Zeus e Temi nella Teogonia di Esiodo

Claudio Simeoni
capitolo 38

Significato di Teogonia:
L'insieme dei miti che illustrano l'origine e la discendenza degli Dèi in chiave simbolicamente antropomorfica.

La Religione Pagana, i poeti e la filosofia

Zeus e Temi

La Religione Pagana e la Teogonia di Esiodo - Indice Generale

Temi è il Titano della giustizia universale, l'equilibrio che si realizza fra le forze che entrano in gioco, nell'universo.

Come tutti i Titani, manifesta la condizione del tempo e l'equilibrio è l'azione presente nel tempo. Un oggetto che si adatta ad ogni squilibrio imposto mediante le scelte soggettive di ogni soggetto.

L'equilibrio, inteso come controllo da parte dello sviluppo della vita, delle contraddizioni che in essa si generano, deve essere "calato" da regola cosmica-universale alla specificità degli Esseri della Natura nelle "creazione" di Zeus.

L'amplesso di Zeus con Temi permette questo trasferimento del principio equilibratore dell'universo al principio equilibratore che favorisce lo sviluppo degli Esseri della Natura e delle società umane come soluzione delle contraddizioni e dei conflitti che incontrano nella vita.

Dalla relazione fra Zeus e Temi discendono quei "meccanismi" che compongono quella che noi comunemente chiamiamo Giustizia. Per questo motivo Giustizia, come insieme di forze divine e tensioni sociali, sono figlie di Zeus e Temi e viene sovente indicata con la figlia: Dike.

Scrive Esiodo nella Teogonia tradotta da Romagnoli:

Sposò la molle Tèmi seconda, che a luce die' l'Ore,

Dice, con Eunomia, con Pace possente - su l'opre

esse a vegliare sempre degli uomini stanno - e le Parche,

a cui massimo onore concesse il Cronide: Lachèsi

Atropo e Cloto: il bene partiscono agli uomini e il male.

Esiodo, Teogonia 901 - 906

I Titani sono confinati nel Tartaro, ma dal Tartaro parlano agli Esseri figli di Era con voce tonante che lo stesso Zeus non può ignorare. Zeus deve prendere dai Titani i mattoni che gli mancano per costruire il presente razionale. Egli stesso, germinato dai Titani, non può ignorare quanto lo portò ad essere ciò che è! Dopo Meti, germinata dai Titani Oceano e Teti, è la Titanide Temi a partecipare con Zeus alla costruzione dei Guardiani del divenire degli Esseri che in Era germinano.

Dopo aver fagocitato Meti, Zeus non è più un lo stesso Titano. Ora possiamo considerarlo come il padre degli Dèi in quanto costruisce e fonda quanto noi vediamo sia guardando indietro nei mutamenti che portarono a fondare il presente, sia nelle scelte che facciamo per fondare il futuro. Tutti i Titani si esprimeranno, ma dovranno accettare la mediazione degli Dèi Olimpi di cui noi, in quanto Esseri della Natura, siamo padri e figli allo stesso tempo. Siamo figli perché germiniamo dalla loro Coscienza, dalla loro Consapevolezza e dalle loro azioni che hanno modificato il loro presente. Siamo i loro padri perché esprimendoli noi li trasformiamo alimentando le loro trasformazioni e diventando Dèi a nostra volta.

Dopo aver sviluppato l'intelligenza nelle relazioni e l'Arte dell'Agguato (cioè la forza, l'esercizio del proprio Potere di Essere) attraverso il fagocitare Meti e il partorire Atena, è necessario generare la Giustizia in cui quel Potere di Essere si esprime. E' necessario che la giustizia sia finalizzata alla vita e non alla negazione della vita.

Temi sorge da Urano Stellato e Gaia. Temi è equilibrio fra le Coscienze di Sé comunque generatesi. E' una Coscienza di Sé universale che fornisce la base della germinazione di ogni altra Coscienza di Sé perché la Giustizia universale ha come fondamento la trasformazione dell'inconsapevole in consapevole.

Proprio perché Temi è la fonte delle relazioni fra Poteri di Essere fornisce, dalla relazione con Zeus, le specificità divine della Giustizia fra gli Esseri della Natura e gli Esseri Umani nel nostro caso. Si tratta di calare Giustizia fra gli Esseri della Natura al di là delle diverse specie in cui noi siamo abituati a pensare la Natura. C'è Giustizia fra l'Essere Zebra e l'Essere Leone. Le relazioni avvengono per Giustizia, in quanto il leone non distruggerà le zebre, ma prende quanto gli necessita, la Zebra non distruggerà tutta l'erba della savana, ma prenderà quanto gli necessita. L'ingiustizia non consiste nel soddisfare i propri bisogni, ma nel saccheggiare oltre i bisogni in cui si chiude la sfera personale dell'individuo, qualunque individuo di qualunque specie, nelle sue relazioni col mondo. Per questo la specie zebra ha attrezzato i suoi figli affinché facciano fronte al leone o ha attrezzato l'eucalipto perché si difenda dal troppo appetito degli erbivori. Si tratta di Giustizia come equilibrio nelle relazioni fra soggetti all'interno dell'Essere Natura, Era.

Da Temi, Zeus germinano le Ore. Le Ore vengono calate negli Esseri che in Era germinano. Tre sono le Ore: Eunomie, Dike e Eirene.

Eunomie è la buona legge. Il buon accordo. Quell'accordo che mettono in essere Esseri della medesima specie per costruire le relazioni fra loro. Così il branco degli Esseri Lupo è regolato da Eunomie. Le danze d'accoppiamento dell'Essere Pavone o dell'Essere Pulcinella di mare o gli Esseri Sule sono regolate da Eunomie. Gli accordi fra gli Esseri Umani costruiti fra chi espone il proprio onore attraverso le proprie parole, è manifestazione di Eunomie. Un buon accordo che accontenti tutte le parti o una legge che media gli interessi delle parti, è manifestazione di Eunomie. Un buon governo che medi fra i cittadini tutelandone la soddisfazione dei bisogni e dei desideri, è manifestazione di Eunomie. Eunomie indica agli Esseri di ogni specie come sia necessario che tutti traggano profitto dall'insieme e che l'insieme non venga danneggiato a favore di qualcuno. Ed è il respiro di Eunomie la legge sociale per cui "Il più debole abbia giustizia nei confronti del più forte. Giustizia per grandi o piccole prevaricazioni!" Quando l'insieme viene danneggiato a favore di qualcuno, è Dike che manifesta il proprio furore. Rendere giustizia. Il giudizio che rende giustizia. Il giudizio che rende giustizia a chi è socialmente più debole. Solo oggi conosciamo una forma di "giustizia" perversa introdotta dal monoteismo. Una forma giuridica perversa che sancisce il diritto del più forte a conservare la propria posizione di dominio e il proprio diritto alla prevaricazione sul più debole. Questa forma di "diritto privato" (anche quando coinvolge organi istituzionali di una nazione) era sconosciuta in ai tempi di Esiodo e degli estensori di queste visioni. Questa forma di "diritto", che viene chiamata impropriamente giustizia, e che è manifestazione del padrone di uomini, del dio padrone di ebrei e cristiani che attraverso affermazioni, chiamate impropriamente "leggi", legittima il proprio dominio di terrore e genocidio, domina da duemila anni le culture occidentali ed è emanazione dei terroristi, macellaio di Sodoma e Gomorra e del pazzo di Nazareth, dai quali i cristiani fanno derivare il loro diritto a stuprare bambini, spacciare eroina e trafficare in schiavi.

Non è Dike a cui gli Esseri Umani rivolgono la loro rabbia e le loro bestemmie per le ingiurie, le prevaricazioni, subite dal macellaio di Sodoma e Gomorra o da pazzo di Nazareth. Non è Dike che regge il giudizio dei tribunali nella legittimazione del diritto del più forte a stuprare il più debole come imposto dal pazzo di Nazareth. E' l'ombra nera di un orrore di morte che Nera Notte stessa aborrisce e combatte attrezzando gli Esseri Umani. Dike è la giustizia della vita, del suo espandersi, del suo diritto a rivendicare il proprio potere e le proprie determinazioni davanti agli Dèi. Dike, cacciata dall'orrore che gli adoratori del macellaio di Sodoma Gomorra hanno imposto ai Sistemi Sociali si è calata nel Tartaro oscuro dentro il cuore dell'Essere Umano e da quel luogo alimenta Libertà. Libertà, spinta da Dike e da Eros che spezza i legamenti, tenta di costruire le condizioni per il ritorno trionfale di Dike.

Solo dove Dike è signora della specie degli Esseri della Natura sua sorella, Eirene, alimenta il divenire e la ricchezza fra gli Esseri Umani. Dove Dike è spodestata dal diritto del più forte a disporre e sottomettere il più debole Eirene, la pace che crea sviluppo e ricchezza, non esiste. Può esserci l'arricchimento di chi sottomette, ma non la ricchezza dell'insieme sociale. Non la sicurezza attraverso la quale gli Esseri Umani possono, senza costrizioni, dare ognuno secondo la propria specificità l'assalto al cielo della Conoscenza e della Consapevolezza. Dove Dike è spodestata, Eirene si nasconde, fugge cacciata e inorridita da chi impone Pace per costringere il più debole alla sottomissione. Fugge da chi costringe il più debole a soggettivare e legittimare il suo stato di sottomesso. Una sottomissione con tutto il suo cuore e con tutta la sua anima; cosa odiosa agli Dèi che nascondono Eirene piangente in un solitario angolo del Tartaro. E vi rimane fintanto che Libertà non riporta Dike fra gli Esseri Umani e questi, fagocitandola, riportano Eirene signora delle loro relazioni.

Eunomie, Dike e Eirene non si possono scindere. L'una è manifestazione dell'altra. L'una e l'altra costruiscono il divenire degli Esseri Umani che praticano l'una e l'altra. Questo pose, nelle relazioni all'interno delle Specie dell'Essere Natura, Zeus Egioco il cui fine era quello di fornire strumenti ai nuovi nati affinché potessero diventare a loro volta Dèi.

Questo nacque da Temi e Zeus affinché gli Esseri delle specie dell'Essere Natura potessero costruire loro stessi.

Da Temi e Zeus nacquero anche le strategie del singolo Essere affinché potesse diventare un DIO fra Dèi: le Moire! Sono le Moire, figlie di Zeus e Temi, che alimentano il divenire dell'Essere della Natura nell'infinito dei mutamenti.

Le Moire le abbiamo già trovate!

Ricordiamo agli inizi? Ricordiamo figlie di Nera Notte? Le Moire determinano l'esistenza dei figli dell'Essere Natura: i figli di ERA! Comunque noi le vogliamo identificare!

Scrive Esiodo nella Teogonia tradotta da Romagnoli:

In Nera Notte, diceva Esiodo:

e le dogliose Moire, che infliggono crudi tormenti,

Atropo, CIoto e Lachesi, che a tutte le genti mortali

il bene, appena a luce venute, compartono e il male,

e dei trascorsi le pene agli uomini infliggono e ai Numi.

Né dallo sdegno tremendo desistono mai queste Dive,

prima che infliggano a ognuno la pena com'esso ha fallito.

Esiodo, Teogonia 217 - 222

Ed ora, con Zeus, Esiodo ci dice:

e le Parche,

a cui massimo onore concesse il Cronide: Lachèsi

Atropo e Cloto: il bene partiscono agli uomini e il male.

Esiodo, Teogonia 904 - 906

L'una e l'altra cosa è uguale. Le Moire sono figlie di Nera Notte e sono figlie di Zeus e Temi. Chiamatele, Parche o Moire (esiste anche il termine Norne nella mitologia norrena anche se scritta in ambito cristiano), dal punto di vista del significato religioso, non cambia nulla.

Nulla cambia, con qualunque nome le chiamiate o in qualunque cultura le collocate, ma le Moire di Nera Notte sono le stesse Moire che Zeus, attraverso Temi, cala negli Esseri che germinano nella Natura.

Noi, nascendo, non determiniamo la qualità della specie nella quale veniamo in essere. Nessuno lo determina. Allo stesso modo, inevitabilmente, corriamo verso la morte del corpo fisico. Noi possiamo solo filare il filo della nostra vita, della nostra esistenza. Possiamo esercitare la nostra volontà. Così come gli Dèi. Atropo figlia di Nera Notte è la stessa Atropo figlia di Zeus che, attraversando Zeus, diventa adeguata per gli Esseri che germinano nella Natura.

Cambia il contesto nel quale generano la loro Coscienza di Sé e la loro consapevolezza all'interno degli Esseri che costruiscono la loro Coscienza e la loro consapevolezza. Sia che questa costruisca sé stessa nell'oscuro Tartaro o che questa partecipi alla costruzione di Zeus e alla germinazione che in Zeus hanno gli Esseri della Natura. Nell'interpretazione data da Platone nella Repubblica, si dice che le Moire siano figlie di Necessità, Ananche. Dove Lachesi canta il passato, Cloto il presente e Atropo il tempo che viene incontro. Quanto questo appare strano! Sembra che Platone interpreti le Moire come l'antica religione Romana interpretava Giano. Solo che Giano è tre in uno, mentre in Esiodo tre si esprimono nell'uno. Platone. Artefice di molti modelli di pensiero sui quali verrà costruito il cristianesimo. Platone interpreta l'esistenza come un progetto del demiurgo e in Platone non ha posto la volontà dell'uomo indipendentemente dal "destino" che gli viene dato dal demiurgo o dall'uno.

A noi interessa il significato del Mito racconto da Esiodo per ciò che significa nella religione Pagana e nei principi religiosi del Paganesimo prima che Platone e altri ne violentassero il significato a loro uso e consumo.

Lachesi indica il "destino". Il destino è ciò a cui si è destinati al momento del venir in essere della coscienza: uno appartiene alla specie uomo; un altro alla specie virus, un altro alla specie elefante; un altro alla specie scarafaggio, ecc. Il destino non è ciò a cui si va incontro, ma è ciò che si è come soggetto. Uomo, virus, elefante, ecc. Questo è l'essere un Dio di Lachesi. Un dio che si esprime, in quanto nata in Zeus, nella forma e nella descrizione della specie della Natura in cui la coscienza germina.

Cloto indica la mia attività

nella mia esistenza. Significa "io filo". Io sono il costruttore della mia vita. Dalla mia nascita, per ciò che io sono Lachesi, io scelgo e uso la mia volontà per filare la mia vita.

Atropo è l'ineluttabile, l'inflessibile, ciò a cui, comunque, la nostra vita deve arrivare: la morte del corpo fisico.

Questo è il ciclo degli esseri germinati in Era. Il nascere realizza il destino nelle scelte soggettive attraverso Temi e Zeus e la volontà d'esistenza è propria dei nati che ambiscono a diventare Dèi trionfando in Atropo. C'è una indicazione antica di Atropo che nella rappresentazione è così piccola da non sembrare nemmeno una Dea. In realtà, questa appartiene al tempo che viene incontro. Atropo è piccola perché è distante, alla fine della nostra vita fisica. Dunque non esiste se non nella misura in cui l'Essere della Natura, che pratica la propria volontà, non realizza la fine della propria vita.

Attraverso l'esercizio delle nostre azioni, nostre come Esseri Umani parte dell'Essere Natura, costruiamo ciò che siamo attraverso le nostre scelte o attraverso le scelte imposte (o condizionate) dall'oggettività che fagocitiamo. Attraverso il subire quanto l'oggettività ci impone mediate condizioni che non siamo in grado di individuare o rimuovere, anche se sempre mediato dalle scelte della nostra soggettività, noi adattiamo noi stessi per persistere nella nostra esistenza.

Le Moire erano spesso raffigurate come tre vecchie. In realtà non poteva essere diversamente perché le scelte di un individuo sono scelte definitive. Scelte fra la vita e la morte senza alternativa e senza ritorno. Dunque scelte della fine: scelte che conducono sempre alla fine di un processo o di un cammino. Avevo fame, ho mangiato, sono sazio! Ognuna delle tre affermazioni è vecchia, perché quando è fatta definisce un'azione che è stata portata a termine: come la vita dell'Essere Umano! Come ogni azione compiuta dall'Essere Umano all'interno della propria vita diventa "vecchia" una volta portata a compimento! Una volta che ho scelto, non torno più indietro, ma devo sempre partire dalla scelta fatta anche quando voglio cambiare la direzione in cui scegliere.

Una Moira traeva il filo della vita, ed io nascevo. La seconda Moira la costruivo io mediante le mie scelte, la mia volontà, la mia determinazione tessendo il filo della mia vita. La terza Moira era imposta dalla Natura e dalla mia specie come ineluttabile anche se io ero libero di recidere in qualunque momento il filo della mia vita. La prima Moira era il filo proprio della specie da cui ogni singolo Essere proviene, la seconda è l'attività dell'Essere che costruisce il filo nel presente e la terza MOIRA altro non è che l'Intento a cui l'Essere che costruisce sé stesso tende.

In questa lettura appare la perfetta identità che Esiodo concede alle Moire sia come figlie di Nera Notte che come figlie di Zeus e Temi. Le Moire sono il passato che ci ha attrezzati, il presente nel quale agiamo e il futuro nei confronti del quale possiamo sia esistere che annullarci.

Questo è quanto si genera da Temi e Zeus! I fini dell'esistenza degli Esseri della Natura sono l'attuazione della divina giustizia che porta i figli dell'Essere Natura a bussare alle porte degli Dèi.

Le Moire non nascono dal fare di Zeus, ma dal fare di Zeus e Temi diventano adatte ai germinati nella Natura. E' come se noi dicessimo: il nostro fare condiziona e modifica il presente. Non necessariamente il nuovo nasce completamente nuovo. Il nuovo è modificazione del presente che prende una nuova via di sviluppo o inizia ad esprimersi in maniera diversa. Pensiamo al grande Zeus. Quando l'atmosfera di questo pianeta non consentiva la nascita di Era, dei figli dell'Essere Natura come noi oggi li conosciamo, ed Era era rinchiusa nel ventre di Cronos, Zeus non era il grande Zeus, ma solo un figlio di Titani la cui lotta era finalizzata a conquistarsi il diritto di costruire l'oggettività nella quale nuove Coscienze di Sé si generavano ed egli poteva, in questo modo, espandersi.

Questo impariamo da Temi! Chi commette l'ingiustizia non è l'ingiustizia! L'ingiustizia è generata dalle condizioni oggettive all'interno delle quali gli Esseri divengono e manifestano i loro bisogni come adattamento soggettivo alle variabili oggettive. Quando costoro sono forti, per imporre sé stessi all'oggettività, ecco imporre delle condizioni all'interno delle quali altri Esseri non sono in grado di germinare. Quando l'oggettività varia le condizioni all'interno delle quali si manifestano i loro bisogni, chi commette l'ingiustizia non è più spinto a farlo perché la sua intelligenza, coltivata fin dall'infanzia della sua esistenza, gli permette di scegliere i migliori adattamenti.

La depravazione esistenziale degli Esseri, che noi conosciamo come Esseri Umani, addestrati a commettere ingiustizia nella quale soddisfare i propri bisogni, tenteranno sempre di commettere ingiustizia danneggiando altri senza trarre un beneficio per sé stessi. Questo non è dovuto alla malvagità insita in loro, ma dai tempi di trasformazione della relazione fra struttura emozionale, bisogni, condizionamento educazionale, sensibilità e relazione con l'oggettività nella quale vivono. In altre parole, quanto incide sul loro essere mentre sono molto piccoli e non sono in grado di costruire un'uguale modificazione della struttura emotiva manipolata quando sono adulti. Pertanto, anche se si cambiano le condizioni oggettive, è necessario che passino alcune generazioni di individui prima che gli Esseri Umani, adattandosi alle nuove condizioni incontrate, imparino a vivere fagocitando Temi.

Un discorso diverso è per gli Dèi immortali che si esprimono all'interno degli Esseri Umani. Loro vivono altre condizioni. Essi sono abituati a trarre da sé la forza della determinazione della propria esistenza. Cambiando la situazione oggettiva le Moire si esprimono in modo diverso perché diversa è la magia della loro crescita. L'azione degli Dèi non è mai volta alla distruzione, ma alla costruzione di sé stessi. A volte la costruzione di Sé stessi passa per la distruzione delle condizioni nelle quali altri Esseri tentano di espandersi. Nell'equilibrio della vita in Era questa è una condizione di Giustizia. Al variare repentino di condizioni oggettive gli Esseri, che non sono attrezzati per affrontare lo sconosciuto che si presenta loro, scompaiono o si trasformano riadattandosi: è l'esempio della scomparsa dei grandi rettili.

Gli Esseri Umani imparino da Zeus e Temi. Quando praticano la magia la pratichino secondo Giustizia. Non agiscano sugli Esseri, ma sulle condizioni. Anche quando sembra che non ci siano risultati. L'Essere Umano non è creato ad immagine e somiglianza di un dio padrone, ma si modifica in relazione alle condizioni incontrate. Sono le condizioni il fine dell'azione dello Stregone, non i singoli Esseri. Certo, per ottenere un risultato agendo sulle condizioni oggettive ed ottenere una diversa risposta dagli Esseri Umani serve molto tempo. Serve un tempo di adattamento in cui si possa prendere atto delle nuove condizioni oggettive e un tempo di adattamento degli Esseri Umani in cui possano costruire risposte adeguate a quelle nuove condizioni oggettive. Chi pratica la via alla conoscenza e alla consapevolezza non ha fretta. Comunque è uscito dalla vagina di sua madre; comunque trasformerà la sua morte del corpo fisico in nascita del corpo luminoso.

Questi sono gli scudi e le armi che Zeus Egioco e Temi donarono ai germinati in Era. E' attraverso Temi che lo Stregone agisce. Soltanto in questo modo lo Stregone può modificare il presente nel quale vive alimentando l'intento della piccola e immensa Atropo alla fine del suo cammino. Questa è parte della sapienza di Zeus Egioco che fece propria l'intelligenza di Meti fondendola con Temi nella costruzione della vita nella Natura.

NOTA: Le citazioni della Teogonia di Esiodo sono tratte dalla traduzione di Ettore Romagnoli "Esiodo i poemi" Edito da Nicola Zanichelli Bologna 1929

Appunto trasmissione radiofonica del 2000 - inizio revisione 18 settembre 2014

Marghera, 06 novembre 2014

Traduzione della pagina in lingua Portoghese:

Tradução para o português 38/B) Zeus e Têmis na Teogonia de Hesíodo

 

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Quando si percorre un sentiero di Stregoneria
si conosce l'inizio, ma non si sa dove porterà.
Per questo motivo l'impeccabilità deve essere a fondameto
di ogni nostra decisione.

L'analisi della Teogonia di Esiodo

La Religione Pagana ha forgiato una propria visione del mondo, della vita e del venir in essere delle coscienze fin dalle origini del tempo. Tali idee collimano nel tempo presente con le idee delle religioni e dei culti prima dell'avvento della filosofia e furono osteggiate militarmente dall'odio cristiano contro la vita. Analizzare Esiodo ci permette di chiarire il punto di vista della Religione Pagana.

Oggi possiamo dire che le religioni del Mito erano religioni evoluzionistiche in cui gli Dè erano parte della materia e dell'energia in perenne modificazione e in trasformazione e la religione non stabiliva le "verità del Mito", ma stabiliva le condizioni opportune affinché uomini e donne potessero trasformarsi in Dè come parte di un mondo in trasformazione.

La bellezza non รจ un oggetto in sé, ma dipende dagli occhi "belli" di chi guarda l'oggetto e scorge in esso la "bellezza che lui è". In questo senso solo chi è aperto al mondo scorge la bellezza nel mondo. Solo chi è aperto agli Dèi scorge l'intelligenza negli oggetti del mondo e le relazioni fra questi e la sua stessa intelligenza.

In altre parole, le Antiche Religioni, prima della filosofia, erano "evoluzioniste" e non "creazioniste"; dal punto di vista sociale diremmo che erano religioni "democratiche" e non "assolutiste" o "dittatoriali". La divinità era la materia e l'energia e non un soggetto esterno alla materia e all'energia.

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Claudio Simeoni

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Apprendista Stregone

Guardiano dell'Anticristo

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Ultima modifica marzo 2024

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