Divinità del verbo nel vangelo di Giovanni

Dal verbo nel vangelo di Giovanni
al soffio divino di Sophia

Dall'uomo sottomesso nel vangelo di Giovanni
all'uomo dio nel vangelo di Giovanni Apocrifo

di Claudio Simeoni

 

Il libro, Gesù di Nazareth: l'infamia umana, contiene l'analisi ideologica di Gesù

Cod. ISBN 9788893322034

Divinità del verbo

 

Vai all'ideologia del sottomettere nel Vangelo di Giovanni

 

Quando parliamo di religione cristiana, di cristianesimo, noi non stiamo parlando di ciò che i cristiani credono sia il cristianesimo. I cristiani, per loro statuto, non hanno diritto di considerare cristianesimo ciò che loro credono sia il cristianesimo.

Al cristiano, e sto parlando del cattolico in particolare, non ha diritto di dire che cos'è il cristianesimo se non ripetendo gli scritti sacri che i cristiani hanno a fondamento della loro religione.

Il cristianesimo è la religione del libro. Sia esso antico testamento, vangeli o atti degli apostoli, è il libro che dice al cristiano che cos'è il cristianesimo, non è il cristiano che dice al libro che cos'è il cristianesimo. Per il cristiano, bibbia, vangeli e atti degli apostoli, sono scritti dal suo dio padrone che attraverso lo spirito santo dice che cos'è il cristianesimo.

Mentre nella Religione Pagana il singolo pagano, interpretando il mondo, ha una propria visione soggettiva del mondo affermando che quello, per lui è il paganesimo, il cristiano può essere tale solo se riproduce quanto scritto nei vangeli.

Quanto è scritto nella bibbia e nei vangeli è oggettivamente interpretabile. Tutti leggono ed interpretano. Io, come pagano, leggo la bibbia e la interpreto nella lettera e nell'applicazione storica dei principi che la bibbia manifesta. Questo vale per l'ebreo e il protestante che però, per la loro educazione religiosa, devono giustificare l'azione di Gesù e del dio padrone e trovare ragioni sufficienti per giustificare le azioni del dio padrone e di Gesù in funzione dell'idea di salvezza considerando loro stessi delle "merde" che incapaci di affrontare la vita e di leggere le trasformazioni indotte dalle azioni nell'esistenza, attendono la provvidenza divina. Il cattolico deve attendere la gerarchia ecclesiastica che per lui interpreti la bibbia e i vangeli, se non lo fa è passibile di eresia e anche se ora, perché la società civile lo impedisce, non viene più messo al rogo, è comunque un eretico.

Partendo dal presupposto che il singolo cristiano, il singolo cattolico, sia in realtà un eretico che non conosce i propri testi sacri e che insulta i cittadini attribuendo a Gesù cose e principi che non appartengono a Gesù, e vive una sorta di malattia mentale in una continua ricerca del proprio padrone ideale, per parlare di cristianesimo dobbiamo solo analizzare i suoi testi sacri.

Il cristianesimo è la religione del libro. La religione della parola. La religione del logos o del verbo. La parola del dio padrone che si esprime nel libro. La parola del libro dei cristiani va letta, ma non interpretata simbolicamente. Quando il dio padrone si vanta di aver macellato l'intera umanità col diluvio universale, il lettore deve ritenere il dio padrone abbia assassinato tutto il genere umano. Il cristiano nella sua fede approva il genocidio, il pagano lo chiama assassino. Per questo motivo, nella società civile il cristiano porta morte e genocidio mentre il Pagano porta giustizia accusando di assassinio il dio dei cristiani. Non è una questione simbolica, va inteso in maniera letterale. Quando si legge la bibbia, la parola del libro, non si possono applicare gli stessi schemi di interpretazione simbolica che si applicano ad Omero nell'Iliade e nell'Odissea. L'Iliade e l'Odissea sono libri di simboli proposti in maniera verbale; la bibbia è la parola verbale del dio padrone che non può essere interpretata simbolicamente. Questo è un principio fondamentale del catechismo della chiesa cattolica.

Per questo in Giovanni è il verbo, la parola, del suo dio che crea il mondo. Ed è per questo che Galileo fu condannato quando affermò che era la terra a girare attorno al sole e non viceversa. Galileo mise in discussione il verbo, la parola, il logos e per questo fu condannato.

Scrive il Vangelo di Giovanni:

In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio, e il Verbo era Dio. Egli era in principio presso Dio. Tutto fu fatto per mezzo di lui, e senza di lui nulla fu fatto di quanto esiste. In lui era la vita, e la vita era la luce degli uomini. E la luce risplende fra le tenebre, ma le tenebre non l'hanno ricevuta.

Ci fu un uomo mandato da Dio, il cui nome era Giovanni. Egli venne, come testimone, per rendere testimonianza alla luce, affinché tutti credessero per mezzo suo. Non era egli la luce, ma venne per rendere testimonianza alla luce.

Era la luce vera, che illumina ogni uomo, che viene al mondo. Era nel mondo; il mondo fu creato per mezzo di lui, ma il mondo non lo conobbe. Venne a casa sua e i suoi non lo ricevettero. Ma a quanti lo accolsero, a quelli che credono nel suo nome, diede il potere di diventare figli di Dio; i quali non sono nati dal sangue, né da volere di carne, né da volontà di uomo, ma da Dio. Il Verbo si fece carne e abitò fra noi, e noi abbiamo contemplato la sua gloria, gloria che come Unigenito egli ha dal Padre, pieno di grazia e di verità.

Giovanni gli dà testimonianza, proclama e dice: "Egli è quello di cui dicevo: colui che viene dopo di me, è superiore a me, perché era prima di me". Dalla pienezza di lui noi tutti abbiamo ricevuto grazia su grazia. Infatti, la legge fu data per mezzo di Mosè; la grazia e la verità sono venute per mezzo di Gesù Cristo. Nessuno ha mai visto Dio; l'Unigenito Dio, che è nel seno del Padre, egli ce lo ha fatto conoscere.

Vangelo di Giovanni 1, 1-18

Riflessione verbo in Giovanni: dal logos all'emozione.

Giovanni inizia il suo vangelo col logos che abita presso il dio creatore. Il concetto di logos o verbo è un concetto proprio del pensiero degli Stoici, dei socratici e dei neoplatonici.

Eraclito designa il logos nell'essenza della vita che per lui è fuoco e ragione insieme: emozione e razionalità (forma). Platone considera il dio creatore, il demiurgo, logos perché si articola fra le idee. Gli stoici chiamano Logos una sorta di soffio animatore che permea tutte le realtà. Per Plotino il Logos è una potenza che ordina il mondo, una ragione che descrive il mondo che viene emanata direttamente dall'Uno. Per Filone d'Alessandria il Logos è l'intermedio fra il dio padrone e il mondo che funge da tramite dell'attività creatrice del dio padrone. Nel vangelo cristiano di Giovanni il Logos altri non è che Gesù che è disceso in terra diventato uomo fra gli uomini.

Per gli antichi greci, a parte Eraclito, il Logos altro non è che la bacchetta magica con cui il dio padrone crea la vita. La posizione di Filone è quella fatta propria dal vangelo cristiano di Giovanni per cui la bacchetta magica cessa di essere un oggetto impersonale per farsi uomo che agisce in funzione del dio padrone che chiama suo padre.

Giovanni trasforma le idee stoiche e neoplatoniche in carne sostanziale. Dice agli Stoici e ai Neoplatonici: "Quello che voi indicate come semplice "idea" si realizza materialmente nel cristianesimo in cui il logos del dio creatore si fa uomo e diventa Gesù: la verità incarnata."

Il verbo, nel cristianesimo, è la parola del dio padrone. Gesù è la parola incarnata del dio padrone che è disceso fra gli uomini portando la sapienza della realtà del mondo essendo esso stesso la parola del dio padrone.

Da questo presupposto ideologico nasce l'intero vangelo ufficiale (chiesa cristiana) di Giovanni.

In sostanza l'assurdo regge l'assurdo:

Tutti d'accordo che esiste un dio creatore?

Tutti d'accordo che esista un logos che chiamiamo Gesù?

Tutti d'accordo che Gesù era un uomo che pronunciava la parola di dio?

Si può concepire, attraverso l'idea di Giovanni evangelista, l'esistenza di dio senza la sua parte: il verbo? E' concepibile se fosse una parte, ma non lo è in quanto Giovanni afferma che il verbo dimora presso il dio padrone.

Il pensiero di Giovanni non è contraddittorio ma perfettamente lineare con le idee di Filone in quanto, per i cristiani, è dal verbo che trae origine l'esistente. Senza il verbo l'esistente non esisterebbe: dio sarebbe solo impossibilitato a fare l'esistente.

Un altro elemento sottolineato da Giovanni evangelista cristiano è la vita.

In dio è la vita e la vita è la luce degli Esseri Umani.

Giovanni Battista, secondo il vangelo di Giovanni, era venuto per rendere testimonianza che Gesù era la luce e il logos con cui il dio padrone crea ed agisce nel mondo.

Infine, la luce risplende fra le tenebre ma le tenebre non la ricevettero. Dunque, le tenebre avvolgono il dio padrone, ma rifiutano il dio padrone.

Chi rifiuta il dio padrone, secondo Giovanni, sono le tenebre. Chi rifiuta Gesù sono le tenebre, ma che cos'è Gesù per le tenebre? E' oscurità. Là dove le tenebre risplendono, Gesù è l'oscuro che si nasconde dal bagliore della realtà in mutamento dalla quale fugge per poter imporre sé stesso come verità che annienta ogni mutamento e trasformazione del presente.

La tenebra è luce là dove la luce è tenebra.

La libertà risplende dove la verità si trasforma soggettivamente in continuazione in quanto strumento degli Esseri umani in continuo mutamento; quando la verità risplende il mutamento si ferma e la libertà scompare dall'orizzonte dell'uomo.

Esistendo dio circondato da tenebre in un'infinita sensazione di abbandono, le affermazioni appartengono alla disperazione esistenziale dell'unica soggettività.

L'unica soggettività nel cosmo degli Orfici, è il nulla. E il nulla della coscienza risplende nelle tenebre che prendono luce e coscienza in madre Nera Notte come utero della vita.

Per Giovanni evangelista l'Essere, il suo dio padrone, non si trasforma nel nulla, ma dall'Essere procede il verbo, il Logos che si presenta agli uomini come la volontà del dio padrone, dell'Essere, raccontando agli uomini la verità dell'esistenza data la sapienza che egli manifesta come volontà del dio padrone.

Dal Logos come soffio animatore; dal Logos come potenza ordinatrice del mondo; dal Logos di Filone che media fra il dio padrone e il mondo, al Logos, il verbo, di Giovanni che si fa uomo per impadronirsi della vita degli Esseri Umani.

Una luce può risplendere nell'oggettività, vivere nell'oggettività ma non per questo l'oggettività può far propria la luce, o la vita, a meno che nell'oggettività esistano Esseri capaci o pronti a far propria quella luce o quella vita.

Dio è solo, creatore dell'universo. Il verbo è dio stesso e tutto viene fatto per mezzo di lui, dunque, nulla esisteva prima di lui né attorno a lui.

La sequenza che ne nasce è: dio, il verbo, la luce, la vita degli Esseri Umani, le tenebre.

Questo è lo schema giovanneo dal quale viene generata la sua dottrina.

Questi concetti ideologici si ritrovano, praticamente uguali, ma diversi nel significato, nel vangelo apocrifo di Giovanni ritrovato nelle sabbie dell'Alto Egitto a Nag Hammadi negli anni fra il 1945-46. Questo vangelo, molto più complesso di quello ufficiale, appartiene ad una tradizione gnostica diversa a quei gruppi che formeranno la chiesa cristiana ufficiale. Il vangelo di Giovanni apocrifo è estraneo a quello raccontato da Marco e Matteo nel tentativo di elaborare un corpo dottrinale che manca al cristianesimo. Ma mentre il cristianesimo ufficiale troverà la sua filosofia e le sue giustificazioni nelle articolazioni e nelle interpretazioni della filosofia greca riprendendo temi stoici e neoplatonici con cui allontanare l'attenzione dalla bibbia, la gnosi, che si serve del nome "Gesù" dal momento che il termine "Gesù" sta per guaritore, tenta di elaborare una propria visione del mondo partendo dall'esistente e dalla capacità di leggere la realtà in un diverso modo. Le interpretazioni sono proprie del momento storico quando dai culti greci si sviluppa il "magismo" alla Ermete Trimegisto che si colloca fra esoterismo, neoplatonismo e superstizione magica cristiana.

Il vangelo di Giovanni della chiesa cristiana pesca da questa visione i preamboli della sua elaborazioni. I due vangeli appaiono contemporanei ma mentre quello apocrifo sviluppa temi gnostici, quello ufficiale è una sua storpiatura dello gnosticismo nel tentativo di attribuire al Gesù una struttura dottrinale che gli manca e che i tempi tardi permettono d'attribuirgli.

Nell'apocrifo Gesù parla a Giovanni dopo la sua resurrezione. Gesù in vita non era in grado di insegnare nulla, data la sua incredibile ignoranza resa evidente nelle trattazioni dei vangeli di Marco e Matteo, ma dopo la sua morte brillava di luce e sapere divino. La morte gli aveva dato quella conoscenza e quel sapere che gli era mancato durante la vita.

Nel Giovanni apocrifo troviamo:

"Essa è il vero dio e il Padre del tutto, è lo spirito invisibile, è al di sopra del tutto, è nell'immutabilità la quale è nella luce pura, nessuna luce negli occhi lo può vedere: egli è lo spirito invisibile..." Pag. 5.

Ancora:

"Poiché è lui che volge lo sguardo in sé stesso, nella luce che lo circonda, la quale è la sorgente dell'acqua di vita, e produce tutti gli eoni di ogni tipo." Pag. 7

E ancora:

"La parola venne dopo la volontà, Poiché per mezzo della parola, egli, il Cristo, divenne autoghenes (autogenerato), ha creato tutto.". Pag. 11

Da queste citazione appare evidente come tutto il primo paragrafo della premessa del vangelo ufficiale di Giovanni altro non sia che una libera ed arbitraria interpretazione del vangelo apocrifo. In pratica è come se Giovanni fosse andato da quei cristiani, seguaci del vangelo apocrifo, avesse concesso loro il "contentino" nella relazione fra dio padre, il verbo e la luce, per poi spingerli ad una sudditanza al Gesù ufficiale, opportunamente enfatizzato, attraverso le parabole e facendo quasi scomparire la sua azione umana tanto presente nei vangeli di Marco e Matteo.

Sotto quest'aspetto la premessa del vangelo ufficiale di Giovanni appare una vera e propria operazione politica tesa ad assumere il controllo ideologico di chi se ne andava dalle comunità cristiane cercando altre soluzioni filosofiche in cui vivere la sua vita.

Per il Giovanni ufficiale, il Giovanni apocrifo rappresenta un grave pericolo. Innanzi tutto il vangelo è antagonista all'intero insegnamento biblico; dall'intervento di Sophia, al diluvio universale, alla bestemmia del dio unico creatore dell'Essere Umano ecc.... nega molti principi propri del cristianesimo.

In secondo luogo il Giovanni apocrifo è completo in sé come struttura e non abbisogna di un insegnamento biblico alle spalle per condurre il suo messaggio ma, soprattutto, il vangelo apocrifo di Giovanni contiene l'affermazione:

""Soffia nel suo volto, un po' del tuo spirito, e il suo corpo s'alzerà". Egli soffiò in lui il suo spirito che è la potenza (derivata) da sua madre; ma egli non lo sapeva, essendo nell'ignoranza. La forza della madre andò da Jaldabaoth nel corpo psichico che avevano fatto conforme all'immagine di colui che esiste fin dall'inizio. Il corpo si mosse, ricevette potenza, e splendette. Ma in quell'istante le rimanenti forze diventarono invidiose: egli, infatti, venuto all'esistenza ad opera di loro tutte -le quali avevano dato all'uomo la propria forza-, aveva una intelligenza ed era più forte di quelle che l'avevano creato, e più forte del primo arconte.".

Pag. 25

Il vangelo di Giovanni ufficiale può ammettere soltanto il suo Gesù riprendendo, accentuandolo, il discorso della sottomissione presente nei vangeli di Marco, Matteo e Luca. L'ideologia della sottomissione degli uomini e la distruzione della Sophia dentro di loro, sarà praticata con la guerra che i cristiani prima e i musulmani poi porterà a distruggere i centri di cultura antichi. Solo la lungimiranza di alcuni, che nasconderanno i libri fra le sabbie del deserto, ci farà giungere fino a noi quelle antiche voci in cui Sophia, per punire il dio creatore della sua arroganza, metterà la scintilla divina negli uomini affinché anch'essi potessero trasformarsi in Dèi. Arrivarono fino a noi le voci, i sogni, le speranze di coloro la cui voce, i cristiani, si erano illusi di cacciare nell'oblio.

Il Giovanni dei vangeli ufficiali rapina il Giovanni apocrifo di alcune sue visioni e di alcune sue idee, onde costruire un fondamento al proprio vangelo di sottomissione.

Non a caso si è spesso guardato a questo vangelo con molta diffidenza specialmente nei tempi più recenti. Molti "critici" sono stati, e sono, scettici nell'attribuirlo a Giovanni Apostolo e ne hanno tutte le ragioni: l'apocrifo Giovanni lo conferma. Se fosse stato Giovanni Apostolo, avrebbe parlato di Gesù in termini analoghi a quelli di Marco e di Matteo, non si sarebbe impegnato a costruire un'ideologia sconosciuta a Marco e a Matteo.

Al contrario, nel Giovanni apocrifo Gesù appare come innesto in una grande visione del divenire del mondo. E' un nome, un nome qualsiasi all'interno della costruzione dell'universo e delle sue trasformazioni. La visione del Giovanni apocrifo è la visione di uno o più Esseri mentre guardano le trasformazioni dell'universo con gli occhi della propria cultura e del proprio sapere; la visione del Giovanni ufficiale è solo una squallida operazione politica di mediazione fra varie tendenze finalizzata all'assunzione del loro controllo per condizionarne gli sviluppi successivi sul possesso degli individui.

Le finalità politiche sul come giocarsi la figura di Giovanni Battista sono evidenti. Tutti e quattro i vangeli ufficiali s'imperniano attorno a questa figura che a volte sembra apparire come la vera ispiratrice di questi vangeli. Il Giovanni ufficiale non se ne discosta. Giovanni Battista appare come il mandante, almeno, di un tipo di Gesù, lo zelota che vuole e deve sottomettere tutti gli uomini a sé stesso.

Giovanni Battista, dice Giovanni l'evangelista ufficiale, rende testimonianza della luce.

Matteo dice:

"Appena battezzato, Gesù uscì subito dall'acqua ed ecco, si aprirono i cieli ed ecco lo spirito di Dio scendere come una colomba e scendere sopra di sé, ed ecco una voce dai cieli che diceva: "Ecco è il mio figlio diletto, nel quale mi sono compiaciuto.""

Vangelo di Matteo 3, 16-17

Marco dice:

"E subito, uscendo dall'acqua, vide i cieli aperti e lo spirito in forma di colomba scendere sopra di lui; mentre dai cieli venne una voce: "Tu sei il mio figlio diletto, in tè mi sono compiaciuto.".

Vangelo di Marco 1, 10-11

Luca dice:

"Or avvenne che, battezzato tutto il popolo, mentre Gesù, pure battezzato, se ne stava pregando, il cielo s'aprì, lo Spirito Santo discese sopra di lui in forma corporea come una colomba, e dal cielo si fece udire una voce: "Tu sei il mio figlio diletto, in tè mi sono compiaciuto.".

Vangelo di Luca 3, 21-22

In quest'intreccio di testimonianze non è comprensibile se sia Giovanni Battista a testimoniare davanti agli altri come quello sia Gesù quale figlio del loro dio padrone o se la figura di Giovanni Battista serva a supportare ed accreditare l'apertura delle nubi e la dichiarazione del dio padrone.

In ogni caso, Giovanni Battista appare come il vero maestro, un maestro le cui dichiarazioni sono talmente importanti da avallare non solo l'autorità di Gesù, ma la stessa esistenza e condiscendenza del dio padrone a quanto stava avvenendo e a quanto lui e Gesù stavano facendo. Tant'è che in Luca troviamo anche un'annunciazione della nascita di Giovanni Battista.

Per Giovanni del vangelo ufficiale dei cristiani è Giovanni Battista che testimonia come Gesù sia la luce, in quanto Giovanni Battista è stato mandato direttamente da dio affinché testimoniasse come Gesù altro non fosse che la luce e il verbo.

Giovanni dei vangeli cristiani afferma come Gesù fosse luce vera (in quanto verbo dio) e come egli fosse il mezzo attraverso il quale il mondo fu creato anche se i suoi non l'accolsero. Afferma sempre Giovanni nei vangeli cristiani che quelli che credono nel suo nome diventano figli di dio in quanto nati da dio. Diventano figli del dio padrone perché credono nel dio padrone o sono figli del dio padrone e per questo credono?

Giovanni apocrifo afferma che il verbo è prodotto dalla volontà che lo precede. Dunque è la volontà la madre del verbo, ma soprattutto afferma come, ingannando il creatore, costui soffia negli Esseri Umani la scintilla divina facendo Esseri Umani più potenti dello stesso creatore. Dunque, Giovanni apocrifo, cambia la funzione del "salvatore" in quanto egli non trasforma gli Esseri Umani in figli di Dio, ma rimane il creatore come verbo figlio della volontà divina, e maestro di Giovanni dopo la resurrezione.

Giovanni dei vangeli ufficiali non sa che farsene della natura divina di Gesù se non come mezzo attraverso il quale chiedere che i suoi credenti si sottomettano. Che il mondo sia stato creato da dio o dal verbo a lui non interessa se non per introdurre il discorso per i suoi seguaci che, abbandonatolo, hanno intrapreso strade diverse dalla sua per cercare la Conoscenza e la Consapevolezza evitando di sottomettere la sua struttura psichica. A Giovanni ufficiale interessa soltanto la figura umana di Gesù e le affermazioni gratuite come quella messa in bocca al suo dio padrone che cerca di certificare la divinità di Gesù fatta carne. Il dio padrone che si fece carne abitando in mezzo agli uomini e, per il solo fatto che si è fatto carne e ha abitato in mezzo agli uomini, ha contemplato la sua gloria, la sua grazia e la verità. In cosa consistano questi attributi, il Giovanni dei Vangeli ufficiali della chiesa cristiana non lo dice, se ne guarda bene di riempire le parole con contenuti che le parole dovrebbero rappresentare. In questo modo evita che qualcuno gli dia dell'idiota. Ogni ascoltatore immagina, proiettandolo, il significato che egli ha di gloria, (diventare un giocatore di calcio?), grazia (fare il fotomodello in televisione?) e verità (rispondere giusto alle domande del quiz televisivo?).

Giovanni Battista dà testimonianza di Gesù in Giovanni dei vangeli ufficiali della chiesa cristiana dove gli si fa dire che lui era davvero ciò che Gesù dice di lui e confermava che Gesù aveva visto il dio padrone degli ebrei.

Proviamo ad analizzare quanto afferma.

La parola è uno strumento della ragione. Lo strumento con cui la ragione descrive la forma del mondo. Prima della parola il mondo, per la ragione, non era. Il mondo per la ragione nasce quando la ragione inizia a descriverlo e trasmettere la descrizione mediante le parole.

La ragione che descrive la forma del mondo, rappresenta a sé stessa il mondo. Prima che la ragione descrivesse la forma del mondo e ne elencasse le forme mediante la parola, per quella ragione, per quell'individuo razionale, il mondo razionale non esisteva, ma era caos di forme senza una posizione nello spazio vissuto.

La ragione non è un oggetto in sé, la ragione si manifesta nell'individuo che abita il mondo e l'individuo abitava il mondo prima che la ragione descrivesse alcune forme del mondo mettendo ordine nella ragione di quell'individuo. La non-forma prende forma e ordine nella ragione dell'individuo. La parola non crea il mondo oggettivo. La ragione descrive, per quanto può, il mondo oggettivo al soggetto che la manifesta facendo apparire alla coscienza razionale del soggetto il mondo come forma per quanto la ragione riesce a descrivere le forme percepite.

La parola serve per descrivere quanto la ragione rappresenta a sé stessa e con le parole limita la rappresentazione delle forme a sé stessa.

La parola del dio padrone dei cristiani non crea il mondo, ma impone una rappresentazione del mondo al dio padrone stesso in cui gli oggetti del mondo obbediscono a quella forma e in quella forma si presentano alla sua ragione.

Ne segue che gli uomini vivevano ben prima che la ragione sorgesse in loro. Ben prima che il bisogno di descrivere il mondo mediante le forme si presentasse come necessità.

Prima della ragione, prima della parola, l'uomo era volontà che si muoveva nel mondo senza descrivere il mondo. L'uomo viveva prima di usare la parola. L'uomo nasceva, non importa in quale forma, alimentava la coscienza e la conoscenza, affrontava le sfide della propria esistenza, fondava il futuro per i suoi figli, eppure, la parola non era. Il verbo non era, il logos non era.

In Giovanni apocrifo questa condizione è manifestata:

Ma allorché la luce si mescolò con la tenebra, fece della tenebra luce; mentre allorché la tenebra si mescolò con la luce, indebolì la luce; divenne né luce né tenebra: ma divenne malato. Ora l'arconte malato ha tre nomi: il primo è Jaldabaoth, il secondo è Saklas, il terzo è Samael; nella sua ignoranza, egli è empio. Disse, infatti: « lo sono dio, e non v'è alcuno altro dio all'infuori di me »; ignorava, infatti, la sua forza, il luogo dal quale era venuto.

Pag. 16

La ragione dice: "Io sono dio, e non v'è alcun altro dio al di fuori di me".

L'uomo che viveva prima della ragione aveva la forza che la ragione, il verbo, il logos, ignoravano.

Scrive ancora Giovanni Apocrifo:

Jaldabaoth ordinatore orgoglioso

Egli ordinò ogni cosa a immagine degli eòni che esistettero per primi, in tal modo egli creò a somiglianza degli incorruttibili; non che egli avesse visto gli incorruttibili, ma fu la potenza che era in lui e che aveva ricevuta da sua madre, che produsse per mezzo suo l'immagine del bello ordinamento. E allorché egli vide la creazione che lo circondava e la moltitudine degli angeli che gli stava attorno - quanto era venuto all'esistenza per mezzo suo -, disse loro: «lo sono un dio geloso, e non c'è altro dio all'infuori di me ». Ma pronunziando questo, agli angeli che si trovavano con lui segnalò che c'era un altro dio; se, infatti, non ce ne fosse stato un altro, di chi poteva essere geloso?

Pag. 17 – 18

La ragione è gelosa. La ragione è la verità davanti alla quale l'individuo si deve prostrare.

La ragione è Logos e domina la coscienza dell'uomo. Ma l'uomo ha la scintilla divina che ha origine nel tempo in cui la ragione non dominava l'uomo. Quando la ragione non era e la vita è volontà.

In Giovanni Apocrifo questa condizione è la condizione in cui Sophia, la madre che crea il dio creatore Jaldabaoth, inganna il dio creatore Jaldabaoth chiedendogli di dare il proprio soffio, il soffio di Sophia, al corpo psichico dell'uomo che angeli e demoni avevano formato.

Scrive Giovanni Apocrifo:

Il soffio di Jaldabaoth

Ma allorché la madre [Sophia] volle riprendere la potenza che aveva dato al primo arconte, pregò il Metropàtor del tutto, che è molto misericordioso; ed egli, con una santa decisione, mandò i cinque luminari nel luogo degli angeli del primo arconte; essi tennero consiglio per fare uscire da lui la potenza della madre; dissero a Jaldabaoth: « Soffia nel suo volto un po' del tuo spirito, e il suo corpo si alzerà ». Egli soffiò in lui il suo spirito, che è la potenza (derivata) da sua madre; ma egli non lo sapeva, essendo nell'ignoranza. La forza della madre andò da Jaldabaoth nel corpo psichico che avevano fatto conforme all'immagine di colui che esiste dall'inizio. Il corpo si mosse, ricevette potenza, e splendette. Ma in quell'istante le rimanenti forze diventarono invidiose: egli, infatti, venuto all'esistenza a opera di loro tutte -le quali avevano dato all'uomo la propria forza -, aveva una intelligenza ed era più forte di quelle che 1'avevano creato, e più forte del primo arconte

Pag. 25 - 26

Il soffio divino o la scintilla divina di Sophia passa all'uomo. L'uomo, comunque lo si consideri, è più forte di tutti coloro che hanno partecipato alla sua creazione. L'uomo, e con esso tutti gli Esseri della Natura, è più forte della ragione che descrive un mondo di forme.

La scintilla è la volontà e gli esseri della Natura sono volontà perché volontà precede la ragione e la parola

Essenzialmente i concetti erano e sono due: assoggettamento al dio padrone, come chiesto dal vangelo di Giovanni delle chiese cristiane, o sviluppo della scintilla divina dentro l'Essere della Natura, umano nel nostro caso, fino a diventare tutt'uno con l'universo.

Per il dio creatore non esiste nessun mondo prima della parola in quanto, da quando l'Essere umano usa la parola per comunicare i concetti nel descritto della ragione, egli opera per assoggettare l'Essere Umano ai suoi bisogni e ai suoi desideri.

Gli Esseri della Natura non si sottomettono quando vivono con la loro volontà d'esistenza. Solo la parola, il verbo, la ragione ha le condizioni per costruire l'inganno, imporre la paura e sottomettere l'uomo.

Per il vangelo ufficiale di Giovanni la parola è il dio padrone e il dio padrone è la parola. Nel Giovanni Apocrifo l'essenza è il soffio divino che Sophia trasferisce nell'uomo mediante l'inganno. La parola del Giovanni del vangelo ufficiale delle chiese cristiane è il modo con cui il dio padrone rappresenta a sé stesso il mondo della forma, dei numeri e della quantità. Il mondo esiste perché ha qualità in sé stesso che il vangelo apocrifo di Giovanni indica in "altri Dèi". Dunque, il verbo è lo strumento di dio nell'allevamento degli Esseri Umani a proprio uso e consumo. Il verbo, la parola non crea il mondo, ma riduce gli uomini in schiavi: la parola, Gesù come verbo, crea la schiavitù che impone agli uomini.

Mentre a quest'uso, s'assoggetta il vangelo ufficiale di Giovanni, si ribella il vangelo di Giovanni apocrifo. Giovanni apocrifo fa sì nascere la parola dal verbo, ma come atto di volontà del dio sconosciuto. Quella Coscienza di Sé che cessa d'esistere quando si trasforma in luce perforando le tenebre mentre l'universo intraprende la via per diventare quello che oggi conosciamo. Quando l'Essere Universo diventa il Nulla della coscienza. Per Giovanni apocrifo il nemico dell'Essere Umano è il dio creatore, colui che ha paura della scintilla divina dentro all'Essere Umano e che, secondo il vangelo ufficiale di Giovanni, il dio padrone di Gesù usa Gesù, il verbo, per impedire a quella scintilla di svilupparsi trasformando l'Essere Umano in un dio..

La richiesta d'assoggettamento dell'Essere Umano al verbo diventa un imperativo nel vangelo di Giovanni ufficiale. Senza quell'assoggettamento l'Essere Umano può percorrere sentieri attraverso i quali ricercare la libertà e trasformare la morte del corpo fisico in nascita del corpo luminoso. Per Giovanni ufficiale l'unica libertà possibile è l'assoggettamento acritico al verbo, a Gesù, come limite e confine allo sviluppo dell'Essere Umano.

La volontà è l'atto attraverso il quale gli Esseri si presentano davanti al mondo: non la parola.

Per il vangelo di Giovanni apocrifo la luce è funzione del dio sconosciuto; per gli stregoni il dio sconosciuto (intesa come volontà e intelligenza dell'intero universo) è il fine delle trasformazioni dell'universo come punto d'arrivo nell'esercizio della volontà di tutti gli esseri esistenti. Per gli stregoni la coscienza del dio sconosciuto scompare dissolvendosi nel nulla e da quel nulla emergono nuovi e diversi processi di trasformazione di una nuova realtà dinamica attraverso nella quale si esprimono vari processi di trasformazione come manifestazione della volontà delle coscienze di sé che emergono. Come direbbe Hegel, l'Essere, quell'Essere Universale, risolve sé stesso nel nulla. Il nulla della coscienza perché da quel nulla germinano nuove coscienze ed inizia un nuovo ciclo dell'esistenza.

Il vangelo di Giovanni ufficiale mette in rilievo come la luce, splendente fra le tenebre, non sia stata da queste ricevuta. Il dio di Giovanni ufficiale non dissolve sé stesso nel nulla, ma diventa tutt'uno col dio creatore, quello stesso che viene beffato dagli arconti e da Sophia nella creazione dell'Essere Umano. Le tenebre non accolgono la luce perché per Giovanni ufficiale nessuna luce del suo dio riesce ad espandersi nelle tenebre. E ha ragione. Il progetto del suo dio non è il divenire dell'universo attraverso il rinnovamento della propria Coscienza di Sé, ma è invece un allevatore di bestiame umano dal quale ottenere Energia Vitale stagnata attraverso l'uso del terrore per potersene cibare (l'odore dell'olocausto).

Il fine del dio sconosciuto in Giovanni apocrifo non è il fine del dio del Giovanni ufficiale. Per questo motivo nel vangelo apocrifo vengono descritte alcune tappe delle trasformazioni dell'universo mentre, nel Giovanni ufficiale, queste non esistono in quanto, il Giovanni ufficiale, non ha nessuna visione oltre il proprio pensato della ragione, si limita ad appropriarsi di alcuni concetti, elaborati da altri (come il logos) finalizzandoli ai suoi scopi.

Il vangelo di Giovanni ufficiale prosegue parlando di Giovanni Battista mandato da dio come testimone: affinché tutti credessero. Dunque, la luce non è in grado di testimoniare sé stessa, non ha potere in sé, ma abbisogna che qualcuno la indichi come luce.

La luce non agisce per un fine proprio, ma agisce per addomesticare gli Esseri Umani facendoli funzionare per un fine non loro: la luce è estranea agli Esseri umani. E' necessario che degli Esseri Umani riconoscano la luce come tale; è necessario che un Essere Umano la indichi agli Esseri della propria specie per aiutare la luce a prostrarli.

Il vangelo di Giovanni ufficiale prosegue con una bestemmia: "era la luce che illumina ogni uomo che viene al mondo". Come, non era il verbo la fonte della vita degli Essere Umani? Ora invece si limita ad illuminare gli Esseri Umani che vengono al mondo!

Tutto l'esistente appartiene al padrone. Egli ha creato l'esistente e pertanto: L'ESISTENTE DEVE SOTTOMETTERSI.

Disperazione con strappo di capelli: i suoi non lo ricevettero. Non riconobbero Gesù come il loro padrone in quanto figlio del loro dio padrone. Nonostante la testimonianza di Giovanni Battista, nonostante egli fosse la luce, il verbo esistente in dio fin dal principio, il mondo non lo riconosce come figlio di dio, dio egli stesso.

In compenso, a quanti l'accolsero, credendo che egli fosse ciò che millantava, diede il potere di diventare figli di dio. Diede il potere di nutrire dio cedendogli la propria Energia Vitale Stagnata rinunciando alla propria volontà e al proprio divenire eterno.

La rinuncia a diventare eterni, pur di alimentare dio con la propria energia vitale attraverso la rinuncia all'esercizio della propria volontà nella relazione fra sé e il mondo circostante, nel vangelo di Giovanni apocrifo equivarrebbe alla rinuncia da parte dell'Essere Umano alla scintilla divina. Rinunciare al Potere di Essere che in quella visione gli era stata ceduta dagli arconti; la rinuncia a dare l'assalto al cielo della Conoscenza e della Consapevolezza.

La richiesta del vangelo di Giovanni ufficiale all'uomo è quella di rinunciare alla propria scintilla divina, in pratica al proprio divenire come dio all'interno della Natura prima e dell'universo poi, in cambio di una propria trasformazione in Essere allevato e strutturato per alimentare il proprio dio rinunciando al proprio divenire è semplicemente ridicola.

Il vangelo di Giovanni ufficiale rappresenta un canto di morte della Specie Umana, un tentativo di cancellare il suo divenire per trasformarla in animali da allevamento che nutrono il loro padrone.

Data di pubblicazione sull'web: 05 aprile 2002 (quando avrò la data di scrittura del testo, forse, la metterò)

Modificato per la pubblicazione il 15 novembre 2015

Nota: Le citazionidel Vangelo di Giovanni Apocrifo sono tratte da "La gnosi e il mondo" a cura di Luigi Moraldi ed. TEA, seconda edizione aprile 1988

NOTA: Le citazioni dei vangeli sono tratte dalla bibbia delle edizioni Paoline 1968

Indice del primo Male.

 

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Claudio Simeoni

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Aggressione di cristiani alle statue pagane 2015

Gesù e il cristianesimo

Il cristianesimo è un modo per distruggere il divenire degli uomini. Per capire la strategia di distruzione dell'uomo del cristianesimo è necessario leggere i vangeli e interpretarli alla luce dell'uomo ridotto in schiavo obbediente, oggetto di possesso e privato della propria capacità di vivere e abitare il mondo in nome del dio cristiano che altri non è che il Macellaio di Sodoma e Gomorra, il criminale che ha distrutto l'umanità e la Natura col Diluvio Universale e che ordina il genocidio dei popoli per favorire i criminali del Popolo Eletto.