COMMENTO ALLA TAVOLA DI SMERALDO

La tavola smeraldina attribuita ad Ermete Trimegisto

La filosofia della Religione Pagana.

di Claudio Simeoni

Versione Portoghese

Per interpretare la Tavola di Smeraldo servono le cinque condizioni magiche.

Solo le cinque condizioni magiche permettono di interpretare le parole di "antichi" dopo aver perduto la cultura da cui quelle parole sono emerse.

Le cinque condizioni sono: la volontà d'esistenza; l'intento d'esistenza; lo scopo dell'esistenza; la consapevolezza di vivere in un mondo composto da infinite consapevolezze; l'intelligenza di un corpo che abita il mondo.

Le cinque condizioni magiche hanno la capacità di trasformare le parole in simboli. Una volta trasformate in simboli, i simboli evocano il significato emotivo delle parole. La disciplina dello Stregone trasforma i significati emotivi antichi in parole che lo Stregone traduce, nella contingenza attuale, attualizzando significati di culture morte da tempo.

Questa è l'interpretazione magica della Tavola di Smeraldo.

Ogni altro significato è fonte di inganno per l'uomo e lo porta alla distruzione.

Prima proposizione

Il vero senza menzogna, è certo e verissimo.

Il delirante considera il suo delirio l'assoluto vero irraggiungibile da chiunque non deliri. La verità dello schizofrenico è una verità assoluta della realtà vissuta e percepita. In quella verità lo schizofrenico getta la sua vita e devasta gli equilibri della vita delle persone che non vivono la realtà schizofrenica. E' una realtà vera, senza menzogna. Una realtà non soggetta a critica ma che deve essere imposta mediante continui atti di violenza, sia fisica che emotiva, rispetto ad un mondo estraneo a tale verità.

Seconda proposizione

Ciò che è in basso è come ciò che è in alto e ciò che è in alto è come ciò che è in basso per fare i miracoli della cosa una.

Nel termine miracoli individuiamo un desiderio di trasformazione di una realtà che non agisce, ma che subisce l'imperio di una volontà esterna. In questo desiderio ritroviamo molte malattie psichiatriche in cui il soggetto desidera un cambiamento repentino di una realtà che gli crea sofferenza. I cristiani che bruciano gli eretici è uno degli effetti della ricerca del miracolo. L'eretico, mettendo in discussione la realtà immaginata dal cristiano che delira dell'onnipotenza del suo dio padrone, crea sofferenza nel delirio cristiano e il cristiano invoca la sua morte. Il cristiano si compiace nel vederlo bruciare sul rogo. In quel rogo, il cristiano che delira dell'onnipotenza del suo dio al quale è legato mediante la sua fede, vede realizzato il miracolo. Vede il trionfo del suo dio contro l'eretico che non gli permetteva di trionfare nella fede.

Ciò che è in alto, che il cristiano immagina faccia dio con i suoi nemici, il cristiano lo vede realizzato in terra nel rogo dell'eretico.

Questa forma di delirio la troviamo realizzata come formula magica nei vangeli cristiani. Dice il Gesù dei cristiani:

"In verità vi dico: quanto legherete sulla terra, sarà legato nel cielo; e quanto scioglierete sulla terra, sarà sciolto nel cielo." Matteo 18, 18

Da questa "follia", o se vogliamo, "pia illusione" con tutte le conseguenze pratiche del delirio di onnipotenza, il Ratzinger di allora "crea" il Limbo, un Ratzinger dopo cancella il Limbo. Nel frattempo, questo delirio, ha ucciso milioni di uomini perché ciò che il padrone legava in terra il dio padrone, secondo loro, legava in cielo.

Terza preposizione

E poiché tutte le cose sono e provengono da una, per la mediazione di una, così tutte le cose sono nate da questa cosa unica mediante adattamento.

Che sia una frase che appartiene al delirio nevrotico o schizofrenico viene dimostrato dall'assenza, nella frase, del concetto di volontà. Gli oggetti sono muti nel loro nascere. Qualcuno media il loro nascere. L'unicità da cui provengono le cose soddisfa la patologia di onnipotenza del delirante: io appartengo ad un tutto. Che si trasforma in: il tutto è riassunto in me. Per diventare alla fine: io sono tutto. Io sono il dio onnipotente da cui tutte le cose sono nate.

La mancanza del riconoscimento della volontà nelle cose, nei soggetti, negli oggetti del mondo, ci permette di individuare la visione patologica del soggetto. L'unica volontà che il soggetto schizofrenico ammette è la sua volontà. La sua volontà che proietta sugli oggetti che dipendono dalla sua volontà. Pertanto, il malato non è in grado di pensare ad oggetti con una loro volontà e con loro determinazioni che esistono indipendentemente e indifferentemente rispetto a lui. Tutto il mondo giustifica sé stesso, la sua onnipotenza.

Quarta preposizione

Il Sole è suo padre, la Luna è sua madre, il Vento l'ha portata nel suo grembo, la Terra è la sua nutrice.

La cosa è il soggetto passivo. Solo il delirante ha una volontà soggettiva che proietta come onnipotenza. Le cose sono generate da ciò che può rivaleggiare con la sua onnipotenza che, essendo solo delirante, non fa nascere le cose. E' funzionale soltanto ad impossessarsi delle cose in un delirio di dominio. Da un mondo nascono le cose, ma il dominio del mondo è il suo delirio.

Quinta preposizione

Il padre di tutto, il fine di tutto il mondo è qui. La sua forza o potenza è intera se essa è convertita in terra.

Il suo delirio è il "padre di tutto". Il suo delirio è "la sua forza e potenza intera" che agisce sulla terra. E' lui, il delirante, che ha trasferito la potenza che immagina dei cieli sulla terra.

In questo delirio c'è l'onnipotenza del delirante ebreo, cristiano, musulmano e buddista. Il fine del delirio è la riaffermazione del delirio stesso. E' la pretesa del riconoscimento del delirio. Da qui l'atto magico del delirante ebreo, cristiano, musulmano e buddhista che agisce sull'infanzia affinché anche il bambino accetti di delirare confermando la realtà dell'onnipotenza del delirio. Il delirio diventa oggetto in sé a cui si costringono i bambini ad accedere e riconoscere come oggetto del desiderio nei loro processi di crescita. La necessità del delirante è la diffusione del delirio e della legittimazione del delirio. Il delirante non tollera la critica perché la critica, mettendo in discussione il suo delirio, sovverte la sua struttura emotiva che si nutre del delirare. Il delirante non spiega il suo delirio. Non lo giustifica. Il delirare è "Verità in verità vi dico...". Il delirante è colui che ha preso la forza del cielo e la trasferisce sulla terra: "Come, non vedi che mi servo dei poteri dell'universo per operare?" Questo dice il delirante che affermerà di venire sulle nubi con grande potenza mentre immagina il trionfo in un luminoso avvenire.

Sesta preposizione

Separerai la Terra dal Fuoco, il sottile dallo spesso dolcemente e con grande industria.

Nel delirio il malato si immagina di separare la terra dal fuoco. Immagina una realtà duale fatta di cose sottili, alle quali, probabilmente, attribuisce nomi come "anima", "energia", ecc. trattandoli come oggetti a sé stanti e separabili, da ciò che ritiene "spesso", indicando probabilmente la materia e i corpi.

Il delirante, per soddisfare il proprio delirio, deve strappare la volontà agli oggetti del mondo e attribuirla ad un oggetto della propria immaginazione. Il delirante non può ammirare la volontà dell'uomo che ha scalato un'alta montagna o compiuto un'impresa mediante la fatica e il lavoro. Il delirante ruba la volontà di quell'uomo, il suo impegno, e afferma che "gliela data dio con grande industria". Dove egli, il delirante, è il dio che ha concesso quella volontà. Il delirante, incapace di manifestare le proprie determinazioni e la propria volontà nella vita quotidiana, si immagina come l'onnipotente che sovrintende alla vita quotidiana "con grande industria".

Settima preposizione

Sale dalla Terra al Cielo e nuovamente discende in Terra e riceve la forza delle cose superiori e inferiori.

Nel delirante c'è un alto e un basso. C'è sempre un delirante maggiore del delirante stesso in cui il delirante si identifica proiettando il proprio delirio.

Come giustificare il proprio delirio?

Come è possibile che cielo e terra trasmettano la forza permettendo al delirante di rivendicare il ruolo di "unione" fra cose "superiori" e cose "inferiori"?

Lo spiega molto bene questo versetto ebreo trovato in rete dove il delirio di onnipotenza è rappresentato attraverso la manipolazione della struttura emotiva che porta il soggetto a delirare.

Quando indossi i tuoi calzari, abbassa il piede per infilarlo nel calzare, e immagina che il cielo si unisca alla terra. Poi afferra i lacci e tirali verso l'alto per annodarli e immagina che la terra incontri il cielo e si leghi ad esso.

(Rabbì Moshè Cordovero in Zivchè Shelamim)

Mentre infila il piede nella scarpa il delirante immagina di infilare il cielo nella terra. Mentre tira i lacci, il delirante immagina di tirare la terra verso il cielo.

Nel mettersi le scarpe il delirante immagina di compiere azioni onnipotenti vivendo in un immaginario in cui il cielo e la terra sono scarpe e lacci. Scarpe e lacci sono il cielo e la terra ed ogni sua azione è onnipotente.

Ottava preposizione

Con questo mezzo avrai la gloria di tutto il mondo e per mezzo di ciò l'oscurità fuggirà da te.

La veicolazione del delirio porta il delirante alla gloria. L'annientamento della critica al suo delirio è l'annientamento dell'oscurità. Perché solo con l'annientamento della critica, sia esterna sia come dubbio intimo, il delirante accede al "vero senza menzogna, è certo verissimo". Con l'annientamento della critica e dell'analisi il delirante può proclamare: "In verità, in verità vi dico....".

In quella verità, che funge da rifugio per il delirante, egli vede la luce della sua onnipotenza, della sua gloria che immagina propagarsi in tutto il mondo

Nona preposizione

E' la forza forte di ogni forza: perché vincerà ogni cosa sottile e penetrerà ogni cosa solida.

Il delirio diventa la forza capace di modificare il mondo. Nella testa del delirante il mondo si modifica in base al proprio desiderio. Egli si immagina l'onnipotente in un mondo in cui "vincerà" ogni presenza. Sia ogni presenza che egli immagina come "sottile" sia penetrando l'impenetrabile che chiama "solido".

Il concetto di forza è articolato all'interno dell'attività di annientamento: vincere e penetrare. Il che equivale al concetto di "possedere", proprio del delirante:

"Io sono il pane di vita: chi viene a me non avrà più fame; e chi crede in me non avrà più sete. Ma io ve l'ho detto: voi mi vedete ma non credete. Tutto ciò che il padre mi dà, verrà a me: e chi viene a me io non lo caccerò fuori, perché sono disceso dal cielo non per fare la mia volontà, ma quella di colui che mi ha mandato. Or la volontà di colui che mi ha mandato è questa: che io non perda niente di quanto egli mi ha dato, ma che lo risusciti nell'ultimo giorno. Poiché la volontà del padre mio è che chiunque conosce il figlio e crede in lui abbia la vita eterna: ed io lo risusciterò nell'ultimo giorno!". Giovanni 6, 35-40

Egli, il delirante, possiede la vita e il delirio lo porta a pensarsi onnipotente. Non nelle azioni che compie e che sottopone a critica, ma nelle aspettative di disperati costretti al delirio per la loro sopravvivenza psichica.

Il delirio alimenta il delirio: "ed è cosa meravigliosa a vedersi". Il delirio alimentato dal delirio disseta il delirante dall'angoscia esistenziale che soffoca alimentando il delirio fino alle estreme conseguenze.

Decima preposizione

Così è stato creato il mondo. Da ciò saranno e deriveranno meravigliosi adattamenti, il cui metodo è qui.

Il mondo in cui si muove il delirante viene creato delirio dopo delirio. Alimentato dal delirio e retto dal delirare delle persone che quel mondo condividono. Il mondo del delirio è sicuramente un mondo meraviglioso per il delirante, ma crea sofferenza e distruzione per tutti coloro che vedono nel delirio solo distruzione e morte. Quando la distruzione e la morte della vita diventa metodo, sistema, oggettività, è da quella melma che deve risorgere la vita. Una vita in cui il delirante è il male che trasforma ogni foresta in un deserto di morte e di nulla.

Undicesima preposizione

E' perciò che sono stato chiamato Ermete Trismegisto, avendo le tre parti della filosofia di tutto il mondo.

Io Claudio Simeoni, sono entrato nel mondo emotivo e ho colto il significato nascosto delle parole. Ho svelato l'angoscia esistenziale che dietro loro si cela. Ho colto l'inganno della speranza di chi ha rinunciato alla vita e ho svelato il significato nascosto. Io, col mio Bastone dello Stregone, cammino nei tre mondi dell'esistenza trovando ostacoli nella sofferenza che chiede accettazione, sottomissione e deferenza.

Dodicesima preposizione

Completo è quello che ho detto dell'operazione del Sole.

Completa è l'interpretazione della sofferenza racchiusa nel delirio di onnipotenza in parole vuote pronunciate da uomini vuoti che hanno scordato la volontà degli oggetti del mondo; il loro desiderio di trasformazione ed espansione; la loro necessità e il loro intento.

Chi non coglie il "potere" nell'altro, di chi gli sta di fronte, sia esso un albero, un animale, un fungo, il vento, non coglie il senso della magia della vita, ma si rinchiude in un delirio il cui fine è alimentare il proprio delirio. Il delirio che impone sé stesso e distrugge la vita degli uomini!

Conclusione

Esistono tre tipi di uomini che leggendo le medesime parole attribuiscono ad esse significati diversi.

Costoro sono:

1) Il trafficante di schiavi, venditore di illusioni e spacciatore di catene.

Per lui, ogni parola conferma il suo potere e il suo diritto a trafficare in uomini.

2) Lo schiavo che dipende dal suo padrone.

Per lui, ogni parola fissa la dipendenza dal proprio padrone, chiunque esso sia, in una frenetica ricerca di un padrone migliore di un altro padrone.

3) L'uomo che cammina nel mondo e che costruisce le relazioni con ogni altro soggetto nel mondo.

Per lui, le parole si dividono in parole che alimentano il suo cammino e in parole che lo ostacolano.

Tutti e tre muoiono, ma ognuno di loro affronta la morte col bagaglio delle proprie scelte e per lo schiavo e lo schiavista, non esiste futuro oltre la morte del corpo fisico.

Questo io, Claudio Simeoni, ho visto uscendo dall'orizzonte della mia razionalità. Questo riporto come principio nella mia razionalità.

Incauto è colui che privo di un conveniente Bastone dello Stregone ha letto fin qui.

NOTA: Il testo della Tavola di Smeraldo è stato prelevato da Wikipedia

Versione Portoghese

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Marghera, 08 febbraio 2013

Claudio Simeoni

Meccanico

Apprendista Stregone

Guardiano dell'Anticristo

Tel. 3277862784

e-mail: claudiosimeoni@libero.it

Occultismo, esoterismo e stregoneria

L'elemento centrale nell'esoterismo e nell'occultismo, che vedremo nella Teosofia della Blavatsky e nella "Magia della cabala" della Golden Dawn, è la sottomissione. Dove l'illusione patologica crea la descrizione di una realtà desiderata ed immaginata tale da soddisfare la sofferenza provocata dalla sottomissione. Lo sconosciuto immenso che ci circonda esiste ed è l'oggetto trattato dalla Stregoneria. In Stregoneria lo sconosciuto è un oggetto che va affrontato e vissuto, non subito e descritto mediante illusione.