Zeus e Alcmena: Ercole e le 12 fatiche nella
Teogonia di Esiodo

La Religione Pagana parla della realtà degli Déi

di Claudio Simeoni

Se qualcuno vuole il libro cartaceo

 

Zeus e Alcmena: Ercole e le 12 fatiche

La Religione Pagana e la Teogonia di Esiodo

Comprendere la figura di Ercole e come e perché Zeus cala questa modalità fra gli Esseri della Natura, non è semplice. O meglio, lo sarebbe, se il cristianesimo non avesse trasformato questa figura divina in un ammasso di muscoli e non l'avesse presa, con altre, per costruire il delirio di onnipotenza del suo criminale in croce.

Ercole va compreso sia nel suo abitare il mondo che nella realtà del mondo in cui Ercole vive.

Ci sono molte storie e molte leggende di Ercole. Ercole è presentato da vari autori come un individuo molto problematico. Fra errori, leggerezze, pazzie e quant'altro, non fa che rappresentare l'uomo, l'Essere Umano, che abita il mondo con la sua forza, la sua debolezza e i suoi desideri in un mondo in cui i soggetti del mondo, rappresentati da altrettante azioni di Dèi, interferiscono nella sua vita. Una vita di cui Ercole non è il padrone, ma l'attore che sceglie tra mille traversie.

Di Ercole parla, ad esempio, Apollodoro, ma molte sono le storie di Ercole che vengono raccontate. Ercole o Eracle è una figura diffusa in tutto il mediterraneo perché è una figura comune a tutti i popoli dalla Spagna all'India.

Esiodo non si dilunga su Ercole.

Scrive Esiodo nella Teogonia tradotta da Romagnoli:

Ercole, il prode figlio d'Alcmena dall' agile caviglia,

Ebe sposò, poi ch' ebbe compiute terribili gesta:

di Giove e d'Era, Dea dall'aureo calzare era figlia;

e sua consorte l'ha nell'Olimpo cosperso di neve.

Beato, che, poi ch'ebbe compiute le gesta sue grandi,

fra gl' Immortali vive, né morte conosce o vecchiaia.

Esiodo, Teogonia 950 – 955

Esiodo parla delle "dolorose fatiche" di Ercole che lo hanno portato all'Olimpo.

Con la nascita di Ercole, Zeus stabilisce il patto con Era: "Le Coscienze di Sé nate dal tuo seno possono diventare Dèi solo se sapranno prendere nelle proprie mani la responsabilità della propria vita; se ti pagheranno un tributo migliorando le condizioni che incontrano nascendo all'interno di Era affinché altri Esseri possano costruire sé stessi". In questo modo gli Esseri che costruiscono sé stessi come Dèi pagheranno il loro tributo ad Era migliorando la qualità di Era. Questo è il patto che Zeus, attraverso Ercole, sancisce con l'Essere Natura, Era.

Vengono costruite delle condizioni, delle opportunità, affinché non tutte le uova di Esseri Storione vengano divorate o distrutte, ma possano nascere nuovi Esseri Storione. Non tutti gli Esseri Larva di Zanzare vengano mangiati, ma possano nascere nuovi Esseri Zanzara. Non tutti gli Esseri della Natura abortiscano la loro esistenza, ma possano nascere alcuni Esseri Luminosi, nuovi Dèi, al momento della morte del corpo fisico. Non tutti gli Esseri Umani sprecano la loro esistenza vivendo di sottomissione e attesa. La morte del corpo fisico attende ogni umano, non tutti hanno distrutto loro stessi. Molti Esseri Umani, uomini e donne, hanno vissuto con passione, impegno, partecipazione coinvolgendosi nelle tensioni emotive del mondo e della vita. Per loro sono aperte le porte dell'infinito perché la loro azione è stata l'azione di Ercole che ha manifestato sé stesso nelle condizioni della sua vita. Zeus, con Ercole, descrive per gli Esseri Umani una delle vie che portano nell'infinito superando Era.

Carlos Castaneda a suo modo parla di ERA, l'Essere Natura. Nel suo libro, "Il dono dell'Aquila" parla di come l'Aquila (ERA, l'Essere Natura) divori e si cibi della consapevolezza di ogni Essere vivente che nasce e cresce al suo interno. Parla di come la consapevolezza di ogni vivente sia il cibo dell'Aquila, l'azione di sviluppo di Era. Eppure, scrive Castaneda:

"E' solo dalle azioni dell'Aquila che un veggente può capire quello che essa desidera. L'Aquila, per quanto non si lasci toccare dalle condizioni di nessun Essere Vivente, concede a ciascuno di essi un dono. Ognuno, secondo i propri desideri e diritti" (NOTA: secondo le proprie DETERMINAZIONI e le proprie scelte!) "ha il potere, se vuole," (attraverso l'uso della propria volontà soggettiva) "di mantenere la fiamma della Consapevolezza, il potere di disobbedire al richiamo della morte e della consunzione. A ciasun Essere Vivente è concesso il Potere, se vuole, di cercare un passaggio verso la LIBERTA', e di usarlo. Al veggente che scorge quel paesaggio, e alle creature che lo attraversano, è evidente che l'Aquila ha concesso tale dono per perpetuare la consapevolezza."

Tratto da: Carlos Castaneda, Il dono dell'Aquila

Castaneda era un cristiano e interpreta quanto vede da cristiano. In realtà l'Aquila non fa doni, ma costruisce condizioni che i viventi possono afferrare usando la falce che Gaia forgiò per essi.

Le fatiche di Ercole sono un sentiero per giungere a quel passaggio. Non sarà certo Era ad asfaltargli il cammino togliendogli gli inciampi. Sarà Era a riconoscere chi giunge al passaggio. Infatti, quando Ercole giunge all'Olimpo avrà Ebe in premio, la figlia di Era, la giovinezza che dona il Corpo Luminoso alla Consapevolezza che l'Essere ha costruito durante l'intera esistenza fisica.

E vediamole queste "dolorose fatiche" che formano il sentiero alla conoscenza di Ercole prendendo da una vecchia stesura dei "I Pilastri del Cielo come Crogiolo della Vita":

La pratica delle sue determinazioni nell'esistenza con l'impegno di tutto sé stesso attraverso le sue passioni e la sua emotività, per l'Essere Umano, corrispondono alle dodici fatiche di Ercole attraverso le quali egli si trasforma in DIO.

Solo chi sta vivendo la determinazione di sé stesso sa quali sono le fatiche che lo stanno trasformando. Gli episodi e le relazioni nelle quali si impegnano le proprie determinazioni con il coinvolgimento della propria emozione sono conosciute soltanto dall'individuo che le pratica. Lo sconosciuto è immenso; ogni Essere Umano ne afferra una frazione. Proprio perché afferra quella frazione, quell'Essere Umano, ha iniziato un cammino nell'INFINITO, mentre l'Infinito gli cammina a fianco. Gli episodi appartengono alla quotidianità e permettono all'Essere Umano di trasformarsi attraverso le determinazioni che lo sconosciuto dentro di lui costruisce con lo sconosciuto che lo circonda.

Quando il DIO dentro di lui comincerà a crescere inizierà a costruire le relazioni con lo sconosciuto divino che lo circonda. La ragione sarà all'oscuro di quell'attività, che non saprà descrivere, ma l'Essere Umano sarà in possesso di intuizioni che la ragione spaccerà per miracolose.

Ecco l'Essere Umano mentre si trasforma in un DIO possente che chiama gli DEI nel circostante esercitando le proprie determinazioni.

L'Essere Umano che distrugge il Leone di Nemea: il terrore della ragione che lo vorrebbe sottomesso!

L'Essere Umano che distrugge l'Idra di Lerna: il terrore dello sconosciuto col quale l'Essere Natura, madre dei viventi, avvolge gli Esseri costringendoli a trasformarsi per giungere nell'Infinito!

L'Essere Umano che cattura la Cerva di Cerinea: cattura la paura dentro di lui costringendola a mettersi al suo servizio!

L'Essere Umano che cattura il Cinghiale dell'Erimanto: diventa padrone delle sue emozioni!

L'Essere Umano pulisce le Stalle del Re Augia: ripulisce la sua ragione separando gli oggetti con cui costruisce le relazioni dall'illusione fantastica in cui la ragione li nasconde!

L'Essere Umano libera la foresta dagli Uccelli del Lago Stinfalo: ripulisce lo sconosciuto con cui si relaziona liberandolo dalle fantasticherie della ragione!

L'Essere Umano cattura il Toro di Creta: mette al suo servizio il Potere di Essere che cresce dentro di lui impedendogli che la percezione travolga la sua ragione!

L'Essere Umano cattura le Giumente di Diomede: disciplina l'azione del Potere di Essere nella direzione del proprio sviluppo!

L'Essere Umano si appropria della Cintura di Ippolita: l'Essere Umano si appropria del Potere degli DEI!

L'Essere Umano si appropria delle Mandrie di Gerione: l'Essere Umano rivendica nei confronti degli DEI, anche dell'Essere Sole, il diritto al suo Potere di Essere; gli DEI lo riconoscono e gli camminano a fianco!

L'Essere Umano uccide il Cane Cerbero: il DIO che cresce nell'Essere Umano uccide la morte del corpo fisico trasformandola in nascita del corpo luminoso!

L'Essere Umano coglie i Pomi d'Oro delle Esperidi: l'Essere Umano coglie la Conoscenza, la Consapevolezza e l'Infinito in cui divenire!

Le dodici fatiche trasformano l'Essere Umano in un DIO che rivendica il proprio posto nell'Olimpo!

Non è importante quale aspetto prenderà nella sfida quotidiana di ogni Essere Umano il Leone di Nemea, o Cerbero o il Toro di Creta, l'importante è che l'Essere Umano affronti la sfida impegnando tutto sé stesso, il proprio sentire e il proprio intuire facendo travolgere la propria ragione dalla propria emotività.

Queste azioni di Ercole non avvengono nell'oscuro della sua testa, ma nelle relazioni che mette in atto nel mondo. Le relazioni che intrattiene con la Natura e con il Sistema Sociale. Ercole vive le condizioni e le contraddizioni del suo tempo. Ercole è un attore che si impegna nella vita sociale.

Tutte le azioni di Ercole sono azioni che liberano il Sistema Sociale in cui vive da un qualche ostacolo.

Perché affronta il Leone di Nemea?

Il Leone di Nemea o Leone Nemeo nasce da Echidna e Tifone: il cuore emotivo della Terra e "la fine di tutte le cose". Questa realtà divina distrugge l'attività razionale, il lavoro degli Esseri Umani, il loro abitare il mondo. Serve una grande disciplina, un comportamento erculeo per controllare il cuore emotivo dentro di noi e la pulsione che ci spinge in una dimensione psichica apocalittica da fine del mondo.

Questa è la dimensione esistenziale che Ercole affronta col Leone Nemeo che frecce non trafiggono e spada non ferisce.

Anche l'Idra di Lerna nasce da Echidna e Tifone.

La Cerva di Cerinea ci racconta come si possa catturare qualche cosa senza volerlo possedere o distruggere. Ci sono mete che gli Esseri Umani devono raggiungere, ma non per questo devono lastricare un sentiero di cadaveri.

Possiamo fare l'elenco di tutte le imprese di Ercole e vedere le stesse azioni, la stessa manipolazione della struttura emotiva di Ercole nel lavoro della massaia, dell'operaio, dell'artigiano, dell'infermiere, del contadino, del minatore, del boscaiolo o quant'altri vivano nella società civile.

Le imprese di Ercole sono la via alla conoscenza vissuta da Ercole come trasformazione emotiva soggettiva attraverso la sua azione e la sua partecipazione alle attività del mondo.

Sarà Era a spalancare le porte dell'Olimpo e a fare onore al nuovo DIO rispettando il patto che fece con Zeus. E ogni volta che un Essere della Natura, un Essere Umano nel nostro caso, avrà vissuto con passione, sarà Era ad aprirgli le porte dell'Olimpo.

Solo leggendo la figura di Ercole in modo religioso si può comprendere perché il culto di Ercole era diffuso in tutto il mediterraneo e nell'Europa. Si può capire il suo ruolo fondamentale fra gli antichi popoli Italici.

Sergio Frau nel suo "Le colonne d'Ercole" rende bene la diffusione del culto di Ercole nei tempi antichi:

Cento Eraclee si trovano in giro. Una vera e propria internazionale di Eracle in giro per il mondo degli Antichi. Ti cresce eracle a dismisura, si diffonde, si moltiplica, dilaga ovunque.... Ma chi è? Chi era? E perché è così sacro per tutti? Altro che Gesù e tutti i suoi santi, i Sanremo, i San Giorgio, i Sant Moritz... Ai tempi suoi, Eracle, per dare un nome alla città era davvero lui, il Numero Uno: Heraclea, oggi Saint Rémi, su, alle bocche del Rodano. Altra Heraclea: oggi Policoro, in Basilicata. Un'altra Heraclea ancora: oggi, probabilmente, Kakon Horos, a Creta, forse anche quella un primissimo altolà marinaro da non superare. Poi l'Heraclea che oggi è Heraklitza sul Mar di Marmora; l'Heraclea Caccababia Porbaria, strano nome davvero per Saint Tropez...; L'Heraclea Lyncestis oggi Bitolia vicino a Salonicco; l'Heraclea Minoa oggi Torre di Capo Bianco a Nord-Ovest di Agrigento; Heraclea Sintica, in Tracia, oggi Zervhokori; un Heracles monacus, l'odierno principato di Monaco; un Heracleum sotto l'Olimpo, oggi Platamona; un Herculaneum oggi Ercolano. Un Eracleo che è promontorio dei Colchi. Un altro che è Capo Spartivento. E ancora: Herculea oggi Stuhl Weissenburg; ad Herculem oggi, sant'Onorato, vicino a Sassari; Herculem ad Castra in Pannonia, al sud del Danubio; Herculeum oggi Herkelens in Prussia; Herculis Fanum oggi Massa Carrara; un altro Herculis Fanum, oggi però Castillo in Andalusia. E via di seguito con Herculis Insulae, oggi l'Asinara e l'Isola Piana, e decine di altre, omonimie, erculee, sparse in mare – una vicino a Malta, in Tolomeo – insieme a tutti quei Port'Ercole che punteggiano il mondo di Tolomeo. Poi: "Herculis fretum, oggi Gibilterra"."

Tratto da: Sergio Frau nel suo "Le colonne d'Ercole"

La devozione ad Ercole non era la devozione all'uomo forte, al superuomo. Questo concetto entrerà nel pensiero comune con l'avvento del cristianesimo e di Gesù, il superuomo che chiede a tutti di mettersi in ginocchio davanti a lui; sterminio dopo sterminio! Ercole veniva onorato per lasciare ai propri figli un corpus etico con cui agire nella società ed un insieme esoterico che permettesse ai devoti di percorrere un sentiero di trasformazione che li portava a diventare degli Dèi.

Ercole fa dell'amore per la vita il senso delle sue azioni. Un senso che è umano nelle pazzie, nei difetti, nei problemi e nelle bassezze in cui ogni Essere Umano è coinvolto nel corso della sua esistenza; il Gesù di Nazareth manifesta un feroce odio per la vita tanto da imporre, con la violenza, alle persone di amarlo nella sua manifestazione d'odio. Lui manifesta odio, ma impone alle persone di amarlo con tutto il loro cuore e tutta la loro anima.

Ercole è l'uomo etico che si mette al servizio della società; Gesù di Nazareth è il superuomo nazista che pretende di diventare il padrone degli uomini e, pertanto, in diritto di stuprarne la vita per impedire loro di diventare degli Dèi.

Per questo motivo il culto di Ercole si era diffuso con tanta potenza nel mediterraneo. Poi, arrivarono i "filosofi" che interpretarono in senso estetico le vicende di Ercole privandole del loro senso religioso. Andò perduta la cultura che aveva generato in Ercole la sintesi religiosa da trasmettere ai propri figli e i filosofi non compresero più l'amore per Ercole che il mito manifestava.

In fondo, per i filosofi, Ercole non rappresentava una figura morale che potesse essere usata da Aristotele o da Socrate.

Infatti, gli insegnamenti di Ercole sono insegnamenti etici, non morali. Appartengono ad un'etica sconosciuta sia a Socrate che agli adoratori del sanguinario Gesù di Nazareth: quella dell'uomo che applica il dovere a sé stesso prima che agli altri. E proprio perché applica il dovere a sé stesso prima che agli altri, è tollerante nei confronti delle proprie e altrui debolezze, ma intollerante rispetto alle prevaricazioni!

Essere intolleranti alle prevaricazioni e alle prepotenze, ci rende uguali ad Ercole al di là se abbiamo o meno forza sufficiente per fermare le prevaricazioni e le prepotenze.

NOTA: Le citazioni della Teogonia di Esiodo sono tratte dalla traduzione di Ettore Romagnoli "Esiodo i poemi" Edito da Nicola Zanichelli Bologna 1929

NOTA usati anche: Sergio Frau nel suo "Le colonne d'Ercole"

Carlos Castaneda, Il dono dell'Aquila

Appunto trasmissione radiofonica del 2000 – inizio revisione 18 settembre 2014

Revisione

Marghera, 18 novembre 2014

Pagina tradotta in lingua Portoghese:

Tradução para o português 50/B) Zeus e Alcmena: Hércules e os doze trabalhos na Teogonia de Hesíodo

vai indice delle pagine di commento alla Teogonia

 

 

 

 

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Claudio Simeoni

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Guardiano dell'Anticristo

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L'analisi della Teogonia di Esiodo

La Religione Pagana ha forgiato una propria visione del mondo, della vita e del venir in essere delle coscienze fin dalle origini del tempo. Tali idee collimano nel tempo presente con le idee delle religioni e dei culti prima dell'avvento della filosofia e furono osteggiate militarmente dall'odio cristiano contro la vita. Analizzare Esiodo ci permette di chiarire il punto di vista della Religione Pagana.