L'inganno del testimone e l'illusione della verità

La missione di Gesù nel vangelo di Giovanni

Quarta parte

di Claudio Simeoni

 

Il libro, Gesù di Nazareth: l'infamia umana, contiene l'analisi ideologica di Gesù

Cod. ISBN 9788893322034

Gesù dice: Io sono la luce del mondo
le implicazioni dottrinali e sociali

 

Vai all'ideologia del sottomettere nel Vangelo di Giovanni

 

Scrive Giovanni nel suo vangelo

"Pilato domandò a Gesù: che cos'è la verità?"

Vangelo di Giovanni 18, 38

Alla domanda, vigliaccamente, Gesù non risponde perché, come nella pratica militare del vangelo di Giovanni, la verità deve essere immaginata da ogni seguace di Gesù, ma non deve essere definita né da Gesù, né da Giovanni. Se venisse definita si potrebbe discutere su un contenuto dell'affermazione, ma se non viene definita, non si può discutere su ciò che le persone ritengono soggettivamente sia la verità.

Quando Gesù dice di essere "la luce del mondo", sta dicendo che lui, Gesù, è la verità. Non una verità simbolica, ma una verità letterale in quanto egli, secondo Giovanni, è il verbo, la parola e la sua parola è la verità anche quando si dimostra storicamente che si tratta di menzogne. Menzogne che i cristiani giustificano per rinnovare costantemente la violenza sui bambini.

E' da qui che dobbiamo partire per analizzare il delirio di Gesù. Un delirio che è proprio della psichiatria e proprio perché è un delirio psichiatrico di una persona molto malata, viene spacciato dalla chiesa cattolica come "verità" per la quale stuprare uomini e donne della società in cui viviamo.

Scrive il vangelo di Giovanni:

1) Di nuovo Gesù parlò con loro dicendo: "Io sono la luce del mondo; chi segue me, non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita". Gli dissero i Farisei: "Tu rendi testimonianza a te stesso: la tua testimonianza non vale". Gesù replicò loro: "Sebbene io renda testimonianza a me stesso, vale sempre la mia testimonianza, perché so donde sono venuto e dove vado: mentre voi non sapete donde io venga, né dove vado. Voi giudicate secondo la carne; io non giudico nessuno. Ma, se io giudico, il mio giudizio vale, perché non sono solo, ma ho con me il Padre che mi ha inviato. E proprio nella vostra legge sta scritto che è valida la testimonianza di due persone. Io rendo testimonianza a me stesso, e mi rende testimonianza colui che mi ha mandato, il Padre". Gli domandarono: "Dov'è tuo Padre?". Rispose Gesù: "Non conoscete né me, né mio Padre; se conosceste me conoscereste anche il Padre mio". Gesù disse queste cose nel gazofilacio, insegnando nel tempio; e nessuno lo prese, perché non era ancora venuta la sua ora.

2) Di nuovo Gesù disse: "Io me ne vado e voi mi cercherete, ma morrete nel vostro peccato. Dove vado io voi non potete venire". Dicevano perciò i Giudei: "Che si voglia uccidere, perché dice: "Dove vado io voi non potete venire"?". Egli replicò: "Voi siete di quaggiù, io sono di lassù. Voi siete di questo mondo, io non sono di questo mondo. Per questo vi ho detto che morrete nei vostri peccati; perché se non credete che io sono, morrete nei vostri peccati". Gli dissero allora: "E chi sei tu?" Gesù disse loro: "Precisamente ciò che vi dichiaro. Molto ho da dire e da condannare in voi, ma colui che mi ha mandato è verace, ed io annuncio nel mondo ciò che ho udito da lui".

3) Essi non intesero che parlava loro del Padre. Disse dunque Gesù: "Quando avrete innalzato il Figlio dell'uomo, allora conoscerete che io sono e che niente faccio da me, ma parlo come mi ha insegnato il Padre. E chi mi ha mandato è con me e non mi ha lasciato solo, perché io faccio sempre quello che a lui piace". Mentre così parlava, molti credettero in lui. E Gesù disse ai Giudei che avevano creduto in lui: "Se persevererete nei miei insegnamenti, sarete veramente miei discepoli, conoscerete la verità, e la verità vi farà liberi".

Vangelo di Giovanni 8, 12 - 32

La missione di Gesù che tenta di far credere di essere il dio padrone in quanto figlio del dio padrone degli ebrei, è un capitolo che si divide in tre parti dove nella prima c'è il gioco della testimonianza, nella seconda la colpevolizzazione degli astanti e nella terza l'esaltazione di sé stesso in quanto obbediente alle direttive del dio padrone.

Nella prima parte sembra, a prima vista, una riproposizione dei concetti assolutisti affermati nei confronti degli ebrei. In quel paragrafo Giovanni tentava di cercare, sia pur lavorando di fantasia retorica, delle testimonianze oggettive sul fatto che il Gesù di cui scrive era il figlio del dio padrone e, perciò, padrone egli stesso. Chiamava a testimoniare le "opere" di Gesù o quel Giovanni Battista la cui presunta autorità morale gli serviva da salvacondotto per quanto affermava. Inoltre, sembra quasi che supplicasse gli astanti di credere che le "opere" che Gesù faceva non le faceva perché lui è in grado di farle, ma perché il dio padrone, suo padre, gliele faceva fare.

In questo paragrafo a Giovanni non interessa chiamare testimonianze. Si deve credere a quanto Gesù dice solo perché lo sta dicendo. E' un passo avanti nella forma retorica, non è una forma ripetitiva. Esistono due modi di presentare e imporre il suo pazzo profeta. All'interlocutore scettico Giovanni gli presenta le testimonianze di Giovanni Battista e delle opere che ha fatto per volere del padre; all'interlocutore sottomesso pretende la credenza acritica; un atto di fede che sottometta il credente con tutto il suo cuore e con tutta la sua anima.

Non è una ripetizione, ma un'affermazione ulteriore che segue nel testo quella che pretendeva di fornire testimonianze. Arrivato a questo punto della lettura, dice Giovanni, il lettore si è convinto che sto parlando del figlio del dio padrone e padrone egli stesso e, dunque, non ha motivo di cercare prove ulteriori: deve credere e basta.

Non è più Gesù che afferma: "Se io rendo testimonianza a me stesso, la mia testimonianza non vale!", ma sono i Giudei che affermano questo. Lo affermano dopo che egli ha affermato di essere la luce del mondo. Gesù non risponde ai Giudei per quanto i Giudei chiedono, ma gioca sugli equivoci retorici per ottenere sottomissione. Giovanni vuole trasmettere l'immagine di quanto sia furbo Gesù nel replicare a questi sporchi Giudei.

Giovanni dice che i Giudei credono di fregarlo perché secondo loro non è in grado di dimostrare di essere figlio del dio padrone e padrone egli stesso. Loro non sanno quanto sia sapiente Gesù. Ecco la scappatoia. Servono due testimoni? Ebbene uno sono io, dice Gesù, che testimonio per me stesso e l'altro è qualcuno, che voi non potete interrogare, che testimonia per me stesso. Io testimonio per me stesso perché io so da dove vengo e dove vado, mentre voi non sapete da dove io vengo e dove io vado. Gli astanti avrebbero benissimo potuto obiettare che loro sapevano benissimo da dove venivano e sapevano benissimo dove andavano e che lui, Gesù, non sapeva da dove loro venissero e dove loro stavano andavano. Giovanni non può permettere questa obbiezione perché a lui interessa sottolineare la superiorità di Gesù, il suo disprezzo per persone inferiori schiave retoriche del suo dominio di cui egli si ritiene padrone. Per il delirio di Giovanni è inconcepibile che gli schiavi rivolgano in questo modo al loro padrone.

Se prima la sua testimonianza non valeva, ora la sua testimonianza vale. "Voi giudicate secondo la carne!" Come, non era a lui che suo padre gli aveva delegato il giudizio affinché gli astanti lo onorassero? Secondo cosa giudichi? Giovanni omette di dirlo! Lascia che sia il lettore ad immaginarlo. Così ogni lettore proietta quello che lui pensa vorrebbe sia, ma la chiesa cattolica agisce come lei intende agire nel giudizio che vuole che sia per costruire sottomissione. E quel giudizio non ha nulla a che vedere con la proiezione del lettore.

Io giudico perché non sono sola; afferma la chiesa cattolica. Il mio giudizio vale perché chiamo il dio padrone come testimone. "Nella vostra legge è scritto che è valida la testimonianza di due persone!" con questo trucco retorico la chiesa cattolica ha prodotto il giudizio del dio padrone. Se la donna galleggiava era una strega e andava uccisa, se affondava, affogando, non era una strega. Se ti metto un ferro rovente nelle mani, e questo non ti procura ferite, allora il dio padrone testimonia per te. E' l'orrore espresso dal vangelo di Giovanni. Un orrore retorico trasformato in orrore giuridico. Quale devastazione ha prodotto nell'umanità il suo bisogno di sottomettere chi non era in grado di difendersi. Ti deve rendere testimonianza il dio padrone prima che ti ammazziamo, esattamente come il di padrone ha reso testimonianza al pazzo descritto da Giovanni.

I Giudei chiedono dove sia questo testimone. Ed ecco il lettore che prende le parti di Gesù. Come, non vi accorgete che state parlando al figlio del dio padrone e padrone egli stesso? Come vi permettete voi, che non siete figli del dio padrone, di pretendere di avere, sul banco dei testimoni, il dio padrone? Ma chi vi credete di essere?

E' il Gesù che proclama: "Lei non sa chi sono io!".

Subito dopo il lettore è pronto ad addolcirsi alla risposta compassionevole di Gesù per l'ignoranza di chi gli sta di fronte. Come è buono Gesù, com'è compassionevole nei confronti di questi ignoranti che non riescono a capire che davanti a loro c'è il figlio del dio padrone e padrone egli stesso: quanto sono stupidi questi Giudei. Certo, dice il lettore: loro non conoscono suo padre. E in cuor suo si rallegra che lui lo conosce. Intanto, se ne sta in ginocchio avendo distrutta la sua possibilità di costruire sé stesso nell'infinito dei mutamenti.

Nel secondo paragrafo si passa alla colpevolizzazione. Ecco il lettore felice della punizione che questi ignoranti devono subire per la loro incredulità. "Io me ne vado e voi mi cercherete, ma morrete nel vostro peccato!" Che fortuna, dice il lettore, io ho capito che lui è il figlio del dio padrone e padrone lui stesso, così i Giudei ignoranti hanno perso la loro occasione, ma io non me la lascio sfuggire, io mi sottometto e credo. Oh quanto credo!

In questo paragrafo si manifesta l'odio di Giovanni nei confronti di chi non si vuole sottomettere. Il suo disprezzo viene sviluppato nelle parole di Gesù: "Voi siete di quaggiù, io sono di lassù!". E' come se Gesù dicesse loro: "Quanto schifo mi fate!". Chi tenta di sottomettere le persone, odia chi non si sottomette; odia chiunque mette in essere delle strategie di libertà, qualunque queste siano!

Voi, vermi, morrete nei vostri peccati, dice Gesù! Se da un'altra parte diceva che non era lui che li condannava, ma quel Mosé, ora non c'è più bisogno, per Giovanni, di ricorrere a questo metodo retorico. Può essere diretto, spietato come il suo Gesù. Ora Gesù e Giovanni possono condannare loro stessi quanti non si sottomettono. "Molto ho da dire e da condannare in voi!". Lo stesso vale per Giovanni nei confronti dei cristiani che se ne stanno andando e lo stesso vale per la chiesa cattolica nei confronti di quelle che chiama eresie. Saranno torture per poter condannare, omicidi e stragi dopo stragi e tutto per esaltare un povero pazzo e un Giovanni il cui desiderio di sottomettere Esseri Umani è al di fuori di ogni logica umana. Il dio padrone, di cui io sono figlio, dice Gesù, è verace; lui sì mantiene quanto promette, non voi che condanno!

Il terzo paragrafo di questo brano del vangelo di Giovanni è la conclusione di questo quadro con cui Gesù impone sottomissione. Gesù dice: "Io sono tanto buono e bravo!" "niente faccio da me, ma parlo come mi ha insegnato il padre". Io faccio quanto mi si dice, perché voi non fate quanto io vi dico? Perché voi vi ostinate a dubitare di quanto io dico? Eppure io sono buono e bravo: faccio come mi dice il padre. Se voi volete fare quanto dice il dio padrone, che voi stessi considerate il vostro dio padrone, dovete necessariamente fare quanto io vi dico di fare. Se voi foste bravi, buoni e obbedienti sapreste che io ho ragione, sono proprio il figlio del dio padrone e allora capireste che sono dio padrone pure io. In ogni caso, considerate che il dio padrone non mi ha lasciato solo perché io "faccio sempre quello che piace a lui". Perché dunque voi non fate quello che piace a me? Se voi fate quello che piace a me, allora voi fate quello che piace a lui perché solo facendo quello che piace a me voi fate quello che piace a lui. In parole più povere: brutti vermi schifosi volete sottomettervi?

Quali sono gli insegnamenti di Gesù?

L'ordine di sottomettersi. L'abituarsi a sottomettersi. Non esiste, in tutti i vangeli un intento di Gesù, che passi per insegnamento, diverso da questo.

Qualcuno si sottomette, dice Giovanni. Cosa dice il Gesù di Giovanni a chi si sottomette? "Se persevererete nei miei insegnamenti sarete miei discepoli!". In parole più immediate significa che se vi sottometterete ancor di più, perseverando nella sottomissione e rinunciando a costruire voi stessi, sarete roba mia! Sarete gli oggetti, le pecore del mio gregge.

Il capitolo si chiude con un'espressione che ho sentito usare in vari modi. Quest'espressione suona così: "la verità vi farà liberi!".

Questo è un inganno. Trasforma la ricerca del vero, la ricerca di libertà di ogni singolo soggetto, nella schiavitù a Gesù, al dio padrone, che viene spacciato per verità.

La verità ha il potere di rendere schiavo l'individuo che si arrende ad essa. Che cos'è la verità? E' la descrizione del livello di libertà raggiunto dall'individuo nella costruzione della sua conoscenza. Quando una verità ingabbia il percorso di conoscenza e di sapere dell'individuo questi ha cessato di dilatarsi. Ha cessato di modificarsi. Ha cessato di costruirsi. La verità, quando fissa le trasformazioni dell'individuo, lo rende schiavo della sua manifestazione.

Galileo affermava che "in verità" era la terra che girava attorno al sole, ma i terroristi cardinali, che rappresentavano Gesù e il dio padrone fatti verità, affermavano che Galileo mentiva. Come Gesù, furono talmente vigliacchi e criminali da non essere in grado di mettere gli occhi nel telescopio. Loro erano la verità, quella verità che "rendeva liberi" torturando, ancor oggi tortura, le persone alla ricerca del vero.

La verità non rende liberi, ma costruisce la schiavitù dell'individuo dalla quale egli non sarà mai in grado di spiccare il volo nello sconosciuto che lo circonda. E' imperativo per la chiesa cattolica distruggere la libertà dell'individuo imponendo la verità alla quale l'individuo si deve sottomettere. Questo è il suo fine e il suo obiettivo.

Che poi sia questa la reale interpretazione che ne dà la chiesa cattolica e leggiamo a piè pagina l'interpretazione dalla bibbia delle Paoline:

"Qui verità ha senso personale, ed è Gesù stesso. La libertà proveniente dalla verità è attribuita appunto a Gesù!"

Risolvere il percorso di libertà personale diventando schiavi di Gesù!

Intento di Gesù e desiderio di Giovanni! Giovanni descrive le gesta del suo Gesù. Per questo abbiamo: risolvere il percorso di libertà personale diventando schiavi di Giovanni!

C'è forse un diverso intento della chiesa cattolica? Lei è la continuatrice delle gesta di Gesù. Per questo abbiamo: risolvere il percorso di libertà personale diventando schiavi della chiesa cattolica!

Questo, nella società civile attuale, si chiama crimine contro l'umanità!

Marghera, 23 luglio 2001

Modificato per la pubblicazione il 19 novembre 2015

NOTA: Le citazioni dei vangeli sono tratte dalla bibbia delle edizioni Paoline 1968

Indice del primo Male.

 

L'odio di Gesù, continua in questa pagina.

Vai all'indice generale del sito

Claudio Simeoni

Meccanico

Apprendista Stregone

Guardiano dell'Anticristo

Tel. 3277862784

e-mail: claudiosimeoni@libero.it

Aggressione di cristiani alle statue pagane 2015

Gesù e il cristianesimo

Il cristianesimo è un modo per distruggere il divenire degli uomini. Per capire la strategia di distruzione dell'uomo del cristianesimo è necessario leggere i vangeli e interpretarli alla luce dell'uomo ridotto in schiavo obbediente, oggetto di possesso e privato della propria capacità di vivere e abitare il mondo in nome del dio cristiano che altri non è che il Macellaio di Sodoma e Gomorra, il criminale che ha distrutto l'umanità e la Natura col Diluvio Universale e che ordina il genocidio dei popoli per favorire i criminali del Popolo Eletto.