, la Grande Madre, diventa soltanto un'immagine per fini criminali: giustificare la distruzione della struttura psico-emotiva dell'uomo soddisfacendo e giustificando la sottomissione della donna come fosse una condizione naturale e non una condizione imposta mediante la violenza educazionale.

A queste considerazioni vanno sommandosi le pulsioni libidiche omosessuali che aggredite da sistemi sociali omofobici si rifugiano in un'esaltazione del proprio "femminino sacro" in contrapposizione ed esaltazione di un macismo identificato con l'onnipotenza del dio bibilico. Quel macismo che violenta Maria ottenendo da Maria l'esaltazione della sua violenza e quel macismo al quale Gesù offre la sua sofferenza sulla croce. Gesù che si fa femmina davanti al dio padrone e Gesù che si fa maschio arrestato col bambino nudo. Questo frammisto di pulsioni omosessuali, che nelle società omofobe si concretizzano in relazioni di possesso e sottomissione sessuale, hanno la loro sintesi nella Dea Madre che, padrona del figlio succube del dio padre, si sottomette al figlio rendendo il figlio dipendente dalla sua stessa sottomissione.

In questo modo l'omosessualità, sia maschile che femminile, hanno, nell'esaltazione del femminile sacro, il loro modello di legittimazione nella Dea Madre o nella Grande Madre.

Come i wicca, prima, hanno sfruttato le ricerche, dai risultati un po' deliranti di Murray, per affermare l'esistenza della continuità ideologico-religiosa fra le donne in Europa di una conoscenza che hanno attribuito alle "streghe" fino allo sbugiardamento della Murray da parte degli antropologi, così gli esaltati della Dea Madre o Grande Madre sfruttano i lavori di Marjia Gimbutas che nei ritrovamenti sembra nascondesse le immagini maschili per esaltare il ritrovamento delle figure femminili.

L'interpretazione di ogni reperto archeologico neolitico e paleolitico sotto forma di divinità femminile imperante è in Marija Gimbutas una vere e propria ossessione. Le immagini femminili, o quanto può richiamare indirettamente qualcosa di femminile, diventa un'ossessione elevata a livello di divinità. Rappresentazione della Grande Madre che secondo la Gimbutas avrebbe invaso tutto il neolitico e tutto il paleolitico: come se gli uomini e le donne non avessero passato il tempo a fare all'amore e ad accudire alle conseguenze del loro "scopare". Non per questo l'attività sessuale, coinvolgente e totalizzante nell'esperienza della veicolazione libidica, deve essere elevata a livello religioso come noi oggi intendiamo la religione sostituendo al criminale dio biblico una criminale Dea Madre che ricatta le persone col cibo e il nutrimento. Solo nell'individuo educato nel monoteismo, nel cristianesimo e nell'ebraismo, portatore di pulsioni omosessuali può proiettare la sua idea di "femminino sacro" su un passato dal quale appaiono frammenti indistinti.

Perché non pensare queste immagini come a delle immagini semplicemente erotiche?

L'umanità si sviluppò nel brodo primoriale circa tre miliardi di anni or sono, in fondo gli uomini che fecero queste figure non erano tanto "primitivi" ci hannopreceduto di solo qualche migliaio di anni.

Appare evidente come immagini che hanno la funzione eccitativa, pornografica, di gioco sessuale, come le figure delle varie "veneri" neolitiche o paleolitiche, la mente, sessualmente malata e bisognosa, dell'individuo cristiano ed ebreo, le interpreti nella dimensione dei bisogni sessuali repressi dalla sua religione. Il che, nella mente del cristiano, suona più o meno così: "Loro erano dei porci, non come noi che siamo civilizzati....".

Significa elevare a sacralità la repressione sessuale subita. Significa legittimarla trasformando la repressione sessuale da fattore di controllo sociale, come è oggi, a fattore "naturale" che si esprimeva anche diecimila anni or sono prima dell'arrivo del cristianesimo.

Diventa un atto CRIMINALE voler attribuire agli Antichi categorie religiose o di pensiero proprie del delirio di possesso della bibbia degli ebrei e cristiani.

Oggi come oggi, l'idea di Dea Madre, è sostenuta da omosessuali che chiamano sé stessi "streghe" seguendo l'idea freudiana secondo cui c'è del femminile in ogni uomo. A questi si aggiungono le donne che lungi dal cogliere il pericolo in ciò elevano la propria sessualità all'espressione di Dea Madre fissando la loro condizione di individui socialmente stuprate che accettano lo stupro psico-emotivo che riproducono nella società (come la Maria nel magnificat di Luca).

Questi individui femminili stuprati che riproducono le condizioni psichiche dello stuprato nella società vengono usate come massa "femminile" contro le donne che nella società rivendicano diritti di uguaglianza e di parità economica e sociale. La Dea Madre come un atto criminale contro il divenire sacro e magico della società. Lo aveva visto Jung, lo aveva visto Arendt, lo aveva visto Neumann, lo vedono gli attuali wicca che, abbandonato Gardner e la Murray, vanno alla ricerca di nuovi "idoli" con cui legittimare le aggressioni alla libertà sociale e ai diritti civili.

Marghera, 08 dicembre 2013

 

La Religione Pagana e i wicca

 

Cattolici travestiti da wicca

 

Il simbolo del Circolo dei Trivi
è preso dal santuario di Oropa
Significa "ave maria": la "dea" dei wicca!

 

Riflessioni sulla Stregoneria.

Strega, Stregone, Stregoneria!

Che cos'è la Stregoneria? E perché i Wicca o Wiccans e truffatori in generale non possono, per scelta soggettiva, praticare Stregoneria!

La Stregoneria; La Stregoneria Pagana!

Il simbolo che usano i Pagani Politeisti (e anche i Wicca) è la Stella a Cinque punte. Ma qual è il suo significato? Perché usano quel simbolo? Cosa vogliono comunicare i Pagani con il simbolo della Stella a Cinque punte?

 

2) La stella a cinque punte simbolo del Paganesimo;

 

 

 

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Quando si percorre un sentiero di Stregoneria
si conosce l'inizio, ma non si sa dove porterà.
Per questo motivo l'impeccabilità deve essere a fondameto
di ogni nostra decisione.

I "gruppi" pagani

Cosa distingue un Pagano Politeista da un monoteista? Il coraggio. Come direbbe il Leone Codardo nel Mago di Oz. Esporre le proprie emozioni alle intemperie della vita e mettere in atto un'autodisciplina che ci consente di non essere sbattuti sugli scogli dell'umana esistenza. Il monoteista confida nella speranza per il suo dio; il Pagano incatena gli Dèi con le sue emozioni e fa rotta in mari sconosciuti senza bussola né stelle che lo possano guidare. Su cosa confida il Pagano Politeista? Sul proprio coraggio!

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Claudio Simeoni

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Ultima modifica 29 ottobre 2022

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