Indice:
Prima parte - La religione pagana, gli uomini e il mondo Seconda parte - L'azione del Pagano nel mondo Terza parte - Le scelte religiose del Pagano Quarta parte - I riti religiosi nella Religione Pagana
Prima parte
Il concetto fondamentale di ogni Paganesimo si sviluppa partendo dal presupposto che le forze che hanno manifestato il presente siano all'interno degli oggetti del presente stesso e che le trasformazioni del mondo avvengano per relazione dialettica fra quanto il mondo contiene!
In altre parole, gli DEI sono oggetti del mondo! Agiscono nel mondo! Si trasformano col mondo! Chiunque mette in atto delle azioni diventando protagonista nel mondo in cui vive è un DIO! Noi, come Pagani Politeisti, distinguiamo fra quelli che consideriamo DEI potenziali (cioè ogni figlio dell'Essere Natura) da quelli che, superata la fase fisica o non appartenenti alla fase fisica perché germinati in altri contesti, le loro trasformazioni avvengono in un inconoscibile che noi non siamo attrezzati per raggiungere!
Questi ultimi li riconosciamo quali attori che manifestano il presente nel quale noi, come figli dell'Essere Natura (Hera, Giunone ecc.), germiniamo! Tutti gli DEI che agiscono come attori forgiando il presente che ci consente di germinare (cioè di separare noi dal mondo circostante e incominciare un processo di crescita) li definiamo comunemente padri e madri! Non perché siano padri e madri come nel senso comune si considera quelle parole, ma perché senza la loro presenza noi non saremmo ciò che siamo! Però non costruiamo una sottomissione alla loro presenza in quanto riconosciamo che le condizioni che loro hanno messo in essere era frutto delle loro necessità alle quali hanno sommato la loro volontà di espansione nel presente. Pertanto, noi non dobbiamo nulla a loro e pur tuttavia proprio evocando loro (amicizia) o combattendo loro (contesa furente) noi costruiamo il nostro cammino per espanderci nel mondo in cui siamo germinati. Questa espansione comporta un accumulo di quantità di trasformazioni dal quale sorge la qualità! Da un accumulo di quantità di azioni attraverso le quali ci attrezziamo per affrontare il mondo quotidiano emerge la qualità che altro non è che l'attrezzatura che ci consente di trasformare l'inconoscibile nel quale quelli che noi chiamiamo DEI si muovono in sconosciuto nel quale ci possiamo avventurare per espanderci nella Conoscenza e nel Sapere diventando noi stessi uno di loro.
Non esiste nessun Paganesimo che esprima qualche cosa di diverso da quanto sopra!
Quanto sopra viene negato quando il mondo in cui viviamo è il prodotto di una volontà esterna e, pertanto, dipende da tale volontà: il disegno della volontà creatrice alla quale nessun Essere creato si può sottrarre!
Possono esistere una moltitudine di Paganesimi quali espressione soggettiva di un soggetto che costruisce le sue relazioni col mondo. Le scelte soggettive, che possono diventare anche scelte di masse quando diventano patrimonio di culturale comune, sono comunque contenute all'interno di questa visione cosmologica!
Qualcuno può dire: io seguo il culto degli DEI dell'Antica Grecia!
Qualcuno può dire: io seguo il culto degli DEI dell'Antica Roma!
Qualcuno può dire: io seguo il culto di due o tre DEI!
Qualcuno può dire: io faccio una sintesi e chiamo col nome che voglio le divinità che incontro!
Ogni scelta è legittima!
Appartiene al diritto delle scelte soggettive e non può venir messo in discussione.
Diverso è il problema quando le scelte soggettive tentano di diffondersi per far in modo di ottenere l'approvazione di altri soggetti: diventare patrimonio culturale! Allora, quelle scelte soggettive devono essere supportate dal fuoco di ARES! Cioè, devono esprimere un numero tale di argomenti da essere ineccepibili nell'uso che di quella descrizione del Paganesimo ne fanno gli Esseri Umani! Se così non è, nessuno è tenuto ad accettare delle affermazioni in quanto tali per il semplice motivo che un individuo non è tenuto a sottostare a nessuna credenza.
Se non esiste nessun problema quando si tratta di sentire religiosi Pagani descritti in maniera soggettiva a riconoscere il fatto che rientrano nella famiglia Pagana, d'altro canto esiste un problema a riconoscere espressioni di Paganesimo quando chi le manifesta le fa rientrare quali manifestazioni di volontà divine esterne o preesistenti il mondo nel quale viviamo.
Quando la divinità è al di sopra del presente, non partecipa allo sviluppo di sé stessa e, in qualche caso, è padrona del presente stesso.
In questo caso riconosciamo come quella descrizione, pur prendendo delle immagini da sentire religiosi antichi o contemporanei che vengono definiti Pagani altro non sia che espressione di monoteismo descritta con simboli e terminologia Pagana!
Proprio perché noi non entriamo mai nelle descrizioni delle persone con cui queste definiscono il loro Paganesimo, ciò che noi facciamo è IL PAGANESIMO!
Che piaccia o che non piaccia!
E' IL PAGANESIMO non perché noi vogliamo prevaricare altri, ma perché quanto altri manifestano è compreso in quello che facciamo! In altre parole, NOI FACCIAMO TALMENTE TANTO LAVORO PER COSTRUIRE I FONDAMENTI DEL PAGANESIMO, che non ci limitiamo a manifestare un "nostro Paganesimo", ma andiamo oltre cogliendo l'essenza dell'individuo religioso Pagano Politeista!
E siamo pronti, qualora si presenti qualcosa che noi non conosciamo o che abbiamo trascurato, a modificare e arricchire quanto facciamo.
Purtroppo assistiamo a persone che vogliono farci "concorrenza": a che fine?
Le cose si costruiscono per CONTESA FURENTE, AMICIZIA O FUSIONE! In questo modo si costruirà il Paganesimo e non sarà un brutta copia dell'orrore cristiano proprio perché la manifestazione dei principi etici del Paganesimo sono esattamente l'opposto dei principi etici del cristianesimo che hanno alla loro base lo stragismo per imporre la fede religiosa.
Usiamo CONTESA FURENTE, ma CONTESA FURENTE usa le armi del fine che persegue! Le armi della dialettica (aristotelicamente intesa) sono armi di contesa furente quando si tratta di contrapporre una visione del mondo ad un'altra visione del mondo!
Usare spade e carri armati per imporre una visione del mondo è attività propria del monoteismo che chiedendo sottomissione al proprio dio padrone deve rinnovare il terrore fra gli Esseri Umani!
Così mi dispiace per coloro che vedono nel nostro lavoro una prevaricazione, ma è un loro problema. Un problema di fragilità culturale e religiosa.
Seconda parte
Il nostro sforzo non è volto semplicemente ad esprimere noi stessi, il nostro credere e le relazioni che nella nostra vita abbiamo instaurato con gli DEI che al mondo ci chiamano, ma vuole andare oltre.
Vuole andare oltre la nostra persona e il nostro intuire. Il nostro Paganesimo vuole cogliere i meccanismi psichico-fisici-emozionali per cui una persona incontra gli DEI o non incontra gli DEI!
Noi non diciamo quali DEI una persona deve incontrare!
Né diciamo che questo panteon di DEI è migliore di un altro.
Noi lavoriamo affinché gli Esseri Umani incontrino gli DEI: non gli DEI che noi vogliamo!
Nel processo di costruzione del Paganesimo Politeista noi abbiamo sempre evitato di imporre un insieme di DEI preferendolo ad un altro. Abbiamo evitato, cioè, di manifestare una verità: una realtà di descrizione di DEI da imporre su un'altra realtà di DEI! Abbiamo evitato ogni scontro soggettivo su cui credere per concentrare la nostra azione sugli aspetti di LIBERTA': come liberarci dai legamenti che ci impediscono di incontrare gli DEI!
Questo ci porta a manifestare quanto nessuno ha tentato fino ad ora: un insieme culturale che superando gli individui che lo hanno prodotto possa servire da base di partenza per la costruzione del Paganesimo nelle future generazioni! Stiamo gettando le basi per la costruzione del futuro. Il nostro percepire gli DEI e costruire con essi una relazione ci porta a superare la soggettività della relazione per chiederci: come abbiamo potuto, noi, incontrare gli DEI? Quali sono le caratteristiche del nostro percorso? Qual è il percorso di chi gli DEI non solo non gli incontra, ma li nega ferocemente?
Chiederci questo tipo di cose ci porta a superare la pura descrizione soggettiva con la quale noi definiamo quanto percepiamo e la qualità delle nostre relazioni.
Nei nostri siti non trovate l'unicità delle divinità, ma trovate una pluralità tale di descrizioni. Non solo nella molteplicità culturale in cui le divinità si esprimono, ma anche una molteplicità espressiva della medesima divinità.
Ciò che a noi interessa sono le azioni degli DEI! Il loro rapportarsi col mondo in cui viviamo! Il loro rapportarsi con la nostra specie! Il loro rapportarsi con noi stessi!
Ciò che a noi interessa sono le azioni degli Esseri Umani! Il loro rapportarsi col mondo in cui viviamo! Il loro rapportarsi con tutte le specie figlie di Hera! Il loro rapportarsi fra di loro!
Ciò che a noi interessa sono le relazioni che vengono costruite! Le relazioni fra noi e il mondo in cui viviamo! Le relazioni con gli DEI che sussurrano al nostro orecchio! Le relazioni con tutte le specie figlie di Hera! Il vortice del presente come manifestazione degli DEI fra di loro e con gli Esseri figli di Hera e non!
Noi superiamo la specifica nostra relazione con gli DEI per concentrare la nostra cultura nel definire il cammino degli Esseri Umani affinché incontrino gli DEI!
Quando altre persone che definiscono sé stesse Pagane si confrontano con noi sono convinte che stiamo parlando di due modi di percepire il Paganesimo. Due modi che possono confrontarsi. Nulla di più falso! Noi abbiamo superato la fase in cui presentiamo "il nostro Paganesimo". E' una fase infantile, spesso manifestata da un sentimento di nostalgia dovuta all'intuizione che una diversa relazione avrebbe potuto essere fra noi e il mondo circostante, ma non è! Quando noi incontriamo delle persone che vogliono confrontare la loro idea di Paganesimo con la nostra noi difendiamo il cammino attraverso il quale incontrare gli DEI non la nostra descrizione di Paganesimo. Queste persona non capiscono: sono state educazionalmente addestrate a manifestare una verità e non sono in grado di praticare un cammino di Libertà sciogliendo i legamenti della loro esistenza.
Noi presentiamo il cammino per incontrare gli DEI!
In quale forma gli Esseri Umani incontreranno gli DEI; a noi non interessa!
Come saranno coinvolti o stravolti nella via per incontrare gli DEI affinché forgino la loro autodisciplina: a noi non interessa!
Quali sono le leve emozionali sulle quali gli DEI agiranno per sviluppare la loro sensibilità e i "casini" nel quotidiano che questo provocherà: a noi non interessa!
A noi interessa porre le basi affinché le persone incontrino gli DEI!
A noi interessa che quanto noi facciamo, nel porre quelle basi, serva per le generazioni future affinché non siano, come fu la nostra, disarmate davanti ai fulmini della loro quotidianità!
Per questo motivo, quanto noi facciamo è: IL PAGANESIMO!
Terza parte
Da questo è necessario riconoscere un primo INTENTO: qual è l'eredità che noi vogliamo lasciare ai nostri figli?
Se noi non ci sforzassimo di superare la nostra rappresentazione soggettiva lasceremmo loro soltanto il nostro "credo", la nostra "fede". In pratica, lasceremmo loro in eredità un modello cui adeguarsi. Un modello di descrizione che dal nostro punto di vista assume un valore totalizzante, ma che imposto su altri individui assume un valore coercitivo. Ci ridurremmo ad un modello espressivo dottrinale che mentre per noi ha rappresentato un valore di Libertà all'interno del nostro presente, per altri rappresenta un valore di negazione della stessa.
Il nostro lavoro DEVE superare la soggettività con la quale noi rappresentiamo gli DEI per descrivere l'esperienza con la quale noi siamo giunti ad incontrare gli DEI. Quest'esperienza assume un valore guida. Proprio perché si tratta di un'esperienza può essere arricchita di numerose esperienze all'infinito. Dove ogni generazione può poggiare i piedi sull'esperienza precedente e sedimentare su questa la propria esperienza, il proprio cammino di Libertà in relazione fra sé e il mondo circostante nel quale si trova a vivere.
Proprio perché noi siamo consapevoli dei nostri limiti, non tanto perché li conosciamo (se li conoscessimo li supereremmo), quanto perché sappiamo che lo sconosciuto che ci circonda (sia in termini di spazio che di tempo; sia in termini di tempo che di spazio) è infinitamente maggiore del nostro conosciuto; proprio perché siamo consapevoli dei limiti culturali con i quali affrontiamo il presente non POSSIAMO trasmettere come Verità la qualità della nostra relazione con gli DEI!
Possiamo trasmettere quanto noi conosciamo come un "CAMMINO DI LIBERTA'" o come un "CAMMINO DI CONOSCENZA" nel quale noi, percorrendolo, diciamo a tutti gli altri e specialmente alle generazioni che verranno: "Ecco, vedete? Io sono giunto fino a qui; questo è quello che io ho sviluppato e questi sono gli strumenti che ho usato! Mi sono attrezzato in questo modo perché questo è il mondo che ho incontrato nascendo e in questo mondo ho intrapreso il cammino per incontrare gli DEI!"
Per fare questo è necessario un grande lavoro; una grande disciplina: la pratica dell'"umiltà del guerriero"! Che cos'è l'"umiltà del guerriero"? E' quel sentimento di reverenza davanti all'immenso che ci apprestiamo ad affrontare e di orgoglio, felicità per quella parte dell'immenso per la quale abbiamo avuto il coraggio di affrontare e penetrare!
Chi sono coloro che noi dobbiamo affrontare?
Non certo chi si dichiara Pagano perché manifesta questa o quella descrizione degli DEI! O, almeno, non per questo! Dobbiamo affrontare il mondo che ci circonda. Descriverlo superando la sua apparenza praticando sia IL CHIEDERCI IL PERCHE' DELLE COSE sia CHIAMANDO LE COSE COL LORO VERO NOME. Con questo dobbiamo sviluppare il nostro cammino, costantemente, tenendo dritta la barra della vita. Non esiste un momento in cui cessiamo di affrontare il mondo; non esiste un momento in cui cessiamo di essere dei costruttori di futuro; nemmeno cinque minuti prima di morire.
Quelli che noi riconosciamo come i "nostri errori" nell'affrontare le condizioni della vita; o quelli che altri indicheranno come "nostri errori" debbono riempirci di orgoglio perché quei "nostri errori" sono i nostri tentativi di dare l'assalto al cielo andati a vuoto! E' vero, in quei tentativi possiamo o abbiamo fallito, ma per quei tentativi che noi abbiamo fallito altri sono andati a segno. Se noi non avessimo fatto tanti tentativi di dare l'assalto al cielo non avremmo messo a segno quei successi di cui andiamo orgogliosi. Quei tentativi andati a segno altro non sono che la qualità emersa dalla quantità dei nostri tentativi. Dunque, andiamo orgogliosi dei "nostri errori" perché in fondo sono dei successi in quanto per fare quei "nostri errori" abbiamo comunque compresso noi stessi, serrato i nostri pugni, serrato i nostri denti e teso le nostre tensioni.
Cosa lasciamo in eredità per il futuro è la domanda che ci deve guidare nella nostra azione!
Il resto appartiene alla nostra soggettività ed è importante per noi, ma non deve soffocare altre soggettività. Altri Esseri Umani che costruiranno relazioni diverse con diverse oggettività nelle quali si troveranno a vivere.
Potremmo dire che nelle mani di Mercurio il caduceo e la borsa di denari siano rappresentati l'uno con la via che porta a conoscere gli DEI e l'altro con le descrizioni degli DEI che gli antichi facevano!
Noi possiamo scegliere l'uno o l'altro!
Accettare la descrizione (per come ci viene tramandata) degli antichi; oppure possiamo raccogliere le armi che gli antichi hanno forgiato per costruire un nostro cammino e forgiare la nostra relazione con gli DEI nel mondo in cui siamo germinati!
A noi la scelta: quale PAGANESIMO POLITEISTA VOGLIAMO?
Quarta parte
Da quanto detto fino ad ora si inserisce sia la qualità del rito che la qualità dei rapporti sociali.
La rappresentazione simbolica che noi andiamo a manifestare nei riti deve essere un modo di rappresentare, nel rito, la realtà che noi andiamo a vivere.
E' come se il rito altro non fosse che una sintesi simbolica della nostra vita. Una rappresentazione dell'Intento della nostra esistenza! Una rappresentazione del nostro modo con cui affrontiamo la quotidianità. Solo in questo modo il rito diventa manifestazione di noi stessi: sacralità del nostro modo di rappresentarci nel mondo!
I simboli che usiamo nel rito sono le sintesi delle rappresentazioni reali della nostra vita quotidiana. Il nostro modo di vivere. Se noi, come Pagani Politeisti, affrontiamo la vita per sfida; affrontiamo la vita per Libertà; affrontiamo la vita per Giustizia dove queste divinità altro non sono che manifestazione del Potere di Essere che riversiamo nel Sistema Sociale, il rito ne rappresenta queste manifestazioni. Cosa diversa è il rito dei cristiani che rappresentando il loro essere individui sociali sottomessi alla volontà del dio padrone del quale si ritengono posseduti; nel loro rito rappresentano la sottomissione al prete mentre officia. Ogni gesto, fatto dai cristiani nei loro riti, è un atto di sottomissione al loro dio padrone. Ne consegue che ogni cristiano, uscito dal rito, diventa esso stesso officiante nel proprio ambito sociale, nel proprio quotidiano, e chiederà a quanti gli stanno attorno sottomissione alla propria volontà.
Questo simbolismo è da ricordare nell'elaborazione del rito.
Il rito non è soltanto il rapporto fra l'individuo e gli DEI che l'individuo chiama. Il rito nel Paganesimo Politeista è un rapporto fra l'individuo che riconosce a sé stesso le prerogative del DIO che agisce nell'oggettività e che chiama gli DEI ad affiancare il proprio Intento, le proprie azioni, la propria esistenza! Nel fare questo l'individuo espone sé stesso, nel senso che espone le proprie intenzioni e la qualità del proprio Potere Personale. Gli DEI afferrano quanto egli espone e lo fagocitano riversandolo nella loro oggettività affiancando o meno l'individuo. Questo, nei riti del Paganesimo Politeista, è il riconoscimento che noi, in quanto DEI ed attori della nostra esistenza, fagocitiamo quanto proviene dagli DEI attraverso le nostre relazioni col mondo circostante e lo riversiamo nella nostra quotidianità dopo che questo ha attraversato le nostre passioni, i nostri desideri e i nostri intenti.
Il rito diventa sintesi della nostra vita sociale!
Il rito diventa manifestazione del nostro guardare il mondo e riconoscerlo!
Il rito diventa esposizione emozionale del nostro sentire!
Il rito diventa un momento nel quale afferrare le emozioni degli DEI!
Il rito diventa un momento in cui il microcosmo della rappresentazione simbolica diventa sintesi del macrocosmo della nostra vita quotidiana. Il rito è l'azione con la quale gli DEI sollecitano le azioni degli Esseri Umani nel loro quotidiano.
Gli oggetti utilizzati nel rito non sono importanti: rappresentano le passioni e gli Intenti dei partecipanti in quel momento della loro esistenza e possono sempre essere cambiati. Ciò che è importante nel rito non sono gli oggetti con i quali noi indirizziamo la nostra attenzione, ma la struttura emozionale che attraverso la nostra attenzione noi indirizziamo sul mondo circostante.
Come si è già detto nel dibattito di Stregoneria a proposito dell'Attenzione; è attraverso questa che gli DEI manipolano il nostro sentire il mondo; è attraverso questa che noi costringiamo gli DEI ad intervenire manipolando la loro struttura emozionale.
Quando noi concentriamo la nostra attenzione nel rito questa ci ritorna modificata e noi stessi siamo modificati. Quando agiamo nella nostra quotidianità con la struttura emozionale modificata, modifichiamo anche quella realtà perché i fenomeni che noi afferriamo sono diversi e diverso è il nostro agire e la formazione del nostro giudizio. Quando poi, noi ritorniamo al prossimo rito, non siamo più coloro che hanno partecipato al primo rito, ma siamo modificati non solo dal rito, ma dalla riproduzione della struttura emozionale nella quotidianità che abbiamo vissuto. Nelle scelte che abbiamo fatto. Nei giudizi che abbiamo espresso. Nelle tensioni che ci hanno attraversato
Il rito, sintesi simbolica della nostra esistenza, non è una manifestazione a sé stante e separata dalla nostra vita, ma è sintesi riassuntiva della vita stessa e atto col quale noi modifichiamo le nostre tensioni emozionali. Sarà la quotidianità, il nostro vivere sociale, il nostro vivere nella Natura che potrà determinare se quella variazione emozionale costruita nel rito diventerà un patrimonio costante di noi stessi o se sarà stato solo un momento separato dalla nostra esistenza.
Il rito del Paganesimo Politeista, è una lustrazione degli strumenti con i quali l'individuo affronta la sua esistenza!
Il rito del Paganesimo Politeista è un affinare della soggettività individuale!
Il rito nel Paganesimo Politeista è un'esposizione personale che scuote il mondo attorno a noi per costringerlo a prendere atto della nostra presenza!
Il rito nel Paganesimo Politeista è un chiamare gli DEI affinché ci affianchino.
Il rito nel Paganesimo Politeista è manifestazione dell'individuo attraverso la quale fonde i propri Intenti con quelli del mondo.
Il rito nel Paganesimo Politeista è manifestazione emozionale del soggetto davanti al mondo!
Che cos'è, dunque, il rito nel Paganesimo Politeista?
Sintesi della nostra vita, di ciò che amiamo, desideriamo, tendiamo e intendiamo!
Tutto qua!
Non so se è poco.
Per questo motivo, quello che facciamo, è IL PAGANESIMO!
Non solo NOI riempiamo questa parola del significato che noi diamo alla nostra attività, ma il significato che gli attribuiamo attraversa tutta la storia dell'Umanità dalle relazioni dei Sistemi Religiosi col mondo circostante sviluppati in milioni di anni agli sforzi dell'Umanità per uscire dall'orrore e dalla coercizione del cristianesimo come attività di distruzione umana!
Può essere che qualche individuo che pratica una qualche forma di Paganesimo non si riconosca in quanto facciamo, ma è solo un suo problema. Non è nostra intenzione imporre nulla a nessuno, ma è nostro dovere individuare i meccanismi che si innescano quando forme di pensiero si riversano nel Sistema Sociale.
E questo noi lo continueremo a fare!
Marghera, 10 febbraio 2002 (data desunta dal file)
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Claudio Simeoni Meccanico Apprendista Stregone Guardiano dell'Anticristo Tel. 3277862784 e-mail: claudiosimeoni@libero.it
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