Il sacrificio umano di Abramo
I fondamenti della cultura ebraico-cristiana

di Claudio Simeoni

 

Il costo umano del dio cristiano

L'episodio di Abramo ed Isacco è uno degli episodi su cui si fondano le religioni ebraica, cristiana e islamica.

Perché è uno degli episodi centrali?

Perché gli ebrei, deportati a Babilonia, inventarono questo personaggio, Abramo, e attraverso questa figura, costruirono il modello della relazione che volevano intrattenere col loro dio definendo la qualità del rapporto fra sé stessi e il dio unico che proclamarono.

Il rapporto fra gli ebrei e il loro dio viene definito attraverso le azioni di Abramo in risposta agli ordini del suo dio. Proprio le azioni di Abramo permettono al "popolo eletto" di stipulare il "patto" col suo dio.

Il patto, stipulato dagli ebrei col loro dio, viene rinnovato attraverso le azioni che Abramo compie e che ogni ebreo è tenuto a considerare sacre e sublimi.

Azioni che vengono descritte come atti fisici per poi essere trasferite nella società e trasformati in comportamenti morali ed etici che devono essere imposti sulle emozioni degli individui affinché perpetuino e rinnovino il patto col dio degli ebrei.

Dall'episodio di Abramo ed Isacco emerge la cultura ebraico-cristiana.

Dalla relazione Abramo e dio viene definita una cultura con cui gli individui sono tenuti ad identificarsi. Viene costruita una società i cui individui sono divisi nei ruoli che occupano i personaggi della recita Abramo-Isacco. Ecco, allora, che negli effetti culturali all'interno delle società civili avremmo degli individui che si identificano nei comportamenti del dio che ordina; qualcun altro nei comportamenti di Abramo pronto a sacrificare suo figlio; altre persone che si identificheranno con Isacco pronto per farsi sacrificare.

Dal momento che spesso non esiste un'accettazione pacifica e condivisa dei ruoli si assiste, fra gli ebrei e fra i cristiani, ad una ressa di cristiani ed ebrei che vogliono identificarsi col dio che ordina. Tutti vogliono essere il dio che ordina ad Abramo di sacrificare Isacco. Nessun ebreo e nessun cristiano vogliono fare la parte di Isacco mentre nessuno desidera essere considerato, come Abramo, un criminale che per la gloria del suo padrone è disposto ad ammazzare suo figlio. Nelle società in cui vige il cristianesimo, chi si identifica col dio che ordina deve esercitare la violenza per impedire che altri ambiscano al suo posto di dio padrone che ordina. Chi, nella cultura cristiana, occupa il posto di dio padrone che ordina, deve esercitare la violenza affinché le altre persone svolgano bene il loro ruolo di Abramo e il loro ruolo di Isacco.

La nascita della società "piramidale" consente alle tradizioni religiose ebraico-cristiane di soddisfare, almeno in parte, le ambizioni di chi svolgendo almeno in parte il ruolo di Abramo, in ambiti più ristretti, gli si permette di esercitare il proprio ruolo di dio che ordina. Salvo trasformarlo in un Isacco qualora la società cristiana necessiti di rinnovare il patto col dio padrone che un nuovo dio che ordina ha deciso di rappresentare (sommovimenti sociali!).

Leggiamo l'episodio dalla Bibbia sul sacrificio di Abramo:

"Dopo questi fatti, iddio volle mettere alla prova Abramo e lo chiamò: "Abramo!". Egli gli rispose: "Eccomi!". E dio gli disse: "Orsù, prendi tuo figlio, l'unico che hai e che tanto ami, Isacco, e va nel territorio di Moria, e lì offrilo in olocausto sopra un monte che io ti mostrerò".

Si alzò Abramo di buon mattino, mise il basto al suo asino, prese con sé due servi e Isacco, suo figlio, spezzò la legna per l'olocausto e partì verso il luogo che dio gli aveva detto. Il terzo giorno, Abramo alzò gli occhi, vide da lontano quel monte, e disse ai suoi servi: "Rimanete qui con l'asino; io e il fanciullo andremo fin lassù; adoreremo e poi ritorneremo da voi".

Abramo quindi prese la legna dell'olocausto e la caricò sulle spalle di Isacco, suo figlio; prese poi in mano il fuoco e il coltello e s'incamminarono tutte e due insieme. Allora Isacco si rivolse a suo padre Abramo e disse: "Padre mio!". Egli rispose: "Eccomi, figlio mio". "Ecco il fuoco e la legna; soggiunse Isacco, ma l'agnello per l'olocausto dov'è?" Abramo rispose: "Iddio si provvederà l'agnello per l'olocausto, figlio mio". E continuarono assieme il viaggio.

Giunti sul luogo che dio gli aveva indicato, Abramo vi costruì un altare e accomodò la legna; legò poi Isacco, suo figlio, e lo mise sull'altare sopra la legna. Stese quindi la mano e prese il coltello per scannare suo figlio". Ma l'angelo del signore gli gridò dal cielo: "Abramo! Abramo!" Egli rispose: "Eccomi!". Allora l'angelo gli disse: "Non mettere le mani addosso al fanciullo e non gli fare alcun male: ora conosco che tu temi iddio, perché non mi hai negato il tuo figlio, il tuo unigenito". Abramo alzati gli occhi, vide poco lontano un montone che era rimasto con le corna intricate in un cespuglio: andò a prenderlo e lo offrì in olocausto in luogo del figlio. Abramo chiamò quel luogo col nome: "Il signore provvede", e perciò anche oggi si dice: "Sul monte il signore provvederà"."

Genesi 22, 1-14

Caricando la legna sulle spalle di Isacco, Abramo ha dato lo stesso insegnamento applicato dai nazisti nei confronti degli ebrei: far scavare loro la fossa prima di ammazzarli!

La legna sulle spalle di Isacco e il fuoco e il coltello nella mano del nazista che fucila.

Mentendo sulle proprie intenzioni al figlio, Abramo dimostra di non considerare il figlio una persona, ma solo una bestia da sacrificare al suo dio. Due sono le persone con diritti che troviamo in questa storia della bibbia: il dio che pretende e Abramo che obbedisce! Isacco diventa l'oggetto del sacrificio che non ha diritto ad una risposta in quanto è solo una bestia da sacrificare: un agnello, un soggetto di obbedienza estrema! Non ha lo status di persona, ma solo quello di bestia. Una non persona. Ridurre le persone a bestie, a stato di non-persone che possono essere sfruttate, annientate e distrutte è proprio del fondamento culturale ebraico-cristiana ed è il fondamento religioso da cui nasce il sistema sociale della Monarchia Assoluta. La Monarchia Assoluta è una società in cui le persone sono delle non-persone, sono solo bestiame in dovere di obbedire ai dettami del re. Questa riduzione delle persone a non-persone è quell'ideologia che nel corso della storia ha prodotto lo sterminio di popoli e di classi sociali subalterne fino a produrre i campi di sterminio sia nazisti che i macelli come quelli del Ruanda.

Una storia spaventosa. Imitata e riprodotta nelle società civili per giustificare la depersonalizzazione degli individui.

Eppure, questa storia viene esaltata dal credente ebreo e cristiano come l'atteggiamento "eroico" da imitare.

Dice Soeren Kierkegaard in "Timore e tremore":

"La sua aspirazione era quella di accompagnarsi al viaggio di tre giorni quando Abramo camminava preceduto dal dolore e avendo al fianco Isacco. Il suo desiderio era di essere stato presente nell'ora quando Abramo alzò gli occhi e vide in lontananza il monte Moria, l'ora in cui rimandò indietro gli asini e solo con Isacco salì sulla montagna..."

E come immagina quella scena Soeren Kierkegaard?

"... vide in lontananza il monte Moria. Rimandò indietro i servi e solo, tenendo Isacco per mano, salì sul monte. Ma Abramo diceva a sé stesso: "Non posso nascondere ad Isacco dove porta questo cammino". Si fermò, pose la sua mano sul capo di Isacco in segno di benedizione e Isacco s'inchinò per riceverla. Il volto di Abramo era soffuso di paternità, il suo sguardo mite, il suo discorso incoraggiante. Ma Isacco non riusciva a capirlo, la sua anima non poteva elevarsi; egli abbracciò le ginocchia di Abramo, si gettò ai suoi piedi, supplicò per la sua giovane vita, per le sue belle speranze; ricordò la gioia della casa di Abramo, ricordò la tristezza e la solitudine. Allora Abramo alzò il ragazzo e prendendolo per mano si rimise in cammino, le sue parole riboccavano di consolazione e di esortazione. Ma Isacco non poteva comprenderlo. Abramo salì il Moria, ma Isacco non lo comprese. Abramo voltò da lui per un momento lo sguardo, ma quando Isacco rivide il volto di Abramo, esso era mutato: il suo sguardo era selvaggio, la sua figura un orrore. Prese Isacco per lo stomaco, lo gettò a terra dicendogli: "Sciocchino, credi tu ch'io sia tuo padre? Io sono un idolatra. Credi tu che questo sia un ordine di dio? No, è un mio capriccio". Isacco trasalì e gridava nella sua angoscia: "Dio del cielo abbi pietà di me, dio di Abramo abbi pietà di me; se io non ho un padre sulla terra, sii tu mio padre!" Ma Abramo diceva parlottando con sé stesso: "Signore del cielo, è meglio ch'egli mi creda un mostro piuttosto che perda la fede in te"."

E' l'atteggiamento fideistico del cristiano che trasforma in eroico l'atto che la società definisce abietto.

L'operazione psicologica che vuole fare Kierkegaad consiste nel proiettare la propria immaginazione per giustificare il genocidio. Ma se lo stesso scritto di Kierkegaard lo leggiamo sostituendo alla parola dio, Hitler; alla parola Abramo, SS; e alla parola Isacco, i macellati nei campi di sterminio; quale senso assumono le affermazioni di Kierkegaard?

L'insegnamento sociale e religioso di Abramo è inumano.

Solo attraverso l'immaginazione folle può essere giustificato; solo l'interesse soggettivo di chi, identificandosi col dio che ordina, può essere imposto mediante la violenza al Sistema Sociale.

C'è da considerare la qualità del Sacrificio Umano fatto da Abramo.

Il lettore ebreo o cristiano, nel leggere la vicenda, mette l'attenzione su Isacco. Il sacrificio umano di Isacco è stato impedito dal dio padrone. Apparentemente, nessun sacrificio umano è stato commesso. Ma è solo un'interpretazione meccanicistica. In realtà un sacrificio umano è avvenuto: feroce e assoluto. Il dio ha sacrificato a sé stesso Abramo!

Abramo ha sacrificato sé stesso al suo dio. Abramo ha rinunciato ad essere persona per trasformarsi in agnello sacrificato al suo dio. E in questa azione ha portato al macello TUTTE le generazioni che hanno seguito il suo esempio o a cui il suo esempio è stato imposto.

Abramo si separa dalla società degli Esseri Umani per diventare uno strumento di distruzione in mano del suo dio: l'SS come braccio esecutivo della soluzione finale di Hitler!

C'era un'altra scelta?

C'era una possibilità di non dare le dimissioni dal contesto umano?

Gli ebrei e i cristiani, nell'imporre la loro dottrina, dicono di no. Affermano che la scelta di Abramo è la scelta dell'uomo "timorato di dio". Infatti, è il dio padrone di Abramo che riconosce di avere il potere assoluto su Abramo quando afferma: "ho constatato che tu temi iddio!".

L'ideologia religiosa ebraico-cristiana vuole l'uomo sottomesso a dio, sottomesso all'autorità, sottomesso sempre e pronto a commettere omicidi e genocidio a maggior gloria del padrone che è tale ad immagine e somiglianza del ruolo di dio. Il re è re per volontà di dio e tu sei schiavo per volontà di dio. Dio dispone i ruoli divini e i ruoli sociali.

Ma esiste un'alternativa a tanto orrore?

Davvero l'uomo deve dimettersi dal consesso umano per costruire le sue relazioni con la divinità? Davvero deve distruggere, sacrificandoli, altri Esseri Umani per la gloria del proprio dio?

Scrive Ovidio ne, I Fasti:

"Che cosa facessero, liberi dai legami, quali formule magiche
pronunciassero, con quale arte traessero Giove dalle sedi
celesti, è vietato all'uomo sapere. Dirò quel che è concesso
e che può essere svelato dal pio labbro del poeta.
Ti attirarono giù dal cielo, o Giove; perciò i posteri
ti celebrano ancor oggi col nome di Elicio.
Si sa che tremò la cima del bosco Aventino,
il suolo s'infossò gravato dal peso di Giove:
il cuore del re ha un soprassalto, gli fugge il sangue
da tutto il corpo, e i capelli gli si drizzano sul capo.
Come riprese spirito: " Re e padre degli Dèi del cielo",
disse "se ho sempre toccato i tuoi altari con mani pure,
se anche la mia richiesta è avanzata con lingua pia,
dammi sicuri insegnamenti per scongiurare i fulmini".
Giove assentì alla preghiera, ma celò il vero con oscura
perifrasi, e atterrì Numa con ambigue parole:
"Taglia una testa", disse. "Obbedirò", fu la risposta.
"Dovrò tagliare una cipolla cavata dal mio orto."
Giove precisò: "Di uomo". "La cima dei capelli", disse il re.
Ma Giove chiede una vita; e Numa dice "Di pesce".
Giove sorrise, e soggiunse: "Con questi mezzi cerca
di scongiurare i miei dardi, o uomo non indegno del colloquio con gli Dèi.
Ma quando il dio del Cinto [Febo-Apollo- Sole] domani avrà mostrato l'intero
suo disco, io ti darò sicura garanzia della tua sovranità"."

I Fasti 3, 323-346

Ed è esattamente ciò che era la tradizione religiosa Greco-Romana. Una tradizione in cui uomini e Dèi camminavano assieme curando un reciproco interesse.

Giove è un Potere, ma con quel potere non vuole il saccheggio degli Esseri Umani. Non vuole umiliare Numa. Al contrario, Numa diventa degno di dialogare con gli Dèi proprio perché nel rapportarsi con gli Dèi prima di tutto è un Essere Umano che non dà le dimissioni dalla propria specie. Numa combatte Giove; accetta la sfida di Giove e Giove lo premia.

Anche il dio dei cristiani premia Abramo promettendogli una grande stirpe, ma Abramo ha fatto il sacrificio degli Esseri Umani per avere il premio. Abramo ha accettato che tutti venissero macellati a maggior gloria del proprio dio e Kierkegaard giustifica questa distruzione perché la distruzione di Abramo è diventato il deserto della sua anima che riempie con la sottomissione al dio padrone: Oh, come avrebbe voluto anche lui accompagnare Abramo a compiere il sacrificio dell'umanità!

Così, il sacrificio di Abramo ha indicato il sacrificio dell'umanità. Un'umanità trasformata in Isacco dall'Abramo di turno affinché il suo padrone fosse benevolo nei suoi confronti.

Questo è un insegnamento religioso proprio delle religioni monoteiste. Appartiene agli ebrei, ai cristiani e ai musulmani. Queste religioni devono macellare chiunque per sacrificarlo al loro dio. Esse si identificano con Abramo che ammazza chiunque per onorare l'ordine del loro dio di sottomettere ogni persona. Poi, continuano a mantenere questo insegnamento volgendolo ad ogni figlio della società civile affinché si sottometta e docile si ponga sull'altare dell'olocausto per essere scannato. E Kierkegaard guarda tutto ciò con meraviglia: lui si sente tanto vicino ad Abramo, al suo atto di eroismo.

Noi, che siamo divenuti attraverso gli Dèi, sappiamo che sacrificare noi stessi significa offendere gli Dèi.

Noi, che siamo sorti in questo contesto sociale, sappiamo che sacrificare il contesto sociale significa offendere il contesto sociale e lo si offende quando lo si sottomette a qualche dio padrone o a qualche suo rappresentante.

Questa è la differenza che esiste fra la società Giudaico-cristiana e la società Greco-Romana.

Scusate se è una differenza da poco.

Marghera, 19 febbraio 2006

 

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Claudio Simeoni

Meccanico

Apprendista Stregone

Guardiano dell'Anticristo

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Il Male non è un oggetto da definire in quanto tale, ma è un insieme di azioni, di situazioni e di doveri morali imposti che distruggono il divenire della persona. Non si reagisce a chi produce il Male come insieme, ma si reagisce a mano a mano che del male si percepiscono gli effetti e gli intenti sulla nostra struttura psico-emotiva: il dio dei cristiani, Gesù e l'ideologia ebraica sono il Male Assoluto quando quell'ideologia viene veicolata nella società civile.