Davvero erano sconosciuti i Misteri Eleusini?
Demetra ora ha conosciuto dove si trova sua figlia. Non può modificare la decisione di Zeus, ma non può nascondere il suo dolore.
Decide di abbandonare la situazione in cui sta vivendo, nell'Olimpo. Decide di manifestare la sua rabbia abbandonando il presente vissuto.
Abbandona anche il suo aspetto di Dea e assume sembianze di una donna anziana che vagava per le città e per i campi.
Uno dei misteri di Eleusi è una sorta di arte dell'inganno che non inganna.
L'inganno "cattivo" avviene quando è al servizio di intenzioni malvage, ma quando si maschera ciò che si è, limitando sé stessi nelle azioni nel mondo, diventa un inganno che non inganna perché presenta al mondo un "contenuto". La Dea non chiede nulla al mondo: non c'è ostentazione negli Dèi perché gli Dèi non chiedono deferenza, ma rispetto e lo ottengono dando rispetto.
Tu, che cosa cerchi? Deferenza perché sei un essere superiore o il rispetto perché loro ti considerano uno di loro? Cerchi servi o cerchi amici?
Demetra stava affrontando il suo dolore. Per farlo aveva bisogno di persone con cui collaborare, non di presentarsi come la Dea onnipotente. Voleva essere accolta per come si presentava, non come la Dea dell'Olimpo.
Ciò che Demetra offriva era un servizio. Demetra era pronta a servire, ma non era una serva. Il rispetto è la richiesta dell'inganno che non inganna.
Alle figlie di Celeo racconta una storia credibile: come avrebbero reagito le figlie di Celeo se Lei avesse detto loro di essere la Dea Demetra?
Dicendo loro di essere una donna che si chiama Dono, ha fatto loro il dono della sua compagnia: ha chiesto quanto poteva chiedere e loro gli hanno offerto quanto potevano offrire.
Demetra ha creato un'armonia fra sé e il mondo in cui viveva.
Leggiamo nell'Inno Omerico a Demetra:
E, in seguito, adirata contro il figlio di Crono, dalle nere nubi,
abbandonando il consesso degli dèi e il vasto Olimpo,
andava tra le città degli uomini e i pingui campi,
celando il suo aspetto, per molto tempo: né alcuno degli uomini
e delle donne dalla vita sottile la riconobbe incontrandola,
fin quando ella giunse alla casa del saggio Celeo,
che era allora il signore di Eleusi fragrante d'incenso.
Sedeva lungo la strada, afflitta nel cuore,
al pozzo Partenio, cui gli abitanti della città attingevano l'acqua,
all'ombra: su di lei si allargava la chioma di un olivo.
Era simile a una vecchia carica d'anni, lontana dalla maternità
e dai doni di Afrodite che ama le ghirlande:
quali sono le nutrici dei figli dei re che rendono giustizia,
o, nelle loro case ricche di echi, le dispensiere.
E la videro le figlie di Celeo figlio di Eleusi,
venute ad attingere l'acqua che scorreva abbondante, per portarla
in brocche di bronzo alla loro casa paterna.
Erano quattro, simili a dee, nel fiore della giovinezza:
Callidice, Cleisidice, l'amabile Demo,
e Callitoe, che era la maggiore tra tutte;
e non la riconobbero: è difficile, per i mortali, ravvisare gli dèi.
Fermandosi davanti a lei, le rivolsero parole alate:
"O vecchia, da dove vieni, e chi sei fra i mortali carichi d'anni?
perché ti sei diretta fuori dalla città, e non ti avvicini alle case?
Là, nelle sale piene d'ombra, vi sono donne
la cui età è proprio uguale alla tua, e altre più giovani,
che ti accoglierebbero con atti e parole cordiali".
Così dissero; e la veneranda fra le dee rispose con queste parole:
"Care figlie, chiunque voi siate tra le donne,
io vi saluto, e a voi risponderò; certo, è giusto
che alle vostre domande io risponda la verità.
Dono è il mio nome: così infatti mi chiamò la madre veneranda;
e ora da Creta, sull'ampia superficie del mare,
sono venuta senza volerlo: con la violenza e la costrizione, contro il mio desiderio,
i pirati mi portarono via. Essi poi
con la nave veloce approdarono a Torico, dove le donne
scesero a terra tutte insieme, ed essi
preparavano il pasto presso gli ormeggi della nave.
Ma il mio cuore non desiderava il cibo dolce come il miele:
e nascostamente avviandomi attraverso il cupo entroterra
fuggivo i miei tracotanti padroni, perché essi
non traessero guadagno da me, vendendomi senza avermi comprata.
In tal modo, vagando, sono giunta fin qui, e non so affatto
quale paese sia questo, e chi vi abiti.
Suvvia, tutti gli dèi che abitano le dimore dell'Olimpo
vi concedano legittimi sposi, e di generare figli
come li sperano i genitori, così voi abbiate pietà di me, fanciulle,
e siatemi amiche. Care figlie, in quale casa potrei andare,
di quale uomo o quale donna, sì che io compia per loro,
volenterosa, i lavori che si addicono a una donna attempata?
Tenendo fra le braccia un bambino appena nato
io potrei allevarlo premurosamente, e avrei cura della casa,
e preparerei, nell'intimo delle camere ben costruite,
il letto (lei signori, e addestrerei al lavoro le donne".
Osi parlava la dea, e prontamente le rispose la vergine fanciulla,
Callidice, la più bella tra le figlie di Celeo:
"Nonna, sebbene a malincuore, ineluttabilmente noi esseri umani
dobbiamo sopportare quel che ci danno gli dèi: poiché essi, davvero, sono molto più forti.
Ma questo io con chiarezza ti spiegherò, e ti dirò i nomi:
gli uomini che qui hanno grande autorità e potere,
e guidano il popolo, e le mura della città
difendono, coi consigli e le giuste sentenze.
Di Trittolemo dall'accorta mente, e di Diodo,
di Polisseno e dell'incensurabile Eumolpo,
di Dolico e del nostro valoroso padre,
di tutti costoro, le mogli curano le case;
e appena ti vedranno nessuna di loro
dispregiando il tuo aspetto ti allontanerà dalla sua casa:
anzi ti accoglieranno: poiché tu sei simile a una dea.
Ma, se vuoi, attendi che alla casa del padre
noi ci rechiamo, e alla madre, Metanira dalla vita sottile,
raccontiamo tutta la tua storia dal principio alla fine; speriamo .... ch'ella t'inviti
a venire da noi, e a non cercare la casa di altri.
Da: Inno Omerico a Demetra
Il dialogo fra le figlie di Celeo e Demetra deve essere letto tutto assieme perché indica, all'iniziato di Eleusi, come si deve comportare nel mondo e nella vita.
Un atteggiamento discreto e rispettoso.
Questo atteggiamento di Demetra sarà la costante del suo comportamento nella casa di Celeo dove darà rispetto e riceverà rispetto, ma non in quanto Dea, ma in quanto persona attenta e rispettosa.
Con questo atteggiamento, indicato nel comportamento di Demetra, l'iniziato può camminare in ogni luogo sconosciuto del mondo, fra popoli sconosciuti, sempre rispettato: chiedi ciò che hai necessità di chiedere, dai quanto sei in grado di dare e ricevi quanto l'altro è in grado di offrirti.
La necessità della relazione è descritta anche nel vangelo di Matteo solo che, anziché creare armonia, è fatta per creare conflitto e costruire una gerarchia:
"Chi riceve voi, riceve me; e chi riceve me, riceve colui che mi ha mandato. Chi riceve un profeta come un profeta, riceverà una ricompensa da profeta; e chi riceve un giusto come giusto, riceverà una ricompensa da giusto e chi avrà dato da bere anche un solo bicchier d'acqua fresca ad uno di questi piccoli, perché è mio discepolo, in verità vi dico: non perderà la sua ricompensa."
Vangelo di Matteo 10, 40-42
E chi riceve una persona come una persona?
Demetra è una persona. Si qualifica solo come una persona. Non è né un profeta né un giusto. Non chiede alle persone di riconoscergli qualche cosa di particolare, ma solo sé stessa per come appare.
E' abbastanza logico pensare che gli estensori dei vangeli conoscevano molto bene le vicende di Demetra e abbiano attinto il modello della relazione "sé con l'altro". La relazione viene distorta e funzionalizzata di gerarchia e di assolutismo dove l'altro doveva mettersi al loro servizio accogliendoli e sottomettendosi, non erano loro che si mettevano al servizio delle persone.
Dice ancora Gesù nel Vangelo di Matteo:
"In qualunque città o villaggio entrerete, informatevi se vi è qualcuno degno e dimorate presso di lui fino alla vostra partenza. Entrando nella casa salutatela; e se la casa ne è degna, scenda la vostra pace sopra di essa; ma se non ne è degna, ritorni la vostra pace a voi. Se qualcuno non vi riceve né ascolta le vostre parole, uscendo da quella casa o da quella città, scuotete la polvere dai vostri piedi. In verità vi dico: nel giorno del giudizio il paese di Sodoma e di Gomorra sarà trattato meno severamente di quella città."
Vangelo di Matteo 10, 11-15
Anche Demetra si informa dalle figlie di Celeo. Non chiede "Chi è degno di me!", ma chiede "se qualcuno è disponibile ad accettare i suoi servigi" e, soprattutto, non maledice chi non la accoglie scuotendo la polvere dai suoi sandali.
Soprattutto, a differenza di Gesù, Demetra non ritiene di essere in mezzo ai lupi feroci, ma in mezzo a persone rispettabili a cui dice:
Suvvia, tutti gli dèi che abitano le dimore dell'Olimpo
vi concedano legittimi sposi, e di generare figli
come li sperano i genitori, così voi abbiate pietà di me, fanciulle,
e siatemi amiche.
Questo inganno non inganno di Demetra dovrebbe essere sulle labbra degli Stati del mondo anziché imporre la convinzione di Gesù:
"Ecco, io vi mando come pecore in mezzo ai lupi; siate adunque prudenti come i serpenti e semplici come le colombe. Guardatevi però dagli uomini, perché vi trascineranno davanti ai tribunali e vi flagelleranno nelle loro sinagoghe, e sarete condotti davanti ai Governatori e a re per cagion mia, per dare testimonianza ad essi e ai Gentili."
Vangelo di Matteo 10, 16-18
La convinzione di essere "pecore" in mezzo ai lupi porta le pecore a diventare assassini giustificando le loro azioni atroci perché le loro vittime sono "lupi". Siate astuti nello sterminarli, dice Gesù, ma guardatevi dagli uomini di cultura che chiederanno giustizia per le vostre azioni criminali.
Demetra, a differenza di Gesù, non vuole dominare gli uomini, ma essere amica degli uomini. Per questo Demetra dice:
Care figlie, in quale casa potrei andare,
di quale uomo o quale donna, sì che io compia per loro,
volenterosa, i lavori che si addicono a una donna attempata?
Lei è Demetra!
Marghera, 23 ottobre 2015
Il testo dell'Inno Omerico a Demetra è tratto da "Le religioni dei misteri" a cura di Paolo Scarpa edizione Fondazione Lorenzo Valla
Nell'Inno Omerico a Demetra sono racchiusi tutti i misteri di Eleusi. Costruire il dio che cresce dentro ad ogni uomo e, nello stesso tempo, costruire le condizioni affinché le persone possano costruire più facilmente il dio che cresce dentro di loro.
Claudio Simeoni
Meccanico
Apprendista Stregone
Guardiano dell'Anticristo
Membro fondatore
della Federazione Pagana
Piaz.le Parmesan, 8
30175 Marghera - Venezia
Tel. 3277862784
e-mail: claudiosimeoni@libero.it
Demetra al museo di Roma
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