Lo stato felice del giustificato che infrange la legge

I cristiani e l'obbedienza alle leggi nel pensiero di san Paolo

Quarta parte di quattro parti su san Paolo e la legge

Paolo di Tarso, santo cristiano

di Claudio Simeoni

Il libro, Gesù di Nazareth: l'infamia umana, contiene l'analisi ideologica di Gesù

Cod. ISBN 9788893322034 (i testi non compresi nel 1 vol. entreranno nel vol. 2)

 

Alcune idee di Paolo di Tarso sulla morale e la società

 

Scrive Paolo di Tarso nella Lettera ai Romani:

"Non c'è ora nessuna condanna per coloro che sono in Cristo Gesù: infatti la legge dello spirito di vita, che è in Cristo Gesù, mi ha liberato dalla legge del peccato e della morte. Infatti ciò che era impossibile alla legge, debilitata dalla carne, Dio lo compì inviando il suo proprio figlio in una carne simile a quella del peccato per vincere il peccato, e condannò il peccato nella carne, affinché ciò che è giusto nella legge trovasse il suo compimento in noi che non camminiamo secondo la carne, ma secondo lo spirito. Coloro, infatti, che vivono secondo la carne, aspirano alle cose della carne, mentre coloro che vivono secondo lo Spirito hanno il pensiero rivolto alle cose dello Spirito. Le aspirazioni della carne conducono alla morte, invece quelle dello spirito ci portano alla vita e alla pace. Difatti, le aspirazioni della carne sono nemiche di Dio, perché non si sottomettono alla legge di Dio, né lo possono fare. Quindi coloro che vivono secondo la carne non possono piacere a Dio.

Or, voi non siete nella carne, ma nello Spirito, giacché lo Spirito di Dio abita in voi. Se qualcuno non ha lo Spirito di Cristo, non gli appartiene. Se invece Cristo è in voi, il corpo è morto a causa del peccato, ma lo Spirito vive in grazia della giustizia. Se lo Spirito di Colui che resuscitò Gesù dai morti abita in voi, Colui che resuscitò dai morti Cristo Gesù renderà la vita anche ai vostri corpi mortali per mezzo dello Spirito che abita in voi." Romani 8, 1-11

Se si leggessero più attentamente i fondamenti della dottrina cristiana non si incorrerebbe nell'errore di credere che quando si usa quelle parole si intendono le stesse cose che intende il lettore.

Il pezzo presenta due forme di conflitto finalizzate alla conquista. Nella prima parte ci sono gli uomini che "hanno il pensiero rivolto alle cose dello spirito" contrapposti agli uomini che hanno "le aspirazioni della carne". Nella seconda parte c'è la richiesta di "fissare" la propria dipendenza emotiva ai desideri che Paolo attribuisca a "colui che resuscitò Gesù dai morti" e il premio per aver fissato la propria dipendenza emotiva: da qui il motto: "Dio lo vuole!", con quanto ciò ha comportato!

"Non c'è ora nessuna condanna per coloro che sono in Cristo Gesù: infatti la legge dello spirito di vita, che è in Cristo Gesù, mi ha liberato dalla legge del peccato e della morte."

Paolo di Tarso sta dicendo che lui può ammazzare senza subire condanna perché Gesù Cristo lo ha liberato dalla legge e dal peccato!

1) Liberazione dalla servitù della legge;

2) La legge provoca trasgressione;

3) La legge non è causa di morte;

4) Lo stato felice del giustificato che può commettere qualunque azione senza essere punito dalla legge e dal peccato;

Si tratta del percorso nei confronti della legge messo in atto da Paolo di Tarso.

Prima ci si libera dalla legge aderendo alla setta (si è morti alla legge); poi si accusa la legge di essere colei che provoca la trasgressione (si è morti alla legge perché la legge provoca il peccato); poi si esalta la legge perché questa viene imposta ad altri diversi dalla setta (Paolo di Tarso padrone della legge per reprimere altri che vorrebbero essere come Paolo di Tarso); e infine si è felici perché chi appartiene alla setta può commettere ogni delitto in quanto vive lo stato felice del giustificato e nell'impunibilità!

In questo testo di Paolo di Tarso si riassume tutto l'orrore messo in atto dalla chiesa cattolica nei confronti della società civile. Lei può commettere qualunque delitto senza che nessuno la condanni perché lei è giustificata in cristo: lo fa in funzione dello spirito; per imporre il suo dio padrone alle persone!

Nella lettera ai Romani Paolo di Tarso ribadisce il proprio diritto a considerare santo ciò che è morte ed orrore per la legge della società civile. Santo proprio perché non è in funzione "della carne", cioè degli interessi mondani della vita, ma in funzione dello "spirito" cioè del suo dio padrone e del suo diritto al dominio degli uomini attraverso il dominio del "giustificato".

Perché la chiesa "usa parole" contro la pederastia e la pedofilia e poi fa santo Don Bosco? Perché la chiesa cattolica ritiene Don Bosco giustificato nella sua attività in quanto si oppose fieramente per cristo (e per se stessa) al nascente Stato Italiano, all'unità d'Italia e al "laicismo" che ne era il fondamento! Perché la chiesa cattolica ha fatto santi gente assassina come Antonio da Padova o Stepinac o Bernardo? Perché le loro atrocità erano rivolte nei confronti della società civile a maggior gloria della chiesa cattolica e dunque, erano giustificate in Cristo!

Paolo di Tarso costruisce una separazione netta fra società civile e setta dei giustificati. E a mano a mano che la setta dei giustificati si allarga, i giustificati saranno solo i vertici della chiesa cattolica e delle chiese cristiane in generale.

"Infatti ciò che era impossibile alla legge, debilitata dalla carne, Dio lo compì inviando il suo proprio figlio in una carne simile a quella del peccato per vincere il peccato, e condannò il peccato nella carne, affinché ciò che è giusto nella legge trovasse il suo compimento in noi che non camminiamo secondo la carne, ma secondo lo spirito."

Che sarebbe a dire: "Dopo che la legge ha debilitato la carne, il padrone ha mandato suo figlio nella carne che ha condannato il peccato nella carne affinché noi possiamo trasgredire e imporre la legge in quanto non camminiamo secondo la carne, ma secondo lo spirito!"

"Coloro, infatti, che vivono secondo la carne, aspirano alle cose della carne, mentre coloro che vivono secondo lo Spirito hanno il pensiero rivolto alle cose dello Spirito." Lettera ai Romani 8, 5

Si tratta di un motivo ricorrente in tutte le guerre che il cristianesimo ha condotto contro chi non era cristiano e non si sottometteva; o era cristiano, ma non si sottometteva. Nella concezione cristiana non esiste la possibilità di credere in cose diverse dal cristianesimo: "O servi dio o mammona". Che trattato dalla bibbia dice: "Nessuno può servire a due padroni: perché, o disprezzerà l'uno e amerà l'altro, o sarà affezionato ad uno e trascurerà l'altro. Non potete servire a Dio e alle ricchezze." Matteo 6, 24 e lo trovate anche in Luca 16, 13. Si tratta di un modo dogmatico con cui guardare la realtà costruito su modi di dire comuni del tempo. Del tipo: "Non si possono cavalcare contemporaneamente due cavalli; non si può tirare contemporaneamente con due archi." Mentre i modi di dire comuni sollecitano una scelta da parte degli individui; il cristianesimo determina due categorie entro le quali fissare le relazioni con le persone. Per il cristiano l'uomo non ha una terza o una quarta categoria, ma deve necessariamente rientrare in quelle due categorie. Per Paolo, o si vive secondo lo spirito o si vive secondo la carne! Decide Paolo che cos'è vivere secondo lo spirito e decide Paolo che cosa significa vivere secondo la carne. Decide Paolo ciò che è spirito e ciò che è carne. Decide Paolo che spirito è cosa diversa dalla carne.

La decisione non è data da una regola oggettiva alla quale le persone possono o non possono attenersi, ma è la regola soggettiva di Paolo che determina la sostanza della legge.

Si tratta della riaffermazione della soggettività come legge. La ritroviamo nei vangeli almeno un paio di volte Luca 18, 9-14 ( Il fariseo e il pubblicano), Marco 10, 35- e Matteo 20, 20 (a proposito dei figli di Zebedeo). Per Paolo di Tarso la soggettività come legge è aspirazione alle cose dello spirito che giustifica ogni azione, così come la soggettività di Paolo determina ciò che è nel peccato e che DEVE subire l'azione del giustificato!

Beato il giustificato al quale è consentito commettere ogni azione, per quanto riprovevole o nefanda, in quanto cammina secondo lo spirito.

C'è un canto Crociato che recita:

Fede ad Idolatria
guerra ha fatto (la pia
grazia è teste), severa,
non d'arme umane è fiera:
ricca (in ardir confida)
la povera, ecco, la sfida.

Dice Isaia: "Crudele,
o misera Babele,
beato chi i tuoi infanti
contro le rocce schianti!"
Paghi il tuo antico male
or, Caldea capitale.

Giovanni su una fiera
vide una donna altera,
putta ornata, infedele,
ritratto di Babele.
Tempo è che beva il fiele
da un calice crudele.

Si chiama, fra i potenti,
chi domina le genti:
si accosti alla maestà,
che eterna e fissa sta,
portando insegne e dardi
fin d'Ercole ai riguardi!

Sull'artimone già
qual uomo Dio porrà,
che sappia ben portare
il velo triangolare?
Dell'esercito santo
s'allieti Sion, in tanto!

Babele ti ha ingannato,
o Pagano sfacciato!
T'appoggi a un'appuntita
canna: sarà ferita
la mano. Indietro! Rio,
guarda l'opra di Dio!

Chi gli idoli amerà,
simile non sarà
a loro, sì impietriti
pure se hanno scolpiti
muscoli, né ragione
han, voce o decisione?

Spade beate in mano
ha il milite cristiano;
nella croce ha il suo tetto;
v'ha forza e n'è protetto:
con fortunata asprezza,
Paganità, ti spezza!

Da vie, siepi e dimore,
da ogni terreno ardore,
siamo chiamati ad entrare,
per poter banchettare,
perché gustiamo in cuore
quant'è soave il Signore!

Dei figli il pane, ahimè,
cibo dei cani or è
del Signor pio al banchetto,
come il Vangelo ha detto.
Godi, Fenicia, e ammuta!
La tua figlia è venduta.

Tratto da Carmina Burana a cura di Edoardo Bianchini Vol. 1 ed. BUR

In questo modo venivano sollecitate le persone a partecipare ai massacri delle crociate. Il diritto a macellare non è peccato quando chi macella lo fa in quanto cammina secondo lo spirito. Oh! Come è fortunato il giustificato! Può macellare chiunque, ma non commette peccato. Non lo fa secondo la carne, ma lo fa secondo lo spirito. Peccato che a finir sotto la spada, bombe e cannoni sia la carne!

Quanto sto dicendo è confermato dalla frase di Paolo di Tarso che segue!

"Le aspirazioni della carne conducono alla morte, invece quelle dello spirito ci portano alla vita e alla pace. Difatti, le aspirazioni della carne sono nemiche di Dio, perché non si sottomettono alla legge di Dio, né lo possono fare. Quindi coloro che vivono secondo la carne non possono piacere a Dio."

Non le azioni sono riprovevoli, ma le aspirazioni che sono alla base delle azioni!

Sono le aspirazioni che determinano la santità di un'azione. Per questo motivo i crociati pur massacrando donne, bambini, uomini indifesi sono giustificati davanti alla legge. Loro sono al di sopra della legge. E così per i trafficanti di schiavi: le loro azioni erano dovute ad aspirazioni dello spirito.

In questa frase viene introdotto anche sostanziato il concetto di pace dei cristiani.

Dice Paolo di Tarso:

"... quelle [Le aspirazioni] dello spirito ci portano alla vita e alla pace."

Il concetto di "pace" non è quello inteso comunemente: assenza di guerra o accordo. Ma è la pace col loro dio!

Non si parla di pace come assenza di guerra, ma di pace come assenza di aspirazioni della carne. Per Paolo di Tarso gli Esseri Umani che hanno assenza di aspirazioni nella loro vita quotidiana vanno verso la pace e la vita eterna. Assenza di determinazione soggettiva nell'affrontare le contraddizioni della propria esistenza partendo dalle proprie tensioni per soggettivare le tensioni imposte dal dio padrone al fine di imporre delle contraddizioni e usare la propria volontà e la propria determinazione per risolvere quelle contraddizioni in favore della gloria del dio padrone: che diventano le aspirazioni dello spirito. Ecco, dunque, i crociati che abbandonata la loro terra e i loro averi muovono guerra contro gli "infedeli" al fine di sottometterli al loro dio. Ecco, dunque, i crociati sbattere le teste dei bambini di Babilonia contro le rocce e, per questo, sono amati dal loro dio. Perché non sbattono le teste dei bambini per soddisfare le passioni della loro carne, ma per lo spirito: per la gloria del loro dio! Sbattere le teste dei bambini di Babilonia o degli "infedeli" contro le rocce, per Paolo di Tarso sono aspirazioni dello spirito e, in quanto tali, "portano alla vita e alla pace".

Paolo di Tarso conferma quanto sopra quando dice, subito dopo, "Difatti, le aspirazioni della carne sono nemiche di Dio, perché non si sottomettono alla legge di Dio, né lo possono fare. Quindi coloro che vivono secondo la carne non possono piacere a Dio." Sono gli "infedeli" che hanno aspirazioni della carne; ma chi combatte per la gloria del suo dio ha aspirazioni dello spirito. Infatti, quali sono le aspirazioni della carne? Quelle che non si sottomettono alla legge di dio. E, se quelle che non si sottomettono alla legge di dio fossero le aspirazioni dello spirito? O, più semplicemente, è soltanto strumentale dividere le aspirazioni della carne dalle aspirazioni dello spirito al fine di glorificare alcuni comportamenti e di criminalizzarne altri? E se fossero le aspirazioni dello spirito che non si sottomettono al dio di Paolo e "né lo possono fare.". E allora ecco la sentenza di Paolo di tarso: NON PIACE A DIO CHI VIVE SECONDO LA CARNE! Sbattere la testa dei bambini di una qualsiasi Babilonia piace al dio di Paolo in quanto questo significa vivere secondo lo spirito.

Afferma Paolo: "Or, voi non siete nella carne, ma nello Spirito, giacché lo Spirito di Dio abita in voi. Se qualcuno non ha lo Spirito di Cristo, non gli appartiene."

In questa frase è necessario porre l'attenzione sull'APPARTENERE. Tutto il cristianesimo non è altro che ideologia religiosa del "possedere persone". Se tu appartieni a cristo è perché hai, manifesti, le intenzioni di cristo. Qualunque siano le TUE intenzioni, sono intenzioni della carne; sono violazione della legge; sono peccato e portano alla morte.

Si tratta della costruzione della dipendenza dell'individuo da una condizione di "grazia" immaginata. Una fantasia morbosa che viene calata nell'individuo e che lo trasforma in oggetto posseduto dallo spirito di cristo. Come spirito di cristo si può infiammare e commettere ogni delitto godendo dell'impunità perché il delitto commesso è in funzione dello spirito. Lo spirito che è in lui e che gli permette di considerarsi proprietà, pecora, del suo padrone.

Ed è questa la condizione felice del giustificato: essere oggetto di possesso da parte del proprio padrone. Come oggetto di possesso agisce il funzione del suo padrone. Quell'agire lo chiama "aspirazione dello spirito". Col termine "aspirazione dello spirito" definisce tutte quelle azioni che riaffermano da un lato il proprio dipendere emotivo dal padrone e dall'altro, tutte quelle costrizioni fisiche che mette in atto affinché anche gli altri Esseri Umani manifestino a loro volta "aspirazioni dello spirito".

"Se invece Cristo è in voi, il corpo è morto a causa del peccato, ma lo Spirito vive in grazia della giustizia." E qui viene inserito un altro concetto. Quando Paolo di Tarso dice "il corpo è morto a causa del peccato", non si riferisce più al corpo o alle passioni dell'individuo, ma a tutta la personalità dell'individuo. E' morta l'indipendenza della sua personalità, del suo essere persona. Di vivo c'è solo la negazione della persona: lo spirito che vive in grazia della giustizia! Dove, per giustizia, Paolo di Tarso intende l'individuo che rivendica non solo il proprio diritto ad essere posseduto dal proprio dio padrone, ma soprattutto rivendica il proprio diritto a sottomettere l'intera società al suo stesso dio padrone.

"Se lo Spirito di Colui che resuscitò Gesù dai morti abita in voi, Colui che resuscitò dai morti Cristo Gesù renderà la vita anche ai vostri corpi mortali per mezzo dello Spirito che abita in voi."

La promessa non è il paradiso con le vergini come più pragmaticamente fece cinquecento anni dopo il Corano. La distruzione della capacità di determinazione degli Esseri Umani avviene mediante la sospensione della loro azione nel presente mediante l'induzione di uno stato psichico di attesa di un evento. Un evento che nella loro immaginazione si riassume: "Quando succederà allora farò o sarà...". Questo stato psichico si sovrappone alla tensione di libertà che attraversa gli individui quando sono in stato di costrizione psico-fisica: "Non posso fare nulla, ma se la guardia lascia aperta la porta della cella, scappo!" Paolo di Tarso allontana nel tempo l'evento della resurrezione dei corpi e mantiene viva, mediante la costruzione di uno stato d'ansia, l'attesa nel presente della resurrezione costringendo gli individui a vivere in uno stato di miseria sociale e morale!

Ancora nel 2006 viene distribuito ad opera della congregazione religiosa dei Testimoni di Geova un opuscoletto di propaganda religiosa cristiana che si conclude con:

"LE SOFFERENZE STANNO PER FINIRE

Tutto indica che ci stiamo avvicinando alla fine del tragico esperimento umano di indipendenza da Dio. E' stato chiaramente dimostrato che il dominio umano indipendente da Dio non potrà mai avere successo. Solo il governo di Dio può recare pace, felicità, salute perfetta e vita eterna. Perciò il tempo in cui Geova ha tollerato la malvagità e le sofferenze sta per finire. Presto egli interverrà negli affari umani distruggendo questo insoddisfacente sistema di cose.

Una profezia biblica dice: "Ai giorni di quei re [cioè i governi umani oggi esistenti] l'Iddio del cielo stabilirà un regno [nei cieli] che non sarà mai ridotto in rovina... . Esso stritolerà tutti questi regni [i governi attuali] e porrà loro fine, ed esso stesso sussisterà a tempi indefiniti". (Daniele 2:44) Il principale insegnamento biblico è la rivendicazione della sovranità di Geova - il suo diritto di governare - mediane il suo Regno celeste. Predicendo un importante aspetto del segno degli "ultimi giorni", Gesù disse: "Questa buona notizia del regno sarà predicata in tutta la terra abitata, in testimonianza a tute le nazioni; e allora verrà la fine". - Matteo 24:14.

Quando la fine verrà, chi rimarrà in vita? La Bibbia risponde: "I retti sono quelli che risiederanno sulla terra, e gli irriprovevoli quelli che vi resteranno. Riguardo ai malvagi, saranno stroncati dalla medesima terra". (Proverbi 2:21,22) I retti sono quelli che imparano la volontà di Dio e la mettono in pratica. Gesù Cristo disse: "Questo significa vita eterna, che acquistino conoscenza di te, il solo vero Dio, e di colui che tu hai mandato, Gesù Cristo". (Giovanni 17:3) Sì, "il mondo passa..., ma chi fa la volontà di Dio rimane per sempre". - 1 Giovanni 2:17"

N.B. Le precisazioni entro le parentesi quadre sono integrali al testo dei Testimoni di Geova.

Come si nota, nel testo dei Testimoni di Geova viene ripreso il discorso premiale di Paolo di Tarso e viene rafforzato dall'azione su un meccanismo di sopravvivenza psichica proprio della specie umana:

Da La Repubblica del 19.01.2005:

"L'esperimento

QUANTO GODIAMO QUANDO SOFFRE CHI CI E' ANTIPATICO

Roma - Veder soffrire gli altri può dare veramente soddisfazione. Un gruppo di ricercatori britannici dell'università College of London ha per la prima volta osservato questo piacere, usando la tecnica della risonanza magnetica sul cervello di un gruppo di volontari. Alcuni attori impegnati nel ruolo dei cattivi li avevano ingannati durante un gioco inventato per l'esperimento, spiega Nature. E quando i truffatori sono stati sottoposti a scosse elettriche leggermente dolorose, il cervello dei volontari si è acceso di piacere. Ma mentre le donne mostravano di provare un po' di pena, dal cervello degli uomini non è emerso altro che soddisfazione."

Questo meccanismo psichico è quello che sfrutta Paolo di Tarso. Le "aspirazioni dello spirito" imposte da Paolo di Tarso portano a negare le tensioni della vita all'interno degli Esseri Umani. La negazione delle tensioni della vita mettono in moto nell'uomo tensioni distruttive nei confronti di chi vive seguendo le proprie pulsioni. Quest'ultimo individuo viene accusato di seguire le "aspirazioni della carne". Chi segue quanto Paolo definisce "aspirazioni dello spirito" viene animato da un sentimento di distruzione e vendetta nei confronti di chi vive in funzione delle pulsioni della vita. Quest'individuo viene criminalizzato, offeso, vituperato, definito malvagio da chi segue quelle che Paolo definisce "aspirazioni dello spirito" che mette in atto azioni distruttive (di vario grado e di diverso effetto sia nei confronti dei singoli individui, di settori sociali o di intere società) al fine di costringere il "peccatore" che vive "secondo la carne" a convertirsi e a soggettivare quelle che Paolo definisce "le aspirazioni dello spirito".

Attraverso "Lo stato felice del giustificato nel violare la legge" si costruisce gli uomini per il massacro al servizio "dello spirito di colui che resuscitò Gesù Cristo". L'importante è che siano fisicamente ed psicologicamente in miseria, impongano a sé stessi quelle che il Paolo di Tarso di turno indica come "aspirazioni dello spirito" e si indichi loro i "malvagi" in coloro che non seguono quelle "aspirazioni dello spirito". Si prometta, a "coloro che seguono le aspirazioni dello spirito" un dono di eternità a compenso delle sofferenze che debbono infliggersi per reprimere le pulsioni di vita. Ed, infine, si crei in loro una situazione psichica di interdipendenza fra sé e il loro dio padrone: loro hanno bisogno del dio padrone come consolazione della loro impotenza; il dio padrone ha bisogno di loro per imporsi a chi segue "le aspirazioni della carne". I cristiani, questa interdipendenza, la chiamano pace!

Il percorso nei confronti della legge di Paolo di Tarso è così concluso. Dal generale sociale al particolare personale che entra nel generale sociale!

E' sufficiente una vicenda personale in un microcosmo d'orrore per capire cosa ha prodotto l'idea, nei confronti della legge, di Paolo di Tarso.

Riporto dal giornale La Repubblica del 18 marzo 2006:

"CROCIFISSO ED ELETTRODI LE OMBRE DELLA CHIESA

di Horacio Verbitsky

La scena si svolse lunedì 16 aprile 1979. Il giovedì seguente Graciela Daleo arrivò all'Arcivescovato di Buenos Aires all'ora convenuta.

Sequestrata un anno e mezzo prima da un plotone della Marina in una stazione della metropolitana e condotta alla camera di tortura numero 13 della scuola di Meccanica della Marina, aveva superato le terribili prove alla quale fu sottoposta senza smarrire la fede.
"Sei nelle nostre mani. Se non parli ti mandiamo in cielo. Devi dirci chi sono i tuoi compagni", le diceva il suo interrogatore, il tenente di vascello Antonio Pernìas.
Mentre gli applicava le scariche elettriche alle caviglie fino al petto, continuava a porgli domande sulla sua militanza politica e sulle sue abitudini sessuali. La donna gridava avemarie e questo mandava su tutte le furie il suo interrogatore. Ne capì il motivo quando vide che l'uomo portava al collo un crocifisso e una medaglietta della vergine miracolosa. Nelle due estremità della picana non si manifesta soltanto il peronismo.
La slegarono, la rivestirono, la ammanettarono e gli coprirono gli occhi. La fecero salire su una macchina. Sentiva rumore di armi da fuoco. Dopo aver girato un po' la fecero scendere. L'interrogatore la informò che a causa del suo rifiuto di denunciare i suoi compagni avevano deciso di fucilarla.
"Qual è il tuo ultimo desiderio?", chiese "Che mi togli la benda. Voglio vedere come mi ammazzano". "Questo non è possibile. Dinne un altro", insistè il tenente. Spararono un colpo e qualcuno disse: "Che mira pessima!". Tirarono la giacca della prigioniera e le ordinarono: "Toglitela, la voglio per mia moglie". La fecero inginocchiare, le puntarono un'arma alla tempia e spararono in aria. Ripeterono quella messinscena tre volte.
Quello scontro in una camera di tortura tra la montonera che si rimetteva alla vergine e l'onnipotente ufficiale della marina con gli ornamenti della medesima fede testimonia di una profonda frattura nella chiesa cattolica."

Quello che è successo in piccolo in quella camera di tortura succede in grande nell'intera società civile che da 1600 anni applica i principi della dottrina di Paolo di Tarso. Il suo concetto di legge e della relazione doveri e diritti di cui quel concetto è portatore.

Torturatore e torturata vivono "lo stato felice del giustificato"!

Il torturatore si sente dio onnipotente e la torturata giustifica la propria condizione assaporando la vendetta del suo dio nei confronti del suo torturatore.

In quella situazione la torturata nulla altro può fare.

Ma lo poteva fare prima: rimuovere i principi religiosi cristiani dalla società civile!

Là portava il percorso di Paolo di Tarso:

1) Liberazione dalla servitù della legge;

2) La legge provoca trasgressione;

3) La legge non è causa di morte;

4) Lo stato felice del giustificato che può commettere qualunque azione senza essere punito dalla legge e dal peccato;

E' importante capire che cosa significa, ma soprattutto chiedersi: "Quando ci si separa dalla società civile, che cosa si sta provocando?"

Marghera, 20 marzo 2006

Pagine sull'analisi della religione cristiana

Pagine di analisi degli ultimi due secoli di idee filosofiche della Religione Pagana

Claudio Simeoni

Meccanico

Apprendista Stregone

Guardiano dell'Anticristo

Tel. 3277862784

e-mail: claudiosimeoni@libero.it

Il Male Assoluto

Il male assoluto è quell'ideologia che distrugge il futuro delle persone costringendole a sottomettersi con tutto il loro cuore e "tutta la loro anima". Il male assoluto è descritto nella bibbia cristiana, nei vangeli cristiani, nei testi degli ebrei, nel Corano e nei canoni buddisti.