Induismo e Teosofia
come espressione della Cosmologia Orfica

La conoscenza degli Orfici

di Claudio Simeoni

Discorsi sull'Orfismo

 

RgVeda, le Stanze di Dzyan e Menocchio

Continua da Cosmologia Orfica

Spesso ci si chiede, nella storia appare prima l'orfismo o l'induismo?

Noi non sappiamo cosa avvenne in quel contesto religioso che vede Hittiti, Sumeri, Mitanni, Hurriti e altri popoli in un'epoca che va dal 3000 al 1000 a.c..

Ricerche filologiche tendono a datare alcuni modi di dire nei testi sacri, come nel RgVeda, ma queste ricerche filologiche non determinano l'origine del racconto, ma tendono a far risalire il racconto in un'epoca come se chi ha scritto non avesse potuto usare un "gergo arcaico" per i suoi tempi.

Noi non abbiamo scritti di Orfeo. Qualcuno ci racconta le idee degli Orfici e noi possiamo datare quelle idee nel tempo in cui ci sono raccontate.

Lo stesso vale per la bibbia. Non è un libro antico, anche se qualcuno vorrebbe che risalisse al cinquemila avanti cristo. E' un libro recente. Lo stesso vale per gli RgVeda. le idee religiose non sono così antiche come si vuol far credere.

Sono recenti e per recenti intendo dire che noi li dobbiamo considerare per la datazione dei supporti in cui la scrittura è giunta fino a noi.

Poi, a noi ci resta l'interpretazione. Un testo religioso è tale solo se il testo corrisponde alle idee delle persone che vivono. Quante sono le aggiunte che sono state fatte recentemente al RgVeda?

Sappiamo che parti dei vangeli cristiani sono stati scritti in età medioevale dai copisti. Cosa è successo ai RgVeda?

Le assonanze della Cosmogonia Orfica appaiono in tutta evidenza nell'Induismo.

Riporto dall'Rgveda:

NASADIYA SUKTA

In principio non vi era Essere né Nonessere.
Non vi era l'aria né ancora ilcielo al di là.
Che cosa lo avvolgeva? Dove? Chi lo proteggeva?
C'era l'Acqua, insondabile e profonda?

Non vi era morte, allora, non ancora immortalità;
di notte e di giorno non vi era alcun segno.
L'Uno respirava senza respiro, per impulso proprio.
Oltre a quello non vi era assolutamente null'altro.

Tenebra vi era, tutto avvolto da tenebra,
e tutto era acqua indifferenziata. Allora
quello che era nascosto dal vuoto, quell'uno, emergendo,
agitandosi, mediante il potere dell'ardore, venne in essere.

In principio Amore sorse,
la primitiva cellula germinale della mente.
I Veggenti indagando nei loro cuori con saggezza,
scoprirono la connessione dell'Essere nel Nonessere.

Una linea netta separò l'Essere dal Nonessere.
Che cosa era descritto al di sopra di essa, e che cosa al di sotto?
Portatori di seme vi erano, e forze potenti,
spingevano dal basso e in alto avanzavano.

Chi lo sa veramente? Chi può permettersi di dirlo?
Da cosa nacque? Da dove originò questa creazione?
Anche gli Dei vennero dopo la sua apparizione.
Chi dunque può dire da dove venne in essere?

Da che cosa la creazione sia sorta,
se si sia tenuta salda oppure no,
colui che la contempla nell'alto dei cieli,
egli sicuramente lo sa - o forse non lo sa!

Tratto da "I veda Mantramanjarì" di Raimon Panikkar ed. BUR

Come si può facilmente dedurre dalla comparazione, le similitudini fra il testo Orfico in Aristofane e il Rgveda considerato, le differenze sono soltanto di ordine espositivo, non sostanziali.

Non è difficile, per un veggente, descrivere una visione, come non è difficile per un paziente sul lettino dello psicoanalista descrivere un'allucinazione.

Diventa un atto di "assoluta Stregoneria" quando il veggente, partendo dalla o dalle sue visioni, riesce a trasferire le visioni nella società in cui vive rispondendo ai bisogni che questa presenta al fine di costruire il suo futuro.

Non si può discutere della visione del veggente che rimane una questione sua, soggettiva, intima, ma discuteremo di come il veggente la presenta e il percorso di sviluppo che il veggente (o chi per esso) presenterà alla società partendo dalla visione stessa.

Un'operazione interpretativa fu tentata da H. P. Blavatsky che fondò la Società Teosofica.

Nelle "Stanze di Dzyan", scritte nel 1888, scrive Blavatsky nella prima stanza:

L'eterna genitrice, ravvolta nelle
sue sempre invisibili vestimenta, era rimasta
sopita ancora una volta per sette eternità.

Il tempo non era, poiché giaceva
dormente nel seno infinito della durata.

La mente universale non era,
poiché non vi erano ah-hi per contenerla.

Le sette vie della beatitudine non erano.
Le grandi cause del dolore non erano,
poiché non vi era alcuno per produrle ed esserne preso.

L'oscurità solo riempiva il tutto illimitato,
poiché padre, madre e figlio
erano uno una volta ancora, ed il figlio non
s'era ancora desto per la nuova ruota
e per il suo pellegrinaggio su di essa.

I sette signori sublimi e le sette verità
avevano cessato di essere e l'universo,
figlio della necessità, era immerso in paranishpanna,
pronto ad essere esalato da ciò che è,
eppure non è. Nulla era.

Le cause dell'esistenza erano state abolite:
il visibile che fu e l'invisibile che è,
riposavano nell'eterno non-essere, l'essere unico.

Solo l'una forma d'esistenza si estendeva illimitata,
infinita, incausata, nel sonno senza sogni e la vita pulsava
inconscia nello spazio universale, attraverso quella onni-presenza
che è percepita dall'occhio aperto del di Dangma.

Ma dov'era Dangma quando l'alaya
dell'universo era in paramartha,
e la gran ruota era anupadaka?

Tratto da H. P. Blavatsky "Le stanze di Dzyan" edizione Società Teosofica Italiana 1986.

Come si nota la stanza è scritta partendo sì dalla visione o riprendendo la visione, ma già nella descrizione vi sono le premesse per il suo sviluppo ulteriore che confluirà nella "Dottrina Segreta" che partendo dalle "Stanze di Dzyan" tenterà di descrivere l'universo e il presente in una follia di segreti e misteri che affascinerà la fantasia di milioni di persone.

Lo stesso discorso sull'origine della Cosmogonia lo ritroviamo in un processo contro un contadino medioevale delle campagne friulane, Domenico Scandella detto Menocchio.

Riprendo da "Il formaggio e i vermi" di Carlo Ginzburg.

Dice Menocchio rispondendo al giudice inquisitore:

"Io ho detto che quanto al mio pensier e credere, tutto era un caos, cioè terra, aere, acqua et foco insieme; et quel volume andando così fece una massa, aponto come si fa il formazo nel latte, et in quel deventorno vermi , et quelli furno li angeli; et la santissima maestà volse che quel fosse Dio et li angeli;...."

La visione cosmogonica è comune.

La Stregoneria deve rispondere a questa domanda: data la visione cosmogonica e cosmologica, stabilite le condizioni soggettive della sua descrizione da parte del veggente, come questo si traduce nella realtà oggettiva nella quale viviamo?

Le risposte che si danno a questo quesito determinano volontà, intento, progetto del singolo veggente; del singolo Stregone, della specifica religione che queste idee fa proprie.

 

Discorsi sull'Orfismo

 

Indice sulle religioni antiche

 

Claudio Simeoni

Meccanico

Apprendista Stregone

Guardiano dell'Anticristo

Tel. 3277862784

e-mail: claudiosimeoni@libero.it

Le Antiche religioni

Nella costruzione della Religione Pagana le persone religiose devono prendere i principi delle Antiche religioni. Devono rendere quei principi attuali, veicolarli nella società in cui viviamo, e renderli principi vivi. Se si imita il passato, si riproduce il cristianesimo perché ciò che ci giunge dal passato è interpretato dai cristiani per aumentare la gloria del loro dio padrone.