Il secondo Brahmana del primo Adhyaya
dell'Upanisad Brhadaranyaka

Dal quarto al settimo paragrafo

Upanisad Brhadaranyaka e la Religione Pagana

Sesta parte

di Claudio Simeoni

Indice commento dell'Upanisad Brhadaranyaka

 

E' scritto nell'Upanisad Brhadaranyaka nel secondo Brahmana del primo Adhyaya;

4) Egli desiderò che da lui nascesse un secondo sé. Quindi Mrtyu, che è la fame, s'unì per mezzo della mente con la parola [del veda]. Lo sperma divenne l'anno: prima infatti l'anno non esisteva. Egli lo tenne dentro di sé per lo spazio di un anno e dopo questo tempo lo mise alla luce. Appena quello fu nato, egli aprì la bocca per inghiottirlo. Egli fece Bhan e così sorse il linguaggio.

Questo passo è caratterizzato da:

1) Il desiderio di un soggetto di diventare oggettività per la germinazione di altri soggetti;

2) Il "pensiero astratto" come sviluppo del soggetto;

3) La germinazione di un altro diverso da sé e non da sé, ma dalle condizioni che ha messo in essere nel momento in cui ha sviluppato il "pensiero astratto";

4) il tempo come mutamento quale caratteristica per cui il nuovo nato diventi indipendente dalle condizioni che lo hanno portato a germinare;

5) il fagocitare coscienza come nuovo metodo attraverso il quale crescere e divenire;

6) la contraddizione fonte del comunicare;

Questi sono gli elementi messi in luce da quest'aspetto della visione.

Il desiderio del veggente di comprendere la sua realtà soggettiva tende a piegare la visione in funzione del suo desiderio. Così, la conclusione della sua visione avviene quasi con un salto dall'universale al suo particolare. Dal movimento di trasformazione e di divenire delle Coscienze alla cui trasformazione assiste nell'universo al linguaggio come specificità del suo personale modo di manifestarsi nella società degli Esseri Umani.

Questo salto nella visione, che il veggente impone a sé stesso, può avvenire perché nella visione appare un soggetto diverso dal soggetto che ne ha costruito le condizioni affinché venisse in essere.

Sono elementi che caratterizzano il divenire della vita; le sue trasformazioni; le tappe del suo costruirsi.

Proviamo a leggere quanto il veggente descrive in positivo e confrontarlo con le manifestazioni della vita degli Esseri della Natura.

1) E' il desiderio che spinge alla trasformazione. Una forza interna del soggetto che lo rende perennemente insoddisfatto della situazione che sta vivendo. Il desiderio è la consapevolezza del soggetto che esiste un immenso che lo circonda e dal quale può prendere cose nuove e, trasformando sé stesso, lo può penetrare. Il desiderio è la forza della trasformazione. Combattere il desiderio significa ristagnare nella morte. Un immenso che lo circonda sia come spazio che come tempo.

2) Il "pensiero astratto" come sviluppo del soggetto; Il pensiero astratto, per la nostra ragione, è l'azione. Ed è appunto attraverso l'azione che il pensiero astratto si forma e si manifesta. Senza l'azione non c'è pensiero astratto. Si individua l'intelligenza di un soggetto attraverso le azioni che mette in essere. Ed è attraverso le azioni che vengono messe in essere che il soggetto manifesta il suo pensiero quale risultato dei suoi bisogni e delle sue scelte. Il desiderio che spinge è ben rappresentato dall'immagine della FAME! Il desiderio di conoscenza, di trasformazione, è manifestazione di una fame perenne che dopo aver mangiato (raggiunto un obiettivo) ci induce a mangiare ancora!

3) Il desiderio, rappresentato dalla fame, si è unito con l'azione (la parola del veda). Il desiderio è nel soggetto e l'azione è del soggetto. Ciò che germina è oggetto diverso dal soggetto, separato dal soggetto e fuori dalle intenzioni del soggetto. Perché è fuori dalle intenzioni del soggetto? Perché il fine del soggetto è soddisfare la propria fame, non quella di produrre fame! Però il suo desiderio lo porta a "produrre sperma" cioè a condizioni utili alla nascita di un altro diverso da sé. Le condizioni producono la trasformazione (l'anno).

4) Il tempo padre di ogni soggetto! Soggetti manifestano sé stessi nel tempo; il soggetto manifesta sé stesso nel tempo. Il soggetto germina dalle condizioni determinate dall'attività degli oggetti che manifestano sé stessi. Le condizioni determinano il suo venire in essere e le trasformazioni continue. Il tempo diventa misura delle trasformazioni: prima delle trasformazioni il tempo (quel tipo di tempo) non esisteva! Sia nei Veda che in ogni Antica Religione vengono chiamati "padri" e "madri" tutte le condizioni che hanno permesso agli Esseri di venire in essere. La Terra è madre perché la sua esistenza (condizione) consente agli Esseri della Natura di venire in essere; il Sole è padre perché la sua esistenza (condizione) consente agli Esseri della Natura di venire in essere; noi chiamiamo padre e madre i nostri genitori perché provando piacere con un atto sessuale hanno costruito la condizione affinché noi venissimo in essere! La trasformazione, il tempo, permettono che questo venir in essere diventi stabile.

5) Fagocitare Coscienza è una delle cose più difficili da comprendere (e più rivoluzionarie da concepire). Gli Esseri dell'Universo si costruiscono per SEDIMENTAZIONE. Si fagocitano l'un l'altro. Ogni volta che un soggetto fagocita si trasforma e trasforma anche la coscienza di chi viene fagocitato. Il concetto di sedimentazione implica l'esistenza di uno strato sul quale si deposita qualche cosa. Strato dopo strato si costruisce un oggetto che pur mantenendo le caratteristiche iniziali varia continuamente ad ogni aggiunta di strato. Qualcuno direbbe: cibarsi di consapevolezza! Provate solo a pensare alla catena del DNA. Si è formata in centinaia di milioni di anni attraverso l'attività e le scelte di ogni singolo soggetto. Ad ogni sua modificazione, più o meno significativa, manifestava un soggetto diverso da quello che l'ha preceduto tale modificazione. Eppure ogni soggetto è uguale: ogni Essere Animale è composto da una colonia di mitocondri. Eppure ogni Essere Animale ha sedimentato in maniera diversa. Ha fagocitato la consapevolezza, interiorizzandola, in modo diverso a seconda delle strategie che ha saputo mettere in essere affrontando l'ambiente in cui viveva.

6) La comunicazione esiste solo se esistono soggetti diversi. Se esistono soggetti diversi che comunicano significa che i soggetti diversi costruiscono una contraddizione. La contraddizione, tanto per dirla come Eraclito, è vita: la vita, come noi la conosciamo, nasce e si sviluppa per contraddizione. Ed è il senso della frase: "Egli fece Bhan e così sorse il linguaggio."

Vedremo come ogni frase, specialmente nella parte iniziale, sia un momento della "creazione", del venire in essere della vita rappresentando varie sfaccettature. E' un po' come nella Teogonia di Esiodo dove l'attività creatrice di Zeus non fa altro che riportare in maniera funzionale le condizioni dell'universo affinché gli Esseri della Natura le possano usare utilmente.

5) Egli pensò: "Se lo uccido farò un ben misero pasto". Allora dalla parola e da sé stesso egli produsse tutto questo [universo] che esiste, il Rgveda, il Yajurveda, il Samaveda, i metri degli inni, i sacrifici, gli uomini, gli animali. E tutto ciò che generava incominciò a divorarlo. Poiché tutto divora (ad), per questo Adidi (l'infinità) ha il suo nome. Di ogni cosa si ciba, tutto è cibo per colui che sa per quale ragione Adidi è chiamata così.

In questo paragrafo viene definito il senso e il fine dell'infinito.

Il veggente fa parlare l'infinito come se l'infinito manifestasse un intento. Solo che la materia primordiale non ha intento, ma ha qualità. Ed è solo perché ha qualità e tensioni che ha manifestato dei veggenti in grado di osservare le trasformazioni avvenute.

Che dice Fanete che emerge dall'uovo Orfico?

Possiamo fargli dire l'Eros o l'Intento che manifesta? Egli è Eros; egli è l'Intento!

Può Eros parlare di sé stesso? Può Intento parlare di sé stesso?

No!

Sono gli Esseri che manifestano Eros che possono parlare del loro manifestare Eros!

Sono gli Esseri che manifestano Intento che possono parlare del loro manifestare Intento!

Così la materia primordiale, l'energia vitale, non pensa, ma si manifesta nei soggetti che, separando sé stessi dall'insieme dell'energia vitale, riconoscono sé stessi diversi dal circostante. Manifestano Coscienza di Sé!

Ed è la Coscienza, la Consapevolezza il segreto della trasformazione dell'universo.

Da sé, l'energia vitale, e dalla contraddizione (la parola) nasce tutto quello che esiste. E tutto ciò che esiste è inerente al sacrificio. Alla trasformazione continua; al mutare delle condizioni. Tutto divora e si nutre di infinito; l'infinito divora qualunque Coscienza di Sé. E' il movimento dell'universo, il suo trasformarsi da inconsapevole in consapevole attraverso un numero infinito di condizioni, di strategie, di modi di essere.

E il sacrificio deve diventare consapevolezza della trasformazione; volontà di manifestazione soggettiva e si cantano i "il Rgveda, il Yajurveda, il Samaveda,". In tutto il veggente scopre la regola degli Inni che regolano il sacrificio di ogni esistenza e la trasformazione dell'infinito che ogni esistenza trasforma da inconsapevole a consapevole.

Se lo dicessimo con gli Orfici, diremmo che nella manifestazione dell'infinito il veggente scorge l'azione di Armonia e Persuasione come un continuo avvicendarsi e risolversi delle contraddizioni.

Facciamo attenzione all'interpretazione. Non siamo in una situazione di circolarità della vita nel senso che gli oggetti escono dall'infinito per poi ritornare all'infinito. Gli oggetti sono sempre nell'infinito e in quest'infinito (sia spaziale che temporale) si trasformano trasformando anche l'infinito che da inconsapevole diventa consapevole attraverso il venire in essere delle Coscienze al suo interno attraverso le trasformazioni degli oggetti e al loro continuo movimento. L'infinito è presente ora e non si modifica nella quantità, ma modifica la sua qualità.

Questo concetto è fondamentale sia nell'Induismo che nelle Antiche religioni che nella fondazione del moderno Paganesimo Politeista. Da questo concetto discerne tutta la nostra strategia d'esistenza e il fine che perseguiamo.

Modificare questo aspetto significa modificare sia la strategia d'esistenza che il fine cui la nostra strategia tende.

6) Egli concepì il desiderio di compiere di nuovo un sacrificio più solenne. S'affaticò, praticò la penitenza. Quando si fu affaticato e riscaldato, gloria ed energia uscirono fuori. Gloria ed energia sono gli spiriti vitali. Fuggiti da lui gli spiriti vitali, il corpo cominciò a gonfiarsi: ma nel corpo era rimasta la mente.

Questo paragrafo parla del singolo soggetto, del singolo individuo.

Proviamo a tradurlo in questo modo: "Ogni individuo concepisce il desiderio di compiere un sacrificio più solenne. Ogni individuo si affatica e pratica le proprie strategie d'esistenza. Quando si è affaticato, quando ha affrontato le sfide della propria vita, il Potere di Essere esce da lui, diventa un corpo sul quale continua lo sviluppo della sua consapevolezza. Il corpo inizia a gonfiarsi: nel corpo è rimasta la ragione."

Sono i limiti nei quali il veggente confina l'Essere Umano. Un po' come nell'Antica Mitologia Greca si confina Ercole: "L'individuo concepisce il desiderio di "sacrificare sé stesso" [mettere sé stesso al servizio di altre persone; vivere con passione!]; Si è affaticato e ha superato le proprie fatiche; Quando ha superato le proprie fatiche gloria ed energia fuoruscirono da lui [si è trasformato in un dio]; egli ha costruito il proprio corpo luminoso attraverso il quale si presenta all'Olimpo; il corpo fisico inizia a gonfiarsi, a morire, e con esso muore la ragione."

Tutto quello che vede il veggente, tutto quello che il veggente percepisce, deve essere definito mediante le parole. Le parole, la ragione, per il veggente sono il tutto con cui trasmettere ciò a cui assiste. L'altro, quanto non appartiene alle parole, alla ragione, non può essere trasmesso e rimarrà confinato nei sensi del veggente. Solo che i sensi del veggente sono sensi comuni a tutti gli Esseri della propria specie e, allora, il fine del veggente è quello di usare le parole per discernere, per guidare tutti coloro che, alterata la percezione, si possono trovare davanti all'infinito.

Così la visione del veggente nella descrizione di questo quadro inizia con la proiezione della ragione del veggente sopra il soggetto che ha visto emergere e si conclude con la morte della ragione del soggetto che visto emergere.

Dice il veggente: "Egli concepì il desiderio di compiere di nuovo un sacrificio più solenne." Concepire sta per descrivere. Ma è il veggente che descrive la nascita di un bisogno, di un desiderio, dentro al soggetto che il veggente sta contemplando.

E in cosa consiste questo sacrificio? "il corpo cominciò a gonfiarsi: ma nel corpo era rimasta la mente." Il sacrificio è quello del corpo. Il corpo fisico, come diremmo noi esseri della Natura. Infatti dice: "Fuggiti da lui gli spiriti vitali,". Solo allora sacrifica il corpo con la mente, con la ragione!

Con la ragione costruiamo le nostre strategie d'esistenza in quanto attraverso la ragione riusciamo a descrivere, ma le nostre emozioni espresse e plasmate mediante le azioni costruiscono il nostro "spirito vitale", il nostro Potere di Essere. Il nostro Potere di Essere che veniva plasmato quando gli Esseri Umani erano degli unicellulari, dei piccoli rettili, dei piccoli mammiferi e in ogni stadio dell'evoluzione. L'evoluzione ha lo scopo di facilitare l'attività che porta a plasmare la propria energia vitale mediante le azioni manifestate nelle strategie d'esistenza NON RENDE DIVERSI GLI ESSERI PERCHE' HANNO ASSUNTO UNA DIVERSA FORMA. Cosa rende uguali me che costruisco le mie strategie di vita oggi, in questa forma e in questo tempo, e mio nonno che costruì le proprie strategie di vita quando era ancora un Essere Unicellulare nel brodo primordiale?

Gli sforzi!

Gli sforzi che vengono fatti nella propria quotidianità al fine di riaffermare sé stessi in armonia col mondo in cui viviamo. Gli sforzi sono le attività in cui la volontà soggettiva plasma la propria Energia Vitale e costruisce il proprio corpo luminoso.

La visione del veggente porta a questo e si conclude con le condizioni di ordine religioso-culturale del settimo paragrafo:

7) Egli concepì questo desiderio: "Diventi il mio corpo adatto al sacrificio. Possa io per mezzo suo avere un altro me stesso." Allora diventò cavallo. Ciò che s'era gonfiato (asvat), divenne adatto al sacrificio (medhya). Questa è la ragione per la quale il sacrificio del cavallo si chiama asvamedha. In verità chi conosce davvero l'asvamedha colui che lo conosce in tal modo.
Mentre lasciava libero il cavallo, si sprofondò nella meditazione. Dopo un anno sacrificò il cavallo a sé medesimo e offerse agli Dei gli altri animali. Per questo la vittima si offre a Prajapati, [anche se] appartiene a tutti gli Dei. Quel [sole] che lassù arde è l'asvamedha; l'anno è il suo corpo. Il fuoco terrestre è l'arka e i mondi sono i suoi corpi. Esistono l'arka e l'asvamedha, ma poi c'è una sola divinità ed è la Morte. [Chi così conosce] trionfa della seconda morte, la morte non può coglierlo, la morte diventa parte di lui, ed egli diventa una di queste divinità.

"Diventi il mio corpo adatto al sacrificio. Possa io per mezzo suo avere un altro me stesso." Ed è il fine di tutta l'Upanisad.

Possa il nostro corpo diventare adatto al sacrificio quando l'abbiamo preparato utilizzandolo per forgiare il nostro corpo luminoso.

Quando prende la decisione, diventa un cavallo. Attraversa le trasformazioni, inizia a percorrere un sentiero di modificazione soggettiva. Il corpo, che si era gonfiato, diventa adatto al sacrificio. Può essere abbandonato. Può essere abbandonato dal soggetto, ma può essere usato da altri soggetti per germinare dall'insieme.

Questo paragrafo conclude il precedente e il veggente affronta un altro problema.

"Io" dice "Ho visto queste trasformazioni e ora devo riuscire a trasmetterle, trasformandole in simboli affinché permanga la memoria di quanto o visto. Facciamo in modo che gli uomini abbiano presente quanto io ho visto attraverso il simbolo. Il simbolo diventa guida culturale per altri veggenti. Quanto io traduco in simbolo, in idea religiosa, serve da guida per altri veggenti."

Gli Esseri della Natura hanno una sola divinità: la morte!

Gli Esseri della Natura nascono e muoiono; nascono in funzione della morte!

Il bisogno, il desiderio, il fine degli Esseri della Natura è la morte del loro corpo fisico.

Tutto il resto è parte del sacrificio. La vita stessa è un sacrificio nel quale il soggetto impegna sé stesso permettendo a nuove forme di vita di nascere e svilupparsi.

La morte del suo corpo fisico è il suo trionfo.

Da come pratica il sacrificio (da come vive), così costruisce il proprio trionfo.

Il soggetto che pratica il sacrificio è Urano Stellato!

Arka è il fuoco della vita che brucia in ogni Essere consapevole di sé e i mondi sono sia tutti i Pianeti e le Galassie sia ogni Essere Vivente della Natura.

Trasformare tutta questa visione in una situazione simbolica e rituale rappresenta il sacrificio del veggente che attraverso quest'impresa gonfia il proprio corpo apprestandosi al sacrificio.

Da quel sacrificio gli Esseri Umani si nutrono: ognuno attraverso le proprie interpretazioni dei simboli che il veggente ha loro offerto.

Giugno 2005

 

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Claudio Simeoni

Meccanico

Apprendista Stregone

Guardiano dell’Anticristo

P.le Parmesan, 8

30175 – Marghera Venezia

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e-mail: claudiosimeoni@libero.it

Il termine "paganesimo"

Troppo spesso il termine Paganesimo viene usato nel significato che gli danno i cristiani. Tutti i non cristiani sono "pagani" e questo è fonte di molta confuzione. I Wicca sono costruiti da Gardner sulle superstizioni cristiane alle quali Gardner attribuisce un "potere magico". Da qui l'uso dei tarocchi, dell'astrologia, delle rune, che secondo i wicca predicono un futuro determinato dalla volontà del loro dio o della loro dea. Proclamano i principi di un "Rede" che ha l'origine in un "padre" della chiesa cattolica (Agostino d'Ippona) e manifestano principi morali cristiani. La Religione Pagana non è più disposta a tollerare questo tipo di fraintendimenti.